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17 Settembre 2021 – nota economica giornaliera

ITALIA – L’export è cresciuto più dell’import (+2,6% m/m contro +1,3% m/m).
Secondo l’Istat però l’incremento congiunturale delle esportazioni è frutto soprattutto di consegne occasionali ad elevato impatto nella cantieristica navale verso i paesi extra-UE, al netto delle quali le vendite all’estero risulterebbero in flessione.

AREA EURO
 – I dati di luglio sul commercio internazionale di beni hanno evidenziato una crescita delle esportazioni di +1,0% m/m ed un aumento delle importazioni di +0,3% m/m.
– Il tasso di posizioni vacanti è salito al 2,3% nel 2° trimestre da 2,1% precedente, con incrementi diffusi a industria, costruzioni e servizi, il che da un lato offre indicazioni incoraggianti per la dinamica delle assunzioni nei prossimi mesi, dall’altro evidenzia possibili problematiche nel reperire manodopera in diversi settori.

STATI UNITI
 – Le vendite al dettaglio di agosto hanno registrato un balzo di 0,7% m/m (consenso: -0,1% m/m), ma il dato di luglio è stato rivisto ampiamente verso il basso (-1,8% m/m da -1,1% m/m).
Al netto delle auto, il rialzo è di 1,8% m/m.
I dati mostrano l’atteso crollo delle vendite di auto (-3,6% m/m), dopo la variazione di 10,7% m/m a luglio, e confermano la situazione di eccesso di domanda nel settore causata dai vincoli alla produzione dovuti alla scarsità di semiconduttori.
Le vendite sono particolarmente forti nel comparto online (5,3% m/m), a testimonianza degli effetti della variante Delta sui consumi, e i servizi di ristorazione hanno una variazione nulla (ma il livello rimane al di sopra di quello pre-COVID).
Lo spaccato del rapporto mostra variabilità delle vendite fra settori, ma nel complesso i dati non segnalano restrizione particolarmente marcata dovuta alla variante Delta.
– Nell’indagine della Philadelphia Fed di settembre, l’indice di attività è salito a 30,7 (+11 punti), con indicazioni espansive, ma miste per le altre componenti, e un modesto ritracciamento degli indici di prezzo.
Il 70% delle imprese prevede un aumento della produzione rispetto al livello della primavera.
Le aspettative a 6 mesi mostrano ancora un quadro positivo, ma su ritmi più contenuti, con continua espansione di attività e occupazione, accompagnato da rialzi generalizzati nelle altre componenti.
– Le nuove richieste di sussidi di disoccupazione nella settimana dell’11 settembre sono in rialzo a 332 mila (+20 mila) dalla settimana precedente.
L’incremento è legato gli effetti dell’uragano Ida, e in parte anche a problemi di destagionalizzazione.
Nella maggioranza degli Stati i sussidi sono in calo.
I sussidi esistenti nella settimana del 4 settembre sono in calo di 186 mila.
I sussidi erogati con i fondi federali la settimana scorsa hanno registrato un netto calo, in seguito alla conclusione dei programmi federali di supporto alla disoccupazione che apparirà con maggiore enfasi nelle prossime settimane.

 

COMMENTI:

BCE – Il Financial Times riferisce che Philip Lane (membro del comitato esecutivo BCE) avrebbe dichiarato, in una conversazione con gli economisti di banche tedesche, che i modelli interni di medio periodo (a 5 anni) mostrerebbero un ritorno dell’inflazione al 2% nella parte finale del periodo.
Secondo la BCE, Lane si sarebbe invece limitato a dire che l’obiettivo del 2% è raggiungibile con uno stimolo monetario persistente.
Nelle previsioni ufficiali di settembre, l’inflazione media annua si ferma ancora all’1,5% nel 2023.
Riteniamo che l’aggiornamento di dicembre porterà probabilmente a un’ulteriore marginale revisione al rialzo, e che l’aggiunta del 2024 potrebbe indicare un ulteriore avvicinamento all’obiettivo.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro si è rafforzato ampiamente ieri, rivedendo massimi di tre settimane fa, grazie ai dati USA (sussidi di disoccupazione, Philly Fed e vendite al dettaglio) che sono risultati tutti migliori delle attese, favorendo anche un rialzo dei rendimenti.
Positivo oggi è atteso anche il dato sulla fiducia delle famiglie.
A meno quindi di una delusione, il dollaro potrebbe avviarsi a chiudere la settimana al rialzo, in attesa di spunti anche più importanti dal FOMC di mercoledì prossimo.

EURL’euro ha corretto visibilmente ieri, da 1,18 a 1,17 EUR/USD, ancora di riflesso al rafforzamento del dollaro sui dati USA.
La cedevolezza della moneta unica supporta l’ipotesi di un ulteriore indebolimento all’effettivo approssimarsi del tapering Fed (target ribassisti entro la fascia 1,16-1,14 EUR/USD), data la distanza tra la svolta normalizzatrice della Fed, imminente, e quella della BCE, più lontana.

GBPAnche la sterlina ha corretto ieri sui dati USA da 1,38 a 1,37 GBP/USD, un po’ più dell’euro, rispetto al quale infatti è scesa da 0,8498 a 0,8547 EUR/GBP e questa mattina si è leggermente indebolita anche sulle vendite al dettaglio domestiche, che hanno deluso mostrando una contrazione contro attese di rimbalzo.
Il calo potrebbe ampliarsi se oggi i dati USA dovessero sorprendere positivamente, in attesa di nuovi spunti la settimana prossima dal FOMC di mercoledì e dalla riunione BoE di giovedì.

JPYAnche lo yen è tornato a scendere sui dati USA ieri, indebolendosi sia contro dollaro, pur restando in area 109 USD/JPY, sia contro euro, da 128 a 129 EUR/JPY.
La reattività dello yen conferma la centralità dei driver di dollaro, azione della Fed in primis, a sostegno dell’ipotesi di indebolimento della valuta nipponica, con rottura dei range attuali, in prossimità del tapering Fed.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – La stima finale dell’indice dei prezzi al consumo di agosto dovrebbe confermare il rincaro dei listini di 0,4% m/m e la crescita dell’inflazione a 3,0% a/a già emersi dalla lettura preliminare.
La salita continuerà nei prossimi mesi ma dovrebbe risultare temporanea: in prospettiva, l’indice generale dovrebbe toccare il 2,2% in media d’anno nel 2021, per poi assestarsi all’1,8% nel 2022.
I rischi su tale profilo sono in ogni caso al rialzo, visto che non ci sono segnali di ridimensionamento delle tensioni su materie prime e componentistica.

STATI UNITI – Oggi è in pubblicazione la fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a settembre (prel.), che dovrebbe stabilizzarsi a 70,5, vicino al livello di agosto.
Sarà importante vedere se le aspettative di inflazione interromperanno il trend verso l’alto, dopo aver toccato 4,6% sull’orizzonte a 1 anno e il 2,9% su quello a 5-10 anni, sui massimi dal 2011.