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14 Settembre 2023 – nota economica giornaliera

AREA EURO – Ieri la produzione industriale è calata di -1,1% m/m (-2,2% a/a) a luglio mentre il progresso del mese precedente è stato rivisto al ribasso di un decimo a 0,4% m/m.
Anche al netto del volatile dato irlandese l’output sarebbe in diminuzione di -0,4% m/m, alla seconda flessione consecutiva da un precedente -0,8%.
Il dato lascia la produzione in rotta per una contrazione nel 3° trimestre, secondo le nostre stime l’industria in senso stretto potrebbe sottrarre circa un decimo alla crescita del valore aggiunto.

STATI UNITI – Ieri i dati sul CPI di agosto sono risultati circa in linea con le attese.
L’indice headline ha mostrato una accelerazione a 0,6% da 0,2% m/m, e a 3,7% da 3,2% a/a, principalmente a causa dell’energia (+5,6% m/m, con la benzina in crescita di ben +10,6% m/m).
Il CPI core ha registrato una variazione mensile di 0,3% m/m, marginalmente superiore al previsto, in aumento rispetto allo 0,2% di giugno e luglio ma ancora al di sotto dello 0,4% medio dei primi 5 mesi dell’anno; l’indice ha rallentato su base annua a 4,3% da 4,7% precedente (in linea con le attese).
I prezzi dei beni, al netto di alimentari ed energia, sono rimasti in calo su base congiunturale (-0,1% da -0,3% m/m di luglio) e sostanzialmente stagnanti su base tendenziale (0,2% a/a).
I servizi al netto dell’energia hanno mostrato rincari di 0,4% m/m, circa in linea con la media dei 6 mesi precedenti, attestandosi a 5,9% su base annua.
I servizi abitativi sono in rialzo di 0,3% m/m (7,3% a/a), da 0,4% m/m precedente, in netto rallentamento rispetto alla primavera: pensiamo che questo trend possa continuare e anzi intensificarsi nei prossimi mesi in relazione al raffreddamento dei prezzi immobiliari.

 

COMMENTI:     

BCE – L’evento di oggi è la riunione di politica monetaria della BCE.
L’esito è molto incerto.
Il consenso degli analisti è propenso a prevedere tassi invariati, ma è diviso.
Il mercato OIS dava per improbabile un rialzo fino a pochi giorni fa, ma poi è stato influenzato da una serie di dichiarazioni tutte concentrate nel giorno precedente al “periodo di silenzio” previsto dalle regole interne del Consiglio direttivo (pratica formalmente corretta, ma censurabile nella sostanza), e poi (ancor più) da una presunta fuga di notizie riportata da Reuters sul fatto che le previsioni di inflazione dello staff nel 2024 saranno riviste al rialzo sopra il 3%, anche se le proiezioni di crescita saranno tagliate.
A seguito di questi eventi, che peraltro hanno dei precedenti nella storia della BCE, ora la probabilità di un rialzo dei tassi implicita negli OIS è salita al 63%.
A nostro avviso, sarebbe ragionevole che i tassi rimanessero invariati, alla luce del peggioramento dei dati sull’attività economica, che dipingono un quadro di economia ormai stagnante, del miglioramento dei dati sull’inflazione e della certezza (derivante anche dalle analisi della BCE) che la stretta monetaria già attuata avrà ulteriori effetti nei prossimi mesi.
In tal caso, tuttavia, la BCE manterrà un atteggiamento restrittivo, pronta ad alzare nuovamente i tassi in caso di segnali di ripresa della crescita.
Ciò è naturale alla luce del persistere delle aspettative di inflazione a lungo termine su livelli superiori all’obiettivo della BCE e del rischio ancora troppo elevato di mancare l’obiettivo di inflazione anche nel 2025.
Per contro, non ci aspettiamo che in questa occasione la BCE anticipi una riduzione del reinvestimento del PEPP, possibilità che tuttavia potrebbe concretizzarsi nei prossimi mesi.

