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15 Novembre 2019 – nota economica giornaliera

FRANCIA
– La disoccupazione nel terzo trimestre torna a salire, passando da 8,5% a 8,6%, contro attese di un nuovo calo. Sale di un decimo anche il dato per la Francia metropolitana, a 8,3% da 8,2%. La disoccupazione tra i giovani, però, cala di due decimi a 19,1% da 19,3%. I disoccupati complessivi sono aumentati di 10mila unità, attestandosi ora a circa 2,5 milioni. Nonostante l’aumento inatteso, la disoccupazione è ora di 0,5% inferiore al livello del Q3 2018. Il tasso di occupazione cala di tre decimi a 65,2% nel terzo trimestre, due decimi in meno anche rispetto al Q3 2018. Il calo è concentrato sui contratti a tempo indeterminato, mentre in quelli a tempo determinato rimane costante. Nel 2019 prevediamo che la disoccupazione francese cali di mezzo punto all’8,6% dal 9,1% del 2018. Per il 2020 prevediamo un ulteriore calo attorno all’8,4%.
L’inflazione a ottobre è confermata in seconda lettura in rallentamento di un decimo a 0,8% da 0,9% sull’indice nazionale e di due decimi a 0,9% da 1,1% su quello armonizzato. I prezzi al consumo sono rimasti fermi a ottobre dopo essere calati di tre decimi a settembre sull’indice nazionale, mentre sull’indice armonizzato il calo a ottobre è stato di un decimo. In media annua prevediamo una moderata risalita dell’inflazione nella parte finale dell’anno (all’1,1% dall’1,9% del 2018). Per il 2020 ci attendiamo il CPI ancora debole attorno all’1,0-1,1%.

PAESI BASSI – La stima flash del PIL del terzo trimestre stupisce al rialzo, indicando che l’economia ha continuato ad avanzare allo stesso ritmo di 0,4% t/t del secondo trimestre, contro attese di un rallentamento. L’analisi dei dettagli evidenzia che il contributo principale è venuto dall’accumulo di scorte di magazzino, che ha contribuito per 0,3. La domanda interna ha dato un contributo positivo di 0,2, ma inferiore rispetto a quello del secondo trimestre. I consumi privati rallentano a 0,2% t/t da 0,8% t/t mentre gli investimenti produttivi frenano a -0,2% t/t da 0,9% t/t e gli investimenti in macchinari rimangono in crescita di 2,9% t/t da 3,0% t/t. In termini annui il PIL accelera a 1,8% da 1,6%, portando la crescita acquisita a 1,6%. In sintesi, il dato risulta migliore delle attese in termini assoluti ma l’analisi dei dettagli indica un forte accumulo di scorte, mentre consumi e investimenti produttivi stanno dando segni di rallentamento. Per il 2020 prevediamo un ulteriore rallentamento del PIL a 1,2% da 1,7%.

STATI UNITI
– I nuovi sussidi di disoccupazione nella settimana conclusa il 9 novembre aumentano a 225 mila da 211 mila della settimana precedente.
– Il PPI a ottobre aumenta di 0,4% m/m, sulla scia di incremento sostenuto del comparto energia (2,8% m/m), dopo -0,3% m/m a settembre. I prezzi core sono in rialzo di 0,1% m/m, con i beni invariati e i servizi in crescita di 0,3% m/m. Si registra un incremento di 0,8% m/m dei servizi sanitari, che è collegato a modifiche delle tariffe di Medicare e che influenzeranno il deflatore dei consumi di ottobre. Nel complesso, i dati confermano un trend in rallentamento per la dinamica dei prezzi alla produzione e segnalano assenza di pressioni inflazionistiche.

