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07 Giugno 2021 – nota economica giornaliera

AREA EURO – Ad aprile le vendite al dettaglio sono calate, in volume, di -3,1% m/m dopo la crescita di +3,3% m/m registrata a marzo (rivista verso l’alto da +2,7% precedente).
Ad eccezione della sostanziale stagnazione degli acquisti di carburanti (+0,4% m/m), la flessione risulta generalizzata, e riguarda sia i prodotti alimentari (-2% m/m) che i non alimentari (-5,1% m/m).
In termini tendenziali la crescita accelera a +23,9% da +13,1% precedente, sostenuta dal confronto favorevole con aprile 2020 (il mese di massima severità delle misure restrittive).
Prevediamo un recupero parziale delle vendite a maggio, seguito da una accelerazione a giugno, grazie alle progressive riaperture degli esercizi commerciali e di ristorazione; i progressi sul fronte sanitario dovrebbero permettere il mantenimento di un trend di ripresa anche nei mesi successivi.

GERMANIA – Gli ordini all’industria ad aprile sono calati a sorpresa di -0,2% m/m; la flessione in parte è spiegata anche dalla revisione al rialzo di nove decimi del dato di marzo (a +3,9% m/m).
La variazione tendenziale è salita a +78,9% a/a per l’effetto statistico di confronto con il mese di aprile dello scorso anno (quando gli ordinativi crollarono a causa dell’introduzione del primo lockdown).
Gli ordinativi esteri sono aumentati (+2,7% m/m) principalmente per effetto di una crescita delle commesse dai Paesi non appartenenti all’area euro (+3,8% m/m), mentre quelli domestici sono scesi di -4,3% m/m.
In base ai dati preliminari di aprile, il fatturato nel comparto manifatturiero è calato di -2,6% m/m dopo il +3,1% m/m di marzo – un segnale negativo per l’andamento della produzione industriale di aprile.

