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7 Agosto 2023 – nota economica giornaliera

GERMANIA – Oggi l’unico dato di rilievo in calendario è quello, appena comunicato da Destatis, sulla produzione industriale di giugno che ha mostrato un calo più ampio del previsto (-1,5% m/m, -1,8% a/a) dopo la sostanziale stagnazione di maggio.
La flessione è dovuta ai beni capitali (-3,9% m/m da 2,2% precedente), in presenza di un progresso per beni intermedi, energia e soprattutto beni di consumo.
L’output nelle costruzioni è calato di ben -2,8% sia su base congiunturale che tendenziale.
Da notare il rimbalzo della produzione nel settore farmaceutico (+7,9% da -13,3% precedente) e viceversa la correzione nell’automotive (-3,5% da +5,8%).
Nei settori energivori, l’output è cresciuto di 1,1% nel mese, ma resta in contrazione di ben -12,2% su base annua.
La produzione industriale tedesca ha chiuso il trimestre primaverile con una flessione di -1,3% t/t, ed è in rotta per un calo di entità simile (-1,1% t/t) nel trimestre corrente.

ITALIA – Venerdì, la produzione industriale è cresciuta di +0,5% m/m a giugno, in contrasto con le aspettative di consenso che vedevano un calo di -0,3% m/m.
L’incremento è stato anche superiore alle nostre attese (+0,2% m/m).
Era dall’estate scorsa che la produzione non cresceva per due mesi consecutivi.
Tra i principali macro-gruppi, sono trainanti i beni strumentali (1,5% m/m, 7,6% a/a), il che segnala che il ciclo degli investimenti potrebbe non essere terminato; soffrono invece i durevoli (-1,3% m/m, -6,9% a/a), il comparto maggiormente interest-sensitive.
Tra i settori, il più brillante è quello dei mezzi di trasporto (5,9% m/m, 25,1% a/a), che verosimilmente stanno ancora beneficiando della drastica riduzione delle problematiche di approvvigionamento di componentistica (ma questo supporto è destinato a ridursi nei prossimi mesi); mantengono invece cali in doppia cifra su base annua diversi comparti ad alta intensità energetica, che ancora non mostrano una ripresa nonostante il vistoso calo dei costi delle materie prime energetiche probabilmente perché alcune aziende hanno delocalizzato parte della catena produttiva durante il picco dello shock.
L’aumento dell’output industriale in maggio e giugno ha effetti positivi sul trimestre in corso, in quanto implica una “crescita acquisita” della produzione nei mesi estivi (in caso di stagnazione tra luglio e settembre) di +0,9% t/t.
Ciò è coerente con la nostra previsione di un ritorno alla crescita per il PIL nel trimestre estivo dopo il calo di -0,3% t/t registrato in primavera.
Tuttavia, in prospettiva stanno aumentando i rischi al ribasso sull’attività economica, anche perché i servizi stanno perdendo slancio dopo il brillante rimbalzo post-pandemico, e le costruzioni stanno iniziando a risentire dell’impatto ritardato del ciclo restrittivo di politica monetaria avviato dalla BCE poco più di un anno fa.

FRANCIA – Sempre venerdì, la produzione industriale è viceversa calata più delle attese a giugno (-0,9% m/m), dopo che i dati dei due mesi precedenti erano stati sostenuti dal rimbalzo dell’attività dopo gli scioperi.
L’output è appesantito dai macchinari (soprattutto nel comparto elettrico: -4,9% m/m), ma anche la produzione agroalimentare e di mezzi di trasporto tornano a calare dopo il rimbalzo di maggio.
Non accenna inoltre ad interrompersi la fase di debolezza per i settori energivori, con carta, metallurgia e chimica tra i più penalizzati, che continuano a risentire dei contratti di fornitura dell’energia rinnovati lo scorso anno a prezzi elevati.
La produzione nelle costruzioni è infine diminuita di -2,6% m/m dopo due mesi di rialzi.
Nonostante la flessione di giugno, nel 2° trimestre l’industria ha contribuito positivamente alla crescita del valore aggiunto è probabile che la produzione torni ad indebolirsi nel trimestre estivo: dopo la crescita del PIL di 0,5% t/t registrata nel 2° trimestre (trainata da fattori una tantum come la consegna di una nave da crociera e la ripresa della produzione di energia), ci aspettiamo un rallentamento dell’economia intorno a 0,1% t/t nel 3° trimestre.
I rischi sullo scenario, come altrove nell’Eurozona, sono al ribasso.

