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12 Aprile 2023 – nota economica giornaliera

AREA EURO – Ieri le vendite al dettaglio nell’Eurozona sono tornate a calare a febbraio, di -0,8% m/m (-3% a/a) da un precedente 0,8% m/m (rivisto da 0,3%), per via di una riduzione degli acquisti di carburanti (-1,4% m/m), prodotti alimentari (-0,6%) e non alimentari (-0,7%).
Il dato lascia le vendite in rotta per una contrazione anche nel 1° trimestre del 2023 (sarebbe la quinta consecutiva).

 

COMMENTI:                                  

ITALIAIl Consiglio dei Ministri ha approvato il Documento di Economia e Finanza.
Il nuovo quadro macroeconomico di riferimento contiene una revisione al rialzo della stima sul PIL 2023, da 0,6% a 0,9% tendenziale e 1% programmatico (grazie a un nuovo intervento di taglio del cuneo fiscale sui redditi medio-bassi per 3 miliardi ovvero lo 0,15% del PIL), e viceversa una limatura delle proiezioni di crescita per il 2024, da 1,9% a 1,5% programmatico (1,4% tendenziale); il PIL è visto poi a 1,3% nel 2025 e a 1,1% nel 2026.
Il profilo atteso del deficit programmatico è stato confermato in linea con i precedenti obiettivi, al 4,5% del PIL (che si confronta con un tendenziale al 4,35%) per quest’anno, al 3,7% nel 2024 (tendenziale: 3,5%) e al 3% nel 2025 (e al 2,5% nel 2026).
È invece più accentuato di quanto previsto in precedenza il calo del rapporto debito/PIL, al 142,1% quest’anno e in ulteriore riduzione negli anni successivi, fino al 140,4% nel 2026.
Il Governo non ha fornito un aggiornamento circa la ripartizione temporale della spesa finanziata dai fondi Next Gen EU, indicando che sono in corso le interlocuzioni con le istituzioni europee per la revisione e la rimodulazione di alcuni degli interventi previsti dal PNRR, oltre che l’elaborazione dei progetti relativi a RePowerEU.

BCE – Il governatore di Banque de France, François Villeroy de Galhau, ha dichiarato ieri che “ora ci troviamo di fronte al rischio di un consolidamento dell’inflazione, che riflette la componente di fondo” e non più l’energia.
I rialzi dei tassi stanno avendo un impatto sull’economia reale e ci si attende che il loro effetto aumenti nei prossimi mesi.
Perciò, la BCE sta passando dallo “sprint” a una “corsa di fondo: fuori di metafora, i rialzi dei tassi saranno ora più lenti e dipendenti dal flusso dei dati, e Villeroy de Galhau sembra ritenere opportuni altri rialzi.
Anche i mercati, che ora scontano 71-72pb di ulteriore rialzo e attribuiscono un 20% di probabilità a un rialzo di 50pb in maggio.

