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10 Maggio 2021 – nota economica giornaliera

ITALIA – A marzo le vendite al dettaglio hanno registrato una sostanziale stagnazione in volume (+0,1% m/m da +6,5% precedente) e in valore (-0,1% m/m da +5,9%): la flessione degli acquisti non alimentari (ancora penalizzati dalle misure restrittive) è stata compensata dalla crescita registrata nel comparto alimentare.
La variazione tendenziale balza dunque a +23,5% da -7,1% in volume (+22,9% da -5,7% in valore), con progressi diffusi a tutti i gruppi di prodotti, grazie al confronto favorevole con marzo 2020.
Nel 1° trimestre del 2021 le vendite al dettaglio hanno registrato una contenuta contrazione in volume (-0,3% t/t) e un modesto incremento in valore (+0,2% t/t) ma a inizio anno i consumi privati di contabilità nazionale dovrebbero aver comunque subito un calo più ampio per via di un’ulteriore flessione nei servizi.
È possibile che i dati di aprile continuino a risentire delle restrizioni ma a partire dal mese in corso le vendite al dettaglio e le spese delle famiglie dovrebbero rimbalzare e tornare a crescere nel 2° trimestre.
Nell’ipotesi di ulteriori progressi sul fronte sanitario la ripresa dei consumi dovrebbe accelerare durante l’estate.

FRANCIA – Nel mese di marzo, la produzione industriale è cresciuta di +0,8% m/m (consenso: +2% m/m), dopo la pesante contrazione fatta registrare nel mese di febbraio (-4,8% m/m).
Rispetto a febbraio 2020, sia l’output complessivo che il solo comparto manifatturiero restano in territorio negativo (rispettivamente a -5,9% e -6,8% a/a).
Nel mese, l’incremento della produzione è diffuso a tutti i principali comparti: l’attività mineraria e di estrazione fa segnare un +2,9% m/m dopo il -5% di febbraio, la raffinazione un +7% m/m dopo il +12,2% precedente; i macchinari e i mezzi di trasporto registrano un rimbalzo solo marginale (+0,4% m/m) dopo l’ampia contrazione del mese precedente (rispettivamente -5,4% e 11,2%).
Quello dei mezzi di trasporto rimane uno dei comparti maggiormente penalizzati rispetto ai livelli pre-pandemia (-25,1%), mentre gli unici settori in progresso rispetto a febbraio 2020 sono il farmaceutico (+5,4% a/a) e il materiale elettrico (+4,3%).
Per i prossimi mesi ci attendiamo una prosecuzione della fase di recupero dell’attività industriale, in ragione di un progressivo allentamento delle restrizioni anti-COVID.

