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14 Novembre 2019 – nota economica giornaliera

AREA EURO – La produzione industriale è aumentata di 0,1% m/m in settembre (-1,7% a/a) dopo il +0,4% m/m di agosto. Il dato è stato molto superiore alle attese, che erano orientate su una variazione negativa a causa dei cali osservati in Germania, Italia e Spagna.
L’inusuale scarto fra previsioni basate sugli indici nazionali e dato aggregato potrebbe essere legato al trattamento della stagionalità. Malgrado la ripresa di agosto e settembre, la produzione industriale chiude il terzo trimestre con una flessione di -0,9% t/t, peggiore rispetto al -0,6% del secondo trimestre, il che prefigura un modesto contributo negativo alla crescita del PIL.

GERMANIA
– La stima flash del PIL per il terzo trimestre sorprende verso l’alto, con una variazione di 0,1% t/t (consenso: -0,1% t/t), evitando la recessione tecnica. Il dato precedente è però rivisto verso il basso, a -0,2% t/t, da -0,1% t/t. La variazione annua, corretta per i giorni lavorativi, è di 0,5% a/a.
Secondo le informazioni dell’ufficio statistico, nel trimestre estivo i consumi, la spesa pubblica e gli investimenti in costruzioni sono stati in rialzo, mentre gli investimenti in macchinari hanno segnato una correzione.
Dal lato del canale estero, si registra espansione delle esportazioni a fronte di stagnazione dell’import. Il ritorno a una modesta crescita nel 3° trimestre e i segnali che i principali indici anticipatori potrebbero aver superato il punto di minimo danno indicazioni modestamente positive per l’evoluzione della congiuntura tedesca.
I rischi di breve periodo sul commercio mondiale sono in via di contenimento. Inoltre, il settore automobilistico – il principale responsabile del recente indebolimento dell’economia tedesca – ha dato segnali di stabilizzazione. Ciò può aprire la strada ad una lenta ripresa nei prossimi mesi, probabilmente dall’inizio del 2020.
– La stima finale dell’inflazione di ottobre ha confermato la stima flash. L’inflazione misurata con l’IPCA è rimasta invariata a 0,9% a/a, mentre la variazione del CPI è scesa di un decimo all’1,1% a/a. L’inflazione è stata frenata principalmente dai prezzi dell’energia, che sono diminuiti del 2,1% a/a nel mese di ottobre, contribuendo a ridurre l’inflazione complessiva di tre decimi di punto percentuale. I prezzi dei servizi, in rialzo di 1,7% a/a, invece hanno spinto verso l’alto l’inflazione complessiva a ottobre. A novembre, l’inflazione dovrebbe risalire per via di effetti statistici.

STATI UNITI – Il CPI a ottobre aumenta più del previsto, con una variazione di 0,4% m/m (consenso: 0,3% m/m), spinta da una variazione nel comparto energia di 2,7% m/m (benzina: 3,7% m/m, -7,3% a/a). L’indice core aumenta come atteso di 0,2% m/m (0,157% m/m, 2,3% a/a). I prezzi dei beni core correggono di -0,1% m/m (+0,3% a/a), con contributi misti dalle principali voci. Il comparto auto registra un incremento di 1, 3% m/m per le auto usate, e una correzione di -0,2% m/m per quelle nuove; l’abbigliamento segna il secondo calo consecutivo, con una flessione di – 1,8% m/m (-2,3% a/a); i prezzi dei farmaci sono in rialzo di 1,3% m/m. I servizi ex-energia vedono un aumento di 0,2% m/m, dopo quattro variazioni consecutive di 0,3% m/m. L’abitazione rallenta con un +0,1% m/m, al di sotto della media mensile di 0,3% m/m, sulla scia di un indebolimento degli affitti (+0,1% m/m) e di un’ampia correzione delle tariffe alberghiere, tipicamente volatili. I servizi sanitari sono in netto rialzo, +0,9% m/m, per via del comparto delle tariffe ospedaliere e del persistente ampio rialzo dei premi delle assicurazioni sanitarie. I prezzi dei servizi di trasporto registrano correzioni collegate al calo dei prezzi energetici. I dati sono in linea con variazioni del deflatore dei prezzi core ancora al di sotto dell’obiettivo della Fed (1,6% a/a) nei prossimi mesi, ma in graduale rialzo a inizio 2020.

