Seguci su twitter

Categorie

08 novembre 2019 – nota economica giornaliera

ITALIALe vendite al dettaglio sono tornate ad aumentare a settembre, di +0,7% m/m, dopo essere calate di -0,5% m/m in ciascuno dei due mesi precedenti. La variazione tendenziale risulta poco variata (a +0,9% da +0,8%), ed è guidata dai non alimentari (+1,7%), in presenza di un calo per gli alimentari (-0,3%). Si conferma la maggiore vivacità della grande distribuzione (sia pur in rallentamento, a +0,6% a/a) rispetto alle imprese operanti su piccole superfici (-0,4% a/a); trainanti i discount di alimentari (+1,9% a/a) e gli esercizi non specializzati a prevalenza non alimentare (+4,1% a/a); accelera il commercio elettronico (+26,3% a/a). L’unico comparto che resta in crisi profonda è quello della cartoleria, libri, giornali e riviste (-1,5% a/a). Viceversa, registrano incrementi robusti le dotazioni per l’informatica, telecomunicazioni e telefonia (+5,6% a/a), le calzature, articoli in cuoio e da viaggio (+4,2%) e l’abbigliamento e pellicceria (+3,4%).
Nel trimestre estivo, le vendite sono aumentate di 0,5% t/t in valore e 0,3% t/t in volume, dopo lo 0,2% t/t dei mesi primaverili. Tenendo conto anche dei primi segnali di ripresa delle vendite di auto, ciò suggerisce che i consumi delle famiglie possano mostrare un’accelerazione dopo il debole 0,1% t/t visto nel 2° trimestre.

STATI UNITI – I nuovi sussidi di disoccupazione nella settimana conclusa il 2 novembre calano a 211 mila da 219 mila della settimana precedente, mantenendosi in un intervallo ristretto, circa stabile, da inizio anno e segnalando ancora un mercato del lavoro caratterizzato da eccesso di domanda.

CINA – I dati di commercio estero, seppur ancora in contrazione, sono stati migliori delle attese in ottobre. Le esportazioni sono scese dello 0,9% a/a in ottobre rispetto a un calo del 3,2% in settembre, grazie al miglioramento delle esportazioni verso gli USA (da -21,9% a/a in settembre a -16,2% a/a), sostenuto dalla decisione di sospendere o rinviare alcuni dazi a dicembre e dalle attese positive sulla firma un probabile accordo parziale tra Cina e USA entro fine anno. In miglioramento sono state anche le esportazioni verso l’area euro e l’area ASEAN, mentre sono peggiorate quelle verso il Giappone. Le importazioni sono scese del 6,4% a/a, dopo un calo dell’8,3% registrato in settembre, soprattutto grazie al miglioramento delle importazioni dalla UE e dall’area euro. Le importazioni dagli USA hanno continuato a contrarsi a un ritmo (-14,3% a/a) simile al mese precedente. Le importazioni in volume dei principali metalli industriali e di petrolio hanno continuato a migliorare, a differenza di altre materie quali la soia e le fibre tessili. Un forte effetto base positivo dovrebbe favorire un miglioramento soprattutto delle importazioni nei prossimi mesi, su cui agirà positivamente anche l’effetto della ricostituzione delle scorte. La debolezza della domanda internazionale e un apprezzamento del renminbi in seguito alla firma dell’accordo con gli USA, invece, continueranno a porre un freno al miglioramento delle esportazioni.

 

COMMENTI:

ITALIA – Nelle Previsioni Economiche d’Autunno, la Commissione UE ha rivisto al ribasso la stima di crescita dell’economia italiana nel 2020, a 0,4% dallo 0,7% atteso in primavera. Un’espansione al ritmo di 0,7% secondo Bruxelles è rimandata al 2021. Le stime della Commissione includono una stagnazione nel trimestre estivo: se il dato preliminare fosse confermato a 0,1% t/t, potrebbe derivarne un decimo in più di crescita per quest’anno e il prossimo (a 0,2% e 0,5%). Le proiezioni della Commissione sulla finanza pubblica vedono un deficit solo lievemente superiore alla stima del governo l’anno prossimo (2,3%); tuttavia, il saldo strutturale è stimato peggiorare di tre decimi (contro un decimo atteso dal governo). Inoltre, le proiezioni della Commissione per il 2021, che non includono l’aumento delle imposte indirette contenuto nelle clausole di salvaguardia, vedono un ulteriore peggioramento di quattro decimi del deficit sia nominale che strutturale (a 2,7% e 2,9% rispettivamente). Ancora maggiore è lo scostamento rispetto alle stime del governo sul debito, che è atteso salire a 136,2% quest’anno, a 136,8% l’anno prossimo e a 137,4% nel 2021 (il governo vede una discesa già nel 2020, con un obiettivo di 133,4% nel 2021). Tale evoluzione non pare soddisfare prima facie le regole su saldo strutturale e debito (né quella sulla spesa). Tuttavia, il Commissario uscente Moscovici ha dichiarato che l’esecutivo comunitario non ha intenzione per ora né di respingere il budget italiano, né di aprire una procedura per debito eccessivo.