 

COMMENTI:

BCE
In un intervento sulla trasmissione internazionale della politica monetaria, Philip Lane ha mostrato che l’APP è stato più rilevante nell’influenzare il cambio dell’euro rispetto agli interventi sui tassi. L’effetto si esplicherebbe soprattutto attraverso il signalling channel, cioè spostando più avanti le attese del mercato riguardo il momento di un rialzo dei tassi e influendo sul premio per il rischio, oltre che riducendo i differenziali di tasso a breve termine.
Secondo Lane, inoltre, l’allentamento monetario della BCE ha avuto effetti positivi sulla dinamica dei prestiti esteri in euro, accrescendo l’esposizione transfrontaliera delle banche europee.
Un altro effetto sulla bilancia dei pagamenti è stato l’aumento degli investimenti di portafoglio verso l’estero, in particolare in obbligazioni estere, e la riduzione degli investimenti esteri in obbligazioni dell’area euro. Lane non ne ha tratto implicazioni di politica monetaria.

STATI UNITI
Kudlow, consigliere economico di Trump, ha detto che sono stati fatti progressi nelle trattative per la fase 1 dei negoziati USA-Cina e che le parti sono vicine a un accordo.
Secondo Kudlow, Trump è soddisfatto dei risultati raggiunti, ma non è ancora pronto a firmare un’intesa, che dovrebbe includere riduzioni di dazi USA (non è chiaro se solo quelli annunciati o anche quelli già attuati) e acquisti di prodotti agricoli americani da parte della Cina.
– I molti discorsi di esponenti della Fed ieri hanno dato un messaggio coerente con una fase di pausa nel sentiero dei tassi, in un contesto sempre caratterizzato da rischi verso il basso.
Powell ha dato ancora una volta un quadro positivo della congiuntura e dello scenario economico, sostenuto anche dai tagli dei tassi attuati nei mesi scorsi, ma ha sottolineato che ci sono freni alla crescita, fra cui la domanda globale e la politica commerciale. Powell ha ricordato che sul fronte del commercio internazionale, le difficoltà per le decisioni di investimento delle imprese non dipendono solo dalle misure restrittive ma soprattutto dall’incertezza. Powell ha affermato che la Fed agirà in modo appropriato in caso di rivalutazione dello scenario.
Clarida (Vicepresidente Fed) ha detto che l’economia è vicina alla piena occupazione e che al momento altri tagli dei tassi non sono probabili, sempre che le nuove informazioni siano in linea con l’attuale scenario positivo.
Secondo Williams (NY Fed) l’economia e la politica monetaria sono “ben posizionate”, con uno scenario di crescita moderata. Williams ha ribadito che il motto della Fed resta comunque “dipendenza dai dati”, con l’implicazione di possibili aggiustamenti di politica monetaria in caso di cambiamento delle condizioni.
Anche Bullard (St Louis Fed), sempre all’estremo delle colombe, ha detto che, dopo tre rialzi dei tassi, ora è opportuna una pausa in modo da valutare la reazione dell’economia al nuovo stimolo. Secondo Bullard, gli interventi attuati finora sono stati preventivi e forniscono un’assicurazione contro un rallentamento significativo della crescita.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ha corretto ieri tornando sui minimi d’inizio settimana indebolito da indicazioni di stallo sul fronte delle trattative USA-Cina. Questa notte però Kudlow, consigliere economico della Casa Bianca, ha detto che si stanno facendo progressi e che le parti sarebbero vicine a un accordo. I dati sono stati positivi con i prezzi alla produzione saliti più delle attese, così come favorevoli sono risultate complessivamente le valutazioni espresse da vari esponenti Fed sullo stato di salute dell’economia USA e l’adeguatezza della risposta di policy agli sviluppi degli ultimi mesi. Oggi escono l’indice Empire e le vendite al dettaglio: per entrambi le attese sono positive.
A meno quindi di delusioni dai dati o di sviluppi negativi sul fronte USA-Cina, il dollaro potrebbe recuperare almeno parte del calo di ieri.

EUR – Simmetricamente l’euro si è invece parzialmente ripreso, grazie anche alla sorpresa positiva dal dato di Pil tedesco, che ha mostrato un +0,1% t/t nel 3° trimestre contro attese per un -0,1%.
La stima finale del Pil dell’area è però rimasta invariata a 0,2%. Le oscillazioni del cambio rimangono comunque contenute in range stretti (ieri tra 1,0987 e 1,1027 EUR/USD) a indicare che ancora non emergono spunti rialzisti in senso proprio. Oggi esce la stima finale dell’inflazione dell’area, attesa confermare la – bassa – lettura preliminare. A meno quindi di sviluppi negativi negli USA, il rafforzamento dell’euro non dovrebbe estendersi ulteriormente.

