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17 Marzo 2021 – nota economica giornaliera

ITALIA – La seconda stima dei prezzi al consumo di febbraio ha confermato la lettura preliminare, per un’inflazione in salita a +0,6% a/a da +0,4% di gennaio sul NIC (con prezzi in aumento di un decimo nel mese) e a +1% da +0,7% sull’indice armonizzato UE (con listini in calo di -0,2% m/m).
A pesare sul dato soprattutto la componente energetica (+1% m/m), per via dei carburanti (che mostrano rincari superiori al 2% su base mensile).
L’inflazione “di fondo è stata rivista al ribasso di un decimo, a 0,9% a/a, comunque in salita dallo 0,8% di gennaio.
In prospettiva, l’inflazione è  attesa poco variata o in lieve calo nei prossimi mesi (solo nell’ultima parte dell’anno si dovrebbe vedere una ulteriore accelerazione).

FRANCIA – Nella seconda lettura del dato di febbraio l’istituto INSEE ha rivisto al rialzo l’inflazione, di due decimi sull’indice nazionale (a +0,6% a/a, stabile rispetto al mese precedente), e di un decimo sulla misura armonizzata (a +0,8% a/a, stabile rispetto al mese precedente).
Sul mese i prezzi al consumo hanno registrato una crescita zero su entrambi gli indici.
Le pressioni al rialzo sono venute dall’energia (+2,5% m/m); si registra, invece, un contributo marginale dei servizi (+0,2% m/m) e negativo del manifatturiero (-0,9% m/m, per via dei saldi invernali)e degli alimentari freschi (-1,8% m/m).
L’inflazione dovrebbe risalire nei prossimi mesi; il 2021 potrebbe chiudersi con un’inflazione media annua dell’1,0% sull’indice nazione e dell’1,1% sull’armonizzato.

GERMANIA – L’indice ZEW di fiducia economica di marzo è cresciuto ben al di sopra delle attese, a 76,6 da 71,2 precedente.
Anche la valutazione della situazione corrente ha mostrato un miglioramento, a -61,0 da -67,2 di febbraio.
Il rialzo di questo mese è legato all’allentamento delle misure restrittive sulle attività commerciali; l’indice dovrebbe risalire, soprattutto nella componente sulla situazione corrente, nei prossimi mesi.

