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12 Luglio 2022 – nota economica giornaliera

ITALIA – Ieri le vendite al dettaglio a maggio sono cresciute di 1,9% m/m da un precedente 0,3% m/m, con progressi diffusi sia ai beni alimentari che non.
Il rialzo non è dovuto solo ai maggiori prezzi: i dati in volume (al netto dell’inflazione) registrano infatti un rimbalzo di 1,5% m/m da -0,2% m/m di aprile, che lascia le vendite in rotta per un’espansione nel 2° trimestre.

STATI UNITI – Ieri, le aspettative di inflazione rilevate dalla Survey of Consumer Expectations della NY Fed a giugno mostrano un aumento a 6,8% da 6,6% sull’orizzonte a 1 anno, ma una correzione a 3,9% da 3,6% sull’orizzonte a 3 anni.
Anche sull’orizzonte a 5 anni le aspettative flettono, a 2,8% da 2,9%.
L’incertezza sull’inflazione è in continua ascesa e ha toccato un nuovo massimo a giugno.
Le aspettative dei prezzi delle case fra 1 anno vedono un ridimensionamento significativo, a 4,4% da 5,8%. Riguardo al mercato del lavoro, le famiglie con redditi al di sopra di 50 mila dollari vedono un rialzo della probabilità che il tasso di disoccupazione sia più elevato fra 1 anno.
Infine, la crescita attesa del reddito aumenta di 2 decimi a 3,2%.
La variazione prevista per la spesa nel prossimo anno è in rallentamento a 8,4% da 9% di maggio, ma resta ampiamente superiore alla dinamica del 2021, a 5%.
I dati complessivamente sono rassicuranti per lo scenario dei consumi nei prossimi trimestri.

 

COMMENTI:

BCE – Secondo Nagel (Bundesbank), il nuovo meccanismo anti-frammentazione della BCE dovrebbe essere disegnato come le OMT, cioè prevedere una forte condizionalità connessa alla condivisione di un programma di risanamento fiscale e riforme.
Il consenso è, invece, che la condizionalità dovrebbe essere leggera: lo scopo non è ripristinare l’accesso al mercato, ma smussare picchi di volatilità nei premi al rischio non giustificati da fattori fondamentali, e che minacciano di compromettere la trasmissione della politica monetaria.

STATI UNITI – Oggi non ci sono dati in uscita.
Dalla Fed, George (Kansas City Fed) ha detto di concordare con l’idea che i tassi debbano essere alzati rapidamente, ma ha sottolineato l’importanza del ritmo di aumento della restrizione monetaria sugli agenti economici in una fase di incertezza elevata.
Secondo George, rialzi troppo veloci possono mettere pressione sull’economia e sui mercati, impedendo poi alla Fed di proseguire sul sentiero di aumenti dei tassi annunciato.
George aveva dissentito alla riunione di giugno, essendo favorevole a un rialzo di 50pb invece di quello di 75pb attuato il mese scorso.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro si è rafforzato ampiamente nel corso dell’ultima settimana aggiornando ancora i massimi su livelli abbandonati nel 2002.
Il nuovo rafforzamento riflette sia l’ulteriore deterioramento dello scenario macro globale (in Europa per via delle accresciute preoccupazioni in merito al rischio di significative riduzioni delle forniture energetiche dalla Russia e altrove per le rinnovate misure restrittive in Cina volte a contenere i contagi) sia il consolidamento delle aspettative che la Fed possa alzare ancora i tassi di 75 pb alla prossima riunione del 27 luglio, complici anche dati domestici positivi (nell’employment report di venerdì l’incremento degli occupati è stato superiore alle attese).
Anche l’ulteriore aumento atteso dell’inflazione domani dovrebbe agire in tal senso.
Nel breve dunque, soprattutto se a livello globale non vi saranno spunti che possano contribuire a migliorare il sentiment generale, il dollaro potrà rafforzarsi ancora.

EURL’euro si è deprezzato significativamente nell’ultima settimana, con un movimento correttivo importante partito martedì scorso verso nuovi minimi da 1,04 a 1,02 EUR/USD e proseguito fino a poco sotto la parità quest’oggi a 0,9998 EUR/USD – minimi abbandonati nel 2002.
La correzione è scattata su un rinnovato significativo aumento delle quotazioni del gas all’inizio della settimana scorsa, su accresciute preoccupazioni di significative riduzioni delle forniture energetiche dalla Russia – vista anche la chiusura per manutenzione di Nord Stream 1, programmata tra l’11 e il 21 luglio.
I conseguenti accresciuti rischi verso l’alto sull’inflazione e verso il basso sulla crescita dell’area euro (come testimoniato anche questa mattina dall’ampio calo, superiore alle attese, dello ZEW tedesco) hanno penalizzato in modo particolare la moneta unica, in quanto l’area è più esposta agli sviluppi del conflitto russo-ucraino.
Infatti il deprezzamento è andato di pari passo con l’ampliamento dei differenziali di rendimento.
Anche il corto speculativo euro è aumentato nel frattempo.
Ad amplificare le pressioni ribassiste sull’euro all’inizio della scorsa settimana aveva contribuito anche, seppure in misura modesta, l’incertezza nell’attesa della messa a punto del piano anti-frammentazione della BCE dopo le dichiarazioni di Nagel (Bundesbank) di lunedì scorso.
Tuttavia, su questo fronte la posizione ufficiale della BCE non è cambiata e anche sul fronte tassi le attese restano per un primo rialzo di 25 pb alla riunione BCE della prossima settimana (21 luglio) e di 50 pb a quella successiva di settembre.
Rivediamo comunque al ribasso il profilo atteso dell’euro, solo nel breve, a 1,00-1,06 EUR/USD a 1m-3m dal precedente 1,05-1,08 EUR/USD, principalmente a causa degli sviluppi negativi sul fronte dei prezzi del gas e annessa incertezza.
Tale incertezza dovrebbe interessare soprattutto il brevissimo termine e indicazioni sulle prospettive delle forniture dovrebbero aversi già la settimana prossima quando dovrebbe terminare il periodo di chiusura di Nord Stream 1.
Se non vi saranno novità negative l’euro dovrebbe riuscire almeno a interrompere il calo, in caso contrario scenderebbe invece ulteriormente sotto la parità (downside nella parte medio-alta range 1,00-0,95 EUR/USD).
Cruciale per il cambio sarà comunque anche la contestuale riunione BCE, con riferimento sia alla strategia di policy per contrastare l’inflazione sia al piano anti-frammentazione.

