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18 Luglio 2022 – nota economica giornaliera

ITALIA – Venerdì la stima finale dei prezzi al consumo di giugno ha confermato la forte accelerazione dell’inflazione calcolata sulla base dell’indice NIC, all’8% a/a da 6,8% di maggio, e sull’indice armonizzato, all’8,5% a/a da 7,3% precedente.
La variazione congiunturale è confermata al +1,2% m/m su entrambi gli indici.
Ancora una volta, il forte rialzo è imputabile alla componente energetica, spinta dai rincari del gasolio da riscaldamento, del diesel e della benzina, nonché dell’energia elettrica e del gas di città e gas naturale.
Confermata anche la salita dell’inflazione di fondo a giugno, al 3,8% a/a da un precedente 3,2%.
Riteniamo che l’inflazione possa seguire un trend discendente dal 4° trimestre mentre la media d’anno potrebbe attestarsi poco sotto il 7,5% nel 2022 (sull’indice armonizzato), con rischi verso l’alto.

STATI UNITI
 – Venerdì, le vendite al dettaglio di giugno hanno mostrato un aumento di 1% m/m, con una variazione solida in termini nominali, ma negativa in termini reali.
Gran parte delle voci ha registrato incrementi significativi, spinti però nella maggior parte dei casi dai rialzi dei prezzi.
Le vendite della ristorazione sono in crescita di 1% m/m, ma solo di 0,1% m/m in termini reali.
I dati supportano la previsione di consumi reali in rallentamento nel 2° trimestre, con un probabile contributo negativo dei beni.
La stima nowcasting dell’Atlanta Fed vede la crescita dei consumi a 1,5% t/t ann., con il PIL in calo di -1,5% t/t ann.
– La fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a luglio (prel.) è risalita modestamente, a 51,1 da 50 di giugno, con una ripresa delle condizioni correnti (a 57,1 da 53,8), probabilmente dovuta al calo del prezzo della benzina, e un’ulteriore flessione delle aspettative.
Le aspettative di inflazione a un anno sono poco variate a 5,2%, ma quelle a 5 anni scendono a 2,8% da 3,1% di giugno, con un’indicazione che sarà letta in modo positivo dalla Fed.
– La produzione industriale a giugno è calata di -0,2% m/m, sulla scia di correzioni per il manifatturiero (-0,5% m/m) e le utility (-1,4% m/m), a fronte di un incremento solido nell’estrattivo (1,7% m/m).
Il quadro del manifatturiero appare debole, anche per via della revisione verso il basso del dato di maggio, a -0,5% m/m.
La contrazione è dovuta ai beni di consumo e in particolare al comparto auto, in calo di -1,5% m/m a giugno dopo -1,9% m/m a maggio.
È difficile distinguere fra effetti di domanda e offerta, ma i lockdown in Cina hanno sicuramente spinto verso il basso l’output negli ultimi due mesi.

 

COMMENTI:

AREA EURO – Questa settimana, il focus sarà sulla riunione di politica monetaria della BCE, che avvierà il ciclo di rialzo dei tassi e aggiornerà i mercati sui progressi compiuti sul meccanismo di stabilizzazione, nonché sugli sviluppi della possibile crisi di governo in Italia (mercoledì sono attese le comunicazioni in Parlamento di Mario Draghi).

STATI UNITI – Dalla Fed, Bullard (St Louis Fed), favorevole a un rialzo di 75pb a luglio, prevede ora tassi vicini al 4% a fine anno, in rialzo dalla sua precedente previsione al 3,5%.
Bostic (Atlanta Fed) ha affermato che rialzi troppo rapidi possono indebolire eccessivamente la domanda.
Lo scenario per luglio è a nostro avviso in linea con un rialzo di 75pb, alla luce delle dichiarazioni dei partecipanti al FOMC dopo la sorpresa del CPI di giugno.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha chiuso la settimana passata al rialzo, ma ha corretto nella giornata di venerdì, archiviando la sessione in calo, complici il ridimensionamento delle attese di rialzo dei tassi Fed al FOMC di fine mese (da quasi 100 pb di poco prima a 75 pb) anche sul calo della componente “aspettative di inflazione” dell’indice di fiducia del Michigan e un rientro della risk aversion.
Il dollaro apre in calo anche oggi, ma il quadro potrebbe modificarsi ancora nei prossimi giorni, soprattutto in funzione delle decisioni russe sulla riapertura o meno di Nord Stream 1 (la chiusura programmata per manutenzione dovrebbe terminare giovedì) ma anche in parte di riflesso alla reazione dell’euro all’esito della riunione BCE.
Se le prospettive delle forniture di gas in Europa dovessero peggiorare ancora il dollaro almeno inizialmente ne trarrebbe beneficio nel suo ruolo di safe haven.

