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14 Dicembre 2022 – nota economica giornaliera

ITALIA – Ieri, la produzione industriale è calata in misura significativa per il secondo mese di fila a ottobre, di -1% m/m (-1,6% a/a), dopo che il dato di settembre è stato rivisto al rialzo di un decimo, a -1,7% (-0,5% a/a).
La produzione industriale è in rotta per una diminuzione di -1,5% t/t nel 4° trimestre (in caso di stagnazione a novembre e dicembre).
Tuttavia, ci aspettiamo un’ulteriore flessione su base congiunturale nell’ultimo bimestre dell’anno (in particolare a dicembre), che dovrebbe amplificare il calo del 4° trimestre e porre le basi per un’ulteriore contrazione nel 1° trimestre 2023.

GERMANIA – L’indice ZEW, che misura le aspettative a 6 mesi di analisti e investitori istituzionali sull’economia, è migliorato per il terzo mese consecutivo a dicembre, a -23,3 da -36,7 precedente (il minimo è stato toccato a -61,9 lo scorso settembre).
Si tratta di un massimo dallo scoppio della guerra in Ucraina.
Il recupero è dovuto soprattutto al ridimensionamento delle attese di inflazione.
L’indice sulla situazione corrente è salito in misura decisamente più contenuta, a -61,4 da -64,5.

STATI UNITI – Ieri, il CPI a novembre è aumentato di 0,1% m/m (7,1% a/a).
Energia e alimentari hanno confermato i trend contrastanti in atto dall’estate, con la prima in calo e i secondi in rapida crescita.
L’energia (-1,6% m/m, 13,1% a/a) è frenata da benzina, gas naturale ed elettricità.
Per gli alimentari, l’aumento complessivo è di 0,5% m/m (10,6% a/a).
L’indice core ha registrato una variazione di 0,2% m/m (6% a/a), dopo 0,3% m/m di ottobre.
Le variazioni positive sono concentrate su abitazione e altri servizi, ma si rilevano correzioni nel comparto dei beni core, oltre che in alcuni servizi (tariffe aeree, sanità).
Fra le voci in calo, non ci sono più solo auto usate, ma anche comunicazioni, sanità, tariffe aeree, auto a noleggio.
Il focus per lo scenario dei prezzi resta concentrato sui servizi core, che hanno una dinamica ancora persistentemente elevata, come evidenziato dallo Sticky Price core CPI, in rialzo di 6,5% a/a e di 5,5% m/m ann.

GIAPPONE – L’indice Tankan delle grandi imprese manifatturiere è calato a dicembre a 7 da 8 del trimestre precedente, con indicazioni di marginale indebolimento dovuto al rallentamento della domanda globale.
Invece, per le grandi imprese non manifatturiere l’indice ha sorpreso verso l’alto, con un incremento a 19 da 14, spinto dalla riapertura delle attività dopo l’ultima ondata di Covid, e dall’estensione delle misure di stimolo fiscale.
Le imprese per il prossimo trimestre prevedono continua espansione, a un ritmo marginalmente più contenuto.
Il mantenimento di condizioni monetarie espansive a oltranza, nonostante il rialzo (transitorio) dell’inflazione oltre il 3%, rimane coerente con una crescita moderata nel 2023.

 

COMMENTI:

ITALIA – Oggi è atteso il parere della Commissione Europea sulla manovra di bilancio italiana, che dovrebbe contenere un sostanziale via libera, sia pure con alcune osservazioni specifiche.
Dopo l’intervento di ieri alla Camera, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni riferirà oggi in Senato in vista del Consiglio Europeo del 15-16 dicembre.
Dopo l’ennesima fumata nera di ieri (i ministri dell’Energia UE non hanno trovato un accordo sul price cap al gas naturale, rimandando la decisione a una ulteriore riunione il prossimo 19 dicembre), Giorgia Meloni ha dichiarato che il governo italiano è pronto a intervenire con risorse nazionali se le misure a livello Ue dovessero risultare tardive o inefficaci.

