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14 Aprile 2023 – nota economica giornaliera

ITALIA – La produzione industriale ha invece sorpreso al ribasso, calando di -0,2% m/m dopo il -0,5% di gennaio (rivisto da -0,7%).
Su base annua (corretta per gli effetti di calendario), l’output è tornato in territorio negativo, passando da +1,6% a -2,3% (seconda lettura più bassa degli ultimi 12 mesi).
Il calo è diffuso a tutti i principali raggruppamenti di industrie ad esclusione dell’energia.
La flessione, ancor più marcata nel solo settore manufatturiero (-0,7% m/m), è trainata principalmente da raffinazione (-11,1% m/m), legno, carta e stampa (-3,3%) e alimentare (-2,2%).
In questa fase, l’industria in Italia sembra beneficiare meno che in altri Paesi dell’Eurozona del contro-shock sui fattori di offerta (moderazione dei prezzi energetici e normalizzazione delle catene produttive) – vista la minor rilevanza dei settori ad alta intensità di energia e di semiconduttori -, nonché della ripresa della domanda dalla Cina.
Inoltre, i comparti energivori stanno beneficiando del calo dei prezzi del gas meno che altrove, probabilmente a causa di interventi governativi meno pervasivi e di un maggiore ritardo nella trasmissione dei prezzi all’ingrosso dell’energia sugli utenti finali.
I dati recenti sono coerenti con la nostra stima di un PIL stabile nel 1° trimestre 2023 e in crescita di 0,2% t/t dalla primavera; i rischi al rialzo su tale profilo paiono al momento più contenuti che negli altri maggiori Paesi dell’Eurozona.

AREA EURO – Ieri la produzione industriale è cresciuta di 1,5% m/m (2% a/a), in accelerazione da 1% (rivisto al rialzo da 0,7%) registrato in gennaio (era dallo scorso settembre che l’output non si espandeva per due mesi consecutivi).
Il progresso rispetto al mese precedente è diffuso a tutti i principali comparti e trainato dai beni strumentali (e dalla Germania).
Anche ipotizzando una moderata flessione a marzo, l’industria dovrebbe contribuire positivamente (fino a due decimi) alla crescita del valore aggiunto nel 1° trimestre, suggerendo la presenza di rischi al rialzo sul PIL.

STATI UNITI
 – Ieri, le richieste di nuovi sussidi di disoccupazione all’8 aprile hanno mostrato un ulteriore aumento, a 239 mila, da 228 mila della settimana precedente, confermando il trend verso l’alto in atto da febbraio e segnalando un possibile punto di svolta per il mercato del lavoro.
– L’Atlanta Wage Tracker a marzo ha registrato una riaccelerazione, con un amento di 6,4% da 6,1% di febbraio.
La crescita dei salari è in larga misura da attribuire ai “job-switchers”, per cui la variazione è passata da 6,7% a 7,3%, mentre per i “job-stayers”, l’aumento a marzo è di 5,9% da 5,8% del mese precedente.
– Il PPI a marzo ha registrato un calo di -0,5% m/m, con una correzione di -1% m/m per i beni e di -0,5% m/m per i servizi.
Le informazioni relative alle componenti rilevanti per il deflatore dei consumi tuttavia mostrano persistente pressione, con incrementi significativi per le tariffe aeree e per i servizi medici.
La debolezza nel comparto dei servizi finanziari, collegata al calo dei prezzi delle attività finanziarie nei mesi scorsi, dovrebbe frenare solo temporaneamente la dinamica del deflatore, ed essere comunque giudicata non rilevante per il quadro delle pressioni da eccesso di domanda.

 

COMMENTI:                                  

BCEReuters ha scritto che nel consiglio direttivo BCE c’è un consenso abbastanza ampio a favore di un rialzo dei tassi di 25pb, dal quale si staccano un piccolo gruppo di membri che preferirebbero sospendere il rialzo dei tassi e un altro a favore di una mossa di 50pb.
Di quest’ultimo, fanno sicuramente parte Holzmann e Vasle, mentre Knot (Olanda) e Wunsch (Belgio) non si sono sbilanciati fra le opzioni 25 e 50pb, collegando la scelta soprattutto all’andamento dell’inflazione core di aprile.
La nota di Reuters fa riferimento a 5 anonime fonti informate sui fatti.
Nelle dichiarazioni rilasciate a Reuters a Washington, Wunsch non è apparso troppo aggressivo sui tassi (a suo giudizio, i tassi impliciti collocano il tasso terminale su livelli ragionevoli e, semmai, è improbabile che scendano così presto), ma ha affermato che la BCE dovrebbe interrompere del tutto i reinvestimenti APP entro la fine dell’anno, un evento che invece attualmente non è affatto parte del consenso.