STATI UNITI
 – Le vendite al dettaglio di febbraio calano di -3% m/m, dopo 7,6% m/m di gennaio (rivisto da 5,3% m/m), nonostante la correzione di febbraio, nel bimestre gennaio-febbraio le vendite sono in rialzo di 6% rispetto a dicembre2020 e di 6,3% rispetto a febbraio 2020.
I dati mostrano una flessione di 3,1% m/m per il commercio al dettaglio (+9,5% a/a), di -4,2% m/m per le auto, -2,8% m per l’abbigliamento, -7,5% m/m per gli articoli sportivi, -2,5% m/m per i servizi di bar e ristorazione.
Come mostrano i dati, le variazioni sono omogeneamente negative, a parte la benzina (+3,6% m/m),e rappresentano fisiologiche correzioni dopo i forti rialzi di gennaio e reazioni al maltempo del mese scorso.
Il trend è in netto rialzo e rivela gli effetti delle due forze dominanti al momento il sentiero dell’economia USA: miglioramento del quadro sanitario e arrivo dello stimolo fiscale.
Un caso emblematico sono i servizi di bar e ristoranti che nel mese di gennaio hanno registrato un rialzo di 9,1% m/me a febbraio sono in aumento di 7,3% rispetto a dicembre 2020, con indicazioni di normalizzazione di una parte dell’attività aggregativa.
A marzo le vendite dovrebbero fare un nuovo balzo, sulla scia di ulteriore diffusione dei vaccini e dell’accredito di una parte consistente degli assegni da 1400 dollari erogati con l’American Rescue Plan.
– La produzione industriale a febbraio corregge di -2,2%m/m, spinta verso il basso dal manifatturiero (-3,1% m/m) e dall’estrattivo (-5,4% m/m), ma sostenuta dalle utility (+7,4% m/m).
La performance di tutti i settori è stata pesantemente influenzata dal maltempo del mese scorso che ha colpito prevalentemente le aree centro-meridionali del paese.
Al netto degli effetti climatici, secondo la Fed (che raccoglie e pubblica i dati), il manifatturiero avrebbe corretto di -0,5% m/m e l’estrattivo sarebbe salito di 0,5% m/m.
Nel manifatturiero, molti settori hanno registrato correzioni comprese fra -1 e -3% m/m, e il calo più ampio si è registrato nel comparto auto e componenti, dove la variazione è stata di -8,3% m/m ed è stata dovuta non solo al maltempo ma anche alla carenza di semiconduttori.
Con la normalizzazione del clima, la produzione industriale a marzo dovrebbe rimbalzare nella maggior parte dei settori anche sulla scia della domanda solida evidente dalle indagini di settore e dall’andamento degli ordini.
Tuttavia, i colli di bottiglia all’offerta potrebbero rappresentare un fattore di freno all’espansione del manifatturiero in generale, e del settore auto in particolare, anche nei prossimi mesi, come evidenziato dal recupero molto graduale delle importazioni in tale segmento, ampiamente al di sotto della dinamica degli ordini.
Honda ha annunciato ieri la chiusura per almeno una settimana della maggior parte dei suoi stabilimenti in USA, dopo che altri produttori americani avevano fermato la produzione a gennaio e febbraio per mancanza di semiconduttori.
– La Business Leaders Survey condotta dalla NY Fed presso le imprese nei servizi del distretto di NY a marzo registra un netto miglioramento delle condizioni correnti a-4,8, sui massimi da 5 mesi, e un ampio balzo delle aspettative a 6 mesi, che toccano 50,6, massimo da quando esiste la serie (2006).
In generale, l’indagine continua a mostrare debolezza nel settore, con occupazione, ordini e spesa in conto capitale in flessione.
A sei mesi, però, le imprese prevedono non soltanto un forte aumento dell’attività, ma anche un incremento dell’occupazione, sui massimi storici (a 44).
Gli indici di prezzo sono in rialzo sia per il presente, sia per le aspettative a 6 mesi.
L’indagine segnala che le imprese stanno incorporando nelle loro previsioni gli effetti della campagna vaccinale e dello stimolo fiscale.

 

COMMENTI:

BCEIn un’intervista al Financial Times, Philip Lane ha escluso che la Banca centrale possa adottare un obiettivo specifico per i rendimenti a lungo termine.
Secondo Lane, il controllo dei rendimenti sulle scadenze fino a tre anni viene effettuato mediante la forward guidance, ed è efficace.
Il controllo su scadenze più lunghe è una peculiarità del Giappone e “in un contesto altamente dinamico dove sappiamo che ci sarà una ripresa […] impegnarsi a perseguire un valore fisso sembra inutile”.
Ciò che interessa alla BCE è evitare che le curve dei rendimentisi muovano troppo in anticipo rispetto all’economia”; però “nel tempo la relazione tra il livello appropriato dei rendimenti e l’inflazione si muoverà”.
Riguardo alla revisione della strategia di politica monetaria, Lane ha dichiarato il suo sostegno alla tesi che dopo un periodo di inflazione sotto l’obiettivo sia opportuno rimanere sopra l’obiettivo per un po’, al fine di ancorare le aspettative di inflazione; tuttavia, ha ammesso che ciò può creare “problemi di comunicazione”.
Intanto, i dati settimanali sul bilancio dell’Eurosistema mostrano un incremento dei titoli detenuti per finalità di politica monetaria pari a 19,3 miliardi la scorsa settimana, con acquisti netti PEPP di 14,1 miliardi.