STATI UNITI
 – I verbali della riunione del FOMC di metà marzo dovrebbero segnalare che la decisione sui tassi è rimasta incerta fino all’ultimo e indicare che il Comitato ha discusso due alternative, rialzo di 25 pb e tassi invariati.
L’incertezza sull’evoluzione della crisi bancaria sia a livello domestico (con le ricadute dei fallimenti di SVB e Signature bank) sia a livello internazionale (con le sorti di Credit Suisse in dubbio fino a pochi giorni dalla riunione) dovrebbero avere indotto il FOMC a lasciare aperte due strade condizionate agli sviluppi sui mercati finanziari.
La discussione sullo scenario dovrebbe essere stata incentrata sul cambiamento delle prospettive del credito bancario nel nuovo contesto.
In generale i verbali dovrebbero mostrare un consenso diffuso riguardo all’aumento di restrizione creditizia in seguito alle tensioni bancarie.
Tuttavia, si dovrebbero anche rilevare divergenze di opinione sulla durata e sulla profondità di tale restrizione aggiuntiva, con segnali incerti per il sentiero dei tassi.
Le previsioni per la riunione del 2 maggio dipenderanno in parte dalla distribuzione di opinioni che emergerà dai verbali, in parte dai dati del CPI di marzo in uscita oggi e in parte anche dalle review sul sistema bancario elaborate dalla Fed e dall’FDIC, in pubblicazione il 1° maggio.
Per ora, a nostro avviso l’esito della riunione è incerto.
– Ieri dalla Fed, è emersa la presenza di visioni diverse riguardo ai rischi e alla strategia di politica monetaria all’interno del FOMC.
Secondo Goolsbee (Chicago Fed), in situazioni di stress finanziario, l’approccio monetario corretto richiede “prudenza e pazienza”.
Goolsbee ha sottolineato che le banche stavano già restringendo il credito prima della crisi.
A suo avviso, in un contesto di elevata incertezza, la Fed deve essere cauta e, pur senza abbassare la guardia nella lotta all’inflazione, raccogliere ulteriori informazioni per valutare quanto i freni in atto stiano già facendo il suo lavoro.
Harker (Philadelphia Fed) ha detto che la Fed deve seguire da vicino i dati per “determinare le eventuali azioni aggiuntive da intraprendere”.
Harker ha anche detto che non vede perché la Fed dovrebbe continuare ad alzare i tassi e poi scoprire di doverli abbassare molto velocemente.
Williams (NY Fed) ha detto che è necessario seguire i dati da vicino ma ha indicato che non ci sono segnali che le condizioni del credito stiano frenando la spesa di famiglie e imprese.
Secondo Williams, la domanda di lavoro solida e l’inflazione ancora molto elevata restano elementi centrali per le decisioni della Fed.

FMI
 – Il Financial Stability Report del FMI riporta che i rischi per la stabilità finanziaria sono aumentati rapidamente e stima che, in seguito alla recente crisi bancaria, il credito negli USA potrebbe contrarsi di circa l’1% nel 2023, con un effetto restrittivo sul PIL pari a 0,44 pp.
– Nel World Economic Outlook, il FMI prevede un rallentamento della crescita mondiale da 3,2% del 2022 a 2,7% nel 2023.
Per gli Stati Uniti, la crescita attesa è rivista verso il basso di 0,2 pp a 1,6% nel 2023 e di 0,1 pp a 1,1% nel 2024.
Nel WEO, il FMI vede una crescita dell’Eurozona di 0,8% nel 2023 e 1,4% nel 2024 (meno ottimistiche le stime per l’Italia, a 0,7% e 0,8% rispettivamente).

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha chiuso la settimana passata in moderato rialzo, aiutato dal parziale recupero dei rendimenti, in particolare dopo l’employment report di venerdì che ha mostrato a sorpresa un calo del tasso di disoccupazione atteso invece stabile.
Gli altri indicatori del mercato del lavoro mostrano però in generale un rallentamento della dinamica occupazionale e in parte anche salariale.
Inoltre, dai discorsi Fed non emerge una visione concorde, data l’incertezza che ancora permane sugli effetti restrittivi delle crisi bancarie di marzo, per cui non è chiaro se a maggio la Fed alzerà ancora i tassi od opterà per una pausa.
Da ieri, infatti, il dollaro è tornato a scendere.
Molto importanti saranno oggi i dati di inflazione, attesa in calo come indice “headline”, ma ancora in aumento nella componente “core”.
In tal caso il dollaro dovrebbe tendenzialmente stabilizzarsi, in attesa di altri dati che aiutino a comprendere meglio la direzione dello scenario.
Se invece i dati di oggi dovessero deludere, mostrando un’inflazione più bassa delle attese, il dollaro correggerebbe ulteriormente.
Da seguire anche i verbali dell’ultimo FOMC, dai quali dovrebbe emergere che la discussone il mese scorso è stata sull’opportunità di alzare di 25 pb o di fare una pausa, per via delle crisi bancarie.

EURL’euro ha chiuso la settimana passata in solo lieve rialzo in area 1,08 EUR/USD cedendo sull’employment report USA ma dopo essere salito fino in area 1,09 EUR/USD dove è rientrato già ieri.
I driver di dollaro restano cruciali per il cambio in questi giorni, per cui, a meno di sorprese verso l’alto dai dati di inflazione statunitensi, l’euro dovrebbe riuscire a consolidare.
La parziale incertezza sullo scenario dei tassi BCE, che potrebbe trovarsi a scegliere tra un rialzo di 50 pb o di 25 pb alla prossima riunione, può comprimere l’upside dell’euro, ma la prospettiva che comunque la BCE alzi più della Fed nei prossimi mesi continua a favorire la moneta unica, che potrebbe tentare un test di 1,1000 EUR/USD nel breve in caso di delusioni dai dati USA.