GBPLa sterlina si è indebolita contro dollaro nell’ultima settimana, scendendo da 1,21 a 1,18 GBP/USD aggiornando qui i minimi recenti, ma il calo è stato inferiore a quello dell’euro, rispetto al quale la valuta britannica si è infatti rafforzata, da 0,86 a 0,84 EUR/GBP.
Analogamente all’euro la correzione è scattata sull’aumento dei prezzi del gas ed è poi proseguita anche sulla scia del deterioramento del quadro politico domestico che ha portato all’annuncio delle dimissioni del primo ministro Boris Johnson il 7 luglio, ma diversamente dall’euro non è andata di pari passo con la dinamica dei differenziali di rendimento che non si sono allargati ma sostanzialmente stabilizzati.
Il mercato sconta infatti già da tempo un quadro di crescita-inflazione del Regno Unito molto negativo ma nel breve la BoE proseguirà con i rialzi dei tassi per dare precedenza alla lotta di contrasto dell’inflazione.
Rivediamo tuttavia al ribasso anche il profilo atteso della sterlina nel breve, a 1,18-1,25 GBP/USD a 1m-3m dal precedente 1,22-1,28 GBP/USD perché anche per l’economia britannica gli sviluppi negativi sul fronte dei prezzi del gas comportano un peggioramento dello scenario di crescita e inflazione.
Viene rivisto al ribasso anche il profilo atteso contro euro a 0,85-0,85 EUR/GBP a 1m-3m dal precedente 0,82-0,83 EUR/GBP, complice anche l’incertezza politica nel breve, soprattutto con riferimento alla gestione della politica fiscale, chiamata a “compensare” in questa fase la tendenza restrittiva della politica monetaria per contrastare l’ampia riduzione del potere d’acquisto delle famiglie con l’aumento dell’inflazione.
Complessivamente comunque la dinamica attesa contro euro dovrebbe essere di tendenziale lateralità nel range degli ultimi mesi in quanto il più elevato livello dei tassi BoE dovrebbe contribuire ad arginare le pressioni ribassiste sulla sterlina rispetto all’euro nonostante la particolare debolezza del quadro macro dell’economia britannica.

JPYLo yen invece è rimasto pressoché stabile contro dollaro nelle ultime due settimane, seppure sui minimi recenti, tra 134 e 136 USD/JPY, grazie soprattutto al livello dei rendimenti a lunga USA, rimasti sotto i massimi di giugno, ma anche in parte al sentiment negativo che è tornato a prevalere sui mercati a livello globale.
Lo yen ha accelerato verso il basso soltanto ieri verso nuovi minimi in area 137 USD/JPY sulla risalita dei rendimenti a lunga USA in chiusura di settimana e sulla generalizzata forza del dollaro.
Oggi il ministro delle finanze giapponese Suzuki e la segretaria del Tesoro USA Yellen hanno ribadito l’impegno comune a collaborare in linea con i principi dei G7 sul tema della stabilità valutaria e Yellen ha incontrato separatamente anche il governatore della BoJ Kuroda.
La divergenza tra BoJ e Fed mantiene infatti i rischi verso il basso sullo yen, ma soprattutto nel breve, in funzione delle pressioni rialziste sui rendimenti a lunga USA, che al di là del breve dovrebbero rientrare in vista del rallentamento atteso USA.
Nel breve pertanto rivediamo ancora al ribasso il profilo atteso dello yen contro dollaro a 138-134 USD/JPY a 1m-3m dal precedente 135-132 USD/JPY, con downside verso quota 140 USD/JPY.
Viene rivista verso il basso anche la previsione contro euro a 138-142 EUR/JPY a 1m-3m dalla precedente 135-140 EUR/JPY.
Contro euro lo yen si è apprezzato nelle ultime due settimane da 144 a 136 EUR/JPY, per via del (molto) maggior calo dell’EUR/USD.

 

PREVISIONI:

GERMANIA – Oggi l’indice ZEW è atteso in peggioramento nel mese di luglio, vista l’ampia incertezza derivante dal contesto geopolitico e il persistere di forti tensioni sui mercati delle materie prime energetiche.
L’indice sulle aspettative a 6 mesi sull’economia è visto a -35 da un precedente -28; l’indicatore sulla situazione corrente dovrebbe scendere a -31 da -27,6 di giugno.