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17 Febbraio 2020 – nota economica giornaliera

ITALIA – I dati di dicembre sul commercio estero mostrano una flessione per le esportazioni (-0,9% m/m, dopo il -4,2% m/m di novembre), a fronte di un aumento per le importazioni (+0,8% m/m dopo la sostanziale stabilità del mese precedente).
Entrambi i flussi risultano in recupero su base annua, ma l’export è in progresso tendenziale (+4,2% a/a) mentre l’import resta in calo (-2,2% a/a).
Dal lato degli acquisti dall’estero si nota una divergenza sia su base congiunturale che tendenziale tra Paesi Ue (in crescita) e Paesi extra-Ue (in calo).
Nel mese si registra un significativo aumento solo per l’export di beni di consumo durevoli (+2,8% m/m) e per l’import di beni strumentali (+9,3% m/m).
Tra i principali comparti, fanno segnare un progresso a doppia cifra su base annua i farmaceutici (+23,9%), gli articoli in pelle (+15,9%), l’abbigliamento (+13,7%) e gli alimentari (+10,4%).
Tra i mercati di sbocco, spiccano Giappone (+22,2% a/a), Cina (+21,2%), Svizzera (+19,3%), Turchia (+18,2%) e Belgio (+16,7%), mentre si nota una flessione delle vendite verso gli Stati Uniti (-7,7%).
Nell’anno 2019, l’avanzo commerciale è salito a 52,9 miliardi (dai 39,3 mld del 2018); al netto dei prodotti energetici, il surplus ha raggiunto i 91,4 miliardi (erano 81 nel 2018).
Nell’ultimo trimestre del 2019, il commercio estero ha contribuito al PIL (l’export è aumentato di 0,9% t/t, l’import è calato di -1,7% t/t).
Tuttavia, l’inizio del 2020 potrebbe vedere una nuova battuta d’arresto, sulla scia degli effetti del coronavirus.

ITALIA – Il debito delle amministrazioni pubbliche è salito a 2.409,2 miliardi a fine 2019 (era pari a 2.380,6 miliardi a fine 2018). Nelle nostre stime, il rapporto debito/PIL sarebbe salito al 135,2% del PIL, dal 134,8% del 2018. L’aumento del debito nel 2019 (28,7 miliardi) è stato inferiore al fabbisogno delle amministrazioni pubbliche (35,2 miliardi) grazie alla lieve riduzione delle disponibilità liquide del Tesoro (2,2 miliardi, a 32,9) e all’effetto complessivo degli scarti e dei premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione del cambio, che ha diminuito il debito per 4,4 miliardi.
Il debito consolidato delle amministrazioni centrali è cresciuto di 32,1 miliardi, a 2.324,8, mentre quello delle amministrazioni locali è diminuito di 3,4 miliardi, a 84,4; il debito degli enti di previdenza è rimasto sostanzialmente stabile. Lo scorso dicembre la durata media del debito era pari 7,3 anni, invariata rispetto a fine 2018. Nel corso del 2019 la quota di debito detenuta da non residenti è tornata ad aumentare, collocandosi a fine novembre al 31,4% (dal 28,6% di fine 2018).

STATI UNITI
– Le vendite al dettaglio a gennaio aumentano di 0,3% m/m, in linea con le aspettative di consenso; il dato di dicembre è rivisto verso il basso di 1 decimo, a 0,2% m/m.
Anche le vendite al netto delle auto sono in rialzo di 0,3% m/m. Le vendite sono frenate da una contrazione del comparto benzina (-0,5% m/m), ma spinte da un balzo dei materiali da costruzione (+2,1% m/m), che non entrano nella definizione dei consumi per il PIL, ma in quella degli investimenti residenziali. Nei dettagli, il quadro è misto, con diverse voci in rialzo (auto, +0,2% m/m, arredamento, +0,6% m/m; commercio online, 0,3% m/m) e altre in calo anche marcato (abbigliamento -3,1% m/m; sanità/cura della persona, -0,4% m/m; elettronica, -0,5% m/m).
Inoltre, il CPI ha registrato variazioni positive per i prezzi di abbigliamento e cura della persona, con indicazioni di correzioni anche più ampie in termini reali.
La variazione del “gruppo di controllo(ex-auto, benzina, materiali da costruzione, alimentari), rilevante per la definizione dei consumi nel PIL, è nulla e il dato corrispondente per dicembre è rivisto a +0,2% m/m da +0,5% m/m. Nel complesso, i dati restano moderatamente positivi, ma estendono la serie di variazioni modeste viste nell’autunno, indicando un trend in rialzo modesto per inizio 2020, in parziale contrasto con l’andamento solido del mercato del lavoro e della fiducia. L’implicazione è che la tendenza all’aumento del risparmio vista nel 2018 rimane in vigore, segnalando un atteggiamento di cautela da parte dei consumatori pur in presenza di continui rialzi della ricchezza netta e dell’occupazione.
– La produzione industriale a gennaio è in calo di -0,3% m/m, frenata dalle utilities (-4% m/m per via del clima mite) e dal crollo nel comparto dell’aeronautica (-7,4% m/m) dovuto al blocco produttivo del 737 MAX da parte di Boeing.
Il dato di dicembre è rivisto verso il basso a -0,4% m/m da -0,3% m/m. Il manifatturiero segna una modesta contrazione (-0,1% m/m) e, al netto dell’aeronautica, registra un aumento di 0,3% m/m, con indicazioni moderatamente incoraggianti per il settore.
Boeing ha segnalato che a gennaio è proseguito il completamento di circa una dozzina di aerei, indicando che la contrazione di gennaio sarà seguita da ulteriore debolezza nei mesi successivi, con un effetto di freno di circa -0,2% m/m sulla produzione industriale di febbraio. La NY Fed stima che il blocco produttivo di Boeing abbia un effetto negativo sul PIL del 1° trimestre di almeno -0,4 pp.
– La fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a febbraio (prel.) aumenta a 100,9 da 99,8 di gennaio, contro aspettative di consenso per una modesta correzione. Il rialzo dell’indice è dovuto ad aspettative in aumento (a 92,6 da 90,59), a fronte di una correzione della valutazione delle condizioni correnti (a 113,8 da 114,4). L’indice delle aspettative è spinto da una maggiore diffusione di attese di miglioramento per reddito e ricchezza, mentre per ora le famiglie non mostrano preoccupazioni significative né per il coronavirus né per l’esito delle elezioni di novembre. Le aspettative di inflazione a 1 anno sono stabili a 2,5%, ma tornano a calare (a 2,3% da 2,5%) sull’orizzonte a 5 anni.

