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11 Luglio 2023 – nota economica giornaliera

GERMANIA – Oggi la stima finale dei prezzi al consumo di giugno ha confermato l’aumento dei listini registrato nella prima lettura (+0,3% m/m sull’indice nazionale e +0,4% m/m sulla misura armonizzata), per un’accelerazione dell’inflazione annua a 6,4% da 6,1% sull’indice domestico e a 6,8% da 6,3% sull’IPCA, spiegata principalmente da effetti base sfavorevoli sulla componente servizi.
L’inflazione al netto di alimentari ed energia ha confermato la salita al 5,8% dal 5,4% di maggio

 

COMMENTI:     

STATI UNITI
 – Ieri dalla Fed, Barr, vicepresidente per la supervisione, nel suo discorso al Bipartisan Policy Center, ha annunciato un ampio piano per aumentare i requisiti patrimoniali delle maggiori banche nazionali, affermando che i recenti fallimenti bancari hanno sottolineato la necessità per le autorità di regolamentazione di rafforzare la resilienza del sistema.
Tra le numerose raccomandazioni di Barr, che non saranno pienamente efficaci prima di “alcuni anni“, vi è l’applicazione di norme patrimoniali più severe alle banche con attività pari o superiori a 100 miliardi di dollari (attualmente valide solo per le banche con attività pari o superiori a 700 miliardi di dollari o attive a livello internazionale).
Mester (Cleveland Fed), facendo seguito alle dichiarazioni di Powell e Williams, ha affermato che “i tassi di interesse devono aumentare ancora un po’ rispetto al livello attuale e che devono rimanere lì per un periodo prolungato”.
In aggiunta, ha sottolineato che sarebbe stata favorevole ad un rialzo a giugno, ma che non è ancora pronta a sbilanciarsi sulla decisione di luglio.
Daly (San Francisco Fed) ha ribadito che quest’anno saranno probabilmente necessari altri due rialzi dei tassi per ridurre l’inflazione, troppo alta a fronte di un mercato del lavoro ancora resiliente.
Secondo lei al momento i rischi di fare troppo poco sono ancora superiori a quelli di fare troppo.
Bostic (Atlanta Fed), invece, ha sostenuto che l’inflazione potrebbe tornare all’obiettivo del 2% senza ulteriori aumenti del tasso di interesse, ma il processo richiederà del tempo.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro conferma una dinamica contrastata, in linea con indicazioni ancora non chiare che giungono dai dati.
Ha continuato a rafforzarsi l’ultima settimana di giugno, su dati che avevano sorpreso positivamente, in particolare i sussidi di disoccupazione, per tornare a scendere – e più ampiamente – nel corso dell’ultima settimana, su dati che invece hanno fornito nuovamente segnali di rallentamento della crescita, in particolare per quanto riguarda la dinamica occupazionale (come emerso dall’employment report di venerdì).
La dinamica salariale, tuttavia, è ancora sostenuta e il rallentamento della crescita non ancora sufficientemente ampio.
Il mercato infatti sconta pienamente un altro rialzo dei tassi di 25 pb, ma un secondo di pari entità viene dato come probabile solo a poco più del 30% entro l’autunno, e questo sta penalizzando il dollaro negli ultimi giorni dato che la Fed a giugno aveva rivisto verso l’alto il sentiero atteso dei tassi, indicando che avrebbero potuto rendersi opportuni 50 pb di rialzo complessivi entro i prossimi mesi.
Un test importante si avrà domani, con i dati di inflazione attesi in calo.
Se le aspettative saranno confermate il dollaro dovrebbe indebolirsi ancora, in caso invece di sorprese verso l’alto potrebbe tornare a rafforzarsi, ma limitatamente e temporaneamente.

EUR – Nelle ultime due settimane l’euro si è mosso principalmente di riflesso al dollaro sui driver USA, mantenendosi in un range stretto compreso tra 1,08 e 1,10 EUR/USD.
Questa mattina sullo ZEW tedesco che ha deluso mostrando un peggioramento il cambio è sceso poco sotto quota 1,1000 EUR/USD.
Il downside è comunque limitato perché il mercato mantiene attese di maggiori rialzi dei tassi BCE (50 pb con probabilità piena e poco più del 30% di 75 pb totali) rispetto alla Fed.
I dati USA resteranno in ogni caso dominanti in questi giorni, e il range centrale di oscillazione dovrebbe rimanere 1,08-1,10 EUR/USD.