GIAPPONE – Il PIL nel 3° trimestre aumenta di 0,1% t/t, al di sotto delle aspettative di consenso (0,2% t/t), frenato dal canale estero, mentre il dato precedente è rivisto verso l’alto, con una variazione di 0,4% t/t dalla stima preliminare di 0,3% t/t.
Nel 3° trimestre, la domanda domestica è in rialzo di 0,2% t/t, spinta anche dalla spesa anticipata per via dell’imminente (1° ottobre) aumento dell’imposta sui consumi. Tutte le componenti della domanda domestica sono positive: consumi, 0,4% t/t, dopo 0,6% t/t in primavera; investimenti residenziali, +1,4% t/t; investimenti non residenziali privati, +0,9% t/t; spesa pubblica, +0,6% t/t.
Le esportazioni nette risentono della debolezza della domanda cinese, con un calo dell’export di -0,7% t/t, e danno un contributo alla crescita di -0,1 pp.
La dinamica dei consumi è inferiore alle attese e, con una previsione di contrazione nel 4° trimestre potenzialmente inferiore a -1,5% t/t, fa prevedere un significativo calo del PIL nei mesi finali dell’anno.
Il governo sembra stia predisponendo misure espansive da attuare in tempi brevi, oltre a quelle già attuate prima del rialzo dell’imposta sui consumi.

CINA
– La dinamica degli investimenti fissi nominali è rallentata da 5,4% a/a in settembre a 5,2% a/a in ottobre. La lieve riaccelerazione degli investimenti delle imprese statali non è riuscita a compensare la decelerazione degli investimenti delle imprese private.
A livello settoriale emerge ancora un calo degli investimenti nel settore agricolo, una dinamica fiacca degli investimenti nel settore manifatturiero (+2,6% cum. a/a) e un ulteriore rallentamento degli investimenti nel settore dei servizi. Gli investimenti nel settore immobiliare continuano a registrare una dinamica ancora elevata anche se in lieve rallentamento (10,3% cum. a/a da 10,5% cum. a/a). In decelerazione sono stati anche gli investimenti nelle infrastrutture.
– La produzione industriale è nettamente rallentata in ottobre, registrando un aumento del 4,7% a/a rispetto al 5,8% a/a in settembre, al di sotto delle attese (Consenso Bloomberg 5,4% a/a), trascinata al ribasso dalla decelerazione della produzione delle industrie private a fronte di una stabilità della produzione delle imprese statali.
La produzione cumulata dei primi 10 mesi dell’anno è rimasta invariata a 5,6% cum. a/a.
– Anche la dinamica delle vendite al dettaglio è rallentata, sia in termini nominali, (7,2% a/a dal 7,8% a/a messo a segno in settembre), sia in termini reali (4,9% a/a). Le vendite continuano ad essere spinte al ribasso dal calo delle vendite di auto, la cui dinamica mensile ha mostrato comunque segnali di miglioramento dai minimi di luglio, e da comparti quali l’elettronica e i materiali da decorazione.
Nel complesso i dati segnalano un rallentamento dell’attività delle imprese e dei consumi all’inizio del 4° trimestre, che un ulteriore decelerazione del credito e del mercato immobiliare potrebbe far proseguire. Tuttavia la fiducia dei consumatori ancora elevata e sui massimi della serie, il miglioramento dell’indice PMI Markit di ottobre e delle importazioni di materie continuano a dipingere un quadro economico meno debole.

