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09 Gennaio 2020 – nota economica giornaliera

AREA EURO – L’indice di fiducia economica è salito da 101,2 a 101,5 in dicembre. La variazione è leggermente migliore delle stime di consenso. Il miglioramento del clima di fiducia ha interessato fortemente i servizi (+2,2 punti a 11,4), le costruzioni (+2,2 punti a 5,0) e il commercio al dettaglio (+1,0 punti a 0,8). Per l’industria, l’indagine ha evidenziato un peggioramento del clima di fiducia da -9,1 a -9,3. Tuttavia, nel comparto manifatturiero le aspettative di produzione sono ulteriormente migliorate e segnalano ora un’inversione di tendenza rispetto ai mesi precedenti. Gli indici elaborati dalla Commissione sono coerenti con una crescita del Pil per il 4° trimestre di 0,2% t/t e 1,1%a/a, valori pressoché in linea con i dati del 3° trimestre. La fiducia dei consumatori è scesa da -7,2 a -8,1, nonostante il miglioramento visto nella componente del mercato del lavoro.

GERMANIA – La produzione industriale è cresciuta in novembre di 1,1% m/m, dopo il calo di ottobre (rivisto al rialzo da -1,7 a -1,0% m/m), ma resta in contrazione (-2,6% a/a) su base tendenziale. I dati sono stati migliori delle attese. A livello settoriale, la produzione manifatturiera è cresciuta di +1,0% m/m e quella delle costruzioni di 2,6% m/m. Le indagini di fiducia hanno avuto andamenti contrastanti in novembre e dicembre, ma ancora incompatibili con una ripresa sostenibile della produzione manifatturiera: l’indice Ifo sul livello della produzione è calato di nuovo in novembre e dicembre a livelli negativi, mentre l’indice PMI di produzione è sì salito di circa un punto, ma resta ampiamente sotto quota 50.
Cruciale sarà nei prossimi mesi l’andamento del settore automobilistico, che, rimane caratterizzato da forte incertezza: la recente ripresa delle immatricolazioni (+13,7% a/a nel 2019T4) è stata alimentata da una nuova campagna di incentivi da parte delle case produttrici, incentrati sui modelli più inquinanti, e potrebbe quindi rivelarsi molto effimera. Nel 4° trimestre è probabile un contributo alla crescita PIL ancora negativo per il manifatturiero, ma positivo per le costruzioni.

FRANCIA – L’indice di fiducia dei consumatori a dicembre è nettamente calato, scendendo a 102 da 105, primo calo da dicembre 2018. Il calo è spiegato da un generale peggioramento del giudizio sulla situazione finanziaria personale, che è in calo accentuato, così come la propensione al risparmio. Cala anche la propensione al consumo delle famiglie.
Sebbene piuttosto negativa, l’indagine di dicembre è stata probabilmente influenzata dal diffuso malumore riguardo alla riforma delle pensioni in corso in Francia e pensiamo che questo potrebbe continuare a perturbare nei prossimi mesi il morale delle famiglie. L’indicatore rimane comunque al di sopra della media storica.

STATI UNITI – La stima ADP degli occupati non agricoli privati a dicembre sorprende verso l’alto, con un incremento di 202 mila, e una revisione verso l’alto della variazione di novembre, da 67 mila a 124 mila. A dicembre, nell’industria l’aumento di 29 mila posti è guidato dalle costruzioni, con un rialzo di 37 mila, a fronte di contrazioni nel manifatturiero (- 7mila) e nell’estrattivo (-1000).
I servizi creano 173 mila posti, con variazioni positive diffuse alla maggior parte dei settori.
La nostra previsione per i nuovi occupati non agricoli dell’employment report è di 165 mila. Lo scenario centrale per la dinamica occupazionale mensile nel 2020 rimane di graduale rallentamento verso variazioni intorno a 120 mila, coerenti con la crescita attesa del PIL vicina al potenziale. Il mercato del lavoro è in fase matura, con una elevata probabilità di essere vicino ai massimi in termini di crescita occupazionale e ai minimi in termini di tasso di disoccupazione, come indicano i sussidi di disoccupazione e l’andamento delle posizioni aperte.