GBPLa sterlina si è solo leggermente indebolita sui driver di dollaro nell’ultima settimana di giugno da 1,27 a 1,25 GBP/USD contro dollaro e da 0,85 a 0,86 EUR/GBP contro euro, ma resta ben supportata su attese di mercato di ulteriore ampia restrizione monetaria da parte della BoE: il mercato sconta 125/150 pb di rialzi complessivi entro l’inizio del 2024.
La valuta britannica è poi risalita in questa prima parte di luglio sui driver USA in assenza di dati di rilievo domestici, ma oggi ha aggiornato i massimi recenti contro dollaro portandosi in area 1,29 GBP/USD e sta testando i massimi recenti contro euro in area 0,85 sui dati del mercato del lavoro che hanno mostrato un’ulteriore rilevante accelerazione della dinamica salariale.
Nel breve questo può favorire un ulteriore rafforzamento della sterlina sia contro dollaro sia contro euro, ma al di là del breve l’effetto negativo dell’ampia restrizione monetaria sulla crescita britannica dovrebbe ridimensionare lo slancio rialzista contro dollaro, portando a una generale lateralità con tendenza a un leggero indebolimento contro euro.
I rischi recessivi infatti secondo la BoE condurrebbero a un calo dell’inflazione a 1,5%, ovvero sotto target (2,0%), già all’inizio del 2025, per cui la BoE potrebbe iniziare a tagliare i tassi l’anno prossimo prima della BCE

JPYLo yen ha continuato a indebolirsi contro dollaro nell’ultima settimana di giugno da 142 a 145 USD/JPY sulla salita dei rendimenti a lunga USA, ma ha recuperato fino a 140 USD/JPY nell’ultima settimana anche grazie a una parziale salita dei rendimenti giapponesi su dati domestici che indicano una dinamica salariale in aumento, consumi in espansione e rischi verso l’alto sul sentiero atteso di inflazione.
Questo aumenta la probabilità che la BoJ anticipi la riduzione dello stimolo monetario in essere ad esempio ampliando la banda di oscillazione intorno al rendimento target a 10 anni forse già alla prossima riunione del 28 luglio.
Questo favorirebbe un rafforzamento dello yen, che rimane comunque il nostro scenario centrale come tendenza di fondo al di là del breve anche solo in funzione della futura attesa svolta Fed.
Analoga la dinamica dello yen contro euro, in calo a fine giugno da 155 a 158 EUR/JPY e in recupero in questi giorni fino a 154 EUR/JPY.

 

PREVISIONI:

ITALIA – La produzione industriale potrebbe mostrare un rimbalzo a maggio, stimiamo di 1,2% m/m dopo il -1,9% di aprile, che era stato verosimilmente in parte condizionato da fattori di calendario.
Tuttavia, il recupero sarebbe solo parziale, dopo la flessione cumulata di -3,3% nel primo quadrimestre.
Le indagini a maggio e giugno hanno continuato ad evidenziare un deterioramento dell’attività, spinto dall’indebolimento della domanda al venir meno del supporto fornito dalla normalizzazione dei fattori di offerta.
L’industria dovrebbe aver frenato in misura significativa il PIL nel trimestre primaverile, e potrebbe continuare a dare un contributo negativo all’attività economica anche nei prossimi 3-6 mesi.

GERMANIA – L’indice ZEW sulle attese dovrebbe salire per il secondo mese a luglio, a -5 da -8,5 precedente. I timori di effetti negativi sull’economia tedesca dovuti al rialzo dei tassi della BCE dovrebbero essere smussati da aspettative di rallentamento dell’inflazione.
Ci aspettiamo una stabilizzazione dell’indice sulla situazione corrente, a -57, dopo la marcata correzione del mese scorso.