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09 Settembre 2020 – nota economica giornaliera

ITALIA – Dopo due mesi di crescita a due cifre, le vendite al dettaglio sono tornate a calare a luglio, di -2,2% m/m. È peggiorata anche la tendenza annua, da -2,4% a -7,2%.
La caduta sia nel mese che sull’anno è dovuta soprattutto ai beni non alimentari (-3,2% m/m, -11,6% a/a), ma anche gli alimentari fanno segnare un segno meno.
Tra le forme distributive, l’unica a restare in progresso tendenziale è il commercio elettronico (+11,6%), pur anch’esso in deciso rallentamento rispetto al mese precedente.
Tra i gruppi di prodotti, l’unico in crescita sull’anno è quello dell’utensileria per la casa e ferramenta (+3,2%), mentre la flessione più marcata si evidenzia per abbigliamento e pellicceria (-27,9%).
In sostanza, dopo il balzo di maggio e giugno sulla scia delle riaperture della attività commerciali, la spesa delle famiglie sembra aver avuto una battuta d’arresto a luglio: un segnale che il ritmo congiunturale di crescita dell’attività economica potrebbe essere rallentato dopo il rimbalzo immediatamente successivo alla fine del lockdown.

AREA EURO – L’Eurostat ha rivisto al rialzo il dato sul PIL del 2° trimestre, a -11,8% t/t (da una lettura preliminare di -12,1% t/t) e dopo il -3,7% t/t registrato nel 1° trim. del 2020. Si conferma, comunque, come un minimo storico.
La crescita tendenziale è stata anch’essa rivista al rialzo di tre decimi, a -14,7% a/a.
La caduta dell’attività economica è dovuta soprattutto alla domanda interna finale (contributo: -10,9%), dato che i consumi privati sono scesi di -12,4% t/t e gli investimenti fissi di -17,0% t/t.
Il commercio estero ha sottratto un punto al PIL, con entrambi i flussi in netto calo (importazioni -18,0% t/t, esportazioni -18,8% t/t).
I dati ad alta frequenza e le indagini di fiducia dicono che il minimo dell’attività sia stato toccato nella prima quindicina di aprile; gli indici di mobilità hanno recuperato a metà giugno circa il 50% del divario dalla norma ed anche i consumi elettrici hanno mostrato una ripresa di circa il 40% rispetto alla prima quindicina di aprile.
A causa di questa revisione, il rimbalzo del terzo e quarto trimestre, in assenza di seconde ondate epidemiche che richiedano nuove fasi di confinamento, dovrebbe limitare la riduzione del PIL del 2020 a -8,1%, due decimi meglio di quanto prima stimato.

AREA EURO – Nel secondo trimestre gli occupati sono diminuiti del -2,9%t/t (-3,1% a/a) da -0,3% t/t precedente.
Il dato ha segnato il nuovo minimo storico, nonostante l’impatto dello shock da COVID-19 sull’occupazione sia stato in parte limitato dalle misure di supporto intraprese dai governi.
Il numero di ore lavorate ha visto una flessione decisamente più severa rispetto al numero di occupati: il crollo è stato del -12,8% t/t (-16,6% a/a).

AREA EURO – I dati di giugno sul giro d’affari nei servizi mostrano un rimbalzo ancora più forte rispetto a quello di maggio, +11,6%  contro 7,2% m/m.
La variazione tendenziale resta negativa (-14,8% a/a), e il divario rispetto a febbraio è addirittura superiore (-15,2%).
I dati settoriali dicono che il comparto alberghi e ristorazione ha recuperato la contrazione di aprile ma non quella di marzo, restando del 47% sotto i livelli di febbraio.
I livelli di attività sono vicini a quelli pre-crisi per informazione e comunicazione e commercio all’ingrosso e al dettaglio e riparazione di autoveicoli.
Le indagini congiunturali indicano chela ripresa è continuata nel bimestre luglio-agosto, anche se a ritmi molto più lenti rispetto alla fase delle riaperture.

CINA – L’inflazione dei prezzi al consumo è scesa da 2,7% a/a in luglio a 2,4% a/a in agosto. La discesa è da imputare principalmente al rallentamento dei prezzi del comparto degli alimentari, a sua volta favorito da un forte effetto base favorevole, e al calo dell’inflazione nel comparto dell’abbigliamento.
L’inflazione nel comparto dei servizi per la casa e dei trasporti rimane in territorio negativo ma ha registrato il secondo mese consecutivo di variazioni mensili positive. L’inflazione core è salita dello 0,1% m/m rimanendo invariata a 0,5% a/a rispetto a luglio dopo sei mesi di discesa.
L’inflazione dei prezzi alla produzione è risalita da -2,4% a/a in luglio a -2,0% in agosto, sostenuta dall’aumento dei prezzi delle materie prime seguito all’aumento degli investimenti in infrastrutture.

 

COMMENTI:

BCE – Il portafoglio di titoli è cresciuto di 14,9 miliardi la scorsa settimana. Nel dettaglio, gli acquisti netti PSPP sono stati di appena 0,4 miliardi, meno rispetto al CSPP (1,2 mld) e al CBPP3 (0,9 mld). Gli acquisti PEPP sono stati pari a 14,3 mld, al netto dei rimborsi.

