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17 Dicembre 2021 – nota economica giornaliera

AREA EURO – Ieri i PMI flash di dicembre hanno riportato un calo nei servizi (53,3 da 55,9), penalizzati dalla risalita dei contagi, a fronte di una tenuta per la manifattura (58 da 58,4) dove emergono anche segnali di allentamento per le strozzature all’offerta (che restano comunque severe).
L’indice composito è calato a 53,4 da 55,4, su livelli coerenti con una marcata decelerazione della ripresa nel 4° trimestre.

FRANCIA – Le indagini INSEE hanno riportato un miglioramento nel morale manifatturiero (111 da 110) a fronte di una correzione per servizi e commercio al dettaglio.
Le indagini INSEE, così come i PMI, segnalano una maggiore tenuta dell’economia francese rispetto a quella tedesca in questo frangente, anche se è probabile che nel 4° trimestre la crescita del PIL francese sarà comunque modesta.

GERMANIA
 – Questa mattina il PPI a novembre è cresciuto di 0,8% m/m, in rallentamento da 1,4% m/m precedente ma con rincari ancora diffusi a tutti i comparti, che spingono l’inflazione dei prezzi alla produzione al 19,2% a/a da 18,4% di ottobre.
– Ad ottobre lo stock di ordinativi inevasi nella manifattura è salito di 0,8% m/m (22,3% a/a).

STATI UNITI
 – Ieri, l’indice della Philadelphia Fed di dicembre ha mostrato un calo a 15,4, segnalando espansione meno diffusa rispetto ai mesi scorsi, con un rallentamento di ordini e consegne, ma un’accelerazione dell’occupazione.
Gli indici di prezzo, se pure in flessione, continuano a segnalare diffuse pressioni verso l’alto.
– I PMI Markit di dicembre hanno confermato la crescita dell’attività, con l’indice del manifatturiero a 57,8 e quello dei servizi a 57,5.
Lo spaccato delle indagini è positivo per l’attività e segnala una stabilizzazione delle pressioni sui prezzi vicino ai livelli elevati dei mesi scorsi.
– Le nuove richieste di sussidi di disoccupazione all’11 dicembre risalgono a 206 mila, con la media mobile a 4 settimane sui minimi dal 1969 e indicazioni di un mercato del lavoro sotto pressione.
– I cantieri residenziali a novembre sono balzati a 1,68 mln, sui massimi da marzo, con segnali positivi per gli investimenti residenziali nel 4° trimestre.
– La produzione industriale a novembre è aumentata di 0,5% m/m, con un rialzo di 0,7% m/m sia nel manifatturiero sia nell’estrattivo e un calo di -0,8% m/m delle utility.
Il settore auto segna il 2° incremento consecutivo, con +2,8% m/m, dopo 8% m/m di ottobre.

 

COMMENTI:

BCE – La Banca Centrale Europea ha dato avvio a una graduale riduzione degli acquisti di titoli già dal gennaio 2022, annunciando un percorso di riduzione la cui durata non è fissata a priori, ma resta ancora connessa al verificarsi delle condizioni che faranno scattare il primo rialzo dei tassi.
Gli acquisti netti PEPP saranno ridotti nel 1° trimestre e sospesi dal 1° aprile 2022, anche se potrebbero essere ripresi se necessario per contrastare nuovi effetti negativi connessi alla crisi pandemica. Inoltre, i reinvestimenti delle scadenze potranno essere gestiti in modo flessibile per contrastare eventuali episodi di frammentazione del mercato connessi alla pandemia.
Gli acquisti netti mensili APP saranno pari a 40 miliardi nel 2° trimestre, a 30 miliardi nel terzo e quindi a 20 miliardi da ottobre.
Per quanto concerne la riduzione del bilancio dopo l’avvio del rialzo dei tassi, la BCE ha esteso i reinvestimenti delle scadenze PEPP fino a tutto il 2024.
Invariata la forward guidance, ma le nuove parole d’ordine sono “flessibilità” e “discrezionalità” (“optionality”), che implicano la possibilità di cambi di passo in base ai dati futuri.
L’annuncio è coerente con un possibile avvio del rialzo dei tassi nel corso del 2023.