EURL’euro ha chiuso la settimana passata al ribasso, ma – di rifesso al dollaro – ha recuperato nella giornata di venerdì e apre al rialzo anche oggi, per quanto modesto, da 1,00 a 1,01 EUR/USD.
La settimana entrante proporrà due test chiave per la moneta unica, entrambi giovedì, con la decisione russa sulle forniture di gas e la riunione BCE.
In caso di sviluppi negativi sul fronte dei flussi di gas, l’euro ne verrebbe penalizzato, tornando sotto la parità e aggiornando i minimi (con downside nel range 1,00-0,95 EUR/USD) e l’effetto negativo finale prevarrebbe probabilmente anche rispetto a un eventuale esito favorevole della riunione BCE.
Su questo fronte il tema chiave non saranno i tassi (un rialzo di 25 pb è scontato) quanto l’annuncio o meno di dettagli sul piano anti-frammentazione, soprattutto data la contestualità della crisi di governo italiana (Draghi riferirà in parlamento mercoledì).
L’eventuale assenza di dettagli o indicazioni insoddisfacenti tenderebbero a penalizzare l’euro, almeno inizialmente.

GBPAnche la sterlina ha chiuso la settimana passata in calo contro dollaro, ma ha avviato un seppur moderato recupero da 1,18 a 1,19 GBP/USD tra venerdì e oggi di riflesso al ritracciamento del biglietto verde.
Questa settimana torneranno gli spunti sul fronte domestico, con i dati sul mercato del lavoro domani, attesi positivi, e l’inflazione mercoledì, attesa ancora in aumento, nonché PMI e vendite al dettaglio venerdì, attesi invece deboli.
Da seguire saranno anche alcuni discorsi BoE.
I dati potrebbero avvalorare l’ipotesi di un rialzo dei tassi BoE più ampio, di 50 pb alla riunione del 4 agosto, ma questo offrirebbe solo modesto beneficio alla sterlina, per via del debole scenario di crescita.
Questa settimana inoltre anche la sterlina, similmente all’euro, risentirà delle novità sul fronte delle forniture di gas dalla Russia, e l’eventuale effetto negativo di sviluppi sfavorevoli potrebbe inizialmente prevalere anche su eventuali dati migliori del previsto.
Contro euro non dovrebbero emergere ancora indicazioni direzionali, lasciando il cambio prevalentemente nel range 0,84-0,85 EUR/GBP.

JPYAnche lo yen ha chiuso la settimana passata in calo contro dollaro ma ha parzialmente recuperato nella giornata di venerdì aprendo in risalita anche oggi – da 139 a 137 USD/JPY – grazie alla non-risalita dei rendimenti a lunga USA.
Giovedì si terrà la riunione BoJ da cui si attende il mantenimento dell’attuale strategia ultra-espansiva.
Nel breve pertanto i rischi restano ancora verso il basso sullo yen, ma successivamente la non-ulteriore salita dei redimenti USA e più avanti il loro graduale rientro dovrebbero interrompere il trend discendente dello yen.
Contro euro invece lo yen è in ulteriore calo da 138 a 140 EUR/JPY da venerdì, complice il maggior recupero dell’EUR/USD.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
 – Per quanto riguarda il flusso di dati, le indagini PMI di luglio dovrebbero offrire ulteriori segnali di rallentamento della crescita dopo quelli già emersi nel mese precedente.
– Anche il morale manifatturiero in Francia e la fiducia dei consumatori della Commissione Europea dovrebbero riportare una correzione.
– In calendario, inoltre la stima finale dell’inflazione di giugno e la produzione nelle costruzioni di maggio in area euro.

STATI UNITI
 – Le informazioni macroeconomiche questa settimana saranno concentrate sul settore immobiliare residenziale e sul manifatturiero.
Il PMI flash e l’indice della Philadelphia Fed di luglio dovrebbero segnalare attività poco variata, in presenza di un trend verso il basso degli ordini e di una stabilizzazione delle pressioni sui prezzi.
– Le vendite di case esistenti e i cantieri di giugno dovrebbero essere in modesta ripresa, a conferma del fatto che, nonostante l’aumento dei tassi, la domanda di abitazioni rimane strutturalmente elevata per motivi demografici.