ITALIA – Nella “Nota mensile sull’andamento dell’economia italiana”, Istat rileva che le informazioni disponibili per i mesi di luglio e agosto, seppure ancora parziali, suggeriscono il proseguimento della fase di ripresa dell’attività economica cominciata nel mese di maggio.
A luglio, si osservano aumenti nei dati dei consumi elettrici e della fatturazione elettronica. Inoltre, le stime preliminari sui flussi commerciali con i paesi extra-Ue indicano la prosecuzione della fase di risalita delle vendite all’estero, con un dimezzamento del calo tendenziale delle esportazioni osservato a giugno.

ITALIA –  Nel “Global Economic Outlook” di settembre, l’agenzia di rating Fitch ha rivisto al ribasso la propria previsione sul PIL italiano nel 2020, portandola a -10% dalla precedente stima di -9,5%, risalente allo scorso aprile. Fitch ha al contempo rivisto al rialzo la propria stima per il 2021, a +5,4% da un precedente +4,4%.

STATI UNITI – La leadership repubblicana ha presentato un nuovo pacchetto di stimolo “ridotto” (“skinny”), con misure per 650 mld di dollari, di dimensione inferiore rispetto alla precedente proposta repubblicana di interventi per 1 tln di dollari, e molto lontana da quella del disegno di legge per 3,5 tln approvato dai democratici alla Camera in primavera e mai discusso in Senato.
La nuova versione repubblicana del quinto pacchetto di stimolo tiene conto delle remore di alcuni senatori repubblicani contrari a nuovi aumenti del deficit e dovrebbe garantire una maggioranza di 51 voti in Senato, sufficienti ad approvarlo.
Nello “skinny bill”, così definito dai democratici, sono contenuti fondi per un parziale ripristino dell’integrazione federale dei sussidi di disoccupazione (300 dollari/settimana dai precedenti 600 dollari/settimana), 29 mld per la sanità, 10 mld per il US Postal Service, 105 mld per le scuole (inclusi fondi per scuole private e per istruzione a distanza), finanziamenti per un nuovo round del Paycheck Protection Program (prestiti a fondo perduto per piccole imprese), 20 mld per l’agricoltura.
Il costo del pacchetto dovrebbe essere intorno a 300 mld, grazie all’utilizzo di fondi per 350 mld allocati (e non ancora spesi) nei precedenti interventi.
Circa 200 mld di questi fondi proverrebbero dalle garanzie di 454 mld offerte per coprire eventuali perdite della Fed per i programmi di credito di emergenza e implicherebbero anche il blocco di utilizzo dei programmi oltre il 18 gennaio 2021.
La leadership democratica ha risposto con scetticismo alla proposta repubblicana e ribadito la propria disponibilità a ridurre a 2,2 tln il pacchetto approvato alla Camera per 3,5 tln.
Secondo il segretario del Tesoro, l’amministrazione potrebbe essere favorevole a un intervento che arrivi a 1,5 tln. Lo scontro democratici-repubblicani sul passaggio di un pacchetto tornerà quindi in primo piano ora, e sarà utilizzato in questa fase di aumento di attività per la campagna elettorale.
La nostra previsione è che i repubblicani, su pressione da parte della Casa Bianca, possano arrivare a un compromesso per un pacchetto vicino a 1,5 tln di dollari su cui i democratici potrebbero convergere, a patto che includa anche fondi per gli stati e per la sanità, oltre che per i sussidi di disoccupazione.
La settimana scorsa il segretario del Tesoro e la presidente della Camera Pelosi avevano anche aperto i negoziati per predisporre un’estensione delle leggi di spesa in scadenza a fine settembre ed evitare un blocco degli uffici federali da ottobre.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro è salito significativamente favorito sia da fattori di debolezza che hanno colpito alcune delle altre principali valute (sterlina in primis) sia da un’accresciuta risk aversion in relazione alla correzione delle borse USA. Un test più robusto dell’effettiva capacità di recupero del biglietto verde si avrà domani, in base alla reazione dell’euro alla riunione BCE.
Successivamente la partita si giocherà invece sul confronto di performance della crescita.

EURL’euro ha corretto da 1,18 a 1,17 EUR/USD, non traendo alcun beneficio dalla revisione al rialzo, seppur modesta, della crescita del PIL area euro nel 2° trimestre. In realtà questo è coerente, in quanto la partita si giocherà sul confronto di performance con la crescita USA nel 3° e nel 4° trimestre, dove si misurerà la capacità di ripresa post-pandemia.
Prima di allora, un primo test importante si avrà domani, con l’esito della riunione BCE. La possibilità che l’apprezzamento estivo del cambio abbia un effetto ribassista sull’inflazione e che questo favorisca un ulteriore allentamento monetario da parte della BCE dovrebbe agire a sfavore dell’euro.
Supporti chiave da monitorare intorno a 1,1720 EUR/USD.

GBPLa sterlina ha corretto ampiamente sia contro dollaro da 1,31 a 1,29 GBP/USD sia contro euro da 0,89 a 0,90 EUR/GBP penalizzata da un accresciuto rischio che non si riesca a siglare un nuovo accordo commerciale con l’UE entro fine anno.
È atteso per oggi un provvedimento legislativo che sembra possa “violare parzialmente” l’Accordo di Recesso con l’UE. Se – in aggiunta – le trattative in corso questa settimana confermeranno lo stallo attuale, la valuta britannica rischia di indebolirsi ulteriormente.

JPYLo yen si è rafforzato contro dollaro da 106 a 105 USD/JPY beneficiando di un’accresciuta risk aversion. Il rafforzamento si è riflesso anche contro euro da 125 a 124 EUR/JPY.
Nuovi spunti giungeranno domani dalla riunione BCE.