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9 Dicembre 2021 – nota economica giornaliera

AREA EURO – Martedì la terza stima ha confermato che nel 3° trimestre il PIL è cresciuto di +2,2% t/t (+3,9% a/a, -0,3% rispetto ai livelli pre-Covid), mentre è stato rivisto al rialzo di un decimo a +2,2% t/t il 2° trimestre.
Nel terzo trimestre la ripresa è stata guidata da un’accelerazione dei consumi privati a fronte di una contrazione per gli investimenti fissi.
Le esportazioni nette hanno contribuito positivamente alla crescita mentre le scorte hanno fornito un apporto negativo.
Prevediamo un marcato rallentamento della ripresa a fine anno ma la revisione dei dati relativi ai trimestri precedenti implicano, ceteris paribus, una revisione verso l’alto di un decimo della media annua 2021 al 5,1%.

GERMANIA
– I dati destagionalizzati e corretti per gli effetti del calendario sul commercio internazionale di ottobre hanno evidenziato crescita sia delle esportazioni (+4,1% m/m), che delle importazioni (+5% m/m).
Secondo la Bundesbank, il saldo di conto corrente di ottobre (in termini non destagionalizzati) è risultato pari a +15,4 mld.
– L’indice ZEW di dicembre ha mostrato una correzione meno marcata rispetto alle attese di consenso, con la componente delle aspettative che è passata a 29,9 da 31,7 di novembre.
L’indice sulla situazione corrente ha registrato una contrazione più ampia (a -7,4 punti da 12,5 precedente); su questa componente, infatti, hanno avuto un maggior peso fattori quali la persistenza di strozzature all’offerta, la recrudescenza pandemica e i recenti rialzi dell’inflazione.

STATI UNITI – Fra i dati usciti ieri e l’altro ieri, spicca la netta (e attesa) chiusura del deficit della bilancia commerciale di ottobre, grazie a un boom delle esportazioni (8,1% m/m) dopo il crollo legato agli uragani di settembre, a fronte di un aumento contenuto dell’import (0,9% m/m).
Il canale estero dovrebbe dare un contributo di quasi 1 pp alla crescita del 4° trimestre.

GIAPPONE – La stima finale del PIL del 3° trimestre ha registrato una revisione verso il basso a -3,6% t/t ann., da -3% t/t ann. della prima stima, sulla scia di un maggior decumulo di scorte, ma con una variazione degli investimenti fissi meno debole.
Il 4° trimestre dovrebbe vedere una netta ripresa della crescita, grazie alla diffusione dei vaccini e al controllo dei contagi.

CINA – L’inflazione dei prezzi alla produzione è rallentata da 13,5% a/a in ottobre (il massimo da ottobre 1995) a 12,9% a/a in novembre, meno delle attese (Consenso Bloomberg 12,1%), ma in linea con il moderato calo congiunturale dei prezzi delle materie prime, in primis il petrolio, e con il crollo delle componenti dei prezzi dei PMI di novembre.
L’inflazione dei prezzi al consumo è invece salita per la prima volta da agosto 2020 sopra il 2%, ma meno delle attese (Consenso Bloomberg 2,5% a/a).
L’inflazione si è portata a 2,3% a/a in novembre da 1,5% a/a in ottobre, spinta al rialzo principalmente da un aumento dei prezzi degli alimentari, causato però da fattori stagionali temporanei, dei carburanti (+ 35,7% a/a e +3,0% m/m) e, in parte, da un effetto base sfavorevole.
L’inflazione core è scesa da 1,3% a/a in ottobre a 1,2% a/a in novembre, valori tra i quali oscilla da luglio, evidenziando la mancanza di pressioni sui prezzi dagli altri comparti.
Un forte effetto base favorevole dovrebbe aiutare l’inflazione dei prezzi alla produzione a scendere nei prossimi mesi mentre l’atteso rallentamento dei prezzi degli alimentari dovrebbe spingere al ribasso l’inflazione dei prezzi al consumo.

 

COMMENTI:

GERMANIA – Ieri il leader dei socialdemocratici Scholz è stato eletto cancelliere della Germania, con 395 voti su 736 membri del Bundestag.
Scholz guiderà la cosiddetta Ampel-Koalition (“coalizione semaforo”) formata da SPD, Verdi e FDP.

BCE – Ieri hanno parlato ben tre membri del comitato esecutivo BCE (Lagarde, De Guindos e Schnabel).
Schnabel ha dichiarato “insostenibile” la separazione di poteri fra autorità nazionali e comunitarie in tema di misure macroprudenziali, lamentando la lentezza delle autorità nazionali nell’attivare le misure necessarie, additando in particolare la Germania come esempio negativo.
Un’implicazione per la politica monetaria è che l’orizzonte di azione potrebbe accorciarsi “a fronte di un periodo persistente di inflazione sopra l’obiettivo, anche se dovuto a fattori di offerta”, “pure se i mercati finanziari sono diventati più sensibili a cambiamenti di policy”.
Un’altra implicazione, secondo Schnabel, è la necessità di abbandonare gli acquisti di titoli, che stanno causando scarsità di attività finanziarie sicure e amplificando le pressioni sul mercato immobiliare.

