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07 Gennaio 2020 – nota economica giornaliera

AREA EURO
– Nella seconda lettura, il PMI dei servizi di dicembre è stato rivisto da 52,4 a 52,8. Il PMI composito è così stato rivisto da 50,6 a 50,9, accentuando la ripresa dell’indice dal minimo di settembre. I livelli dei PMI sono coerenti con una crescita del PIL di 0,2% t/t. Nei giorni scorsi, Markit aveva rivisto al rialzo anche la stima del PMI manifatturiero, in questo caso da 45,9 a 46,3.
La composizione degli indici non prospetta miglioramenti significativi in gennaio: mentre l’indice dei servizi dovrebbe restare intorno a 52, l’indice manifatturiero è previsto ancora su livelli coerenti con una contrazione della produzione industriale.
Peraltro, l’escalation della tensione fra Stati Uniti e Iran avvenuta nell’ultima settimana, che ha già prodotto un rialzo delle quotazioni petrolifere, potrebbe ripercuotersi negativamente sulle indagini congiunturali nei prossimi mesi.
A livello geografico, il PMI dei servizi è salito in Germania (52,9, +1,2 punti), Francia (52,4, +0,2), Spagna (54,9, +1,7), Italia (51,1, +0,7 punti).
– In novembre, il credito alle imprese non finanziarie risulta in crescita del 3,4% a/a (ottobre: 3,8%), continuando il graduale rallentamento dal picco di agosto; la dinamica tendenziale del credito alle famiglie, invece, è invariata a 3,5% a/a e stabile rispetto ai mesi centrali dell’anno. La crescita di M3 è rimasta sostanzialmente stabile al 5,6% a/a, alimentata sia dal credito al settore privato, sia dall’aumento delle attività estere delle banche.

STATI UNITI
– L’ISM manifatturiero a dicembre resta in territorio recessivo per il quinto mese consecutivo e delude le aspettative, con una correzione a 47,2, da 48,1 di novembre (consenso: 49), toccando il minimo da giugno 2009. L’indagine registra diffusa debolezza con le principali componenti in calo e sempre in territorio recessivo: produzione in caduta libera a 43,2 da 49,1, ordini a 46,8 da 47,2, ordini inevasi a 43,3 da 43, ordini all’export a 47,3 da 47,9, occupazione a 45,1 da 46,6.
Solo la componente prezzi pagati è in territorio espansivo, con un rialzo a 51,7 da 46,7.
Il direttore dell’indagine riporta che le imprese restano preoccupate per le prospettive del commercio internazionale, ma che ci sono segnali di possibile miglioramento in diversi settori dopo l’accordo USA-Cina per la fase 1 dei negoziati. Nel complesso, i commenti delle imprese sono cauti e indicano che la domanda estera rimane debole, mentre gli ordini restano contenuti e la produzione viene aggiustata verso il basso per ridurre le scorte. I dati di produzione dell’autunno sono particolarmente volatili per via degli effetti dello sciopero dei lavoratori di GM.
Secondo il direttore dell’indagine, il livello dell’indice di dicembre è coerente con una crescita ann. del PIL di 1,3%. Nei primi mesi del 2020 il manifatturiero USA subirà gli effetti negativi del blocco della produzione del 737 Max da parte di Boeing, che potrebbe sottrarre 0,1-0,2 pp dalla crescita del 1° trimestre.
L’ulteriore contrazione dell’ISM è in contrasto con l’indice PMI Markit che da alcuni mesi sta divergendo dal trend dell’ISM, e segnala una stabilizzazione dell’attività nel settore nel 4° trimestre 2019. Il messaggio è comunque indubbiamente negativo.
È possibile che, dopo lo choc negativo della prima metà del 2019 causato dai dazi e dal ritracciamento della domanda estera, il settore manifatturiero sia soggetto ad altri eventi idiosincratici (prima lo sciopero dei lavoratori GM, ora il blocco produttivo del 737 Max), in un contesto di generale incertezza sulle prospettive del ciclo. Nuovi choc, anche se transitori, possono determinare ancora fragilità degli investimenti fissi delle imprese e generare ulteriore indebolimento della crescita nella parte centrale del 2020.
– La spesa in costruzioni a dicembre sorprende verso l’alto, con una variazione di 0,6% m/m (consenso: 0,4% m/m) e una revisione verso l’alto del dato di novembre a +0,1% m/m da -0,8% m/m.
La spesa privata aumenta di 0,4% m/m, spinta dal segmento residenziale (+1,9% m/m, quinto rialzo consecutivo) che più che compensa la contrazione di -1,2% m/m nel comparto non residenziale.
La spesa pubblica aumenta di 0,9% m/m, grazie alla componente non residenziale. I dati segnalano che gli investimenti residenziali nel 4° trimestre dovrebbero accelerare rispetto alla variazione di 4,6% t/t ann. del 3° trimestre e dare un contributo positivo alla crescita per circa 0,3-0,4 pp.