STATI UNITI – L’employment report di maggio registra un solido incremento degli occupati non agricoli, +559 mila, dopo 278 mila posti di aprile (rivisto verso l’alto da 266 mila) e il tasso di disoccupazione cala a 5,8% da 6,1%.
La riaccelerazione della dinamica occupazionale è marcata nel settore dei servizi, grazie al miglioramento del quadro sanitario e alla riduzione delle misure di contenimento e a un probabile incremento dell’offerta di lavoro.
Il dato è inferiore alle attese (670 mila) e alla stima ADP, vicina al milione di nuovi posti, ma è lascia comunque il sentiero dell’occupazione in ripresa da dicembre.
Una crescita occupazionale su questo trend dovrebbe soddisfare fra qualche mese il requisito di “ulteriore sostanziale miglioramento” richiesto dal FOMC per aprire le discussioni sul tapering. Tuttavia, la Fed vorrà altre conferme prima di preparare esplicitamente la svolta, considerando che ai ritmi attuali ci vorrebbe quasi un anno per tornare ai livelli occupazionali pre-pandemici.
La maggior parte dei settori registra variazioni positive e solide, anche se probabilmente in diverse aree persiste eccesso di domanda che frena le assunzioni.
Gli occupati non agricoli a maggio sono inferiori a quelli di febbraio 2020 di 7,6 mln (-5%).
Il settore privato crea 492 mila posti.
Nell’industria, i risultati sono modesti, con un rialzo complessivo di solo 3 mila, sulla scia di un calo di -20 mila nelle costruzioni, probabilmente per via di carenza di manodopera disponibile, stabilità nell’estrattivo e un aumento di 23 mila nel manifatturiero (spinti dal settore auto con una ripresa di 24.800 posti).
Gli occupati nel manifatturiero sono ancora inferiori di -509 mila da febbraio 2020.
I servizi privati registrano un incremento di +489 mila, con andamenti misti, ma solidi nei settori aggregativi. L’occupazione per ricreazione e ospitalità fa la parte del leone anche a maggio, per un totale di +292 mila (186 mila nella ristorazione, 58 mila in parchi e ricreazione e +35 mila nell’ospitalità).
Il commercio al dettaglio è debole (-5.800), mentre crescono posti nei servizi alle imprese (35 mila) e nella sanità (+45800).
Il settore pubblico crea 67 mila posti, riflettendo anche il trasferimento dei fondi federali allocati con l’American Rescue Plan.
L’indagine presso le famiglie rileva un aumento degli occupati di 444 mila e una contrazione della forza lavoro di -53 mila.
Il tasso di disoccupazione cala a 5,8%, con il tasso di partecipazione in calo di 1 decimo a 61,4%.
I disoccupati sono in calo di 496 mila, a 9,3 mln, ancora molto superiori al livello di febbraio 2020 (5,7 mln).
I sotto-occupati e gli individui marginalmente attaccati alla forza lavoro nel complesso sono poco variati rispetto ad aprile, e restano su livelli ancora superiori a quelli di febbraio 2020.
Gli occupati part-time per motivi economici sono 5,3 mln, in aumento di 873 mila da febbraio 2020; gli individui non nella forza lavoro che vorrebbero un’occupazione sono 6,6 mln (+1,6 mln da febbraio 2020).
Nel complesso quindi circa 15 mln di persone vorrebbero un lavoro che non hanno e di questi 6,6 mln non hanno accesso a sussidi di disoccupazione perché non partecipa alla forza lavoro.
Il tasso di occupazione è pari a 58,3%, 0,6 pp oltre il livello di dicembre 2020.
I salari orari sono in crescita di 0,5% m/m, per via del ritorno al lavoro di una parte degli individui con salari al di sotto della media e di probabili nuovi incentivi da parte delle imprese in difficoltà per via di mancanza di manodopera.
Le ore lavorate nel settore privato sono in rialzo di 0,9% m/m, 0,1%m/m nelle costruzioni, -2,4% m/m nell’estrattivo e 1% m/m nel manifatturiero, con segnali positivi per la produzione del mese scorso.
Le informazioni dell’employment report di maggio sono complessivamente positive e preludono a probabili ulteriori miglioramenti nei prossimi mesi, grazie alla stabilizzazione della curva dei contagi e all’avvicinamento all’immunità di gregge, da un lato, e all’aumento della domanda generato dallo stimolo fiscale e dalla fine delle restrizioni, soprattutto nei settori aggregativi, dall’altro.
A testimonianza della forte domanda di lavoro, le posizioni aperte rilevate a marzo dal BLS hanno toccato 8,1 mln a marzo, massimo per la serie, mentre il rapporto fra disoccupati e posizioni aperte è sceso a 1,2, minimo da marzo 2020.
Secondo il sito privato Indeed, le posizioni aperte a fine marzo sono in rialzo di 13,5% rispetto a febbraio 2020.
A maggio, il 48% delle piccole imprese partecipanti all’indagine della National Federation of Independent Business aveva posizioni aperte che non riusciva a coprire.
L’aggiustamento del mercato del lavoro è però rallentato da scarsità di offerta, causata da diversi fattori: ancora timori per Covid, accelerazione del pensionamento nelle coorti oltre i 60 anni, elevato costo opportunità dovuto alla generosità dei sussidi.
Da metà giugno in poi 23 Stati ridurranno o elimineranno parte delle integrazioni federali ai programmi statali, generando probabilmente un incremento del flusso da disoccupati a occupati, mentre aumenti salariali e offerta di bonus per i nuovi assunti dovrebbero contribuire a incentivare la partecipazione alla forza lavoro.
In conclusione, i dati di maggio danno nuove conferme che l’economia si sta muovendo verso l’“ulteriore sostanziale progresso necessario per il tapering e aumentano la probabilità di una discussione sul tema dopo l’estate.
Pur in presenza di un “deficit di occupazione” rispetto al pieno impiego, i dati sono in linea con il messaggio di gran parte del FOMC, che ha indicato che si avvicina il momento di parlare di riduzione degli acquisti.
Tuttavia, come ha notato Williams oggi, “ora non è il momento per agire”, mentre siamo ancora “piuttosto lontani da questo ulteriore sostanziale progresso” richiesto dalla Fed.
Per ora non ci sono le condizioni per modificare il programma, ma è possibile preparare i cambiamenti.