STATI UNITI – La riunione del FOMC dovrebbe concludersi con la conferma di due messaggi-chiave identificati dai recenti discorsi di molti partecipanti al FOMC:
1) l’economia è ancora lontana dagli obiettivi della Fed (=> nessuna svolta di policy imminente) e
2) il recente rialzo dei rendimenti non è preoccupante, perché riflette l’aggiustamento a un nuovo scenario più positivo (=> nessun intervento correttivo).
Powell dovrebbe ripetere che qualsiasi cambiamento di policy è condizionato all’avvicinamento agli obiettivi della Fed e al controllo della pandemia e che i tempi non sono ancora maturi per una discussione.
L’aggiornamento delle proiezioni macroeconomiche dovrebbe includere revisioni verso l’alto della crescita, riduzioni della disoccupazione e marginali rialzi dello scenario di inflazione per il 2021 pur in presenza di stabilità delle previsioni dei tassi di policy.
Riteniamo che la mediana delle previsioni continui a puntare a tassi fermi fino a fine 2023,ma potrebbe aumentare il numero di punti che indicano tassi più elevati alla fine del periodo previsivo (a dicembre erano 5 su 17).
Powell nella conferenza stampa dovrebbe comunque reiterare che l’economia rimane lontana dagli obiettivi della Fed su massima occupazione e stabilità dei prezzi e che svolte di policy saranno dettate da reazioni a movimenti effettivi delle variabili economiche, non da aspettative di rialzo dei prezzi e chiusura del deficit occupazionale. La Fed non agirà più in modo pre-emptive.
Manteniamo la previsione che il FOMC aspetti il raggiungimento dell’immunità di gregge e la normalizzazione del quadro sanitario prima di segnalare che si prepara a discutere di tapering.
Su questo fronte, è possibile che modifiche alla guidance arrivino entro l’inizio dell’autunno, alla luce dell’atteso raggiungimento dell’immunità di gregge entro luglio. Il tapering potrebbe quindi essere annunciato entro fine anno.
Per quanto riguarda la svolta sui tassi, la nostra previsione è che la chiusura dell’output gap entro inizio 2022 e del deficit di occupazione entro metà 2023 rendano possibile iniziare i rialzi a fine 2023.
Per quanto riguarda la regolamentazione, sembra probabile che la Fed annunci un’estensione delle modifiche al Supplementary Leverage Ratio (SLR, dato dal rapporto fra capitale Tier 1 e attivo) attuate un anno fa e in scadenza a fine marzo.
Nel 2020, per liberare l’attivo delle banche, le agenzie regolamentari avevano permesso alle istituzioni finanziarie di escludere Treasury e depositi dall’attivo nel calcolo del SLR.
In questa fase di aggiustamento alla nuova normalità di rendimenti in rialzo, ulteriori tensioni generate da probabile ingente liberazione di riserve e volatilità sul mercato dei Treasury dovrebbero essere considerate un rischio ancora significativo dalla Fed.

STATI UNITI-Covid19 – La curva dei contagi continua a scendere, con 54.437 nuovi casi il 16 marzo (media settimanale -16% rispetto a due settimane prima), mentre vengono progressivamente allentate le restrizioni sulle attività aggregative.
La campagna vaccinale accelera costantemente, con una media settimanale di dosi somministrate al giorno in rialzo a 2,44 mln, il 22% della popolazione vaccinata con almeno una dose e il 12% della popolazione pienamente immunizzata.
L’aspettativa di raggiungimento dell’immunità di gregge entro l’estate rimane realistica, con la previsione di somministrazione di almeno una dose al 70% della popolazione entro giugno e al 90% entro inizio agosto.
La distribuzione dei vaccini ora riguarda tutta la popolazione al di sopra di 60 o 65 anni (tranne che in New Mexico dove si limita agli individui >75 anni), con 15 stati che già stanno distribuendo a fasce più giovani.
La maggior parte degli stati include nella distribuzione attuale anche molte categorie a rischio, sia per condizioni di salute, sia per tipologia di occupazione (lavoratori nella distribuzione, nella ristorazione e negli uffici postali).
La richiesta di Biden di rendere il vaccino disponibile a tutta la popolazione adulta entro inizio maggio appare realizzabile.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro si è marginalmente rafforzato ieri sul parziale recupero dei rendimenti, ma la dinamica è stata blanda in attesa del FOMC di questa sera.
La Fed lascerà i parametri di policy invariati, rivedrà in senso migliorativo le previsioni di crescita e al rialzo quelle di inflazione, ma probabilmente ripeterà che non vi sono ancora le condizioni per iniziare a ragionare su tempi e modi dell’avvio del processo di normalizzazione della politica monetaria.
Questo potrebbe produrre una pausa nella tendenza in atto al rialzo del dollaro, ma non dovrebbe privarlo di supporto né dovrebbe comprometterne il trend positivo di fondo.
Importante però sarà anche la valutazione della recente salita dei rendimenti: se verrà giudicata non preoccupante, il dollaro dovrebbe beneficiarne.

