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14 Luglio 2023 – nota economica giornaliera

AREA EURO – Ieri nell’Eurozona la produzione industriale è cresciuta di un modesto 0,2% m/m a maggio.
Il secondo incremento consecutivo non è sufficiente a recuperare il crollo di marzo, che lascia l’output in rotta per una contrazione nel 2° trimestre quando l’industria dovrebbe aver sottratto oltre un decimo alla crescita del valore aggiunto; ci aspettiamo che il settore continui a frenare la crescita anche nei prossimi 3-6 mesi.

FRANCIA – La seconda lettura ha confermato che in giugno i prezzi al consumo sono cresciuti di 0,2% m/m sia sull’indice armonizzato che su quello nazionale, con un’inflazione annua in rallentamento al 4,5% dal 5,1% sul CPI e al 5,3% dal 6% sull’IPCA.
L’inflazione core (sul CPI) è scesa al 5,7% dal 5,8% di maggio.

STATI UNITI
– Ieri il PPI di giugno ha registrato una variazione inferiore al previsto, di 0,1% m/m (0,1% a/a) dopo il -0,4% di maggio, trainato soprattutto da un rimbalzo dell’energia (0,7% m/m rispetto al -6,8% del mese precedente).
Anche l’indice core è aumentato di 0,1% m/m (2,4% a/a), in linea con la variazione di maggio, evidenziando tuttavia un marcato calo dei prezzi dei servizi di trasporto (-0,9% m/m).
I beni core sono in ribasso di -0,2% m/m mentre i servizi core continuano a crescere, di 0,3% m/m.
I dati sul PPI, dopo quelli sul CPI, aggiungono evidenza di un graduale raffreddamento delle pressioni inflazionistiche, diffuso anche agli indici core.
– Le nuove richieste di sussidi di disoccupazione all’8 luglio hanno sorpreso al ribasso calando a 237 mila unità, in diminuzione di 12 mila unità rispetto alla settimana precedente.
I sussidi esistenti al 1° luglio sono saliti a 1,729 milioni di unità (+11 mila), mantenendosi al di sotto dei massimi registrati ad aprile.

 

COMMENTI:     

BCE – Il resoconto della riunione BCE di politica monetaria del 14-15 giugno mostra un qualche disagio per i livelli elevati e crescenti delle aspettative di inflazione a lungo termine nei mercati, “caso unico tra le maggiori aree valutarie“, a fronte di un calo delle aspettative dei consumatori.
Le proiezioni di crescita del PIL dello staff erano considerate ottimistiche e soggette a prevalenti rischi verso il basso.
Riguardo all’inflazione, l’opinione prevalente era che non ci fossero ancora sufficienti prove di una svolta.
Inoltre, anche solo conseguire le previsioni dello staff avrebbe richiesto due rialzi dei tassi, ma secondo alcuni “il previsto ritorno dell’inflazione al 2% verso la fine del 2025 potrebbe essere considerato troppo tardivo, perché nel frattempo potrebbero materializzarsi rischi che manterrebbero l’inflazione al di sopra dell’obiettivo del 2%“.

STATI UNITI – Sul fronte Fed, Daly (San Francisco Fed) ha detto che l’economia ha ancora slancio, e che la Fed dovrebbe iniziare a dirigersi verso il tasso di interesse neutrale, via via che l’inflazione si avvicina al target del 2%.
Waller ha affermato che la robustezza del mercato del lavoro e la forza complessiva dell’economia creano spazi per un ulteriore inasprimento della politica monetaria, aggiungendo di essere favorevole a altri due aumenti dei tassi Fed da 25pb quest’anno.
Secondo Waller i recenti dati sull’inflazione, pur essendo positivi, non sono ancora sufficienti a modificare le prospettive. Inoltre, “il mercato del lavoro è ancora molto solido” e “la crescita dei salari continua ad essere superiore a quella che sosterrebbe il ritorno dell’inflazione al 2%“.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro è sceso ulteriormente aggiornando i minimi dopo che ieri anche i dati sui prezzi alla produzione hanno mostrato un calo superiore alle attese.
Nel breve dovrebbe mantenersi sulla difensiva, non essendovi per ora in calendario dati in grado di avvalorare uno scenario dove siano necessari atri due rialzi dei tassi invece di uno soltanto.
Dopo il dato di inflazione di mercoledì, infatti, la probabilità di un secondo rialzo dei tassi dopo quello che ci attendiamo al FOMC del 26 luglio si è ridotta significativamente.
Tuttavia, in un mercato del lavoro dove le condizioni restano molto tirate, potrebbe rendersi opportuno mantenere i tassi fermi un po’ più a lungo prima di avviare il ciclo di tagli dei tassi, il che può contribuire a limitare il downside del dollaro.