STATI UNITI – L’employment report di aprile delude ampiamente, con un incremento degli occupati non agricoli di solo 266 mila, dopo 770 mila in marzo.
La riaccelerazione della dinamica occupazionale iniziata a febbraio e rafforzatasi a marzo si è invertita, nonostante il miglioramento del quadro sanitario e la riapertura delle attività aggregative.
È difficile interpretare il rallentamento della dinamica occupazionale, che potrebbe essere dovuto a un misto di fattori di domanda e offerta.
Gli occupati non agricoli aumentano di 266 mila, dopo 770 mila di marzo (rivisto da 916 mila), con variazioni solide nei servizi ricreativi parzialmente controbilanciate da correzioni in alcuni settori (corrieri e servizi alle imprese).
Gli occupati non agricoli ad aprile sono inferiori a quelli di febbraio 2020 di 8,2 mln (-5,4%). Il settore privato crea 218 mila posti.
Nell’industria, gli occupati sono in calo di -16 mila con una variazione nulla nelle costruzioni, e -18 mila nel manifatturiero.
Le variazioni di aprile seguono risultati solidi a marzo, ma il calo nel manifatturiero può essere conseguenza di un mercato del lavoro caratterizzato da eccesso di domanda, come evidenziato dalle indagini del mese scorso.
I servizi privati registrano un incremento di 234 mila, con andamenti positivi nei settori più colpiti dalla pandemia.
Con la ripresa delle attività aggregative, aumenta ancora l’occupazione per ricreazione e ospitalità, che fa la parte del leone per la dinamica di aprile, per un totale di + 331 mila.
Sono invece in calo i comparti dei servizi alle imprese (-79 mila), dei servizi temporanei (-111 mila), del commercio al dettaglio (- 15300), dei trasporti (-74 mila).
Il settore pubblico crea 48 mila posti, grazie alle nuove assunzioni a livello locale (32 mila) e a contributi marginalmente positivi per governo federale (9 mila) e stati (7 mila).
L’indagine presso le famiglie rileva aumenti degli occupati di 328 mila e della forza lavoro di 430 mila.
Il tasso di disoccupazione aumenta di 1 decimo a 6,1%, con un rialzo del tasso di partecipazione a 61,7%, da 61,5%, sempre ampiamente al di sotto (-1,6pp) del livello pre-pandemia.
I disoccupati, a 9,8 mln, sono pari a quasi il doppio del livello di febbraio 2020 (5,7 mln).
I sottooccupati e gli individui marginalmente attaccati alla forza lavoro nel complesso sono poco variati rispetto a marzo ma restano superiori ai livelli pre-COVID.
Gli occupati part-time per motivi economici sono 5,2 mln, in aumento di 845 mila da febbraio 2020; gli individui non nella forza lavoro che vorrebbero un’occupazione sono 6,6 mln (+1,6 mln da febbraio 2020).
Nel complesso quindi circa 16 mln di persone vorrebbero un lavoro che non hanno e di questi 6,6 mln non hanno accesso a sussidi di disoccupazione perché non partecipa alla forza lavoro.
Il tasso di occupazione è pari a 57,9%, in calo di 3,5pp rispetto febbraio 2020.
I salari orari danno un’ampia sorpresa verso l’alto, con un incremento di 0,7% m/m, nonostante la concentrazione di nuovi posti nella ricreazione e nel tempo libero, tipicamente caratterizzati da salari al di sotto della media.
Le ore lavorate nel settore privato sono in aumento di 1,2% m/m, con variazioni di 0,2% m/m nelle costruzioni, 1,7% m/m nell’estrattivo e di 0,4% m/m nel manifatturiero, con segnali positivi per la produzione ad aprile.
? Le informazioni dell’employment report sono decisamente sorprendenti e contrastano con le indicazioni di crescita in accelerazione derivanti da fiducia e consumi.
Una parte del rallentamento della crescita degli occupati è probabilmente conseguenza della carenza di offerta di lavoro, come rilevato da tutte le indagini, collegata alla pandemia (scuole non del tutto riaperte, timori di contagi).
Con l’ulteriore diffusione dei vaccini, la partecipazione dovrebbe aumentare e soddisfare una quota della domanda.
In parte, però, il freno all’occupazione può essere causato dall’elevato costo-opportunità per i disoccupati che percepiscono sussidi superiori al salario vigente nei settori della ricreazione e dell’ospitalità.
Due Stati hanno già annunciato l’interruzione dell’integrazione federale di 300 dollari a settimana a partire da giugno, citando richieste diffuse da parte delle imprese frenate da problemi nel reperire manodopera.
Il balzo dei salari orari e il trend in rialzo dell’Employment Cost Index testimonia comunque il trasferimento di una parte delle pressioni da eccesso di domanda sulle retribuzioni.
? È probabile, a nostro avviso, che la dinamica occupazionale riacceleri nei prossimi mesi, con la normalizzazione delle attività, ma con i dati di aprile aumenta l’incertezza sul meccanismo di trasmissione dall’aumento dei consumi a quello di occupati e salari.
Il mercato del lavoro resta l’osservato speciale per valutare i tempi della svolta della politica monetaria sul fronte della dimensione degli acquisti.
Per ora il “deficit di occupazione” rispetto al pieno impiego rimane ampio pur in presenza di progressi.
Il FOMC avrà ancora meno fretta a definire il requisito di “sostanziali ulteriori progressi”.
Al momento non riteniamo necessario modificare la previsione di inizio del tapering nel 2022.

 

COMMENTI:

BCEPhilip Lane, intervistato da Le Monde, ha detto che si aspetta di vedere la disoccupazione ai livelli pre-crisi nel 2023, mentre i livelli pre-crisi del PIL saranno recuperati nella primavera 2022.
L’economia dell’eurozona “inizierà a crescere velocemente, da ora in avanti”.
Lane si è dichiarato anche più ottimista riguardo alle conseguenze permanenti della crisi, che ora ritiene saranno “limitate”.
Lane è stato evasivo nella risposta a una domanda su perché la BCE non stia contrastando più attivamente il rialzo dei rendimenti a lungo termine, affermando che guarda a tutta la curva (anche alle scadenze più brevi) e che la situazione sarà esaminata a giugno.
Per quanto concerne i rischi sul fronte fiscale, Lane nota che non ci sono gli squilibri esterni che hanno preceduto la crisi del debito: gli squilibri fiscali trovano contropartita in ampi risparmi privati.
Quando i deficit scenderanno (in larga misura per l’estinzione delle misure emergenziali e il rientro degli stabilizzatori automatici), l’aumento della spesa privata compenserà gli effetti sulla domanda. Allo stesso tempo, l’aumento del debito è meno pericoloso perché sta avvenendo a livelli di tasso molto bassi.
Secondo Lane, infine, il rischio di bolle speculative finanziarie è ancora limitato nell’area dell’euro.

