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12 Dicembre 2022 – nota economica giornaliera

STATI UNITI
 – Venerdì, il PPI di novembre ha sorpreso verso l’alto con una variazione di 0,3% m/m per l’indice headline e di 0,4% m/m per quello core.
L’indice al netto di alimentari, energia e servizi del commercio ha segnato un rialzo di 0,3% m/m.
Le componenti rilevanti per l’inflazione al consumo hanno dato indicazioni miste, con relativa debolezza per le tariffe aeree, ma aumenti per i beni core e un trend ancora relativamente rapido per i servizi sanitari (che dovrebbe apparire nel deflatore dei consumi).
I dati del PPI non modificano la previsione di inflazione in calo nei prossimi trimestri, ma confermano la presenza di rischi di pressioni persistenti, anche se in via di riduzione.
– La fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan ha sorpreso modestamente verso l’alto, risalendo a 59,1 a dicembre (prel.), da 56,8 di novembre, con moderati rialzi sia per le aspettative sia per le condizioni correnti, legati al calo del prezzo della benzina, al miglioramento dei mercati finanziari e alle prospettive sempre positive del mercato del lavoro.
Le aspettative di inflazione sono calate a 4,6% sull’orizzonte a 1 anno e sono rimaste stabili a 3% su quello a 5 anni.

 

COMMENTI:

BCE – Questa settimana, il focus sarà sulla riunione della BCE.
Giovedì prossimo, la Banca centrale dovrebbe alzare i tassi ufficiali di altri 50pb, che porteranno il tasso sui depositi al 2,0%.
Ci si attende anche che siano annunciate le modalità per la riduzione del portafoglio APP.
L’estensione delle previsioni al 2025 dovrebbe mostrare una convergenza ancora incompleta del tasso di inflazione al 2%, a rinforzo di una retorica che resterà focalizzata sul controllo delle aspettative di inflazione.
La BCE ha comunicato venerdì che i rimborsi anticipati di fondi TLTRO questo mese ammonteranno a ben 447,9 miliardi di euro, ben più delle attese.

STATI UNITI
 – La riunione del FOMC dovrebbe concludersi con un rialzo di 50pb, in rallentamento rispetto alle variazioni delle 4 riunioni precedenti, ma anche con un nuovo spostamento verso l’alto del grafico a punti.
La conferenza stampa dovrebbe ribadire la necessità di frenare la domanda di lavoro per contenere l’inflazione nei servizi.
– La settimana sarà importante anche sul fronte politico, con l’ennesima corsa contro il tempo per trovar un accordo che finanzi il governo prima della scadenza delle leggi di spesa il 17 dicembre.
I repubblicani stanno premendo per un’estensione di poche settimane, in modo da ridiscutere le leggi di spesa quando avranno la maggioranza alla Camera.
Da segnalare anche il passaggio della senatrice democratica K. Sinema dal gruppo democratico a quello degli indipendenti, che rende più fragile la maggioranza democratica in Senato.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ha chiuso la settimana passata all’insegna di una sostanziale stabilizzazione dopo l’ampio calo dell’ultimo mese e in attesa dell’importante FOMC di mercoledì.
La Fed dovrebbe alzare i tassi, ma meno rispetto alle ultime volte, di 50 pb, a 4,25-4,50%.
Più importante della decisione sui tassi sarà però il nuovo profilo atteso dei Fed Funds, in quanto rivedrà al rialzo il punto di arrivo del ciclo di rialzi, che a settembre collocava a 4,50-4,75%.
La revisione dovrebbe essere modesta, di 25 pb, con rischi verso l’alto, ovvero che possa essere di 50 pb.
Nel primo caso il messaggio sarebbe dovish, per cui il dollaro dovrebbe tendenzialmente indebolirsi, in misura ridotta se lascerà invariata l’entità di tagli dei tassi attesi nel 2024 (a settembre collocava i tassi a 3,75-4,00%, sottintendendo tagli per 75 pb nel 2024), in misura maggiore invece se aumenterà l’entità dei tagli.
Nel secondo caso invece il dollaro dovrebbe riuscire a stabilizzarsi o a rafforzarsi leggermente, anche in questo casso in base al profilo di tagli atteso successivamente.
Infine, qualora la revisione al rialzo fosse superiore ai 50 pb, il dollaro dovrebbe rafforzarsi.
Anche in questo caso, comunque, al di là del breve dovrebbe riprendere a scendere, in funzione della recessione attesa a metà 2023 e del successivo avvio del ciclo di tagli dei tassi (tra fine 2023 e inizio 2024 al più tardi).
Il mercato sconta pienamente un punto di arrivo dei tassi a 4,75-5,00% entro maggio, con una probabilità del 50% circa di un punto terminale marginalmente più elevato a 5,00-5,25%.
Prima del FOMC, domani, importanti saranno intanto i dati di inflazione, attesi in calo – il che dovrebbe già iniziare a mettere il dollaro sulla difensiva.

