Seguci su twitter

Categorie

13 Dicembre 2021 – nota economica giornaliera

STATI UNITI – Venerdì, il CPI di novembre ha registrato un incremento di 0,8% m/m (6,8% a/a, massimo dal 1982), con il core in rialzo di 0,5% m/m (4,9% a/a, massimo dal 1991).
L’aumento dei prezzi core è spinto sia dai beni (0,9% m/m), sai dai servizi (0,4% m/m).
Per i beni, i maggiori contributi sono venuti da auto, abbigliamento, arredamento, m gli incrementi sono diffusi a quasi tutti i comparti.
Fra i servizi, spiccano gli aumenti delle tariffe aeree, degli affitti, delle tariffe alberghiere e della ristorazione, dei servizi medici (spinti dalle assicurazioni).
I dati danno segnali di probabile ulteriore aumento dell’inflazione nei prossimi mesi e forniscono il supporto finale alla previsione di un probabile raddoppio del ritmo del tapering alla riunione del FOMC di mercoledì.

GIAPPONE
 – L’indagine Tankan di dicembre registra stabilità, su livelli espansivi a 18 per le grandi imprese manifatturiere e a 9 da 2 per le grandi imprese non manifatturiere.
Nel manifatturiero, l’unico settore in difficoltà risulta quello automobilistico, frenato dai problemi di scarsità di offerta.
Per il non manifatturiero, restano deboli i servizi alle persone e in particolare quelli dell’ospitalità e della ristorazione, ma sono in miglioramento rispetto al trimestre precedente.
Le previsioni a 3 mesi sono di minore espansione per il manifatturiero (a 13) e di stabilizzazione per il non manifatturiero (a 8), con ulteriori miglioramenti per i settori in precedenza colpiti da Covid.
L’indagine conferma la previsione di ripresa della crescita nel 4° trimestre e nel 2022, con il miglioramento del quadro sanitario.
– Gli ordini di macchinari a ottobre danno indicazioni positive, con un rialzo di 3,8% m/m e registrano una netta accelerazione della domanda estera.
Nel settore auto gli ordini sono in modesta ripresa dopo due mesi ampiamente negativi.

 

COMMENTI:

CANADA – Oggi pomeriggio, la Bank of Canada dovrebbe annunciare il nuovo quadro di politica monetaria durante una conferenza stampa congiunta con il Ministero delle Finanze.
Secondo quanto anticipato da Reuters giovedì scorso, l’obiettivo di inflazione dovrebbe restare al 2%.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ha chiuso la settimana passata in marginale arretramento, ma rimane molto vicino ai massimi dell’anno.
L’inflazione venerdì ha mostrato un ulteriore significativo aumento, ma sostanzialmente in linea con le attese: i rendimenti sono arretrati leggermente trascinando il dollaro nella stessa direzione.
I dati però rafforzano l’aspettativa che la Fed, alla riunione di mercoledì, acceleri il tapering indicando un avvio anticipato, all’anno prossimo, del ciclo di rialzi dei tassi.
Il dollaro infatti oggi apre già in risalita e dovrebbe rafforzarsi ancora, soprattutto perché l’imminente azione ella Fed aumenterà le distanze rispetto ad altre importanti banche centrali, tra cui BCE, BoJ e BoE, che si riuniscono anch’esse questa settimana.
L’entità della reazione del biglietto verde dipenderà soprattutto dal nuovo profilo atteso di rialzi dei tassi che la Fed indicherà, soprattutto perché il mercato già sconta un profilo piuttosto rapido – tra i due e i tre rialzi nel 2022 e tre con probabilità quasi piena nel 2023.

EUR – L’euro ha chiuso la settimana passata sostanzialmente stabile sui livelli di apertura, mantenendosi nel range 1,12-1,13 EUR/USD.
Cruciale per il cambio sarà questa settimana il confronto tra la riunione della Fed e quella della BCE il giorno successivo, giovedì.
La BCE dovrebbe rivedere significativamente al rialzo le previsioni di inflazione, ma senza per questo preannunciare una velocizzazione nei tempi e modi del processo di normalizzazione della politica monetaria.
L’ulteriore incertezza provocata dalla nuova ondata di contagi potrebbe portare la BCE a rinviare quei dettagli sul sentiero di policy che fino a qualche settimana fa ci si poteva aspettare già alla riunione di questo mese.
Se pur confermando la chiusura del PEPP a fine marzo verrà veicolato il messaggio che comunque la banca centrale resta pronta a gestire il QE in modo da non mettere a rischio la ripresa, la distanza tra BCE e Fed potrà aumentare ulteriormente, indebolendo l’euro in direzione di 1,11-1,10 EUR/USD.
Sul fronte tassi infatti la BCE avvierà i rialzi con ampio ritardo (un anno circa) rispetto alla Fed.
Fintantoché quindi non emerge un indirizzo di svolta almeno sul fronte del QE l’euro resta esposto a nuova debolezza.