REGNO UNITO – Ieri la Bank of England ha alzato i tassi a 0,25% da 0,1% precedente con un voto di 8-1 che segnala un consenso diffuso all’interno del MPC.
Nonostante l’incertezza relativa alla variante Omicron il rialzo è stato giustificato dalla necessità di agire per contrastare il rialzo dell’inflazione, in un contesto di solido mercato del lavoro con rischi al rialzo per la dinamica salariale.

GIAPPONE – La riunione della BoJ ha esteso di 6 mesi il programma di sostegno all’erogazione del credito in risposta all’emergenza Covid e confermato la scadenza a marzo 2022 degli altri programmi straordinari.
Il controllo della curva rimane in atto con obiettivi per i tassi invariati a -0,1% per l’overnight e intorno a zero per i JGB a 10 anni.
La valutazione congiunturale rileva un trend di crescita positivo, ancora frenato da Covid, con aspettative di miglioramento sia per il PIL sia per l’inflazione.
Le prospettive per la politica monetaria sono di stabilità per il futuro prevedibile.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha corretto ieri, principalmente di riflesso al rafforzamento di euro e sterlina sull’esito delle riunioni di BCE e BoE.
Tuttavia, già nel breve (orizzonte a 1m circa) il biglietto verde dovrebbe tornare a rafforzarsi favorito dal ritmo spedito con cui procede il processo di normalizzazione della Fed, che potrebbe anche fare un rialzo in più l’anno prossimo se le pressioni inflazionistiche dovessero aumentare ulteriormente.

EURL’euro si è rafforzato di circa una figura, da 1,12 a 1,13 EUR/USD, sull’esito della riunione BCE di ieri che ha annunciato l’avvio di una graduale riduzione degli acquisti di titoli a partire già da gennaio, dando così inizio al processo di normalizzazione della politica monetaria.
La mossa è stata giustificata dalla combinazione di prosecuzione della ripresa e di revisione verso l’alto delle previsioni di inflazione.
Tuttavia, la BCE ha sottolineato l’elevata incertezza dovuta al recente deterioramento del quadro pandemico avvertendo che se la situazione dovesse tornare a peggiorare sarebbe pronta a riprendere temporaneamente gli acquisti, per non compromettere il perseguimento degli obiettivi di policy.
La prospettiva di graduale riduzione degli acquisti nel 2022, che potrebbe essere compatibile con un avvio del ciclo di rialzi dei tassi nel 2023 (inoltrato), supporta la previsione di una graduale risalita dell’euro nel corso dell’anno prossimo in direzione di 1,20 EUR/USD sull’orizzonte a 12m.
Nel breve tuttavia il cambio potrebbe andare incontro a nuova debolezza (downside entro il range 1,12-1,10 EUR/USD) in funzione sia del rallentamento della crescita nell’area sullo scavalco dell’anno e dei rischi verso il basso connessi a Omicron sia del miglior quadro macro USA con annessa possibilità di un profilo di rialzi dei tassi Fed leggermente più ripido di quanto prospettato al FOMC di mercoledì.