CINA – L’indice PMI del settore manifatturiero rilevato dal NBS è rimasto invariato a 50,2 in dicembre rispetto a novembre. La componente degli ordini totali è lievemente scesa a 51,2 ma è rimasta in territorio espansivo come anche, per la prima volta da metà 2018, quella degli ordini esteri (50,3). In aumento sono state anche la componente della produzione e dei prezzi.
L’indice del settore non manifatturiero, pur rimanendo su livelli elevati, è sceso di quasi un punto a 53,5, con un peggioramento di tutte le componenti, trainato al ribasso più che dalla lieve correzione del PMI dei servizi dalla discesa del PMI del settore costruzioni che, a 56,7, ha toccato il minimo degli ultimi tre anni con un calo delle aspettative. Nelle rilevazioni Caixin-Markit l’indice PMI manifatturiero ha registrato un moderato calo a 51,5 in dicembre da 51,8 in novembre, guidato essenzialmente da un ritracciamento delle componenti degli ordini, e il PMI dei servizi è sceso di un punto portandosi a 52,5 in dicembre a causa del calo delle componenti delle aspettative e dei prezzi. Nel complesso gli indici PMI rimangono in territorio espansivo con una media del 4° trimestre superiore a quella del 3° trimestre, suggerendo un marginale miglioramento dell’attività economica nell’ultimo trimestre dell’anno.

 

COMMENTI:

AREA EURO – Dal 1° gennaio, Isabel Schnabel e Fabio Panetta sono entrati a far parte del comitato esecutivo della Banca Centrale Europea. Il loro mandato durerà 8 anni. Schnabel assume la responsabilità di ricerca, statistica e operazioni di mercato. Panetta si occuperà di relazioni internazionali ed europee, sistemi di pagamento e infrastruttura di mercato.

STATI UNITI – I verbali della riunione del FOMC di dicembre confermano un ampio consenso a favore di una fase di pausa sui tassi. La valutazione dello scenario economico appare, come nel comunicato, generalmente positiva, grazie al sostegno dei consumi e di un mercato del lavoro sempre “forte”, nonostante la persistente debolezza di investimenti ed esportazioni.
Tuttavia, i rischi restano concentrati verso il basso per l’incertezza sulla politica commerciale e sulla domanda globale, mentre le pressioni sull’inflazione rimangono contenute. Pertanto, anche se le proiezioni dei tassi per il 2020 prevedono stabilità, e qualche segnale di possibili rialzi nel 2021, il bias per lo scenario è di tassi più bassi, piuttosto che più alti. Alcuni partecipanti rilevano timori per la stabilità finanziaria collegati a tassi molto bassi, mentre altri sottolineano preoccupazione per il continuo mancato raggiungimento dell’obiettivo di inflazione. Per il momento, è probabile che il messaggio dalla Fed si mantenga in linea con la previsione di una pausa prolungata, a meno di un cambiamento sostanziale dello scenario, come indicato a dicembre. I verbali indicano che alle prossime riunioni il dibattito sarà concentrato su altri temi: la dimensione del bilancio, la determinazione dei tassi all’interno del corridoio, l’eventuale introduzione di una standing repo facility. La decisione di non pubblicare il consueto aggiornamento di fine anno su “Obiettivi e strategia per il lungo termine” conferma che la discussione su una possibile modifica dell’obiettivo di inflazione è ancora in corso e che potrebbe determinare qualche cambiamento alla definizione utilizzata finora, definita da un livello puntuale. In conclusione, per ora non ci sono novità in arrivo sul fronte dei tassi, mentre per gli altri strumenti di politica monetaria i prossimi mesi saranno determinanti. L’evoluzione dello scenario geopolitico e gli sviluppi economici (inclusi gli effetti del blocco della produzione di Boeing nel 1° trimestre) potrebbero rafforzare ulteriormente il bias espansivo del FOMC nella parte centrale dell’anno.
Diversi discorsi di presidenti di Fed regionali nei giorni scorsi hanno convalidato il consenso per tassi stabili, almeno per ora, nonostante i dati deludenti dell’ISM manifatturiero di dicembre e l’aumento dei rischi geopolitici in medio-oriente. Mester (Cleveland Fed), Kaplan (Dallas Fed) ed Evans (Chicago Fed) hanno ribadito che lo scenario centrale è di crescita moderata, coerente con tassi stabili per ora. Kaplan ha indicato che a suo avviso sarebbe opportuno rallentare il flusso di acquisti di T-bill (attualmente 60 mld al mese) e mirare ad avere un bilancio della Fed al livello minimo compatibile con riserve ampie, tali da soddisfare la domanda di liquidità. Secondo Kaplan, la riduzione graduale degli acquisti mensili insieme a una standing repo facility potrebbe risolvere i problemi di liquidità in modo efficiente.