STATI UNITI – Oggi il focus sarà sulla riunione del FOMC, che si dovrebbe concludere con un rialzo dei Fed Funds di 50pb, a 4,5%.
Il grafico a punti e la conferenza stampa dovrebbero controbilanciare l’interpretazione dovish associata al rallentamento del ritmo dei rialzi con indicazioni di un punto di arrivo più elevato e di una pausa più prolungata.
La conferenza stampa dovrebbe sottolineare che c’è ancora molta strada da fare per raggiungere le condizioni necessarie a riportare la dinamica dei prezzi verso il 2%.
Powell dovrebbe ribadire che, pur in presenza di sviluppi favorevoli già ottenuti per i prezzi dei beni core e molto probabili per i servizi abitativi, l’inflazione dei servizi ex-abitazione rimane elevata e probabilmente non si piegherà fino a quando non ci sarà una marcata moderazione salariale.
La nostra previsione è di punto di arrivo a 5%, con rischi verso l’alto, a marzo 2023 e una svolta verso il basso a fine 2023.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha corretto visibilmente ieri sui dati di inflazione USA che per il secondo mese di fila hanno mostrato un calo superiore alle attese.
Questa sera cruciale sarà l’esito del FOMC.
Le attese (nostre, di consenso e di mercato) sono per un rialzo dei tassi di 50 pb a 4,25-4,50%, ma per il dollaro discriminante sarà il nuovo profilo atteso dei tassi, che dovrebbe rivedere verso l’alto il punto di arrivo del ciclo di rialzi.
A settembre la Fed indicava un punto terminale nel 2023 a 4,50-4,75%.
A nostro avviso il picco potrebbe essere solo marginalmente più elevato, a 4,75-5,00% entro marzo (con rischi verso l’alto) e anche il mercato dopo il dato di ieri si è allineato a tale scenario, rivedendo al ribasso il picco atteso, mentre prima scontava con probabilità non piena ma comunque elevata un punto di arrivo a 5,00-5,25% entro la metà dell’anno prossimo.
Se anche la revisione al rialzo della Fed sarà marginale, di 25 pb, il dollaro dovrebbe indebolirsi ancora, se invece dovesse essere più elevata potrebbe riuscire a stabilizzarsi temporaneamente.
Tuttavia, poi riprenderebbe comunque a scendere, in visa dell’attesa recessione USA a metà 2023 e della svolta di policy della Fed prevista successivamente (avvio del ciclo di tagli dei tassi atteso a fine 2023).
La dimensione della reazione del dollaro all’esito del FOMC dipenderà infatti anche dal profilo dei tagli attesi successivamente.
A settembre la Fed indicava tagli dei tassi per complessivi 75 pb nel 2024 e altri 100 pb nel 2025.
Se la dimensione totale dei tagli rimarrà ampia, la prospettiva di indebolimento del dollaro ne verrà avvalorata.

EURCome avevamo ipotizzato ieri, l’euro è salito fino ad aggiornare i massimi recenti (a 1,0673 EUR/USD) sui dati USA che anche questo mese hanno mostrato un rallentamento dell’inflazione più ampio del previsto.
Il rafforzamento potrà estendersi se questa sera la Fed rivedrà solo marginalmente al rialzo il punto di arrivo del ciclo di rialzi.
In tal caso potrebbe riuscire ad affacciarsi in area 1,07 EUR/USD.
Tecnicamente la fascia di resistenze chiave si colloca a 1,0760- 1,0840 EUR/USD.
Ferma restando la tendenza rialzista di fondo, prossimamente il cambio potrebbe comunque subire un moderato e temporaneo ritracciamento verso il basso, in funzione dei dati dell’area che dovrebbero fornire evidenza più chiara della recessione in corso.
Questa mattina anche i dati di produzione industriale dell’area hanno infatti mostrato un peggioramento più ampio delle attese.

GBPAnche la sterlina si è rafforzata contro dollaro aggiornando i massimi, e portandosi da 1,22 a 1,24 GBP/USD, sui dati di inflazione USA, ma un po’ meno dell’euro, rispetto al quale si è marginalmente indebolita da 0,85 a 0,86 EUR/GBP.
Il rafforzamento rispetto al dollaro potrà proseguire se la Fed stasera rivedrà solo marginalmente verso l’alto il punto di arrivo del ciclo di rialzi.
Sul fronte domestico i dati di inflazione questa mattina hanno mostrato un calo superiore alle attese, avvalorando la previsione che domani la BoE alzi i tassi di 50 pb
, ovvero meno dei 75 pb che aveva attuato all’ultima riunione del 3 novembre.

JPYAnche lo yen si è rafforzato contro dollaro da 137 a 134 USD/JPY sui dati di inflazione statunitense grazie all’ampio calo dei rendimenti a lunga USA.
Il rafforzamento potrà proseguire già nell’immediato se questa sera la Fed rivedrà solo marginalmente verso l’alto il punto di arrivo del ciclo di rialzi.
Lo yen si è rafforzato anche contro euro da 145 a 143 EUR/JPY, in quanto la reazione rialzista dello yen rispetto al dollaro è stata maggiore di quella dell’euro.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – Oggi in Eurozona la produzione industriale dovrebbe essere tornata a calare ad ottobre dopo un trimestre estivo che ha registrato una tenuta decisamente migliore delle attese.
I dati nazionali già pubblicati sono coerenti con una flessione di -2% m/m.
Il rallentamento della domanda e gli effetti dello shock energetico dovrebbero continuare a pesare sull’attività anche nei prossimi mesi.