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18 Luglio 2023 – nota economica giornaliera

ITALIA – Ieri, la seconda lettura ha confermato che l’inflazione è scesa più delle attese a giugno, a 6,4% a/a (con prezzi stabili nel mese) da 7,6% sull’indice nazionale e a 6,7% (+0,1% m/m) da 8% sull’armonizzato.
Il rallentamento tendenziale è imputabile prevalentemente alla componente energetica ma si registrano segnali di frenata anche per servizi e beni industriali, con l’inflazione al netto di energetici e alimentari freschi che scende a 5,6% da 6% a/a (sul NIC).
Resta a due cifre l’inflazione sul cosiddetto “carello della spesa” (10,5% da 11,2% a/a precedente).
Nelle nostre stime, il NIC dovrebbe raggiungere il 2,3% a dicembre 2023, mentre l’indice al netto di energetici e alimentari freschi (sempre sull’indice nazionale) è atteso a 3,3% a fine anno.

STATI UNITI – Ieri l’indice Empire della NY Fed a luglio è calato meno del previsto, a 1,1 dal 6,6 di giugno, registrando flessioni nelle consegne (13,4 da 22) e nelle scorte (-10,8 da -6), a fronte di nuovi ordini sostanzialmente stabili (3,3 da 3,1).
L’occupazione è tornata in area positiva per la prima volta da gennaio e si rileva un leggero incremento delle ore lavorate, mentre i prezzi pagati e ricevuti continuano a rallentare.
L’indice a 6 mesi è calato a 14,3 da 18,9 di giugno, con un peggioramento diffuso delle aspettative.
Nel complesso i dati sono in linea con una quasi stagnazione dell’attività nel manifatturiero, e non ci aspettiamo un’inversione di tendenza nei prossimi mesi.

 

COMMENTI:     

BCE – Ieri in un’intervista a Bloomberg TV Ignazio Visco (Banca d’Italia) ha dichiarato che l’inflazione nella zona euro potrebbe tornare al 2% prima di quanto implicito nelle attuali proiezioni dello staff BCE (fine 2025), in quanto l’ampia riduzione dei prezzi dell’energia potrebbe trasmettersi all’inflazione di fondo già nei prossimi mesi.
Inoltre, secondo Visco, occorre molta cautela per evitare il rischio di recessione.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro rimane in calo e ha aggiornato nuovamente i minimi, anche se ieri era temporaneamente risalito sull’indice Empire che è sì sceso, ma molto meno delle attese.
L’elevata reattività del biglietto verde ai dati in questa fase è dovuta all’incertezza sull’effettiva entità dei rialzi dei tassi Fed: lo scenario più avvalorato è di un altro, ultimo, rialzo di 25 pb la prossima settimana, ma il mercato non ha annullato del tutto la probabilità attesa di un secondo rialzo successivamente, collocandola al 20%.
Oggi dai dati sulle vendite al dettaglio e sulla produzione industriale si attendono indicazioni miste, che dovrebbero mantenere il dollaro sulla difensiva o al più stabilizzarlo.
Eventuali sorprese verso l’alto invece lo aiuterebbero a recuperare, ma in misura modesta e in via temporanea.

EURL’euro rimane guidato principalmente dai driver di dollaro, per cui ieri sui dati USA era parzialmente sceso fino a 1,1202 EUR/USD, poi è risalito questa mattina aggiornando i massimi a 1,1275 EUR/USD, ma da qui è arretrato nuovamente a conferma della forza delle resistenze collocate in area 1,12 EUR/USD.
Lo scenario sui tassi BCE appare infatti abbastanza consolidato, con il mercato che sconta quasi pienamente altri due rialzi dei tassi, per cui questo non è sufficiente a fornire autonomamente ulteriore slancio all’euro.
Anzi, la probabilità attesa di mercato del secondo rialzo dopo quello previsto la prossima settimana si è ridotta leggermente, in parte dopo le dichiarazioni di Visco (Banca d’Italia) secondo il quale l’inflazione nell’area euro potrebbe scendere più rapidamente di quanto indicato dalle proiezioni BCE.
Tornando ai driver di dollaro invece, in caso di delusioni dai dati USA di oggi la moneta unica potrebbe risalire ed eventualmente provare ad aggiornare ancora i massimi.

GBPAnche la sterlina rimane guidata soprattutto dai driver USA, per cui sull’indice Empire ieri è scesa da 1,31 a 1,30 GBP/USD ma oggi sta già risalendo.
Continua a non trarre beneficio dalle attese di mercato che la BoE alzi i tassi di 100/125 pb entro fine anno. Infatti, contro euro rimane leggermente sulla difensiva da 0,85 a 0,86 EUR/GBP.
Molto importanti saranno i dati di inflazione che usciranno domani mattina: le attese sono per un calo dell’headline da 8,7% a 8,2% ma con una stabilizzazione della core a 7,1%.
Eventuali sorprese verso l’alto favorirebbero la sterlina, ma probabilmente solo moderatamente e temporaneamente e più contro dollaro che contro euro, per l’effetto negativo sulla crescita di una poderosa restrizione monetaria.

JPYLo yen rimane supportato tra 139 e 137 USD/JPY, pur subendo la volatilità legata ai dati USA.
Tra i previsori serpeggia infatti l’ipotesi che la BoJ potrebbe allentare il controllo della curva dei rendimenti, magari ampliando di 25 pb la banda di oscillazione sui rendimenti a 10 anni, già alla riunione della prossima settimana, il che favorirebbe lo yen.
L’incertezza è tuttavia elevata e per ora ne frena l’upside.
Contro euro lo yen si sta mantenendo tra 155 e 156 EUR/JPY.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI
– Oggi le vendite al dettaglio di giugno dovrebbero aumentare di 0,7% m/m dopo lo 0,3% di maggio, sulla scia del rimbalzo del comparto auto.
I volumi presso i concessionari sono saliti del 4,3% m/m, dopo l’ampio calo di -5,5% il mese precedente.
Al netto delle auto le vendite sono attese in rialzo moderato, con una variazione di 0,3% m/m da 0,1% precedente.
Tuttavia, le vendite settimanali hanno segnato un decremento di -2,6% m/m a giugno e sono in netta flessione anche a inizio luglio, segnalando rischi al ribasso sulla nostra stima.
– La produzione industriale a giugno dovrebbe rimanere stabile, dopo il -0,2% m/m di maggio.
Nel mese le ore lavorate nel manifatturiero sono rimaste invariate mentre il numero di occupati è lievemente aumentato, pertanto la produzione nel settore potrebbe essere in leggera crescita.
Le utility dovrebbero ancora dare un contributo negativo alla variazione totale, segnando il terzo calo consecutivo.
I dati di giugno dovrebbero rimanere in linea con una stagnazione e rischi di recessione per l’industria, come segnalato dalle indagini.