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10 Marzo 2021 – nota economica giornaliera

AREA EURO – I dati completi di contabilità nazionale del 2020T4 hanno comportato una marginale revisione al ribasso da -0,6 a -0,7% t/t della variazione trimestrale del PIL. La variazione tendenziale sale invece da -5,0% a -4,9% a/a.
Come atteso, la contrazione è stata causata dal calo dei consumi privati (-3,0% t/t), soltanto in parte compensato dall’aumento degli investimenti fissi lordi (+1,6% t/t) e delle scorte.
Il contributo di queste ultime è stato addirittura pari a 0,6 punti percentuali, e potrebbe pesare sulla performance di inizio 2021. Il contributo delle esportazioni nette è stato leggermente negativo. L’occupazione è cresciuta di 0,3% t/t, ma è in calo di -1,9% a/a; le ore lavorate sono scese di -1,6% t/t e -5,6% a/a: ne risulta che la produttività del lavoro è in aumento se calcolata sulle ore lavorate (+1,6%), ma in calo se calcolata rispetto agli addetti (-3,0% a/a).
Il 2020 si è chiuso con una variazione di -6,6% a/a per la serie del PIL non corretta per i giorni lavorativi.
Nel primo trimestre 2021 ci attendiamo una nuova contrazione del PIL, di entità circa pari a quella dello scorso trimestre.

ITALIA – La produzione industriale è cresciuta dell’1% m/m a gennaio, in linea con la nostra previsione e al di sopra delle attese di consenso. Il dato di dicembre è stato rivisto al rialzo a +0,2% m/m, da un -0,2% preliminare.
Su base annua rettificata per gli effetti del calendario, il dato è risultato migliore del previsto, ma è rimasto in territorio negativo, a -2,4% a/a, dal -1,6% precedente (rivisto al rialzo da -2%).
L’incremento mensile è dovuto principalmente ai beni capitali e ai beni durevoli (rispettivamente +1,4% e +3% m/m); l’unica flessione riguarda i prodotti energetici (-0,5% m/m).
Su base annua rettificata, i beni durevoli e i beni intermedi guidano la ripresa (+4,6% e +2,4%), mentre gli altri gruppi rimangono in rosso (i non durevoli sono i più colpiti, con un -11,1%).
Il dettaglio per settore conferma la drammatica recessione ancora in corso in due comparti: tessile e raffinazione (rispettivamente -20,8% e -18,4%a/a); anche il farmaceutico subisce una battuta d’arresto (-13,6%).
I settori manifatturieri in crescita rispetto a un anno prima sono le apparecchiature elettriche (+9,7%), i prodotti chimici (+4,4%), gomma e plastica (+3,8%), legno, carta e stampa (+2,3%) e metalli (+1,2%).
In prospettiva, a nostro avviso, la produzione industriale potrebbe continuare a recuperare a febbraio, come segnalato dal rialzo delle componenti output e nuovi ordini delle indagini Istat e PMI manifatturiero. Tuttavia, una nuova correzione è probabile questo mese, a causa del nuovo inasprimento delle restrizioni anti-Covid.
Nel complesso, l’industria dovrebbe essere tornata a dare un contributo positivo al valore aggiunto nel primo trimestre, che sarà però più che bilanciato dall’apporto ancora negativo dai servizi (con il risultato di un PIL verosimilmente ancora in territorio negativo).
Una rinnovata debolezza dell’attività economica a marzo peserebbe anche sul trimestre primaverile.
Nel complesso, continuiamo a ritenere che i rischi sul PIL rimangano al ribasso nel breve termine (ovvero nella prima metà dell’anno).
Vediamo una ripresa apprezzabile solo a partire dal trimestre estivo(nell’ipotesi di una nuova stretta anti-Covid nelle prossime settimane, seguita da una significativa accelerazione della campagna vaccinale).

FRANCIA – Le indagini congiunturali di gennaio indicano un’accelerazione della produzione industriale a +0,4% m/m, dopo il -0,8% m/m visto a dicembre.
Il miglioramento deriverebbe dalla ripresa della domanda sia interna, che estera.
L’indice PMI manifatturiero ha evidenziato un’accelerazione della crescita della produzione a febbraio, a 56,1 da 51,6 di gennaio.
Nel 1° trimestre l’industria dovrebbe fornire un contributo positivo alla crescita del PIL.

