Seguci su twitter

Categorie

8 Settembre 2023 – nota economica giornaliera

ITALIA – Il volume delle vendite al dettaglio è calato per il secondo mese a luglio, di -0,2% m/m da un precedente -0,6%, appesantito dalla seconda flessione consecutiva del comparto non alimentare (-0,4% m/m da -0,8%), mentre gli acquisti di alimenti risultano stagnanti dopo due mesi di calo.
Tornano al contrario a salire le vendite in valore (0,4% m/m da -0,2%), gonfiate dalla crescita dei prezzi.
Assieme alle evidenze di una stagione turistica meno positiva rispetto alle attese, i primi dati sulle vendite al dettaglio suggeriscono che i consumi di contabilità nazionale potrebbero rimanere deboli nel 3° trimestre dopo la stagnazione vista nei mesi primaverili.

AREA EURO – Ieri nell’Eurozona la crescita del PIL nel 2° trimestre è stata rivista al ribasso di due decimi a 0,1% t/t mentre è stato alzato di un decimo a 0,1% t/t il dato relativo al 1° trimestre.
La revisione non è sorprendente dato che era stata ampiamente anticipata dalle stime finali dei dati nazionali la scorsa settimana.
Anche lo spaccato per componenti è sostanzialmente in linea con le nostre attese e mostra come siano state le esportazioni nette a frenare la crescita durante la primavera, mentre l’apporto della domanda interna al netto delle scorte è risultato sostanzialmente nullo.
L’economia europea potrebbe risultare, nel migliore dei casi, sostanzialmente stagnante nel 2° semestre del 2023, quando si intensificheranno gli effetti ritardati della stretta monetaria.
La revisione del PIL implica una limatura di un decimo alle nostre stime di crescita in media annua, a 0,5% nel 2023 e a 0,8% nel 2024; i rischi su tale profilo previsivo restano verso il basso.

GERMANIA – Poco fa la stima finale ha confermato il calo marginale dell’inflazione ad agosto, al 6,1% a/a (+0,3% m/m) dal 6,2% di luglio sul CPI e al 6,4% a/a (+0,4% m/m) dal 6,5% sull’indice armonizzato.
L’indice core (sul CPI), al netto di energia e alimentari, è risultato stabile al 5,5%, ma è atteso, nelle nostre stime, calare di otto decimi al 4,7% in settembre.

STATI UNITI
 – Ieri le nuove richieste di sussidio relative alla scorsa settimana hanno sorpreso al ribasso calando per la quarta rilevazione consecutiva, a 216 mila unità da 229 mila precedenti (minimo da fine marzo), mentre i sussidi esistenti, aggiornati alla settimana precedente, si sono attestati a 1,679 milioni da 1,719.
I dati sui sussidi al momento stanno dando indicazioni più positive sulla forza del mercato del lavoro rispetto ai segnali di raffreddamento della dinamica occupazionale emersi dagli ultimi employment report.
– La produttività nel 2° trimestre è stata rivista al ribasso a 3,5% t/t ann. (da 3,7% t/t ann. della stima preliminare e da -2,1% del 1° trimestre), con una variazione delle ore lavorate di -1,5% (primo calo dal 2° trimestre 2020) e un aumento dell’output di 1,9%.
Il costo del lavoro per unità di prodotto è cresciuto di 2,2% t/t ann. (rivisto al rialzo da 1,6% della lettura preliminare), comunque in netto rallentamento rispetto ad inizio anno.

 

COMMENTI:     

STATI UNITI – Tra i diversi discorsi dei membri della FOMC di ieri, Goolsbee (Fed di Chicago) ha detto che ci stiamo avvicinando al momento in cui il dibattito non sarà più su quanto i tassi debbano salire, ma piuttosto su quanto a lungo i tassi debbano rimanere elevati.
Il governatore ha aggiunto che le previsioni collettive della banca centrale indicano che i tassi dovranno rimanere su livelli elevati per un “periodo relativamente prolungato“.
Williams (Fed di New York) non ha escluso un possibile rialzo futuro dei tassi ma ha riconosciuto che la politica monetaria è in una “buona posizione” in questo momento e ha sottolineato che ogni scelta futura sarà basata sui dati.
Logan (Fed di Dallas) ha dichiarato che potrebbe essere appropriato non alzare i tassi alla prossima riunione di fine mese.
Tuttavia, a suo avviso, sarà probabilmente necessario un ulteriore inasprimento delle politiche per riportare l’inflazione al 2% in modo tempestivo.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro è salito ancora ieri sui sussidi di disoccupazione che sono risultati migliori del previsto mostrando un calo contro attese di aumento.
Questa mattina ha in parte ritrattato ma si tratta soprattutto di un ritracciamento dopo quasi due settimane di significativa salita.
Nel breve il biglietto verde dovrebbe restare supportato, a meno di delusioni dai dati USA: il primo test chiave in tal senso sarà l’inflazione mercoledì prossimo.

EURL’euro è sceso ieri sui dati USA aggiornando i minimi in area 1,06 EUR/USD.
Questa mattina sta risalendo, perlopiù di riflesso al ritracciamento del dollaro
e solo in parte ridotta per effetto die dati di produzione industriale francese risultati migliori del previsto.
Nel breve dominano i driver di dollaro, per cui i rischi restano verso il basso sull’euro, ma il downside dovrebbe essere limitato (1,06-1,05 EUR/USD) e di breve durata.

GBPLa sterlina si è indebolita ieri contro dollaro da 1,25 a 1,24 GBP/USD non solo sui dati USA ma soprattutto su un’indagine condotta dalla BoE sulle intenzioni di prezzo delle imprese che hanno indicato di voler attuare rialzi contenuti nei prossimi mesi a sostegno di uno scenario di calo dell’inflazione che ha portato il mercato a rivedere al ribasso le probabilità attese di un rialzo dei tassi BoE questo mese.
In ogni caso un altro rialzo resta probabile, se non già questo mese a novembre.
Intanto mercoledì prossimo cruciali saranno i dati sul mercato del lavoro, soprattutto per verificare se la dinamica salariale rimane ancora troppo elevata.
Contro euro prevale una dinamica laterale tra 0,85 e 0,86 EUR/GBP.

JPYLo yen è sceso solo marginalmente contro dollaro ieri sui dati USA e oggi è già in recupero da 147 a 146 USD/JPY sostenuto anche dalle parole del ministro delle finanze Suzuki che ha indicato che movimenti rapidi non sono desiderabili e non sarà esclusa alcuna opzione in caso di oscillazioni eccessive.
Un po’ più contrastata la dinamica contro euro, in rafforzamento ieri da 158 a 157 EUR/JPY ma in calo ora, per via dei movimenti dell’EUR/USD.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – Tra poco sarà comunicato il dato sulla produzione industriale francese in luglio: ci aspettiamo un parziale recupero a 0,7% m/m dopo la flessione di -0,9% m/m registrata a giugno.
Anche in Spagna l’output potrebbe rimbalzare su base congiunturale.
I rischi sulle nostre stime appaiono verso il basso: i dati già pubblicati sulle altre economie europee suggeriscono che l’attività produttiva nell’industria si stia indebolendo ulteriormente.