AREA EURO – Al termine della riunione dell’Eurogruppo, il presidente Mario Centeno ha dichiarato che il Gruppo di Lavoro sull’unione bancaria ha fatto “buoni progressi nella discussione a livello di sottosegretari”, discutendo le caratteristiche di un meccanismo comune di assicurazione dei depositi (EDIS), “ma anche altri elementi, come la normativa sul fallimento, l’integrazione transfrontaliera, il trattamento delle esposizioni sovrane e un safe asset”. Centeno ha confermato che “la discussione è difficile e sarà necessario muoversi un passo alla volta”, ma si è detto fiducioso che l’Eurogruppo “riuscirà a concordare un percorso per avviare negoziati politici su questo tema molto importante”.

STATI UNITI
– Un portavoce del dipartimento del commercio cinese ha affermato che se verrà firmato l’accordo per la fase 1 dei negoziati USA-Cina, i due paesi dovrebbero ridurre i dazi in proporzione analoga e simultaneamente, sulla base di quanto concordato nelle trattative delle ultime due settimane. Questa dichiarazione segue indiscrezioni emerse da diversi giorni sulla possibilità di una riduzione dei dazi. Da parte USA però non c’è stata alcuna conferma che avvalli le informazioni dal lato cinese, con segnali ufficiosi discordanti. P. Navarro ha dichiarato che al momento non c’è nessun accordo per rimuovere li dazi esistenti e la decisione al riguardo rimane nelle mani di Trump. L’evoluzione dell’inchiesta di impeachment sta facendo aumentare la pressione per ottenere dei risultati sul fronte delle trattative con la Cina. Inoltre, sono stati diffusi i dati relativi ai dazi pagati dalle imprese americane nel mese di settembre, che mostrano un ammontare pari a 7 mld di dollari e misurano esplicitamente l’entità della “tassa dazi” che grava sul sistema produttivo USA. Alcuni commentatori rilevano che le dichiarazioni cinesi, anomale rispetto al comportamento passato, potrebbero essere mirate a spingere gli USA a trattare anche sulla riduzione dei dazi una volta che la questione è diventata pubblica. Sul fronte dei dazi auto, Trump entro il 13 novembre dovrebbe segnalare la propria posizione riguardo alle raccomandazioni del rapporto dell’US Trade Representative che nei prossimi giorni dovrebbe vedere la posizione di Trump. Juncker ha dichiarato in un’intervista che “non ci saranno dazi auto” e che il presidente si limiterà a qualche critica; Juncker ha aggiunto di essere “pienamente informato”. Vista l’evoluzione politica ed economica a livello domestico, è probabile che la valutazione di Juncker sia corretta e chi ci sia un rinvio di eventuali misure e/o indicazioni di condizionalità all’evoluzione dei negoziati USA-UE, senza nulla di concreto nel breve termine.
Bostic (Atlanta Fed) ha detto di essere “a proprio agio” con il mantenimento dei tassi ai livelli attuali, anche sulla base della valutazione del ciclo, ancora positive. Bostic ha aggiunto, come i suoi colleghi, che il sentiero dei tassi sarà determinato dalle informazioni in arrivo.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro si è rafforzato ieri aiutato da un sentiment favorevole che ha visto salire i rendimenti USA sia sul tratto breve che su quello lungo della curva, avallato da notizie positive sul fronte dei rapporti commerciali USA-Cina. Dalla Fed Bostic ha espresso una valutazione positiva dell’economia USA spiegando di non vedere segnali di rallentamento dei consumi e che quindi per ora è corretto fare una pausa sui tassi dopo i tagli degli ultimi mesi. Oggi uscirà la fiducia delle famiglie attesa in lieve aumento e, a meno di una delusione, il dollaro dovrebbe quindi consolidare o perlomeno stabilizzarsi, chiudendo la settimana al rialzo.

EUR – L’euro si è indebolito ulteriormente, fallendo tecnicamente il tentativo di raggiungere quota 1,1100 EUR/USD in fase rialzista, e quindi correggendo da 1,1091 a 1,1034 EUR/USD. A penalizzarlo è la combinazione di ritrovata forza del dollaro e assenza di spunti di forza propria dell’euro. Ieri infatti la produzione industriale tedesca ha mostrato una contrazione più ampia delle attese mentre quella francese oggi ha esibito un recupero rispetto all’ampia contrazione del mese precedente, ma lascia la dinamica trimestrale in territorio ampiamente negativo. A meno di delusioni dai dati USA l’euro dovrebbe tendenzialmente stabilizzarsi nella parte medio/bassa del range di ieri chiudendo la settimana al ribasso.

