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7 Febbraio 2022 – nota economica giornaliera

AREA EURO – Le vendite al dettaglio sono calate, in volume, del 3% m/m a dicembre.
La risalita dei contagi e il rincaro dei prezzi dovrebbero aver penalizzato le spese anche a inizio 2022.

GERMANIA – Questa mattina la produzione industriale ha registrato una lieve flessione di – 0,3% m/m a dicembre, dopo il +0,3% precedente (rivisto al rialzo di mezzo punto).
Rispetto a febbraio 2020 l’output risulta più basso di -6,9% (dato destagionalizzato e corretto per gli effetti del calendario).
Nel dettaglio, il manifatturiero ha visto una crescita di +1,2% m/m, dovuta soprattutto ai beni di investimento (2,5% m/m), mentre le costruzioni sono calate di – 7,3% m/m.

FRANCIA – Venerdì la produzione industriale è calata a sorpresa di 0,2% m/m a dicembre dopo la flessione di mezzo punto a novembre.
La flessione risente della debolezza dei comparti energetico e minerario mentre l’output manifatturiero risulta sostanzialmente stagnante (+0,1% m/m).
Si registra inoltre un ampio rimbalzo della produzione di mezzi di trasporto che restano però ben al di sotto dei livelli pre-Covid.

STATI UNITI – Venerdì, l’employment report di gennaio ha sorpreso ampiamente verso l’alto, con gli occupati non agricoli in aumento di 467 mila, spinti da rialzi diffusi a quasi tutti i settori, e particolarmente marcati nei servizi aggregativi.
Nel 2021, la variazione media mensile è stata di 555 mila, con ampie revisioni verso l’alto in particolare per i mesi di novembre e dicembre (+709 mila).
Le revisioni hanno riguardato anche i dati dell’indagine presso le famiglie, con rialzi di forza lavoro e occupazione nel 2021.
Il nuovo sentiero della forza lavoro ridimensiona il deficit di partecipazione post-pandemico.
Il tasso di partecipazione, con la revisione della popolazione, sale a 62,2% da 61,9% di dicembre (rivisto da 61,7%), grazie a un aumento della forza lavoro di 1,39 mln.
L’occupazione rilevata con l’indagine presso le famiglie registra un incremento di 1,2 mln.
L’aumento di un decimo del tasso di disoccupazione a 4% è dovuto a un fattore positivo, cioè una variazione della forza lavoro superiore a quella degli occupati.
I salari orari sono in rialzo di 0,7% m/m, 5,7 % a/a, e confermano gli sforzi delle imprese per reperire manodopera. Le informazioni di gennaio sono rappresentative di un mercato del lavoro anche più in salute di quanto stimato in precedenza.
Infatti, l’aumento dell’occupazione e della forza lavoro nel 2021 è ulteriormente migliorato con le revisioni alle principali variabili.
Anche se l’offerta di lavoro appare ora meno lontana dai livelli pre-Covid, la significativa pressione sui salari conferma la necessità di una svolta imminente della politica monetaria, con probabili rialzi consecutivi a marzo e maggio.

CINA – L’indice PMI dei servizi pubblicato da Caixin-Markit è sceso meno delle attese (Consenso Bloomberg 50,5) ma ha toccato il minimo degli ultimi cinque mesi portandosi da 53,1 in dicembre a 51,4 in gennaio.
La flessione dell’indice è imputabile a un rallentamento del ritmo di espansione dell’attività e dei nuovi ordini e, dopo quattro mesi di aumenti, a una contrazione dell’occupazione.
Aumenta marginalmente l’inflazione dei prezzi degli input e dei prodotti finali mentre le aspettative, pur rimanendo su livelli elevati, scendono per il terzo mese consecutivo portandosi ai minimi da ottobre 2020.
Le misure di contenimento del Covid-19 restano restrittive nonostante il basso numero dei contagi ma il loro impatto sul settore dei servizi appare inferiore rispetto alle precedenti ondate.
Il calo del PMI dei servizi e di quello manifatturiero ha portato il PMI composito a scendere da 53 in dicembre a 51,4, il minimo da settembre 2021.