JPY – Anche lo yen si è rafforzato ieri, sia contro dollaro, dove è rimasto comunque in area 108 USD/JPY, sia contro euro, dove si è mantenuto in area 119 EUR/JPY, favorito dal deterioramento di sentiment in relazione agli sviluppi sul fronte USA-Cina, ma ha già invertito rotta questa notte dopo le dichiarazioni di Kudlow. A meno di novità negative al riguardo o di delusioni dai dati USA, dovrebbe tendenzialmente mantenersi sulla difensiva.

GBP – La sterlina si è leggermente rafforzata sia contro dollaro, mantenendosi comunque in area 1,28 GBP/USD, sia contro euro, anche in questo caso restando in area 0,85 EUR/GBP.
Il consolidarsi di un sentiment cautamente positivo in merito all’esito delle elezioni (conservatori in testa nei sondaggi), che sarà determinante per le sorti di Brexit, agisce da supporto per la valuta britannica. La sterlina ha risentito infatti solo marginalmente dei dati sulle vendite al dettaglio che hanno deluso mostrando una contrazione contro attese di aumento. A meno di novità positive sul fronte pre-elettorale, la sterlina dovrebbe tendenzialmente stabilizzarsi.

 

PREVISIONI:

ITALIA – La seconda lettura dei dati sui prezzi al consumo di ottobre dovrebbe confermare che l’inflazione è rimasta a 0,2% sul NIC e 0,3% sull’indice armonizzato, sui minimi da quasi 3 anni, e su livelli ben inferiori alla media Eurozona. Anche l’inflazione di fondo dovrebbe essere confermata, a 0,8% (in salita da 0,6% del mese precedente). L’indice FOI al netto dei tabacchi dovrebbe rimanere invariato a 0,1%. Nelle nostre stime, l’inflazione rimarrà invariata a novembre, prima di salire marginalmente nell’ultimo mese dell’anno.

STATI UNITI
– L’indice Empire della NY Fed a novembre è previsto in moderato rialzo a 6 da 4 di ottobre. Le informazioni dal manifatturiero sono state marginalmente migliori a livello regionale che a livello nazionale, ma hanno comunque segnalato stagnazione da giugno in poi, con indicazioni deboli per ordini e attività, e il quadro dovrebbe essere poco variato a novembre. A livello nazionale si potrebbe registrare un miglioramento collegato alla fine dello sciopero GM, con un rimbalzo di attività mirato anche a ricostituire le scorte.
– I prezzi all’import a ottobre sono attesi in calo di -0,2% m/m, dopo +0,2% m/m di settembre.
– Le vendite al dettaglio a ottobre dovrebbero essere in aumento di 0,1% m/m dopo -0,3% m/m di settembre. La relativa debolezza delle vendite di ottobre dovrebbe in parte essere dovuta al comparto auto, frenato dalla scarsità di scorte derivante dallo sciopero GM. Al netto delle auto, le vendite sono previste in rialzo di 0,4% m/m, dopo -0,1% m/m del mese precedente, anche sulla scia di un rialzo del prezzo della benzina. La dinamica solida del reddito disponibile e dell’occupazione darà ancora sostegno alla crescita dei consumi nei prossimi trimestri.
– La produzione industriale a ottobre dovrebbe correggere di -0,5% m/m, sulla scia del calo del manifatturiero dovuto allo sciopero GM. Nel manifatturiero la correzione dovrebbe essere di -0,8% m/m, causata dallo sciopero di GM durato 6 settimane da metà settembre a fine ottobre. Anche al netto delle auto, il manifatturiero dovrebbe registrare una contrazione dell’output e confermare la recessione del settore, nonostante la stabilizzazione dell’ISM di ottobre.