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18 Gennaio 2022 – nota economica giornaliera

ITALIA – La stima finale relativa al mese di dicembre ha confermato la salita dell’inflazione al 4,2% a/a (da 3,9% di novembre) sull’indice armonizzato e al 3,9% a/a (da 3,7%) sul NIC.
L’inflazione core è salita di due decimi all’1,5%.
Nel 2021 in media annua l’inflazione si è attestata a 1,9%, un massimo dal 2012.
Abbiamo recentemente rivisto al rialzo il profilo previsivo per l’anno in corso: ci attendiamo ora una netta accelerazione in media d’anno, a 3,4% (sul NIC).

 

COMMENTI:

GIAPPONE – La riunione della BoJ si è conclusa con politiche monetarie invariate, ma con una modesta revisione verso l’alto delle previsioni di inflazione, comunque sempre lontane dal 2% nel prossimo biennio.
L’aggiornamento trimestrale dello scenario economico vede l’inflazione a 1,1% negli anni fiscali 2022 e 2023, da 0,9% e 1%, rispettivamente.
La Banca centrale sottolinea la presenza di strozzature all’offerta e rivede verso il basso la crescita nell’a.f. in corso, a 2,8% da 3,4%, con un recupero nell’a.f. 2022 (a 3,8% da 2,9%) e una limatura in quello successivo (a 1,1% da 1,3%).
I rischi per lo scenario sono giudicati ora “generalmente bilanciati”, mentre prima erano orientati verso il basso.
Recentemente sul mercato si è fatta strada l’ipotesi di una possibile svolta dei tassi da parte della BoJ pur in presenza di un’inflazione inferiore all’obiettivo, anche sulla scia di preoccupazioni per il persistente scivolamento verso il basso dello yen.
Al momento, un aggiustamento di policy nel 2022-23 sembra improbabile, a nostro avviso, per diversi motivi.
Secondo la BoJ, il rialzo previsto dell’inflazione è il risultato di aumento dei costi delle materie prime e comunque rimane ben al di sotto dell’obiettivo; i salari sono ancora su un sentiero estremamente contenuto e l’inflazione dovrebbe rimanere intorno a 1% sull’orizzonte prevedibile; infine, in queste condizioni, difficilmente Kuroda attuerebbe una modifica “radicale” nell’ultimo anno del suo mandato.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha chiuso la settimana passata in calo ma si è in parte ripreso nella giornata di venerdì grazie alla salita dei rendimenti, che ha prevalso rispetto ai dati che sono invece risultati più deboli del previsto.
Ieri ha aperto la settimana in lieve rialzo e così sta proseguendo anche questa mattina.
Oggi l’indice Empire è atteso positivo, ma in calo rispetto al mese precedente, mentre il Philly Fed giovedì è atteso in salita.
Al di là di questi dati, determinante sarà probabilmente per il dollaro la dinamica dei rendimenti: se proseguiranno già nell’immediato la salita di venerdì, il biglietto verde dovrebbe riuscire a rafforzarsi.
Indicazioni più significative giungeranno comunque la settimana prossima dal FOMC di mercoledì: segnali in direzione di un’ulteriore revisione al rialzo del profilo atteso dei rialzi dei tassi andrebbero infatti a favore del dollaro.

EURL’euro ha chiuso la settimana passata al rialzo da 1,12 a 1,14 EUR/USD, ma ha corretto nella giornata di venerdì, sull’ulteriore allargamento (sfavorevole) dei differenziali di rendimento dovuto all’ampia salita di quelli USA, restando in calo anche tra ieri e oggi.
Tra i dati di questi giorni, dopo lo ZEW tedesco di oggi che ha mostrato un ampio miglioramento, rileverà venerdì la fiducia dei consumatori dell’area, attesa invece in deterioramento, ma sul cambio rimangono per ora dominanti i driver USA: l’euro si muove principalmente di riflesso alla dinamica del dollaro, e potrà quindi cedere terreno se i differenziali di rendimento si allargheranno ancora.
Prossimamente comunque tornerà in primo piano anche la BCE (riunione del 3 febbraio), soprattutto con riferimento alla valutazione dello scenario di inflazione (venerdì Lagarde ha indicato che la BCE interverrà tempestivamente in caso di inflazione che si assesti sopra il 2%): indicazioni che lasciassero presagire una normalizzazione più rapida del sentiero di policy fornirebbero infatti sostegno all’euro.

GBPLa sterlina ha chiuso la settimana passata al rialzo contro dollaro da 1,35 a 1,37 GBP/USD, indebolendosi però nella giornata di venerdì e aprendo in calo fino ad oggi.
Contro euro ha aggiornato i massimi in area 0,83 EUR/GBP, ma poi si è mantenuta in quest’area.
I dati di questa settimana dovrebbero essere misti: dopo i positivi dati odierni sul mercato del lavoro, anche l’inflazione domani è attesa di nuovo in salita, ma venerdì le vendite al dettaglio dovrebbero registrare un peggioramento.
A meno quindi di una nuova generalizzata debolezza del dollaro, la sterlina potrebbe mostrarsi cedevole nei prossimi giorni.
Decisiva sarà la riunione Boe del 3 febbraio, non tanto per la decisione immediata (ci attendiamo un altro rialzo dei tassi) quanto per il successivo sentiero di policy alla luce di quello che sarà il nuovo scenario di crescita e inflazione della BoE, in particolare sul biennio 2022-23.

JPYLo yen ha chiuso la settimana passata rafforzandosi contro dollaro da 115 a 113 USD/JPY, ma si è indebolito nella giornata di venerdì sulla salita dei rendimenti USA, mantenendosi in calo anche ieri.
Simile la dinamica contro euro, in rafforzamento la settimana scorsa da 131 a 129 EUR/JPY, e in calo ieri.
La riunione BoJ di questa notte si è conclusa con tassi, QQe e YCC invariati.
Sono state riviste al rialzo le previsioni di inflazione, ma questo non mina per ora lo scenario di mantenimento protratto delle attuali condizioni monetarie massimamente espansive.
Lo yen infatti si è indebolito sull’annuncio.
E potrà scendere ancora, quando i rendimenti (a lunga) USA saliranno ulteriormente.

 

PREVISIONI:

GERMANIA – L’indice ZEW è atteso migliorare marginalmente in gennaio: l’indicatore sulle aspettative è visto crescere a 31 da 29,9 punti; quello sulla situazione corrente dovrebbe invece salire a -5 punti da un precedente -7,4.

STATI UNITI – L’indice Empire della NY Fed a gennaio è previsto in calo a 25 da 31,9 di dicembre, pur continuando a segnalare espansione del manifatturiero.
Gli indici di prezzo e dei tempi di consegna dovrebbero indicare la persistenza di strozzature all’offerta e di significative pressioni verso l’alto sui prezzi pagati e ricevuti.
L’indice di fiducia dei costruttori di case a gennaio dovrebbe mantenersi su livelli elevati, salendo a 85 a gennaio, da 84.