CINAL’inflazione dei prezzi al consumo è rimasta invariata a 4,5% a/a in dicembre, sui massimi dall’inizio dell’anno. L’inflazione nel comparto degli alimentari si è mantenuta ancora elevata (17,4% a/a) – trainata dal comparto della carne di maiale (97% a/a) – ma in moderato rallentamento rispetto ai picchi di novembre (19,1% a/a), sia grazie ad un effetto base favorevole, che rimarrà alto anche nei prossimi due mesi, sia grazie ad un calo dello 0,4% m/m, il primo da luglio.
L’inflazione nel comparto della carne di maiale potrebbe aver visto il picco a novembre grazie all’aumento dell’offerta effettuata sia attraverso maggiori importazioni di animali sia attraverso l’utilizzo delle scorte nazionali di carne congelata all’inizio di dicembre e a gennaio. L’inflazione nel comparto degli alimentari dovrebbe quindi cominciare a rientrare, verosimilmente da febbraio, superati eventuali picchi stagionali legati alle festività di capodanno (24-30 gennaio 2020). Il comparto dei trasporti rimane in deflazione da dicembre 2018 ma ad un passo inferiore (-0,7% a/a in dicembre) rispetto ai minimi di ottobre (-3,5% a/a). L’inflazione core è rimasta invariata a 1,4% a/a e la contrazione dei prezzi alla produzione si è ridimensionata da -1,4% a/a in novembre a -0,4% a/a in dicembre a causa dell’aumento dei prezzi nel comparto minerario e delle materie prime guidato essenzialmente da un effetto base favorevole.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ha proseguito il recupero di martedì, in un movimento che però è da leggersi più come ritracciamento rispetto alla correzione di fine anno che come segnale di nuovo slancio ritrovato. Il quadro macro USA rimane comunque positivo e questo aiuta il biglietto verde.
Il dato sugli occupati ADP ha mostrato un incremento molto più ampio delle attese, a conferma del buono stato di salute del mercato del lavoro, ma il vero banco di prova sarà l’employment report di domani. Oggi intanto in programma vari discorsi Fed.

EUR – Di converso l’euro ha approfondito il calo, muovendosi al di sotto della resistenza chiave di 1,1170 EUR/USD ma restando comunque in area 1,11 EUR/USD. La dinamica del cambio conferma che in assenza di segnali chiari di miglioramento del quadro di crescita dell’area, la moneta unica non è in grado di trovare slancio autonomo, almeno fintantoché la performance dell’economia USA rimane soddisfacente. I dati europei di ieri non sono stati favorevoli: gli ordini tedeschi e la fiducia dei consumatori francesi hanno deluso, mentre la fiducia dell’area è migliorata leggermente ma restando su livelli ancora bassi. Un’eventuale sorpresa favorevole dalla produzione tedesca di oggi potrebbe favorire un parziale recupero dell’euro, ma non sarebbe sufficiente da sola a fornirgli nuovo slancio.

GBP – La sterlina è scesa ancora contro dollaro da 1,31 a 1,30 GBP/USD, penalizzata dal rischio che non si riesca a raggiungere un nuovo accordo commerciale con l’UE entro fine anno, quando scade il termine del periodo di transizione, mentre è salita contro euro da 0,85 a 0,84 EUR/GBP, per via del maggiore calo della moneta unica. L’incontro tra Johnson e il Presidente della Commissione Europea è stato positivo ma non è stato risolutivo. Johnson ha infatti ribadito che non ci sarà alcuna estensione del periodo di transizione mentre Von Der Leyen ha messo in chiaro che l’UE non intende compromettere l’integrità del mercato unico, proponendo tuttavia di organizzare i negoziati in base a una scala di priorità, dando precedenza a quelle aree che non sono coperte da trattati commerciali internazionali, allo scopo di velocizzare i tempi. Oggi ci sarà il voto alla House of Commons sull’accordo di recesso siglato dal governo Johnson e sul provvedimento volto a impedire l’estensione del periodo di transizione. Le attese sono che vengano approvati entrambi. Lunedì ci sarà il passaggio alla House of Lords. In assenza di altre novità favorevoli, la sterlina rischia di restare sulla difensiva.

JPY – Lo yen ha corretto sia contro dollaro da 107 a 109 USD/JPY sia contro euro da 120 a 121 EUR/JPY al ridimensionarsi dei timori di un’ulteriore escalation della crisi USA-Iran. In assenza di nuovi sviluppi su questo fronte ora la valuta nipponica dovrebbe tendenzialmente stabilizzarsi, muovendosi perlopiù in funzione degli sviluppi/dati USA.

 

PREVISIONI:

ITALIA – Il tasso di disoccupazione potrebbe tornare ad aumentare a novembre, a 9,8% dopo il calo a 9,7% di ottobre. Le indagini hanno segnalato nel mese che sia le famiglie che le imprese sono meno ottimiste sulle prospettive del mercato del lavoro. Stimiamo un tasso dei senza-lavoro vicino al 10% per la media del 2020.