STATI UNITI – I dati sul CPI di agosto non dovrebbero impedire una probabile pausa nel ciclo restrittivo della Fed nella riunione di mercoledì prossimo, in cui però dovrebbe essere mantenuto un orientamento restrittivo: ancora non si può escludere del tutto che il FOMC decida un ulteriore rialzo dei tassi (verosimilmente, l’ultimo) in una delle successive due riunioni (1° novembre e 13 dicembre).
La decisione dipenderà interamente dai dati.
Se, come nel nostro scenario centrale, continuerà il processo di rientro dell’inflazione (come suggerito tra l’altro dall’Inflation Nowcasting della Cleveland Fed), e, soprattutto, se il rallentamento in corso delle assunzioni si rifletterà, complice un trend di recupero della partecipazione, in un più sostanzioso aumento del tasso di disoccupazione, allora la Fed potrebbe decidere che il lavoro è concluso.
In ogni caso, visto che al contempo sono aumentate le probabilità che l’economia eviti una recessione (ma si prospettano due trimestri di crescita del PIL vicina allo zero a cavallo d’anno), riteniamo che un primo taglio dei tassi si avrà più tardi di quanto atteso in precedenza ovvero non prima del 2° trimestre 2024 (verosimilmente, a giugno).

 

MERCATI VALUTARI:

USDIeri il dollaro sui dati di inflazione inizialmente è salito per via dell’aumento della componente “headline” dovuto però al rincaro dei prezzi energetici, ma poi è arretrato perché la “core” ha mostrato come da attese un calo, che probabilmente porterà la Fed a lasciare i tassi fermi la prossima settimana.
Dai dati di oggi (sussidi di disoccupazione e vendite al dettaglio) si attendono segnali di debolezza che, se confermati, dovrebbero mantenere sulla difensiva il biglietto verde.

EUR – L’euro è leggermente arretrato ieri mantenendosi comunque in un range stretto in area 1,07 EUR/USD in attesa della riunione BCE di oggi.
Le previsioni sono per tassi invariati in questa occasione ma l’esito è divenuto più incerto dopo una presunta fuga di notizie riportata da Reuters secondo cui la BCE vorrebbe rivedere verso l’alto le previsioni di inflazione, il che favorirebbe un rialzo dei tassi, ma al ribasso quelle di crescita.
Un eventuale rialzo dei tassi già oggi o indicazioni più forti a favore di un rialzo prima di fine anno sosterrebbero l’euro, ma la reazione rialzista potrebbe essere contenuta (prima resistenza chiave a 1,0800 EUR/USD) per l’indebolimento dello scenario di crescita.

GBPDopo essere scesa ieri contro dollaro da 1,25 a 1,24 GBP/USD sui dati domestici più deboli delle attese, la sterlina apre circa stabile senza spunti oggi, ma può leggermente recuperare se dai dati USA non giungono sorprese verso l’alto.
Chiarificatrice sarà la riunione BoE di giovedì prossimo: lo spazio per un altro rialzo dei tassi se non questo mese comunque a novembre rimane.
L’upside contro euro potrebbe invece essere eroso se la BCE dovesse alzare i tassi oggi o aprire in modo significativo a un rialzo prima di fine anno.

JPYLo yen fatica a trovare una direzione contro dollaro mantenendosi in area 147 USD/JPY, comunque in zona di debolezza in assenza di novità sul fronte BoJ (modifiche in direzione meno espansiva).
Nuove indicazioni potrebbero arrivare alla riunione BoJ della prossima settimana.
Oggi intanto lo yen potrebbe recuperare leggermente a meno di sorprese verso l’alto dai dati USA.
Stabile senza spunti anche lo yen contro euro tra 157 e 158 EUR/JPY.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI
 – Oggi le vendite al dettaglio di agosto dovrebbero calare di -0,1% m/m dopo lo 0,7% di luglio, sulla scia della flessione del comparto auto.
I volumi presso i concessionari sono scesi del -4,4% m/m, dopo la sostanziale stagnazione del mese precedente.
Al netto delle auto le vendite sono attese in rialzo moderato, con una variazione di 0,2% m/m da 1% precedente.
Tuttavia, le vendite settimanali hanno segnato un aumento di 3,2% m/m ad agosto e sono in crescita anche a inizio settembre, segnalando rischi al rialzo sulla nostra stima.
– Il PPI di agosto è atteso in crescita di 0,4% m/m, in accelerazione dopo lo 0,3% di luglio, per via del contributo positivo nel mese della componente energia.
L’indice core dovrebbe registrare una variazione di 0,2% m/m, in discesa di un decimo rispetto al mese precedente.