SPAGNA – L’output nell’industria è calato più del previsto a giugno (-1% m/m) dopo l’incremento di 0,5% visto a maggio.
La variazione annua è calata a -3% da -0,6% precedente, ai minimi da novembre 2020 (si salvano dalla flessione tendenziale solo i beni capitali, con un +2,6%).
Nel complesso, i dati relativi ai 4 principali Paesi sono coerenti con una produzione industriale nell’Eurozona in calo di circa mezzo punto percentuale su base congiunturale a giugno, dopo l’incremento di 0,2% m/m visto a maggio (il dato sarà diffuso il 16 agosto).

STATI UNITI – Venerdì, l’employment report di luglio ha mostrato un ulteriore rallentamento della crescita occupazionale, forse più ampio di quanto non appaia a prima vista, anche se il tasso di disoccupazione resta molto basso e la dinamica dei salari orari non sta più calando.
La crescita degli occupati è rimasta circa stabile in luglio (187 mila unità) rispetto giugno (dato rivisto al ribasso a 185 mila).
Considerando anche che l’incremento totale riflette un anomalo +87 mila da sanità e assistenza, il rallentamento dell’occupazione ci sembra ben avviato.
Il manifatturiero non ha creato occupazione, mentre contributi positivi sono arrivati da costruzioni, attività finanziarie, commercio, intrattenimento e ospitalità, settore pubblico.
Tuttavia, in presenza di un tasso di partecipazione alla forza lavoro stabile sui massimi recenti, malgrado il rallentamento delle assunzioni la crescita dell’occupazione è ancora sufficiente a mantenere il tasso di disoccupazione su livelli molto bassi (3,5%, anzi in discesa di un decimo per il secondo mese), attorno ai quali staziona ormai da oltre un anno.
Da segnalare, inoltre, che la crescita delle retribuzioni orarie medie si è stabilizzata al 4,4% a/a (4,8% per chi è impegnato in attività produttive), con una dinamica trimestrale in riaccelerazione.

 

COMMENTI:     

STATI UNITI
 – Nell’ultima conferenza stampa seguita alla riunione del FOMC, Powell aveva definito il mercato del lavoro “molto teso”, e la crescita occupazionale “forte”; inoltre, aveva dichiarato che “la domanda di lavoro continua a superare sostanzialmente l’offerta di lavoratori disponibili”, pur ammettendo che iniziavano ad emergere segnali di riequilibrio, oltre a un rallentamento della crescita dei salari nominali.
Secondo il presidente della Fed, “la riduzione dell’inflazione richiederà probabilmente un periodo di crescita di crescita inferiore al trend e un certo ammorbidimento delle condizioni del mercato del lavoro”.
I dati odierni non smentiscono in alcun modo tali valutazioni: anche se l’evoluzione sembra nella giusta direzione, sarà necessario un periodo più lungo di crescita bassa perché il raffreddamento del mercato del lavoro si traduca in un significativo ribilanciamento di domanda e offerta.
Perciò, anche se riteniamo probabile che a settembre i tassi ufficiali restino invariati, i dati odierni non consentono ancora di escludere la possibilità di un nuovo rialzo.
 – Sono previsti però gli interventi di Michelle Bowman e Raphael Bostic all’evento virtuale “Fed Listens” organizzato dalla Fed di Atlanta.
Sabato, Michelle Bowman ha dichiarato di ritenere necessari altri rialzi dei tassi, pur aggiungendo che l’esito della riunione di settembre non è predeterminato.