EURL’euro è salito ulteriormente aggiornando i massimi di riflesso all’indebolimento del dollaro.
La prospettiva che la Fed nel breve alzi i tassi meno di quanto aveva indicato alla riunione di giugno, facendo quindi un solo rialzo di 25 pb questo mese, penalizza il dollaro favorendo l’euro, a maggior ragione considerando che per la BCE rimane invece elevata la probabilità di altri due rialzi di 25 pb, il primo (con probabilità piena) questo mese (27 luglio) e il secondo a settembre.
La previsione, inoltre, di una maggior persistenza dell’inflazione nell’area euro lascia inalterato lo scenario di un avvio del ciclo di tagli dei tassi BCE l’anno prossimo successivo alla Fed.
Rivediamo pertanto leggermente al rialzo il profilo atteso dell’euro a 1,11-1,13-1,14-1,15 EUR/USD a 1m-3m6m-12m dal precedente 1,09-1,11-1,12-1,14 EUR/USD.
I rischi dello scenario di previsione nel breve sono leggermente verso l’alto, ovvero l’euro potrebbe rafforzarsi ancora (se dovesse sfondare le resistenze chiave collocate a 1,1250 EUR/USD) fino in area 1,13 EUR/USD, salvo poi ritracciare parzialmente (supporti chiave in area 1,10 EUR/USD) all’avvicinarsi della chiusura del ciclo di rialzi BCE e su eventuali dati che mostrassero una crescita dell’area euro (sulla quale i rischi sono verso il basso) più debole delle attese soprattutto tra 3° e 4° trimestre.
Successivamente invece dovrebbe tornare a rafforzarsi in prospettiva dell’attesa inversione di rotta della Fed.

GBPAnche la sterlina si è rafforzata aggiornando i massimi contro dollaro da 1,29 a 1,31 GBP/USD a causa della revisione al ribasso delle attese sui tassi Fed.
Ne rivediamo pertanto al rialzo il profilo atteso a 1,31-1,32-1,33-1,33 GBP/USD sull’orizzonte a 1m-3m-6m-12m dal precedente a 1,27-1,28-1,29-1,29 GBP/USD.
Il rafforzamento della sterlina contro dollaro non è stato comunque superiore a quello contro euro, lasciando il cambio EUR/GBP sostanzialmente stabile in area 0,85.
Probabilmente la prospettiva di poderosi rialzi dei tassi BoE (100/125 pb entro fine anno nelle attese di mercato) non riesce a favorire la valuta britannica per via dell’impatto negativo che una maggior restrizione monetaria avrà sulla crescita domestica.
Manteniamo pertanto un profilo atteso di prevalente lateralità per il cambio EUR/GBP, con possibilità di leggero indebolimento della sterlina al di là del breve termine, soprattutto se la BoE manterrà previsioni di discesa dell’inflazione sotto target già all’inizio del 2025.
Le nuove proiezioni macro verranno pubblicate con il MPR in occasione della prossima riunione chiave della BoE il 3 agosto.

JPYAnche lo yen si è rafforzato ulteriormente contro dollaro da 138 a 137 USD/JPY al ridimensionarsi delle attese di rialzo dei tassi Fed.
Ne rivediamo pertanto al rialzo la previsione, ma solo sull’orizzonte a 1m, da 138 a 135 USD/JPY.
In questo caso, tuttavia, sarà cruciale l’esito della riunione BoJ del 28 luglio: se dovesse rivedere in senso meno espansivo l’assetto di policy, in particolare allentando il controllo della curva dei rendimenti, l’upside dello yen aumenterebbe.
Contro euro invece lo yen si è indebolito da 153 a 155 EUR/JPY, prevalendo il rafforzamento dell’EUR/USD, dato che l’esito effettivo della riunione BoJ è comunque molto incerto, laddove i tassi BCE invece continueranno a salire.
Al di là del breve, tuttavia, la tendenza all’apprezzamento dello yen contro dollaro dovrebbe estendersi anche nel cross contro euro, risultando però più contenuta a causa del profilo atteso di apprezzamento dell’EUR/USD.

 

PREVISIONI:

ITALIA
 – La Banca d’Italia pubblica il Bollettino Economico trimestrale, che conterrà l’aggiornamento delle previsioni sull’economia italiana.
– Verranno pubblicati i dati sul commercio estero di maggio, dopo che i numeri preliminari relativi ai soli Paesi extra-UE avevano evidenziato nel mese una correzione per l’import a fronte di un recupero per l’export.

STATI UNITI – Oggi la fiducia dei consumatori rilevata dall’Università del Michigan a luglio (dato preliminare) dovrebbe aumentare a 65,2 da 64,4 di giugno, sulla scia di minori preoccupazioni sull’economia e del superamento della crisi sul limite del debito.
Non ci aspettiamo sostanziali variazioni nelle aspettative di inflazione dopo il calo registrato a giugno al 3,3% sull’orizzonte a 1 anno (minimo da marzo 2021) e al 3% su quello a 5 anni.