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15 Dicembre 2021 – nota economica giornaliera

AREA EURO – La produzione industriale è cresciuta di +1,1% m/m (3,3% a/a) ad ottobre.
Il dato lascia l’output in rotta per un’espansione di +0,4% t/t nel 4° trimestre dopo la contrazione registrata nel trimestre precedente

STATI UNITI – Il PPI di novembre ha sorpreso verso l’alto, con una variazione di 0,8% m/m (9,6% a/a, massimo dal 2010).
I prezzi dei beni sono in aumento di 1,2% m/m, con incrementi diffusi a tutti i settori, e quelli dei servizi crescono di 0,7% m/m.
L’indice al netto di energia, alimentari e commercio al dettaglio è in rialzo di 0,7% m/m (6,9% a/a, massimo da quando esiste la serie), mentre l’indice core aumenta di 7,7% a/a.
I dati segnalano che il CPI ha ancora strada da fare verso l’alto e che i rialzi dei prezzi si stanno diffondendo.

CINA – I dati di novembre hanno evidenziato un recupero dell’attività industriale in linea con la normalizzazione della fornitura di energia elettrica, ma un rallentamento di servizi e vendite al dettaglio, la cui dinamica è stata limitata dalle misure di contenimento dei contagi in novembre e continuerà ad esserlo anche in dicembre, visti i nuovi aumenti di casi nella Mongolia Interna e nello Zhejiang.
La contrazione degli investimenti fissi è proseguita in linea con la debolezza del mercato immobiliare.
Gli investimenti fissi nominali sono saliti del 5,2% cum. a/a nei primi 11 mesi dell’anno, meno del consenso (Bloomberg +5,4% a/a), registrando un implicito calo tendenziale del 2,2% a/a in novembre, stabile rispetto ad ottobre.
Gli investimenti delle imprese statali sono ulteriormente calati (stima -6,1% a/a in novembre da – 1,9% a/a in ottobre), così come quelli delle infrastrutture (-3,6% a/a in novembre da -2,5% a/a in ottobre) e del settore immobiliare (-4,6% a/a in novembre), questi ultimi ad un ritmo meno marcato rispetto ad ottobre (-5,5% a/a).
Al contrario, gli investimenti del settore privato hanno registrato un’accelerazione a 1,1% a/a dopo il calo dello 0,7% a/a in ottobre.
La debolezza del mercato immobiliare è confermata da un’ulteriore diminuzione tendenziale dei nuovi cantieri e della superficie venduta nonché dal terzo mese consecutivo di variazione congiunturale negativa dei prezzi degli immobili di nuova costruzione (-0.33% m/m) mentre la situazione è migliorata nel mercato secondario.
La dinamica della produzione industriale è accelerata da 3,5% a/a in ottobre a 3,8% a/a in novembre grazie al recupero della produzione dell’industria privata e con un aumento dello 0,37% m/m, in linea con il mese precedente (0,39% m/m).
Al contrario sono decelerate sia la produzione dei servizi (da 3,8% a/a in ottobre a 3,1% a/a in novembre) sia le vendite al dettaglio (da 4,9% a/a in ottobre a 3,9% a/a in novembre; consenso Bloomberg 4,7% a/a), limitate dalle misure di contenimento dei contagi che sembrano aver avuto un effetto negativo anche sul mercato del lavoro.
Le vendite al dettaglio sono decelerate anche in termini congiunturali da 0,4% m/m in ottobre a 0,22% a/a in novembre e tasso di disoccupazione è salito da 4,9% a/a a 5,0%.

 

COMMENTI:

ITALIA – Il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legge che prevede la proroga dello stato di emergenza nazionale e delle misure per il contenimento dell’epidemia da COVID-19 fino al 31 marzo 2022; il Ministro della Salute ha firmato un’ordinanza che prevede l’obbligo del test negativo per tutti gli arrivi dai Paesi UE.

PAESEI BASSI – Quest’oggi, inoltre, il Primo Ministro olandese Mark Rutte dovrebbe chiarire alla stampa maggiori dettagli in merito all’accordo per la formazione del nuovo esecutivo.
La coalizione di governo dovrebbe comprendere i quattro partiti che avevano già fatto parte della maggioranza dal 2017 al 2021: il Partito popolare per la libertà e la democrazia (VVD) dell’attuale premier, il CDA (cristiano-democratici), il D66 (social-liberali) e il CU (Unione cristiana).