 

COMMENTI:

STATI UNITI
– I negoziati USA-Cina sembrano essere bloccati da nuovi elementi di disaccordo, dopo l’esplicita frizione riguardo alla possibilità di eliminare alcuni dei rialzi dei dazi già attuati.
Secondo fonti di stampa, la Cina non sarebbe disposta a vincolarsi a specifici impegni di acquisto di prodotti agricoli per circa 50 mld di dollari, come invece indicato esplicitamente da Trump e da fonti USA, con l’obiettivo di mantenere flessibilità e di poter usare tali acquisti come strumento di ritorsione in caso di nuovo aumento delle tensioni fra le parti.
Un altro tema controverso rimane il controllo dei trasferimenti forzati di tecnologia dalle imprese estere che operano in Cina. Un accordo per la fase 1 sembrava molto probabile entro fine anno, ma la volontà di entrambe le parti di mantenere potere negoziale per le trattative successive sta frenando una conclusione rapida.
– Il testo dell’audizione di Powell al Joint Economic Committee del Congresso non riserva sorprese rispetto alle aspettative. Powell conferma una valutazione positiva dello scenario economico, con una crescita vicina al potenziale, frenata temporaneamente nel 3° trimestre dagli effetti dello sciopero GM, ma anche da fenomeni più duraturi (domanda estera e dazi).
Powell sottolinea che la debolezza del manifatturiero è più che contrastata dalla solidità dei consumi e dalla ripresa degli investimenti residenziali. Powell sottolinea comunque che, in questo quadro generalmente positivo (grazie anche ai tagli dei tassi attuati come assicurazione), restano rischi notevoliper la crescita, mentre l’inflazione e le aspettative sono sempre contenute.
Riguardo alla politica monetaria, si ripetono le parole del comunicato dell’ultima riunione, e si afferma che “la stance attuale della politica monetaria probabilmente resterà appropriata fino a quando le informazioni in arrivo sull’economia saranno generalmente coerenti con il nostro scenario”. In sostanza si ribadisce che, in assenza di un deterioramento dello scenario, i tassi saranno stabili.
Powell aggiunge però che, in caso di informazioni che determinino una “significativa rivalutazione” dello scenario, la Fed risponderebbe di conseguenza, dato la politica monetaria non è su una “rotta predeterminata”.
Powell rileva che nell’attuale contesto di tassi bassi ci sono limiti alla capacità della politica monetaria di supportare l’economia. Per questo sarebbe opportuno avere una politica fiscale in grado di intervenire in modo contro-ciclico in caso di rallentamento economico. Al momento però ci sono anche limiti all’azione fiscale, per via del sentiero crescente del debito e del deficit federale.
Powell auspica un consolidamento dei conti federali che liberi spazio fiscale.
Nel complesso, l’intervento di Powell conferma lo scenario di pausa sui tassi, soggetto al proseguimento di un quadro di crescita intorno al potenziale, con un mercato del lavoro solido, e mantiene un easing bias. La banca centrale riconosce che i rischi sono verso il basso e lascia prevedere azioni preventive in caso di deterioramento dello scenario, visti i limiti della politica monetaria quando i tassi sono vicini allo zero.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ha consolidato muovendosi nella parte medio/alta del range del giorno precedente, ma ha chiuso pressoché stabile, indebolito da nuove incertezze sul fronte USA-Cina.
I dati USA sono stati favorevoli, con l’inflazione che è leggermente salita contro attese di stabilizzazione, anche se la “core”, prevista stabile, è invece scesa leggermente. Dalla Fed Powell ha confermato il buono stato di salute dell’economia domestica, a giustificazione della pausa sui tassi. Sul fronte USA-Cina la stampa riporta che le trattative hanno subìto una battuta d’arresto per alcuni imprevisti circa le importazioni di prodotti agricoli, che avrebbero provocato il disappunto della Cina. In assenza di schiarite in merito il biglietto verde oggi potrebbe trovarsi sulla difensiva. Tra i dati, escono i prezzi alla produzione, attesi in risalita, mentre dalla Fed si attendono altri discorsi.

