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12 Febbraio 2020 – nota economica giornaliera

COMMENTI:

BCEIsabel Schnabel, membro del comitato esecutivo BCE da gennaio, ha difeso la politica monetaria della Banca centrale. Secondo Schnabel, i tassi negativi riflettono una propensione al risparmio che si scontra con una propensione a investire molto bassa, in particolare in Germania.
A sua volta, ciò riflette fattori strutturali: un rallentamento nella crescita reale, collegato alla dinamica della produttività e allo spostamento verso produzioni a più bassa intensità di capitale, invecchiamento della popolazione e calo della popolazione attiva.
Schnabel ha sottolineato che tali dinamiche, quelle demografiche specialmente, hanno una buona probabilità di continuare nei prossimi decenni. Inoltre, ha negato che nell’Eurozona esistano al momento problemi di bolle speculative di rilevanza sistemica.
Schnabel ha sollecitato a rendere più efficiente la struttura dei costi delle banche europee, ad agevolare la chiusura delle banche deboli e completare unione bancaria e unione dei mercati dei capitali. Infine, ha lamentato che “i Paesi a più alto debito non hanno approfittato abbastanza del periodo di bassi tassi di interesse per consolidare i loro budget pubblici”.

STATI UNITI
– Powell
tiene oggi l’audizione semestrale di fronte alla Commissione bancaria del Senato per la presentazione del Monetary Policy Report.
Il messaggio e i segnali dovrebbero essere in linea con quelli del dibattito alla Camera: tassi i in pausa mentre l’economia viaggia verso un “soft landing” nel 2020, con rischi verso il basso collegati ora principalmente all’epidemia di coronavirus in Cina.
Powell, nell’audizione di ieri di fronte alla Commissione Affari Finanziari della Camera, ha ripetuto il messaggio centrale già diffuso con il Monetary Policy Report (MPR) pubblicato venerdì scorso, dando una valutazione positiva del quadro macro, ma sottolineando la presenza di rischi verso il basso. Powell ha evidenziato la crescita moderata, sostenuta dai consumi, pur in presenza di investimenti delle imprese ed esportazioni deboli.
Come indicato nel MPR, Powell ha detto che il FOMC “sta monitorando da vicino l’emergenza del coronavirus che potrebbe determinare turbative in Cina che si trasmettono al resto dell’economia globale”. Powell ha indicato che l’incertezza riguarda la persistenza e la rilevanza degli effetti sull’economia americana.
Riguardo alla politica monetaria, Powell ha affermato che l’attuale stance dovrebbe sostenere la prosecuzione della crescita su ritmi moderati, e dovrebbe restare invariata se l’informazione in arrivo sarà coerente con questo scenario. In caso di sviluppi che causino “una rivalutazione significativa” dello scenario, il FOMC risponderebbe “di conseguenza”.
Su un orizzonte più lungo, il presidente ha evidenziato la preoccupazione per l’efficacia della politica monetaria in un contesto di tassi di interesse bassi, con minore spazio di manovra per il supporto all’economia in fasi di rallentamento.
A questo proposito, secondo Powell è importante che la politica fiscale segua un sentiero virtuoso in modo da avere strumenti disponibili per reagire a possibili indebolimenti ciclici. L’audizione di oggi in Senato dovrebbe dare un messaggio analogo a quello presentato alla Camera.
Ieri Bullard (St Louis Fed) e Kashkari (Minneapolis Fed) hanno sottolineato l’aumento dell’incertezza causato dall’epidemia di coronavirus, pur indicando che per ora la stance di politica monetaria è appropriata e i dati sono coerenti con il mantenimento di tassi stabili. Bullard ha ripetuto che un fattore importante per lo scenario dei tassi è l’andamento dell’inflazione. Secondo Kashkari, un peggioramento dell’epidemia potrebbe portare a considerare una risposta da parte della Fed a supporto dell’economia.
Harker (Philadelphia Fed) aveva detto due giorni fa che in caso di peggioramento “significativo” della situazione in Cina e di maggiori ripercussioni globali, la Fed “dovrebbe pensare a stimolo” monetario, ma al momento non ci sono le condizioni per una variazione di stance.
– Le primarie in New Hampshire per la nomina del candidato democratico alla presidenza si sono concluse con una vittoria di Sanders, che ha ottenuto il 25,7% dei voti, seguito da Buttigieg con il 24,4% e Klobuchar con il 19,8%, sulla base dello scrutinio dell’86,7% dei seggi. Biden e Warren hanno ottenuto meno del 10% dei voti ciascuno (8,4% e 9,3%, rispettivamente). Il New Hampshire alloca 33 delegati, di cui 24 “pledged” (cioè determinati dall’esito delle primarie e “vincolati” a votare in base al risultato).
I 24 delegati “vincolati” vengono allocati proporzionalmente ai candidati che ottengono più del 15% dei voti: pertanto, Sanders e Buttigieg avranno un numero di delegati del NH molto simile fra loro.
Il focus ora si sposta sulle prossime primarie in Nevada e South Carolina, in attesa dei voti potenzialmente determinanti nelle primarie che si tengono il 3 marzo (Super Tuesday). Il campo democratico è ancora moto fluido, con una percentuale ampia di indecisi e candidati con piattaforme elettorali divergenti. L’indebolimento di Warren e Biden, fino a poco fa nel gruppo di testa, evidenzia la possibilità di cambiamenti negli scenari politici dei prossimi mesi.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro si è rafforzato ulteriormente ieri, salvo poi flettere e chiudere la giornata al ribasso. A favorirlo sono state le dichiarazioni di Powell che ha espresso una valutazione positiva dell’economia USA confermando la disponibilità della Fed ad agire qualora lo scenario dovesse evolversi in maniera significativamente diversa dalle attese.
A farlo poi ripiegare ha contribuito invece il ridimensionarsi della risk aversion dopo nuove previsioni secondo le quali il picco del coronavirus dovrebbe esaurirsi entro poche settimane per poi stabilizzarsi.
Dai dati USA di domani e venerdì si attendono indicazioni di tenore misto, ma complessivamente non di miglioramento.
A meno pertanto di sorprese positive dai dati principali (vendite al dettaglio, fiducia delle famiglie e produzione industriale) la recente accelerazione rialzista del dollaro potrebbe subire una pausa.