CINA – Il due gennaio la PBOC ha annunciato un taglio del coefficiente di riserva obbligatoria di 50pb. Il taglio sarà effettivo dal 6 gennaio, riguarderà tutte le banche e libererà ca. 800 miliardi di liquidità. La misura è volta a contrastare il drenaggio stagionale di liquidità causato dal pagamento delle imposte e dalla maggiore domanda in concomitanza con le festività del capodanno cinese (dal 24 al 30 gennaio) nonché a fornire fondi per nuovi prestiti diretti soprattutto alle piccole e medie imprese. Nel comunicato la PBOC ha ribadito che manterrà una politica monetaria prudente con un livello adeguato di liquidità, assecondando una crescita del credito in linea con quella del PIL nominale per creare le condizioni favorevoli ad una crescita di alta qualità e all’implementazione delle riforme dal lato dell’offerta. Il Lending Prime Rate, il tasso rispetto al quale sono ora prezzati i nuovi prestiti bancari (fissato con uno spread sul tasso delle operazioni di rifinanziamento a medio lungo termine), dopo essere sceso a 4,15% in novembre da 4,25% a fine agosto, è rimasto invariato in dicembre. Per favorire la transizione dal tasso benchmark al nuovo tasso e migliorare quindi il meccanismo di trasmissione della politica monetaria la PBOC il 31 dicembre ha annunciato che le banche dovranno contattare i clienti per rinegoziare i prestiti esistenti al tasso prime rate tra il 1 marzo e il 31 agosto 2020.

 

PREVISIONI:

ITALIA – L’inflazione è attesa in aumento a dicembre, stimiamo a 0,4% a/a dopo lo 0,2% dei due mesi precedenti. Nel mese i prezzi dovrebbero essere saliti di un decimo, per effetti dei rincari nei trasporti e nelle spese per il tempo libero, a fronte di ribassi nei servizi ricettivi e di ristorazione. Pensiamo che la salita non sia però destinata a continuare nei prossimi mesi: vediamo l’inflazione rimanere vicina ai livelli di dicembre per tutta la prima metà del 2020.

AREA EURO – La stima flash del tasso di inflazione di dicembre è attesa a 1,2% a/a, in ulteriore aumento dall’1,0% di novembre. L’indice core (cioè al netto di energia e alimentari freschi) dovrebbe salire da 1,4% a/a a 1,7% a/a, per effetto di una variazione mensile di 0,2%. Il contributo dell’energia (vista a +0,2% m/m) sarà pressoché nullo.

STATI UNITI – L’indice ISM non manifatturiero a dicembre è atteso in rialzo a 54,5 da 53,9 di novembre. L’indice ha seguito un trend in calo dalla primavera, dopo tre trimestri su livelli storicamente molto elevati in media intorno a 60. Le diverse indagini dei servizi hanno indicato che il periodo di rallentamento della dinamica nel settore dovrebbe essersi concluso e, pur senza tornare ai ritmi del 2018, la crescita dell’attività dovrebbe essere in linea con un’espansione moderata.