GBPAnche la sterlina ha chiuso la settimana passata in solo lieve rafforzamento contro dollaro da 1,23 a 1,24 GBP/USD sull’employment report USA dopo essere riuscita a salire temporaneamente fino a 1,25 GBP/USD. Anche per la valuta britannica i driver di dollaro restano la chiave in questi giorni e il parziale recupero di ieri riflette il generalizzato arretramento del biglietto verde.
A meno di sorprese verso l’alto dai dati di inflazione statunitense, la sterlina dovrebbe rafforzarsi ancora o comunque stabilizzarsi.
Comunque, l’incertezza sulla prossima decisione della BoE, dove è in dubbio se alzerà o meno i tassi a maggio, resta un fattore penalizzante per la sterlina, soprattutto contro euro, rispetto al quale infatti è in lieve calo su base settimanale da 0,87 a 0,88 EUR/GBP.
Importante sarà per eventuali chiarimenti in tal senso il discorso di Bailey programmato per oggi pomeriggio.

JPYAnche lo yen ha chiuso la settimana passata in solo lieve rafforzamento contro dollaro da 133 a 132 USD/JPY per via dell’employment report USA, ma ha fatto marcia indietro già da lunedì, toccando oggi minimi in area 134 USD/JPY, sulle dichiarazioni del nuovo governatore BoJ K. Ueda, che ha ribadito la necessità per ora di mantenere una politica monetaria massimamente espansiva.
Ueda ha comunque spiegato che la strategia di policy verrà valutata in base agli sviluppi dell’economia, in particolare per quanto riguarda le prospettive dell’inflazione, le cui probabilità di portarsi verso il target possono aumentare se la dinamica salariale accelera e a tale proposito Ueda ha esplicitato che i segnali che giungono dalle negoziazioni salariali in corso sono favorevoli.
Ueda ha anche ammesso che il controllo della curva può provocare distorsioni sul mercato e ieri l’IMF, nel rapporto sula stabilità finanziaria, ha concluso che una modifica in direzione più flessibile del controllo della curva sarebbe auspicabile.
Intanto lo yen tornerà a seguire i rendimenti a lunga USA, per cui potrebbe già leggermente recuperare, o comunque stabilizzarsi oggi sui dai di inflazione USA, a meno che questi non sorprendano verso l’alto.
Contro euro lo yen è sceso nell’ultima settimana da 142 a 146 EUR/JPY, penalizzato dai differenziali di rendimento più sfavorevoli.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI – Oggi negli ci sono due eventi chiave: l’inflazione di marzo e i verbali dell’ultima riunione del FOMC.
Il CPI di marzo è previsto in rialzo di 0,3% m/m (5,2% a/a, in calo da 6% a/a di febbraio), dopo 0,4% m/m. L’indice core dovrebbe registrare un aumento di 0,4% m/m (5,7% a/a), solo marginalmente al di sotto della variazione di febbraio (0,45% m/m).
Nel comparto dei beni core, i prezzi delle auto usate dovrebbero interrompere il trend verso il basso degli ultimi mesi e tornare a crescere, alla luce del rialzo registrato dal Manheim Used Vehicle Index.
Le pressioni sui prezzi in generale sono in rallentamento rispetto a febbraio, in base ai risultati delle indagini.
Complessivamente i prezzi dei beni core dovrebbero mantenersi in linea con i risultati visti da inizio anno, con una variazione circa nulla.
Il focus resta sui servizi core.
Per l’abitazione (42% del CPI core e 17% del deflatore core), nonostante il persistente calo degli affitti correnti, la variazione di affitti e affitti figurativi dovrebbe restare in linea con la media di 0,75% m/m ancora per diversi mesi.
I prezzi dei servizi core ex-abitazione, dominati dal costo del lavoro, non dovrebbero rallentare, alla luce del trend sempre elevato dei salari.