CINAL’inflazione dei prezzi al consumo è rimasta in territorio negativo in febbraio anche se è leggermente risalita a -0,2% a/a da -0,3% a/a in gennaio.
Sul dato hanno influito ancora fortemente il calo tendenziale dei prezzi degli alimentari (-0,2% a/a in febbraio da +1,6% a/a in gennaio), e la deflazione nel comparto dell’abbigliamento e in quello dei servizi.
Quest’ultima sta dando però segnali di riduzione, in particolare nel comparto dei trasporti e delle telecomunicazioni, dove l’inflazione è risalita da -4,6% a/a in gennaio a -1,6% a/a in febbraio trainata dall’aumento dei prezzi dei carburanti.
L’inflazione core è salita dello 0,2% m/m in febbraio portandosi a 0% a/a dal -0,3% a/a registrato in febbraio.
Le pressioni da domanda rimangono per ora contenute nei prezzi al consumo mentre sono più visibili nei prezzi alla produzione dove l’inflazione è salita da 0,3% a/a in gennaio a 1,7% a/a in febbraio, spinta al rialzo in parte dall’aumento dei prezzi delle materie prime e in parte da un effetto base sfavorevole che permarrà nei prossimi mesi.
L’atteso aumento dell’inflazione nel comparto degli alimentari, a causa di un effetto base sfavorevole, e dei trasporti potrà spingere moderatamente al rialzo l’inflazione nel secondo trimestre, portandola poco al di sopra del 2%.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro è arretrato ieri, erodendo buona parte della salita di lunedì, penalizzato dall’arretramento dei rendimenti USA.
Il movimento è perlopiù un ritracciamento tecnico dopo la rapida ascesa recente e dovrebbe quindi essere temporaneo – oggi infatti apre di nuovo al rialzo.
Oggi il pacchetto di stimolo fiscale passa alla Camera per l’ultimo esame prima dell’approvazione finale, ma importanti saranno anche i dati di inflazione, perché se dovessero mostrare un incremento superiore alle attese i rendimenti reali potrebbero scendere indebolendo ancora il dollaro. Anche in questo caso però la tendenza di fondo al rialzo non sarebbe compromessa.

EURL’euro è risalito ieri da 1,18 a 1,19 EUR/USD sull’arretramento del dollaro, ma dovrebbe trattarsi di uno sviluppo temporaneo – oggi infatti apre di nuovo in calo. Un test importante per la moneta unica sarà la riunione BCE di domani.

GBPAnche la sterlina è salita ieri sul calo del dollaro da 1,38 a 1,39 GBP/USD rafforzandosi – seppure di meno – anche contro euro, restando comunque in area 0,85 EUR/GBP.
In assenza di spunti domestici oggi dovrebbero prevalere ancora i driver di dollaro. Spunti maggiori sul fronte domestico arriveranno la prossima settimana con la riunione BoE del 18 marzo.

JPYAnche lo yen è risalito ieri sul calo del dollaro da 109 a 108 USD/JPY, mantenendosi contro euro nel range 128-129 EUR/JPY. Al di là della reazione odierna ai dati di inflazione USA, la tendenza di fondo dello yen rimane al ribasso.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI – Il CPI a febbraio dovrebbe aumentare di 0,4% m/m (1,6% a/a), dopo 0,3% m/m di gennaio. L’indice core dovrebbe aumentare a un ritmo moderato, 0,2% m/m (1,4% a/a), dopo due mesi di quasi-stagnazione.
La dinamica dei prezzi dei beni core, in netta accelerazione nei mesi scorsi, dovrebbe rallentare, con un indebolimento nei comparti che hanno corso di più negli ultimi trimestri (abbigliamento, auto) mentre a febbraio si potrebbe vedere una modesta risalita nel settore dei servizi ex-energia, in particolare tariffe aeree e servizi ricreativi.
È però ancora presto per vedere la più decisa svolta verso l’alto prevista per i servizi ex-energia.
Finora l’abitazione rimane caratterizzata da variazioni nettamente inferiori alla media storica, ma nei prossimi mesi dovrebbe riaccelerare sia in termini di affitti e affitti figurativi, sia in termini di tariffe alberghiere.
La crescita solida dei prezzi delle case nell’ultimo anno è un indicatore anticipatore affidabile di futuri rialzi degli affitti e della componente abitazione del CPI e del deflatore.
Il ritorno a una normalità pre-pandemia dovrebbe determinare anche un diffuso adeguamento dei prezzi dei servizi ricreativi e sanitari, aprendo la strada a un sentiero dell’inflazione stabilmente più elevata anche al di là del periodo volatile atteso nel 2° trimestre, che registrerà incrementi dovuti al confronto statistico con il 2020.