EUR – L’euro è sceso ancora aggiornando i minimi a 1,0889 EUR/USD sull’ulteriore rafforzamento del dollaro, ma poi ha chiuso in leggero rialzo, di riflesso al ritracciamento del biglietto verde.
Dai dati dell’area non si attendono indicazioni che possano autonomamente risollevare le sorti del cambio: la produzione industriale oggi è attesa negativa e il Pil aggregato del 4° trimestre venerdì dovrebbe confermare il debole 0,1% t/t della prima lettura.
A meno di sorprese positive l’euro dovrebbe pertanto restare privo di spunti di forza propria, traendo semmai beneficio dai dati USA. A meno di delusioni eclatanti da questi ultimi l’upside dovrebbe comunque restare ancora contenuto in area 1,09 EUR/USD.

GBP – La sterlina si è leggermente rafforzata riportandosi da 1,28 a 1,29 GBP/USD per via del generalizzato ritracciamento del dollaro. Si è rafforzata anche contro euro rimanendo però in area 0,84 EUR/GBP. Il Pil del 4° trimestre ha subìto una frenata a 0% t/t dopo lo 0,5% del trimestre precedente, in linea con le attese e con le previsioni BoE, il che spiega come mai la valuta britannica non abbia corretto sul dato, ma si sia anzi leggermente rafforzata. Nel breve tuttavia l’upside anche in caso di eventuali sorprese positive dai dati rimane limitato a causa dell’incertezza sui negoziati con l’UE che dovrebbero partire ai primi di marzo. Proprio in ragione di tale incertezza, abbiamo rivisto al ribasso il profilo atteso della sterlina a 1,30-1,33-1,35-1,38-1,43 GBP/USD sull’orizzonte a 1m-3m-6m-12m-24m.
Manteniamo però una dinamica attesa di graduale rafforzamento in funzione del miglioramento dello scenario di crescita e inflazione atteso già in corso d’anno dalla BoE. ll nuovo profilo atteso della sterlina si abbassa leggermente anche contro euro a 0,84-0,84-0,85-0,85-0,83 EUR/GBP a 1m-3m-6m-12m-24m.

JPY – Lo yen rimane sostanzialmente bloccato sia contro dollaro in area 109 USD/JPY sia contro euro tra 119 e 120 EUR/JPY. Il ridimensionamento della risk aversion in relazione alle novità sul coronavirus non è ancora sufficiente a trascinare la valuta nipponica al ribasso. A meno di sorprese positive eclatanti dai dati USA lo yen potrebbe fare ancora fatica a scendere, stabilizzandosi intorno ai livelli attuali.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – La produzione industriale a dicembre è vista in calo di -2,2% m/m dopo il +0,2% m/m precedente. La variazione annua passerebbe a -2,5% da -1,5%.
L’output chiuderebbe il trimestre con una flessione di -1,3% t/t, ancora più accentuata di quella vista nei due trimestri precedenti.