STATI UNITI
– La riunione del FOMC dovrebbe imprimere un’accelerazione alla marcia verso la normalizzazione della politica monetaria e segnalare che l’aumento dei rischi sull’inflazione e sul mercato del lavoro richiederanno probabilmente un anticipo della svolta dei tassi.
Il Comitato dovrebbe annunciare un raddoppio del ritmo del tapering per dicembre e gennaio (a 30 mld al mese) e segnalare il probabile anticipo della svolta dei tassi attraverso uno spostamento verso l’alto del grafico a punti, con la mediana in linea con 2 rialzi nel 2022.
Il Comitato dovrebbe anche discutere i tempi di una futura riduzione del livello del bilancio da attuare probabilmente dopo l’inizio dei rialzi dei tassi.
La nostra previsione è di due rialzi dei Fed funds nel 2022, 3 rialzi nel 2023 e un punto di arrivo dei tassi fra 1,75% e 2% nel 2024.
I rischi sono solidamente orientati verso l’alto per tassi e inflazione nel 2022, che potrebbe vedere 3 rialzi in caso di inflazione ostinatamente elevata.
Su un orizzonte più lungo, per il 2023-24, il rischio principale, a nostro avviso, è collegato a possibili errori nella rimozione dello stimolo monetario, che portino a un eccessivo rallentamento della crescita.
– Sul fronte politico, il Senato ha approvato, con un voto lungo linee di partito (50-49), un rialzo del limite del debito di 2,5 tln di dollari, che verrà inviato alla Camera e poi alla firma del presidente.
In questo modo, il problema del limite del debito non dovrebbe riproporsi fino a inizio 2023, dopo le elezioni midterm del prossimo autunno.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro si è rafforzato ulteriormente ieri favorito anche dai dati sui prezzi alla produzione che hanno mostrato incrementi superiori alle già elevate attese, agevolando una salita dei rendimenti USA e delle aspettative sui tassi.
Il FOMC di questa sera sarà molto importante.
La Fed dovrebbe annunciare un’accelerazione del tapering (probabile raddoppio a 30 mld al mese per dicembre e gennaio) e anticipare l’avvio atteso del ciclo di rialzi dei tassi dal 2023 al 2022 (probabilmente con due rialzi l’anno prossimo).
Il dollaro dovrebbe trarre beneficio dall’esito del FOMC, ma la reazione potrebbe essere contenuta perché il mercato già sconta tra i due e i tre rialzi dei tassi l’anno prossimo.
Sarà pertanto importante verificare il messaggio complessivo che la Fed vorrà trasmettere.
Se terrà le porte aperte a più di due rialzi nel 2022 in caso di maggiori rischi inflazionistici, mantenendo un profilo di rialzi robusto anche nel biennio successivo (a settembre aveva tre rialzi nel 2023 e tre nel 2024) l’effetto sul dollaro dovrebbe essere più positivo.
Nel pomeriggio intanto usciranno l’indice Empire e le vendite al dettaglio: le attese sono positive anche se su livelli inferiori rispetto a quelli molto elevati del mese precedente.
La reazione del dollaro ai dati tuttavia potrebbe essere modesta data l’attesa prevalente per il FOMC.

EUR – L’euro è sceso marginalmente ieri da 1,13 a 1,12 EUR/USD mantenendosi comunque in range: il calo sui dati USA ha prevalso sulla salita del mattino favorita dal rimbalzo della produzione industriale dell’area.
L’esito del FOMC sarà molto importante per l’euro, che potrà indebolirsi (verso 1,11-1,10 EUR/USD) se il messaggio della Fed sarà sufficientemente hawkish da favorire un generalizzato rafforzamento del dollaro.
Tuttavia, questa volta altrettanto importante, o quasi, sarà la riunione BCE di domani, perché se l’approccio prudenziale della BCE dovesse portare ad un ulteriore ampliamento della distanza rispetto alla Fed, l’impatto sull’euro sarebbe più negativo.

GBPLa sterlina invece è risalita sia ieri sia oggi, sia contro dollaro da 1,31 a 1,32 GBP/USD sia contro euro da 0,85 a 0,84 EUR/GBP grazie ai dati domestici, sul mercato del lavoro ieri (molto positivi) e sull’inflazione oggi (che ha mostrato un aumento superiore alle già elevate attese da 4,2% a 5,1% contro previsioni di consenso a 4,7%).
Se il FOMC non deluderà, anche la sterlina dovrebbe flettere rispetto al dollaro, ma meno dell’euro per via della prospettive che se anche la BoE non alzerà i tassi domani lo farà tuttavia alla riunione successiva di febbraio.
Il deterioramento del quadro pandemico, soprattutto nel Regno Unito, offre un motivo plausibile per non alzare i tassi domani, ma l’ulteriore salita dell’inflazione emersa dai dati odierni non consente di escludere del tutto una mossa anticipata o comunque il formarsi di una spaccatura all’interno della BoE anche a livello di votazione finale.
Sta inoltre aumentando l’incertezza politica a livello domestico, per la crescente opposizione interna che Johnson sta incontrando in seguito all’adozione delle nuove restrizioni anti-Covid per contenere il dilagare di Omicron.

JPYAnche lo yen si è indebolito ieri sulla generalizzata forza del dollaro, ma in misura marginale, restando in area 113 USD/JPY, per via della risk aversion collegata ad Omicron.
Contro euro infatti lo yen si è rafforzato ieri da 128,56 a 127,98 EUR/JPY.
Se il FOMC non deluderà, lo yen dovrebbe avviarsi verso un indebolimento più ampio (entro 114-115 USD/JPY), soprattutto contro dollaro, dato che contro euro il calo verrebbe limitato dal contestuale calo atteso dell’EUR/USD.
Tuttavia vi è il rischio che, almeno nel brevissimo termine, il permanere di un certo grado di avversione al rischio e la possibilità che la reazione rialzista dei redimenti a lunga USA sia limitata possano continuare a supportare la valuta nipponica contenendone il downside.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – Sono in uscita le seconde letture degli indici dei prezzi al consumo in Italia, Francia e Spagna, che dovrebbero confermare l’accelerazione dell’inflazione a novembre (a 4%, 3,4% e 5,6% a/a, rispettivamente).

STATI UNITI
 – Fra i dati in uscita oggi, l’indice Empire di dicembre dovrebbe confermare l’espansione dell’attività nel manifatturiero e sarà importante vedere se ci sarà qualche segnale di stabilizzazione delle pressioni inflazionistiche.
– Le vendite al dettaglio di ottobre dovrebbero aumentare a un ritmo solido e dare supporto alla previsione di una significativa riaccelerazione dei consumi nel 4° trimestre.