EUR – L’euro ha chiuso la settimana passata consolidando a 1,04-1,05 EUR/USD, principalmente di riflesso alla dinamica del dollaro.
Per il cambio cruciale sarà oltre all’esito del FOMC quello della riunione BCE il giorno successivo, giovedì.
Anche la BCE dovrebbe alzare i tassi di 50 pb, a 2,50% (tasso refi), ma cruciali saranno le nuove previsioni di crescita e inflazione e le indicazioni circa il profilo dei rialzi successivi.
Il nuovo scenario macro dovrebbe infatti aprire ad un sentiero di rialzi più incisivo di quanto atteso fino a poco tempo fa, il che dovrebbe favorire l’euro, a maggior ragione se nel frattempo la Fed non avrà sorpreso verso l’alto.
La possibile combinazione di messaggio più moderato dalla Fed e più aggressivo dalla BCE dovrebbe favorire la salita del cambio verso nuovi massimi (resistenze chiave nella fascia 1,07-1,08 EUR/USD).
Il mercato sconta pienamente un punto di arrivo del ciclo di rialzi BCE a 3,25% entro giugno, con una probabilità del 70% circa di un punto terminale marginalmente più elevato (a 3,50%).
Prima della riunione BCE dai dati dell’area si attendono indicazioni miste (leggero miglioramento dello ZEW tedesco domani, peggioramento dei dati di produzione industriale dell’area mercoledì).

GBP – Similmente all’euro, la sterlina ha chiuso la settimana passata consolidando contro dollaro a 1,21-1,23 GBP/USD principalmente di riflesso alla dinamica del dollaro.
Contro euro si è pressoché stabilizzata a 0,85-0,86 EUR/GBP.
Cruciale per la valuta britannica sarà giovedì l’esito della riunione BoE, insieme all’esito del FOMC e della riunione BCE (il cui annuncio seguirà poco più di un’ora dopo quello della BoE).
Anche la BoE dovrebbe alzare i tassi di 50 pb, portandoli a 3,50%, ma più importanti saranno le indicazioni sul quadro macro dopo il Budget d’Autunno presentato il mese scorso dal nuovo Cancelliere dello Scacchiere J. Hunt.
Se la BoE dovesse prospettare la possibilità di una futura revisione al ribasso delle prospettive di crescita e di inflazione in relazione al sentiero di consolidamento fiscale proposto sotto il nuovo governo, il mercato potrebbe rivedere al ribasso il punto di arrivo del ciclo di rialzi dei tassi, a detrimento della sterlina.
Attualmente il mercato colloca il punto di arrivo finale a 4,50% entro agosto, con una probabilità del 68% circa che il punto terminale possa essere leggermente più elevato (a 4,75%).
Le nostre previsioni sono simili: punto di arrivo a 4,50% entro marzo/maggio.
Prima della riunione BoE, dai dati si attendono indicazioni miste (disoccupazione e retribuzioni in aumento domani, inflazione in leggero calo mercoledì), che potrebbero generare volatilità sul cambio.

JPY – Lo yen ha chiuso la settimana passata in lieve calo contro dollaro, da 134 a 136 USD/JPY, sulla leggera risalita dei rendimenti a lunga USA, indebolendosi leggermente anche contro euro da 141 a 143 EUR/JPY.
Cruciali nei prossimi giorni saranno l’inflazione USA domani e l’esito del FOMC mercoledì: se sarà confermato lo scenario che oramai il ciclo di rialzi Fed è quasi terminato e la svolta di policy potrebbe aversi già verso fine 2023, sui rendimenti a lunga USA dovrebbero iniziare a prevalere le spinte ribassiste e lo yen dovrebbe tornare a beneficiarne.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
– Nessun dato di rilievo oggi in agenda.
Per quanto riguarda i prossimi giorni, le prime indagini congiunturali di dicembre (stime preliminari dei PMI, Insee francese e ZEW tedesco) non sono attese modificare il quadro di moderata contrazione del PIL tra fine 2022 e inizio 2023.
– Le rilevazioni di ottobre sulla produzione industriale dovrebbero registrare un calo dell’output sia in Italia che nel complesso dell’Eurozona, in linea con quanto già emerso in Germania e Francia.
– In calendario anche le stime finali di inflazione di novembre.

STATI UNITI
 – Oggi non ci sono dati in agenda, ma la settimana sarà cruciale, in termini sia di dati sia di eventi.
Sul fronte dei dati, il CPI core di novembre è atteso in aumento di 0,4% m/m, le vendite al dettaglio sono previste in calo, sulla scia di una normalizzazione dopo il dato forte di ottobre, e la produzione industriale dovrebbe correggere per il secondo mese consecutivo.
– Le prime indagini di settore a dicembre dovrebbero confermare un quadro modestamente recessivo, con ulteriore ritracciamento degli ordini e dell’occupazione e segnali di rientro delle pressioni sui prezzi.