GBPLa sterlina si è rafforzata sia contro dollaro da 1,32 a 1,33 GBP/USD sia contro euro da 0,85 a 0,84 EUR/GBP sull’esito della riunione BoE di ieri che ha sancito l’avvio del ciclo di rialzi dei tassi, con un primo ritocco del bank rate da 0,10% a 0,25%, decisione presa con una maggioranza di 8 su 9 (contraria Tenreyro).
La decisione è stata giustificata dall’ulteriore aumento del rischio inflazionistico, con l’inflazione che a novembre è salita ancora, e più delle attese, da 4,2% a 5,1%, in un contesto comunque di continua ripresa del mercato del lavoro, che registra condizioni sempre più tese e che non ha dato indicazioni di contraccolpi negativi dopo la chiusura del “furlough scheme”.
La BoE si aspetta un’ulteriore salita dell’inflazione, fino a un picco intorno al 6% ad aprile.
Il ciclo di rialzi proseguirà pertanto con altri tre-quattro rialzi nel corso del 2022, a partire già dalla prossima riunione di febbraio.
Ci attendiamo tre rialzi, a febbraio, maggio e agosto, che porterebbero il bank rate a 1,00%.
Qui la BoE potrebbe fare una pausa dato che aveva indicato che al raggiungimento di (almeno) tale livello avrebbe potuto prendere in considerazione di iniziare a ridurre il QE.
La prospettiva di tre-quattro rialzi l’anno prossimo supporta una previsione di graduale risalita della sterlina rispetto al dollaro in direzione di 1,44 GBP/USD sull’orizzonte annuale.
La dinamica contro euro dovrebbe essere invece di tipo prevalentemente laterale, nel range 0,82-0,84 EUR/GBP, per via del contestuale rafforzamento atteso del cambio EUR/USD. Vi sarebbe una tendenza all’apprezzamento della sterlina più nella prima parte del ciclo di rialzi dei tassi e stabilizzazione successivamente.
A contenere l’upside della valuta britannica rispetto all’euro potrebbero essere infatti i rischi verso il basso sulla crescita, sottolineati anche dalla BoE nel breve, tra il trimestre corrente e il 1° del 2022, ma anche successivamente al venir meno delle misure di sostegno che erano state adottate per fronteggiare la crisi pandemica.
Nel MPR di novembre la BoE prevedeva infatti una ripresa robusta quest’anno e il prossimo, con una crescita rispettivamente a 7% e 5%, ma una frenata a 1,5% e 1,0% nel 2023 e 2024.
In ragione di tale scenario di crescita al di là del breve, che potrebbe giustificare una pausa nel sentiero di rialzi dei tassi nel 2023, abbiamo rivisto leggermente al ribasso il livello atteso della sterlina a 12m-24m a 1,44-1,48 GBP/USD rispettivamente dal precedente 1,46-1,50 GBP/USD.
Sul 2021 la BoE ha già indicato di aver abbassato dello 0,5% rispetto a novembre la stima di crescita del 4° trimestre per via degli effetti negativi di Omicron.
Questo potrebbe provocare un nuovo, seppur temporaneo indebolimento della sterlina nel breve, contenuto tendenzialmente entro il corridoio 1,31-1,30 GBP/USD. Abbiamo pertanto rivisto leggermente al ribasso il livello atteso del cambio a 1m da 1,33 a 1,31 GBP/USD.
Il nuovo profilo atteso della sterlina rispetto al dollaro è dunque 1,31-1,37-1,41-1,44-1,48 GBP/USD a 1m-3m-6m12m-24m, mentre quello contro euro è 0,84-0,82-0,82-0,83-0,83 EUR/GBP sul medesimo orizzonte previsivo.

JPYLo yen si è leggermente rafforzato contro dollaro tra ieri e oggi da 114 a 113 USD/JPY sia a causa del permanere di un certo grado di risk aversion per via di Omicron, sia per la non-ulteriore salita dei rendimenti USA (soprattutto di quelli a lunga) all’indomani del FOMC.
Lo yen dovrebbe tuttavia tornare a indebolirsi nel corso dei prossimi mesi, in direzione di nuovi minimi tra 115 e 118 USD/JPY entro l’orizzonte annuale, per via della divergenza di policy tra BoJ e Fed.
Anche al termine della riunione di questa notte la BoJ ha confermato la necessità di mantenere condizioni di politica monetaria massimamente accomodanti e di non poter procedere come la maggior parte delle altre banche centrali con la rimozione dello stimolo per via della protratta difficoltà a perseguire l’obiettivo di inflazione, che rimane inesorabilmente troppo bassa.
Al di là del breve lo yen dovrebbe deprezzarsi anche contro euro. Ieri è sceso da 128 a 129 EUR/JPY per via della salita post-annuncio BCE dell’EUR/USD, ma poi è rientrato.

 

PREVISIONI:

GERMANIA – Oggi, l’indice IFO è atteso correggere nuovamente in dicembre, a 95,8 da 96,5 precedente.
L’indicatore sulle attese è visto calare marginalmente a 93,9 da 94,2; sarà più ampia, invece, la contrazione dell’indicatore sulla situazione corrente (a 97,8 da 99 di novembre). I

AREA EURO – La stima finale dell’indice di prezzi al consumo di novembre dovrebbe confermare l’aumento dell’inflazione a 4,9% a/a (0,5% m/m) da 4,1% del mese precedente.