STATI UNITIKashkari (Minneapolis Fed) ha detto che a suo avviso la politica monetaria è appropriata e, insieme alla politica fiscale, dovrebbe essere in grado di riportare l’economia verso la massima occupazione.
Kashkari ritiene che, alla luce dei dati disponibili, non sia il momento per una svolta di policy, mentre ci sono ancora 8-10 mln di persone che vorrebbero un’occupazione.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha chiuso la settimana passata in calo, correggendo ampiamente venerdì sull’employment report che ha significativamente deluso.
Ora i dati diventeranno ancora più importanti nel guidare la dinamica del biglietto verde.
I dati in uscita questa settimana (inflazione, vendite al dettaglio, produzione industriale e fiducia dei consumatori) sono attesi positivi.
Se non deluderanno il dollaro dovrebbe riuscire ad avviare un recupero, ma data l’importanza dei dati sul mercato del lavoro, il recupero potrebbe essere parziale e fragile.

EURL’euro ha chiuso la settimana passata al rialzo, andando a rivedere dopo l’employment report USA massimi abbandonati a fine febbraio in area 1,21 EUR/USD inoltrata.
I dati dell’area in uscita questa settimana (ZEW Tedesco e produzione dell’area) sono attesi positivi, ma il driver principale saranno i dati USA.
Se questi ultimi non deluderanno l’euro dovrebbe arretrare, ma probabilmente di poco (entro 1,20) finché non migliora il quadro sul mercato del lavoro USA

GBPLa sterlina ha chiuso la settimana passata al rialzo contro dollaro da 1,38 a 1,40 GBP/USD, rimanendo più stabile contro euro nel range 0,86-0,87 EUR/GBP.
Oggi apre in ulteriore rialzo sia contro dollaro in area 1,40 GBP/USD sia contro euro in area 0,86 EUR/GBP in quanto il conteggio dei voti delle elezioni scozzesi terminato nel weekend ha sancito la vittoria del SNP ma senza maggioranza assoluta (64 seggi su 129).
L’SNP tuttavia ha già annunciato di voler chiedere un secondo referendum sull’indipendenza della Scozia.
Johnson ha ribadito il proprio no, spiegando che si può avere un solo referendum a generazione (quello del 2014).
L’incertezza sul tema referendum potrebbe più avanti indebolire la sterlina.
Prima comunque l’SNP deve trovare un alleato di governo: i Verdi (8 seggi) sono anch’essi favorevoli al referendum, ma hanno posizioni distanti dal SNP su altri temi (quello ambientale in primis).
Tornando al quadro macro, questa settimana escono i dati di PIL del 1° trimestre, attesi negativi. L’impatto negativo sulla sterlina dovrebbe tuttavia essere modesto, perché la BoE ha già anticipato tale risultato, aggiungendo di aspettarsi una robusta ripresa dal trimestre successivo.
In programma alcuni discorsi BoE.

JPYLo yen ha chiuso la settimana passata in rafforzamento contro dollaro da 109 a 108 USD/JPY, restando più stabile contro euro in range tra 131 e 132 EUR/JPY.
Se i dati USA di questa settimana non deluderanno, lo yen dovrebbe arretrare contro dollaro, ma in misura contenuta, restando approssimativamente nello stesso range contro euro.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – L’indice ZEW, prima indagine relativa al mese di maggio, è atteso confermare i segnali di ripresa dell’economia tedesca.
I dati di marzo sulla produzione industriale in Italia e nella media Eurozona dovrebbero mostrare un aumento dell’output, destinato ad ampliarsi nei prossimi mesi.
La seconda lettura dell’inflazione di aprile in Germania e in Francia dovrebbe confermare l’accelerazione registrata dalla stima flash; la tendenza rialzista è attesa continuare anche nei prossimi mesi.
Infine, si attende in settimana la pubblicazione delle Previsioni Economiche di Primavera della Commissione Europea, che potrebbe rivedere al rialzo le stime di crescita dell’area.

STATI UNITI – In settimana saranno pubblicati diversi dati di rilievo per aprile.
Il CPI e il PPI del mese scorso dovrebbero confermare il trend in rialzo dell’inflazione e segnalare che anche le variazioni mensili sono moderatamente al di sopra del trend dei trimestri passati.
In termini di attività, le vendite al dettaglio e la produzione industriale sono attese in crescita sostenuta.
La fiducia dei consumatori a maggio dovrebbe segnare un nuovo rialzo sulla scia di ulteriore miglioramento delle condizioni correnti, con le aspettative di inflazione su un trend verso l’alto.