CINA – Le esportazioni sono salite del 27,9% a/a in maggio, più delle aspettative (32,1% a/a) ma in rallentamento rispetto al 32,3% in aprile.
Gran parte del rallentamento è dovuta a un calo delle esportazioni in termini destagionalizzati rispetto al mese precedente che ha riguardato quasi tutti i comparti.
In particolare, sono rallentate le esportazioni di circuiti integrati (da 38.3% a/a a 25.1% a/a), ancora frenate dalle strozzature dal lato dell’offerta nel settore dei semiconduttori.
Le importazioni sono invece accelerate per il terzo mese consecutivo salendo del 51,1% a/a in maggio da 43,1% in aprile, in parte aiutate da un aumento rispetto al mese precedente sostenuto verosimilmente dall’incremento dei prezzi delle materie prime.
Alcuni dati in volume segnalano un calo delle importazioni di alcune materie prime industriali, una stabilizzazione di quelle dei circuiti elettronici e un aumento di quelle di prodotti agricoli.

 

COMMENTI:

ITALIA – Nel Rapporto semestraleProspettive per l’economia italiana nel 2021-2022”, Istat ha rivisto al rialzo le stime di crescita per il PIL italiano, a 4,7% per quest’anno (dal 4% previsto lo scorso dicembre) e 4,4% per l’anno prossimo.
Nel biennio la ripresa è dovuta alla domanda interna, trainata soprattutto dagli investimenti, anche per effetto degli interventi previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Secondo Istat, i rischi sulla previsione sono legati all’effettiva capacità di realizzazione delle misure programmate e all’evoluzione dell’emergenza sanitaria.

GERMANIA – Le elezioni in Sassonia-Anhalt hanno visto la vittoria della CDU di Angela Merkel con il 37% dei voti.
Il centro destra ha staccato di oltre 15 pp l’estrema destra di Afd (20,8%), secondo partito nella regione al voto, malgrado i sondaggi indicassero un margine più ridotto.
Deludente è stata, invece, la performance del centro sinistra, dove Die Linke (partito di estrema sinistra) è risultato il partito più votato (11,2%), seguito da SPD (8,3%) e Verdi (6,1%).
Queste elezioni segnano un recupero dei conservatori, dopo il calo nei consensi dei mesi scorsi legato alla gestione COVID, e rafforza la posizione del partito della cancelliera anche in vista delle elezioni nazionali che si terranno in autunno; al momento, i sondaggi indicano uno stretto margine tra i Verdi di Annalena Baerbock e la CDU guidata dal nuovo segretario Armin Laschet.

G-7 – Il G7 ha raggiunto un’intesa politica sull’introduzione di un’aliquota di imposta minima del 15% per le società, affermando altresì il principio che gli Stati hanno il diritto di tassare i profitti generati da attività svolte nel proprio ambito territoriale.
Il secondo pilastro della proposta OCSE consente agli Stati di integrare la tassazione inferiore alla soglia applicata dai paesi di domicilio fiscale; il primo pilastro implica una riallocazione a vantaggio delle giurisdizioni di mercato o di utilizzo finale del potere impositivo, limitatamente a una quota del profitto che supera una certa soglia minima.
L’accordo sarà ora sottoposto al G-20 del 7-11 luglio, e poi i dettagli saranno negoziati a livello OCSE.
Nell’ottobre 2020, l’OCSE aveva stimato un effetto globale di US$ 50-80 miliardi in termini di maggiori entrate tributarie raccolte dalle multinazionali, di cui la maggior parte relative al secondo pilastro. L’attuazione dell’accordo richiederà comunque diversi anni.

STATI UNITIPowell, durante un evento su cambiamento climatico e banche centrali, ha affermato che i rischi finanziari collegati al clima rientrano all’interno del mandato della Fed, ma il cambiamento climatico non viene considerato direttamente dal FOMC nella determinazione della politica monetaria.
Powell ha precisato che la Fed non si prefigge di influenzare la politica relativa al clima e dovrebbe evitare di cercare di colmare vuoti di policy.
Mester (Cleveland Fed) ha detto che si aspetta continuo progresso del mercato del lavoro e, con il miglioramento dell’economia, a suo avviso il Comitato discuterà la “stance complessiva della politica monetaria, incluso il programma di acquisti e inclusi i tassi di interesse”.
Mester ritiene che l’employment report di maggio sia “solido” ma vorrebbe vedere “ulteriore progresso”.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha corretto venerdì sull’employment report che, pur avendo mostrato un netto miglioramento, ha però registrato un incremento degli occupati inferiore alle attese.
Sono necessarie ulteriori conferme molto positive prima che la Fed possa annunciare il tapering e nel breve questo può rinviare ancora l’avvio di una fase di rafforzamento del dollaro.
Questa settimana importanti saranno i dati di inflazione, attesa in ulteriore aumento, il che potrebbe offrire sostegno al dollaro, come era accaduto per il dato del mese scorso.
Il biglietto verde, tuttavia, risentirà anche dell’esito della riunione BCE, di riflesso alla reazione dell’euro.