STATI UNITI – I dati settimanali del bilancio della Fed al 12 aprile confermano la stabilizzazione delle tensioni sul sistema bancario.
I prestiti erogati attraverso la finestra di sconto sono calati di circa 3 mld a 68 mld e l’utilizzo del Bank Term Funding Program è in flessione a 72 mld (da 79 mld).
Dal lato del passivo, si registra un ulteriore incremento dei reverse repo (+61 mld), associato al persistente deflusso dai depositi bancari ai fondi di mercato monetario, a fronte di una correzione delle riserve e del conto di tesoreria.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro è sceso ulteriormente ieri ed è in calo anche oggi, poco sotto i minimi d’inizio febbraio, penalizzato dai dati di ieri che hanno mostrato un aumento dei sussidi di disoccupazione e un rallentamento superiore alle attese per i prezzi alla produzione.
Dai dati odierni si attendono indicazioni miste, di debolezza per le vendite al dettaglio ma di sostanziale stabilizzazione per la fiducia delle famiglie.
A meno di sorprese positive il dollaro dovrebbe comunque mantenersi sulla difensiva e la tendenza di fondo confermarsi al ribasso dati i segnali di indebolimento della crescita e in vista dell’ormai prossima chiusura del ciclo di rialzi Fed.

EURSui dati USA l‘euro si è rafforzato ulteriormente ampliando la salita in area 1,10 EUR/USD fino a un massimo stamani a 1,1075 EUR/USD, aggiornando così i massimi d’inizio febbraio.
Rivediamo quindi leggermente al rialzo le previsioni di breve del cambio a 1,10-1,11 EUR/USD a 1m-3m dalle precedenti 1,08-1,10 EUR/USD, perché i dati USA stanno avvalorando lo scenario di un’ormai prossima fine del ciclo di rialzi USA, indebolendo di conseguenza il dollaro.
Manteniamo invece invariate a 1,12-1,14 EUR/USD le previsioni sull’orizzonte successivo a 6m-12m perché se anche nel breve la BCE alzerà i tassi più della Fed, potrebbe alzarli un po’ meno delle attese per via degli effetti negativi delle recenti crisi bancarie, contribuendo a contenere l’upside dell’euro.

GBPAnche la sterlina si è rafforzata contro dollaro sui dati USA aggiornando I massimi recenti in area 1,25 GBP/USD, ma meno dell’euro rispetto al quale è infatti in calo da 0,87 a 0,88 EUR/GBP.
Questa mattina sta comunque ritracciando al ribasso contro dollaro perché in area 1,25 GBP/USD sono collocate resistenze importanti.
Nel breve, tuttavia, la sterlina dovrebbe avere ancora spazio di rafforzamento contro dollaro, principalmente di riflesso alla generalizzata debolezza di quest’ultimo.
Ne abbiamo infatti ritoccato leggermente al rialzo il profilo previsivo a 1,24-1,25-1,26-1,27 GBP/USD a 1m-3m-6m-2m dal precedente 1,22-1,24-1,25-1,26 GBP/USD.
Manteniamo però l’aspettativa che l’upside della sterlina sia inferiore a quello dell’euro, anche perché la BoE dovrebbe alzare i tassi meno della BCE nel breve e l’anno prossimo dovrebbe iniziare a tagliarli prima della BCE.

JPYAnche lo yen si è rafforzato contro dollaro sui dati USA da 133 a 132 USD/JPY, ma meno dell’euro rispetto al quale è rimasto in indebolimento in area 146 EUR/JPY.
Contro dollaro comunque lo yen ha ancora spazio di rafforzamento nella misura in cui i rendimenti a lunga USA riprendano a scendere.
Dalla BoJ intanto il neo-governatore Ueda ha ribadito che per ora la politica monetaria rimarrà massimamente espansiva, ripetendo però che nello scenario della BoJ di ripresa globale i salari in Giappone dovrebbero continuare a salire.
La dinamica salariale nei prossimi mesi sarà molto importante perché incrementi significativi potrebbero aiutare l’inflazione a portarsi verso il target e questo consentirebbe finalmente alla BoJ di avviare il processo di normalizzazione della politica monetaria.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – Oggi la seconda lettura dovrebbe confermare che anche in Francia l’inflazione ha svoltato (in ritardo rispetto agli altri maggiori Paesi dell’Eurozona), calando a 6,6% a/a sull’IPCA in marzo dopo il massimo storico di 7,3% toccato a febbraio.
In calendario anche la stima finale di inflazione di marzo in Spagna, che nella lettura preliminare si era dimezzata rispetto al dato del mese precedente (3,1% da 6%, un minimo da luglio 2021).

STATI UNITI
– Oggi, le vendite al dettaglio di marzo sono previste in calo di -0,4% m/m, come a febbraio, in linea con consumi di beni in significativa flessione in termini reali.
Le vendite di auto rilevate dai concessionari a marzo hanno deluso le aspettative, con un calo di -1,2% m/m, in parte ancora per via di livelli delle scorte sempre insufficienti (circa metà rispetto ai livelli pre-pandemici).
Per la benzina, le vendite dovrebbero calare sulla scia di un effetto prezzo negativo.
Le vendite ex-auto sono attese in calo di -0,2% m/m. La variazione trimestrale attesa per i consumi dovrebbe mantenersi solida, grazie al balzo registrato a gennaio.
– La produzione industriale a marzo è attesa in aumento di 0,2% m/m, dopo la variazione nulla di febbraio, con segnali deboli sia dal manifatturiero e sia dall’estrattivo e una ripresa delle utility.
– La fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan ad aprile (prel.) è prevista a 62,2, da 62 di marzo, con un marginale miglioramento delle condizioni correnti e un modesto calo delle aspettative. Le aspettative di inflazione dovrebbero confermare il ritracciamento sull’orizzonte a 1 anno (a 3,6% a marzo) e la stabilizzazione su quello a 5 anni, a 2,9%.