STATI UNITI – Sul fronte politico, repubblicani e democratici sembrano avere trovato un accordo per approvare modifiche procedurali in Senato che permettano di modificare il limite del debito con i soli voti democratici, in modo da evitare un default del debito USA.

CINA – La PBOC il 7 dicembre ha ridotto i tassi sulla finestra di rifinanziamento dedicata al supporto dell’agricoltura e delle piccole e medie imprese di 25pb sulle scadenze 3, 6 e 12 mesi (portandoli rispettivamente a 1,7%, 1,9% e 2%).
Riteniamo che la mossa continui a segnalare l’orientamento della Banca centrale per un allentamento mirato che eviti di ritoccare i tassi ufficiali sulle normali operazioni di rifinanziamento.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha corretto ieri, erodendo i guadagni dei quattro giorni precedenti, al ridimensionarsi delle preoccupazioni per gli effetti di Omicron, soprattutto dopo che Pzifer ha annunciato che la nuova variante verrebbe neutralizzata da tre dosi del suo vaccino.
La salita dei giorni precedenti era invece stata favorita dal consolidarsi di attese di accelerazione del tapering al FOMC della prossima settimana.
In realtà i dati di venerdì sono stati misti, perché a fronte di un ISM non manifatturiero che ha sorpreso positivamente l’employment report è stato buon nel complesso ma ha deluso per ciò che riguarda la crescita degli occupati, penalizzando il biglietto verde.
Il singolo dato però non compromette le nuove prospettive di policy (sentiero di restrizione monetaria più rapido) e i dati sui sussidi oggi sono attesi favorevoli così come l’ulteriore aumento dell’inflazione domani dovrebbe convalidare il nuovo scenario Fed.
Il dollaro, che oggi infatti apre al rialzo, dovrebbe quindi tornare a salire.

EURL’euro è risalito ieri da 1,12 a 1,13 EUR/USD sul calo del dollaro, ma si tratta di livelli che delimitano il range già in atto da due settimane, e la moneta unica tende a riflettere perlopiù le dinamiche di dollaro, non mostrando spunti di forza propria e restando quindi esposta a nuovi cedimenti.
I differenziali di rendimenti restano infatti sfavorevoli, e l’attuale retorica BCE può contribuire a contenere il downside ma non è ancora in grado di favorire un’inversione rialzista.
La riunione BCE della prossima settimana sarà comunque il primo banco di prova importante per verificare il nuovo scenario di policy e l’effetto sul cambio.

GBPLa sterlina è scesa ulteriormente contro dollaro da 1,33 a 1,31 GBP/USD nell’ultima settimana aggiornando qui ieri i minimi dell’anno. Il calo si è esteso anche contro euro da 0,84 a 0,8600 EUR/GBP.
A penalizzare la valuta britannica è stata principalmente la maggior sensitivity al deterioramento del quadro pandemico che ha portato all’introduzione di nuove restrizioni nel Regno Unito per arginare la diffusione di Omicron unitamente all’associata diminuzione della probabilità attesa di un rialzo dei tassi BoE alla riunione della prossima settimana.
Lunedì Broadbent (BoE) ha lasciato intendere di essere favorevole a un rialzo dei tassi a breve a causa del rischio inflazionistico, ma ha spiegato che Omicron introduce nuova incertezza sulla decisione da prendere la prossima settimana, aggiungendo comunque che per ciò che riguarda le dinamiche del mercato del lavoro queste restano una fonte più persistente di pressioni inflazionistiche.
A meno di una significativa sorpresa verso l’alto dai dati di produzione industriale domani, nel brevissimo la sterlina potrebbe mantenersi sulla difensiva, anche in virtù della generalizzata forza del dollaro.

JPYNegli ultimi giorni lo yen si è indebolito contro dollaro, da 112 a 113 USD/JPY, al risalire dei rendimenti USA, ma l’entità del movimento rimane modesta fintantoché i rendimenti non raggiungono livelli più elevati.
Un calo maggiore dovrebbe aversi in corrispondenza del FOMC della prossima settimana.
Lo yen si è indebolito fino a ieri anche contro euro, da 127 a 129 EUR/JPY, ma in questo caso la dinamica potrebbe essere opposta all’approssimarsi del FOMC, per via del contestuale calo atteso dell’EUR/USD.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI – Oggi le nuove richieste di sussidi di disoccupazione di inizio dicembre dovrebbero mostrare ulteriori flessioni, sempre su livelli pre-Covid, con indicazione di continuo miglioramento della domanda di lavoro.