 

COMMENTI:

BCE – Il governatore della banca centrale olandese, Knot, ha detto di attendersi il primo rialzo dei tassi nel 4° trimestre 2022, seguìto in rapida successione da un altro aumento a inizio 2023.
Tale scansione temporale sarebbe coerente con una sospensione degli acquisti netti APP a fine settembre.
Kazaks (Lettonia) ha dichiarato in un’intervista a Reuters del 4 febbraio che un rialzo dei tassi a luglio, come scontato dai mercati, implicherebbe un ritmo di riduzione degli acquisti “estremamente e implausibilmente rapido”, perché la sequenza delle misure resta un punto fermo; allo stesso tempo, la “flessibilità” può implicare che gli acquisti netti siano interrotti prima di quando precedentemente annunciato.
Kazaks è contrario a definire gli acquisti APP di riunione in riunione, e preferisce l’annuncio di un percorso completo.
Riguardo alla crisi russo-ucraina, “non è parte dello scenario di riferimento”; se scoppiasse un conflitto, “lo scenario di riferimento sarebbe riesaminato e sarebbero prese decisioni appropriate”.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha chiuso la settimana passata in calo, ma si è parzialmente ripreso nella giornata di venerdì e apre al rialzo anche oggi grazie all’employment report che è risultato molto positivo e migliore delle attese.
Infatti i rendimenti – sia a breve sia a lunga – sono saliti, inaugurando nuovi massimi.
L’appuntamento chiave della settimana sarà l’inflazione giovedì, attesa in ampia salita.
Il dollaro dovrebbe beneficiarne, recuperando almeno parte del calo della scorsa settimana.

EURL’euro ha chiuso la settimana passata in ampio apprezzamento da 1,11 a 1,14 EUR/USD, ma ha rallentato la corsa venerdì sui dati USA e oggi apre in calo.
In assenza di nuovi spunti significativi questa settimana dovrebbe reagire di riflesso all’inflazione USA, arretrando in area 1,13 EUR/USD.
Da monitorare saranno sempre comunque in questa fase eventuali discorsi BCE: segnali a favore di un’accelerazione del sentiero di normalizzazione favorirebbero l’euro.
Ieri Knot ha dichiarato di aspettarsi il primo rialzo dei tassi BCE nel 4° trimestre di quest’anno.

GBPLa sterlina ha chiuso la settimana passata in rafforzamento contro dollaro da 1,33 a 1,35 GBP/USD passando per massimi post-BoE a 1,36 GBP/USD, ma è arretrata venerdì sui dati USA e apre in calo anche oggi.
Contro euro invece dopo aver inaugurato nuovi massimi post-BoE in area 0,82 EUR/GBP si è deprezzata fino a 0,84 EUR/GBP.
Questa settimana potrebbe arretrare di riflesso alla reazione del dollaro sui dati di inflazione USA, ma in misura probabilmente contenuta.
Più importanti saranno i discorsi BoE (Pill mercoledì e Bailey giovedì) per trarre indicazioni sull’eventualità o meno di un rialzo BoE a marzo.
Venerdì Broadbent ha sottolineato che a prescindere dall’origine dell’inflazione la BoE deve intervenire se sale significativamente, spiegando di aver optato per un rialzo di 25 pb invece di 50 pb per non spingere sulla curva dei rendimenti.
Tra i dati esce venerdì il PIL del 4° trimestre: prevista una crescita simile a quella del 3°.

JPYLo yen ha chiuso la settimana passata pressoché stabile sui livelli di apertura contro dollaro ma si è indebolito venerdì da 114 a 115 USD/JPY sulla salita dei rendimenti USA.
Contro euro invece è sceso molto da 128 a 132 EUR/JPY.
Nei prossimi giorni dovrebbe ampliare l’arretramento contro dollaro in prospettiva di ulteriore salita dei rendimenti USA sui dati di inflazione.
Sarà tuttavia da monitorare in questo periodo per via della crisi ucraina l’evoluzione della risk aversion: un suo aumento fornirebbe sostegno allo yen, che proprio per questo oggi apre infatti al rialzo.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – La settimana è piuttosto povera di indicatori congiunturali.
La produzione industriale di dicembre è attesa in calo in Italia.
In Germania, venerdì la seconda lettura dell’inflazione di gennaio dovrebbe confermare il rallentamento registrato nella stima flash, comunque su ritmi ancora elevati e superiori alle attese.
In calendario anche l’aggiornamento d’inverno delle previsioni macroeconomiche della Commissione Europea (giovedì).

STATI UNITI – Oggi non ci sono dati in uscita.
Durante la settimana ci saranno poche informazioni nuove, ma il CPI di gennaio catalizzerà l’attenzione dei mercati, con una previsione di rialzi ancora sostenuti e di nuovi massimi per l’inflazione.
La bilancia commerciale di dicembre dovrebbe registrare un modesto ampliamento del deficit, confermando un contributo negativo delle esportazioni nette alla crescita di fine 2021.
La fiducia dei consumatori di febbraio dovrebbe confermare la debolezza vista nei mesi recenti a causa dei timori per l’inflazione.