EURL’euro è sceso ancora ieri, da 1,19 a 1,18 EUR/USD, non solo per la maggior forza – generalizzata – del dollaro, ma anche per il rischio di altre ricadute negative sulla ripresa dell’area a causa delle criticità che le campagne vaccinali stanno incontrando all’interno dell’area.
Cruciale oggi sarà l’esito del FOMC: se si concluderà come prospettato l’euro dovrebbe indebolirsi ulteriormente, già nell’immediato o comunque in un secondo momento.

GBPLa sterlina è scesa ieri sia contro dollaro da 1,39 a 1,38 GBP/USD sia contro euro da 0,85 a 0,86 EUR/GBP sull’annuncio di sospensione dei vaccini Astrazeneca da parte di Germania, Italia e Francia per sospetti sugli effetti collaterali.
Si è poi ripresa già in giornata dopo che sia l’EMA sia l’OMS hanno reso noto che non vi sono prove di causalità diretta tra il vaccino e gli effetti denunciati.
Oggi il focus tornerà sulle dinamiche dei rendimenti attraverso l’esito del FOMC, atteso di supporto per il dollaro anche rispetto alla sterlina, mentre domani sarà la volta della riunione BoE.

JPY – Lo yen si è rafforzato marginalmente ieri contro dollaro, da 109 a 108 USD/JPY, ma si tratta di oscillazioni di scarso peso, che non compromettono la tendenza di fondo al ribasso della valuta nipponica. Lo yen si è rafforzato maggiormente contro euro, da 130 a 129 EUR/JPY, per via del calo dell’EUR/USD. Dalla BoJ Kuroda ha ribadito che rimane fondamentale che i rendimenti giapponesi restino bassi, per favorire la ripresa dallo shock economico della pandemia.
L’esito del FOMC e venerdì quello della riunione BoJ dovrebbero favorire ulteriore debolezza dello yen.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – La seconda stima dovrebbe vedere l’inflazione stabile a +0,9% a/a, in linea con la prima lettura.
L’indice sottostante BCE, al netto di alimentari freschi ed energia, dovrebbe anch’esso confermare il dato della stima preliminare (a +1,2% a/a da 1,4% a/a precedenti).
I prezzi dovrebbero essere confermati in crescita di due decimi nel mese, spinti al rialzo dal rincaro dei listini energici, dei servizi e degli alimentari freschi.
Sul dato di febbraio hanno pesato ancora problemi di rilevazione dei prezzi. L’inflazione dovrebbe accelerare a marzo per poi restare quasi stabile nel trimestre primaverile.

STATI UNITI – I nuovi cantieri residenziali a febbraio dovrebbero correggere a 1,54 mln di unità ann., da 1,58 mln di gennaio, sulla scia dell’ondata di maltempo del mese scorso che ha determinato una flessione di occupati nelle costruzioni di -61 mila.
Le licenze sono attese in calo a 1,75mln da 1,886 mln, in parte come fisiologica correzione da un trend di rialzi ininterrotto da ottobre 2020 e in parte in risposta alla correzione delle domande di nuovi mutui per acquisto di case.
L’aumento dei rendimenti a lungo termine smorzerà la crescita dell’attività nell’edilizia residenziale nel 2021.