GBP – La sterlina ha corretto sia contro dollaro da 1,2877 a 1,2792 GBP/USD sia contro euro da 0,8600 a 0,8658 EUR/GBP sull’esito della riunione della Bank of England di ieri. La BoE infatti ha lasciato i tassi invariati a 0,75% così come gli altri parametri di policy (APP) ma la decisione sui tassi non è stata presa all’unanimità come da attese quanto con una maggioranza di 7 membri su 9: Saunders e Haskel hanno votato per un taglio immediato dei tassi alla luce dei rischi verso il basso su crescita e inflazione derivanti dal debole contesto globale e dalle incertezze provocate da Brexit.
Nel complesso tuttavia il Monetary Policy Report (che fino ad agosto si chiamava Inflation Report) rileva che i recenti sviluppi su Brexit dovrebbero rimuovere almeno parte dell’incertezza che finora ha pesato sia sulle imprese sia sulle famiglie, poiché la probabilità percepita di un’uscita senza accordo si è ridotta. Il governatore Carney ha detto che l’accordo raggiunto tra il governo Johnson e l’UE crea una possibilità di ripresa della crescita. Questa si dovrebbe osservare nel corso dell’anno prossimo, ma a livello annuale aggregato non emerge dai numeri. Infatti, le nuove proiezioni macro non offrono revisioni al rialzo: la crescita è prevista a 1.25% sia nel 2019 sia nel 2020 (rispetto all’1,3% dell’IR di agosto su entrambi gli anni), a 1,75% nel 2021 (in calo dal 2,3% di agosto) e a 2,0% nel 2022. Le proiezioni di inflazione sono riviste al ribasso a 1,5%-1,5%-2,0% nel 2019-2020-2021 rispetto a 1,6%-2,1%-2,2% di agosto e vengono collocate a 2,25% nel 2022. Le nuove proiezioni si basano sull’ipotesi di un accordo di libero scambio con l’UE e di una fase di transizione molto più breve (tre anni circa) rispetto a quanto ipotizzato in precedenza.
Comunque la BoE spiega che aggiusterà tali proiezioni mano a mano che arriveranno le informazioni aggiornate sui termini dell’accordo commerciale che verrà siglato con l’UE.
Quanto alle prossime decisioni di politica monetaria la BoE ha prospettato la possibilità di nuovo allentamento monetario qualora la crescita globale non riuscisse a stabilizzarsi e/o le incertezze su Brexit tornassero ad aumentare. In conferenza stampa Carney ha ulteriormente spiegato che la BoE ha un’ampia flessibilità di policy e ampio spazio d’azione, rassicurando di nuovo sul fatto che comunque il sistema finanziario è preparato ad affrontare anche un eventuale scenario di uscita senza accordo. Nel breve dunque la sterlina potrebbe mostrarsi più vulnerabile a sviluppi negativi sia sul fronte dei dati domestici che su quello politico (sondaggi elettorali), dal quale dipenderanno in questo caso i successivi sviluppi di Brexit. Pubblicheremo un focus sulla sterlina (“Forex G10 – GBP”) la settimana prossima.

JPY – Lo yen si è indebolito sia contro dollaro riportandosi da 108 a 109 USD/JPY (minimo a 109,48) sia contro euro da 120 a 121 EUR/JPY, penalizzato dal generale sentiment positivo del mercato, anche in relazione agli sviluppi sul fronte USA-Cina. A meno di notizie inattese oggi dovrebbe tendenzialmente stabilizzarsi, chiudendo la settimana al ribasso contro dollaro e pressoché stabile contro euro.

 

PREVISIONI:

FRANCIA – A settembre la produzione industriale è attesa in calo nuovamente, stimiamo di -0,3% m/m dopo il -0,9% m/m di agosto. Le indagini di fiducia hanno dato indicazioni di un nuovo calo del morale nel mese. Il contributo della produzione energetica dovrebbe essere positivo e smorzare parzialmente il calo. La variazione annua passerebbe a -0,3% da -1,1% per una variazione trimestrale negativa nel 3° trimestre e pari a -1,3% t/t da +0,2% t/t del 2°.

STATI UNITI – La fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a novembre (prel.) è prevista a 96, poco variata rispetto al dato finale di ottobre di 95,5. Anche le componenti coincidente e aspettative dovrebbero discostarsi poco dai livelli di ottobre, elevati su base storica, ma al di sotto dei picchi del 2019 visti ad aprile. I consumatori nell’indagine riportano che il focus resta sul sentiero del reddito, con scarsa influenza da altre vicende in corso.
La preoccupazione per i dazi è in calo rispetto a settembre, mentre c’è scarsa attenzione per l’indagine di impeachment del Presidente, che preoccupa anche meno dello sciopero di GM. La chiusura dello sciopero potrebbe dare un marginale sostegno al livello della valutazione della situazione corrente. Le aspettative di inflazione dovrebbero restare all’interno dell’intervallo di fluttuazione visto nell’ultimo anno.