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07 Novembre 2019 – nota economica giornaliera

ITALIA – Il PMI servizi è salito per il secondo mese consecutivo a ottobre, a 52,2 da 51,4 di settembre. Si tratta di un massimo da marzo. Il consenso si attendeva un calo (la nostra previsione era per una salita più moderata, a 51,6). Il miglioramento riguarda in particolare i nuovi affari, gli affari esistenti e l’occupazione (quest’ultima ai massimi dal 2007). Di conseguenza il PMI composito è aumentato a sorpresa (anch’esso per il secondo mese), a 50,8 da 50,6 precedente. L’indagine è coerente con il marginale incremento del PIL visto negli ultimi 4 trimestri.

AREA EURO – Il PMI dei servizi è salito da 51,6 a 52,2 in ottobre, in base ai dati finali pubblicati mercoledì. L’indice è salito in Francia (+1,8 punti a 52,9), Germania (+0,2 punti a 51,6), mentre è calato in Spagna (-0,6 punti a 52,7). A seguito delle revisioni di PMI manifatturiero e servizi, il PMI composito risulta ora in aumento di 3 decimi a 51,1. Il livello dei PMI è coerente con una crescita del PIL dell’Eurozona di 0,1% t/t nel quarto trimestre, con una probabilità di variazione negativa del 25% circa.

GERMANIA – La produzione industriale è calata di -0,6% m/m in settembre, calo che si accentua a -1,3% m/m escludendo costruzioni ed energia. La tendenza dell’indice resta perciò negativa, con una contrazione a/a in accelerazione a -4,3% per l’industria nel suo complesso e a -4,6% per il manifatturiero. Nelle costruzioni, la produzione è cresciuta di 1,8% m/m, più che compensando il calo di agosto. Il terzo trimestre si chiude con una contrazione di -1,1% t/t per il manifatturiero, inferiore rispetto al 2° trimestre (-1,6%), con una variazione nulla per le costruzioni (che nel 2° avevano registrato una flessione di -0,7%). L’industria dovrebbe perciò aver tolto circa 2 decimi al PIL tedesco nel 3° trimestre.

STATI UNITI – La produttività nel 3° trimestre è calata di -0,3% t/t ann. (1,4% a/a), con un aumento di output di 2,1% t/t ann., più che compensato dalla crescita delle ore lavorate (+2,4% t/t ann.). Il costo del lavoro per unità di prodotto accelera, e aumenta di 3,6% t/t ann., sulla scia di una variazione delle retribuzioni orarie di 3,3% t/t ann. L’aumento di produttività visto a inizio anno si è dissipato nel 3° trimestre con la ripresa della dinamica occupazionale a fronte di una variazione di output circa in linea con quella della primavera.

 

COMMENTI:

AREA EURO – La Commissione Europea pubblica le Previsioni Economiche d’Autunno, che forniranno la base per il giudizio formale di Bruxelles sui Documenti Programmatici di Bilancio inviati dai vari Paesi, che verrà diffuso entro fine mese tenendo conto della risposta dei diversi governi che hanno ricevuto richieste di chiarimenti (Belgio, Finlandia, Francia, Italia, Portogallo, Spagna).
Osservato speciale sarà ancora una volta l’Italia: non dovrebbero esserci grossi scostamenti tra le stime della Commissione e quelle del Governo sul deficit 2020, mentre le differenze saranno rilevanti sulle proiezioni 2021, per le quali Bruxelles non considera le rimanenti clausole di salvaguardia e che pertanto potrebbero mostrare un disavanzo vicino al 3%.

STATI UNITI
– Informazioni non ufficiali sulla tempistica di un eventuale accordo per la fase 1 dei negoziati USA-Cina indicano che è improbabile una conclusione entro novembre, con uno slittamento di un possibile incontro fra i due presidenti non prima di dicembre, al di fuori degli Stati Uniti, al contrario di quanto era stato affermato recentemente da Trump.
– Altri discorsi dalla Fed segnalano ampio consenso per la pausa sui tassi.
Williams (NY Fed) ha affermato che i tagli attuati recentemente sono stati “efficaci nella gestione dei rischi” e ora l’economia è “ben posizionata”, con una politica monetaria moderatamente accomodante. Secondo Williams al momento non sono previsti altri interventi sulla base dello scenario attuale: da ora in poi la politica monetaria dipenderà dalle informazioni in arrivo e dalle loro implicazioni per lo scenario economico.
Anche Evans (Chicago Fed) concorda sul fatto che la politica monetaria è ora moderatamente accomodante, adeguata ai rischi a cui è soggetta l’economia. Il presidente della Chicago Fed ritiene che l’economia sia ora “ben posizionata” e non richieda per il momento altri interventi.
Daly (San Francisco Fed) ha affermato che l’economia è “davvero ben posizionata” e che la politica attuale è al “livello giusto

 

MERCATI VALUTARI:

USD – In assenza di novità di rilievo il dollaro si è stabilizzato nella parte medio/alta del range di martedì. Dalla Fed Evans ha detto che ora le condizioni monetarie sono decisamente accomodanti, mentre Williams ha dichiarato che lo sono solo moderatamente, aggiungendo che il rallentamento globale e le scarse pressioni inflazionistiche potrebbero richiedere ulteriore stimolo. Oggi, in assenza di altri spunti di rilievo, il dollaro dovrebbe tendenzialmente stabilizzarsi.

EUR – L’euro si è mantenuto nella parte medio-bassa del range di martedì, beneficiando solo marginalmente e brevemente dei dati risultati migliori delle attese: è salito da un minimo di 1,1063 a un massimo di 1,1093 EUR/USD per chiudere comunque in – leggero – ribasso, scivolando poi fino a 1,1053 nella notte, una dinamica che conferma la sostanziale assenza di spunti di forza propria.
La produzione industriale tedesca questa mattina ha infatti mostrato una contrazione più ampia del previsto. A meno di novità inattese il cambio dovrebbe restare in range.

GBP – La sterlina si è sostanzialmente stabilizzata in assenza di sviluppi rilevanti sul fronte politico domestico, muovendosi comunque leggermente al ribasso sia contro dollaro da 1,2897 a 1,2835 GBP/USD sia contro euro da 0,8587 a 0,8620 EUR/GBP, per via dell’incertezza sull’esito delle elezioni. Oggi l’attenzione tornerà sulla Bank of England, non tanto per i tassi, che sono attesi invariati a 0,75% così come gli altri parametri di policy (QE), quanto per la nuova valutazione dello scenario dell’economia domestica alla luce degli ultimi – significativi – sviluppi di Brexit.
Qualora l’Inflation Report dovesse contenere una revisione al rialzo delle previsioni di crescita in funzione delle novità recenti (diminuito rischio di “hard Brexit”) la sterlina ne beneficerebbe apprezzandosi sia contro dollaro sia contro euro. La BoE potrebbe effettivamente prendere atto degli sviluppi positivi ma mantenere un approccio cauto in fase di previsione a causa dell’incertezza elettorale.

JPY – Anche lo yen si è mantenuto contro dollaro nella parte medio-bassa del range di martedì, muovendosi però leggermente al rialzo (da 109,18 a 108,64 USD/JPY) il che lo ha portato a rafforzarsi leggermente contro euro da 120,92 a 120,12 EUR/JPY. Si tratta comunque di range stretti, dettati dalla scarsità di spunti nuovi. Per essere rotti sono necessari sviluppi più decisivi sul fronte dei dati USA e/o in merito all’atteso accordo commerciale USA-Cina.