EUR – L’euro è sceso ulteriormente, anche se di poco, da un massimo di 1,1020 EUR/USD – toccato sui dati di produzione dell’area che hanno sorpreso verso l’alto mostrando un recupero contro attese di calo – a un minimo di 1,0992 EUR/USD.
La dinamica del cambio, che sta beneficiando solo marginalmente della sorpresa positiva dal dato di Pil tedesco, conferma la sostanziale assenza di spunti di forza propria. Oggi esce la seconda stima del Pil area euro del 3° trimestre, da cui si attende una conferma del +0,2% t/t della prima lettura. A meno di sorprese positive dal dato l’euro dovrebbe quindi tendenzialmente stabilizzarsi.

GBP – La sterlina si è stabilizzata sia contro dollaro in area 1,28 GBP/USD sia contro euro in area 0,85 EUR/GBP. I sondaggi elettorali confermano il vantaggio dei Conservatori sui Laburisti.
L’ultimo, di ComRes, condotto dopo la mossa del Brexit Party a favore dei Tories, registra un aumento del margine di vantaggio dei Tories dall’8% al 10%, e vede salire le preferenze per i Conservatori dal 37% al 40% rispetto alla rilevazione precedente. Sul fronte dati l’inflazione è scesa da 1,7% a 1,5%, più delle attese che la davano a 1,6%, ma al momento questo passa in secondo piano, dato che anche la BoE ha indicato che in questa fase va dato meno peso ai fattori transitori che mantengono bassa l’inflazione. Più rilevanti saranno oggi le vendite al dettaglio, attese positive. Se dovessero deludere la sterlina potrebbe risentirne negativamente, fermo restando che le notizie sul versante politico-elettorale restano il driver principale.

JPY – Lo yen si è leggermente rafforzato sia contro dollaro da 109 a 108 USD/JPY sia contro euro da 120 a 119 EUR/JPY, favorito dalle incertezze sul fronte delle trattative commerciali USA-Cina. Pressoché nulla la reazione al dato di Pil del 3° trimestre, risultato più debole delle attese.
In assenza di schiarite sul fronte USA-Cina, la valuta nipponica potrebbe riuscire a consolidare.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – Non ci attendiamo variazione dalla seconda stima del PIL per il 3° trimestre 2019, attesa ancora a 0,2% t/t e 1,1% a/a.

FRANCIA
– La disoccupazione è vista stabile all’8,5% nel terzo trimestre (anche se non si può escludere un ulteriore calo di un decimo). In media annua il tasso dei senza-lavoro è atteso in calo di mezzo punto nel 2019, all’8,6% dal 9,1% del 2018, ancora al di sopra della media Eurozona.
– La stima finale dovrebbe confermare che a ottobre l’inflazione ha rallentato di due decimi allo 0,7% sull’indice nazionale e allo 0,9% su quello armonizzato. I prezzi al consumo sono visti in calo di un decimo su entrambe le misure. In media annua l’inflazione dovrebbe rallentare quest’anno all’1% (dall’1,9% del 2018).

PAESI BASSI – La stima flash potrebbe indicare che nel terzo trimestre il PIL è rallentato di un paio di decimi, a 0,2% t/t da 0,4% t/t del secondo, soprattutto a causa della frenata dell’export. La domanda interna dovrebbe però essersi mostrata ancora resiliente. La variazione annua rimarrebbe ferma all’1,6%.

STATI UNITI – Il PPI a ottobre è previsto in rialzo di 0,4% m/m, dopo quattro mesi di variazioni deboli (con due contrazioni in territorio negativo) anche sulla scia del rialzo del prezzo della benzina. Anche l’indice core dovrebbe recuperare, con un aumento di 0,3% m/m, dopo -0,3% m/m di settembre.