EURL’euro si è rafforzato venerdì sui dati USA, mantenendosi comunque in area 1,21 EUR/USD, in calo rispetto all’apertura di settimana a 1,22.
Cruciale sarà la riunione BCE di giovedì.
Le attese sono per parametri di policy invariati, ma con revisione al rialzo delle previsioni di crescita e inflazione di quest’anno, il che dovrebbe agire a sostegno dell’euro.
Tuttavia, rileveranno anche la valutazione dei rischi dello scenario, che potrebbero essere rivisti in senso migliorativo sul breve, il che sarebbe un altro elemento a favore dell’euro, e le previsioni di acquisti PEPP per il 3° trimestre.
Poiché pare poco probabile un’ulteriore accelerazione degli acquisti, un’indicazione meno esplicita rispetto a quella di marzo potrebbe essere interpretata come un segnale che la BCE ritiene che l’economia sia ad un punto di svolta positiva, il che favorirebbe l’euro.
L’upside dovrebbe restare entro i massimi di inizio anno, nel range ,122-1,23 EUR/USD, ma i rischi sono verso l’alto qualora la retorica della BCE dovesse rivelarsi meno conservativa di quella della Fed.

GBPAnche la sterlina si è rafforzata venerdì sui dati USA, da 1,4081 a 1,4200 GBP/USD, ma meno dell’euro, rispetto al quale è scesa marginalmente, restando comunque in area 0,85 EUR/GBP.
Il rischio che l’ultima fase delle riaperture possa essere rinviata oltre il 21 giugno tende a indebolire la sterlina.
Tra i dati rileveranno quelli di produzione industriale, attesi positivi ma in rallentamento.
La valuta britannica resta comunque reattiva ai driver di dollaro (possibile calo sull’inflazione USA) e questa settimana potrà risentire anche della reazione dell’euro alla riunione BCE.

JPYAnche lo yen si è rafforzato sui dati USA, sia contro dollaro da 110 a 109 USD/JPY sia contro euro, restando però in area 133 EUR/JPY.
Se i rendimenti USA risaliranno sui dati di inflazione USA, lo yen si indebolirà di nuovo contro dollaro, ma se la riunione BCE dovesse far salire di più i rendimenti euro lo yen potrebbe invece stare in range contro dollaro e indebolirsi contro euro.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – Eccezion fatta per la riunione della BCE, la settimana è piuttosto povera di market mover. L’indice ZEW, prima indagine relativa al mese di giugno, dovrebbe segnalare l’accelerazione della ripresa dell’economia tedesca.
La tornata di dati sulla produzione industriale di aprile nei principali Paesi dell’area dovrebbe confermare il trend di recupero.
Infine, la lettura finale del PIL Eurozona del primo trimestre dovrebbe confermare il calo visto nella stima preliminare, con un contributo negativo della domanda estera e dei consumi, e positivo dagli investimenti.
Da parte sua, la BCE dovrebbe rivedere al rialzo le stime di crescita e inflazione per il 2021 e il 2022, ribilanciare il giudizio sui rischi di breve termine e confermare gli acquisti PEPP ai livelli del secondo trimestre, al netto dei fattori stagionali.

STATI UNITI – La settimana ha pochi dati in uscita e il flusso di discorsi dalla Fed sarà interrotto nel periodo pre-riunione del FOMC.
Il CPI di maggio sarà comunque un catalizzatore potente, dopo la sorpresa verso l’alto di aprile.
La previsione è per un altro incremento solido, con l’indice core atteso in aumento di 0,5% m/m e di 3,5% a/a, mentre l’inflazione headline dovrebbe salire a 4,6% a/a, probabilmente il picco per il 2021.
La fiducia dei consumatori dovrebbe risalire a giugno dopo il calo di maggio, con una probabile stabilizzazione delle aspettative di inflazione.
La bilancia commerciale di aprile dovrebbe registrare una chiusura del deficit, in parte determinata dalla flessione delle importazioni sulla scia delle strozzature all’offerta.