GBP – La sterlina ha chiuso la settimana passata pressoché stabile sui livelli di apertura in area 1,32 GBP/USD contro dollaro, ma dopo essere passata per nuovi minimi dell’anno in area 1,31 GBP/USD.
Simile la dinamica contro euro, circa stabile in area 0,85 EUR/GBP con minimo durante la settimana a 0,8600 EUR/GBP.
Importante sarà la riunione BoE di questa settimana, giovedì, un giorno dopo la Fed e lo stesso giorno della BCE.
Data la nuova incertezza dovuta all’accelerazione dei contagi nel Regno Unito per via di Omicron che ha portato il governo a innalzare il livello di allerta, l’attesa è per tassi (e QE) ancora invariati, il che dovrebbe indebolire la sterlina contro dollaro, alla luce del confronto con la tempestività d’azione della Fed.
Tuttavia, l’impatto dovrebbe essere limitato, perché il mercato ha già ridimensionato nettamene le attese di rialzo questo mese e il deterioramento delle prospettive di inflazione dovrebbe comunque spingere la BoE ad avviare il ciclo di rialzi già alla successiva riunione di febbraio.
Questo dovrebbe impedire alla sterlina di indebolirsi anche contro euro, o perlomeno dovrebbe contribuire a minimizzarne l’eventuale arretramento.

JPY – Lo yen ha chiuso la settimana passata in leggero calo contro dollaro da 112 a 113 USD/JPY.
Il calo si è esteso anche contro euro, da 127 a 128 EUR/JPY, passando per minimi temporanei in area 129 EUR/JPY.
L’ampliarsi della divergenza di policy tra la Fed e la BoJ, che annuncerà il mantenimento protratto di condizioni massimamente accomodanti alla riunione che si conclude venerdì, due giorni dopo il FOMC, dovrebbe indebolire ulteriormente lo yen, soprattutto contro dollaro.
L’entità del calo dipenderà però dall’entità della salita dei rendimenti USA, in particolare di quelli a lunga, che di recente hanno incontrato una certa resistenza al rialzo.

 

PREVISIONI:

ITALIA – Oggi l’Istat presenta i dati sul mercato del lavoro nel 3° trimestre.

AREA EURO
– In settimana saranno diffusi tre fra i più importanti indici di fiducia relativi al mese di dicembre, ovvero l’IFO tedesco, l’INSEE francese e la stima flash dei PMI per l’Eurozona (e per Germania e Francia).
Si dovrebbe vedere una correzione del morale dovuta alla maggiore incertezza sul fronte sanitario.
– La produzione industriale nell’Eurozona dovrebbe risultare in aumento a ottobre, in coerenza con i dati già diffusi per i principali Paesi.
Nello stesso mese, dovrebbe aver accelerato anche la produzione nelle costruzioni.
– Infine, la seconda stima sui prezzi al consumo di novembre confermerà la salita dell’inflazione armonizzata in Francia (3,4%), Italia (4%) e nell’intera Eurozona (4,9%).

STATI UNITI
– L’agenda dei dati questa settimana è molto fitta, ma il focus sarà sulla riunione del FOMC, che dovrebbe annunciare un’accelerazione del tapering, segnalando anche un rialzo atteso per i tassi più rapido, per riportare l’inflazione sotto controllo.
– Le prime indagini del manifatturiero a dicembre dovrebbero confermare l’espansione del settore e segnalare una preliminare stabilizzazione dei problemi dell’offerta e del rialzo dei prezzi.
– Fra i dati di novembre, quelli di attività dovrebbero essere ancora decisamente positivi, con solidi aumenti della produzione industriale e delle vendite al dettaglio, quelli dei prezzi ancora in linea con aumenti dell’inflazione.