GIAPPONE – La prima stima del PIL del 4° trimestre registra un crollo di -1,6% t/t (-6,3% t/t ann.), molto più ampio di quanto atteso (consenso Bloomberg: -1% t/t).
Nonostante gli sforzi del governo di contenere gli effetti restrittivi del rialzo dell’imposta sui consumi con misure mirate a sostenere la spesa dei consumatori, la variazione di fine 2019 è solo di poco inferiore a quella registrata in occasione del rialzo dell’imposta sui consumi del 2014 (-7,4% t/t ann.). Nel 2014, il rialzo dell’imposta era stato di 3 pp, contro i 2 pp dell’autunno 2019. La contrazione del 4° trimestre colpisce la domanda domestica privata (-2,9% t/t): consumi privati, -2,9% t/t, investimenti residenziali, -2,7% t/t, investimenti fissi non residenziali, -3,7% t/t.
La spesa pubblica aumenta di 0,4% t/t, con un contributo maggiore degli investimenti pubblici rispetto alla spesa corrente.
Le esportazioni nette contribuiscono positivamente (+0,5 pp) solo perché le importazioni calano più massicciamente ( -2,6% t/t) rispetto alla contrazione dell’export (-0,1% t/t).
La reazione al rialzo dell’imposta sui consumi nel 2019 ha colpito in misura minore i consumi rispetto al 2014 ma si è trasmessa in modo più marcato agli investimenti non residenziali. Questo comportamento anomalo può essere dovuto a distorsioni legate a diversi tipi di tassazione per dimensione di impresa e ad aumenti di investimenti nel 3° trimestre collegati all’introduzione di metodi di pagamento digitale incentivati dal pacchetto fiscale.
La previsione per il 1° trimestre è di marginale contrazione della crescita, dovuta ai probabili effetti dell’epidemia di coronavirus sul turismo e sulla disponibilità di componenti per la produzione manifatturiera.

 

COMMENTI:

AREA EURO – L’agenda dell’Eurogruppo comprende una discussione sul BICC (lo strumento di bilancio per la convergenza e la competitività); più precisamente, su una “relazione che copre la necessità, il contenuto, le modalità e le dimensioni di un eventuale accordo intergovernativo sul BICC”.
Inoltre, l’Eurogruppo esaminerà le raccomandazioni per il 2020 rivolte all’area dell’euro dalla Commissione e discuterà le proposte di revisione delle regole fiscali avanzate dalla Commissione.

STATI UNITI – L’amministrazione ha annunciato che a partire dal 18 marzo entrerà in vigore un nuovo rialzo, dal 10% al 15%, di dazi ritorsivi sulle importazioni di aerei da Francia, Germania, Spagna e Regno Unito, collegati alla disputa sui sussidi governativi ad Airbus.
In ottobre, alla conclusione della valutazione del WTO, l’USTR aveva definito una lista di beni, per un valore di 7,5 mld di dollari, su cui applicare dazi del 25%. Per ora, i dazi sono stati imposti solo sugli aerei, e l’USTR ha ribadito la volontà di proseguire i negoziati prima di applicare ulteriori incrementi di dazi.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – Il dato più atteso sarà la stima flash degli indici PMI eurozona di febbraio, con il composito previsto in calo a 51,0 da 51,3, il manifatturiero a 47,6 da 47,9 e i servizi in flessione a 52,2 da 52,5. L’indice di fiducia dei consumatori eurozona potrebbe migliorare a -7,6 da -8,1 a febbraio, mentre l’indice belga BNB di fiducia economica è visto in calo a -2,7 da -2,0. Si attende anche il quadro finale dei dati sui prezzi al consumo, che dovrebbero confermare la stima flash.

STATI UNITI Mercati chiusi per festività.
I dati in uscita nella settimana riguardano le prime indagini del manifatturiero di febbraio, che dovrebbero mantenere indicazioni di attività poco più che stagnante.
I nuovi cantieri residenziali e le vendite di case esistenti di gennaio dovrebbero correggere dai livelli molto elevati di dicembre, spinti anche dal clima mite di fine 2019.
I verbali della riunione del FOMC di gennaio dovrebbero confermare un diffuso consenso per la fase di pausa sui tassi e il monitoraggio degli effetti dell’epidemia di nCoV.