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05 Agosto 2019 – nota economica giornaliera

ITALIA
La produzione industriale è calata lievemente a giugno, di -0,2% m/m, dopo il balzo di +1% m/m registrato a maggio. Il dato è stato marginalmente migliore dell’aspettativa di consenso (-0,3% m/m), ma lievemente peggiore rispetto alla nostra stima (di stabilità). Sull’accentuata volatilità su base congiunturale dei mesi tra aprile e giugno hanno influito verosimilmente fattori di calendario e, in minor misura, climatici. La tendenza annua è rimasta in territorio negativo per il quarto mese consecutivo (come accaduto in 9 degli ultimi 12 mesi), ed è anzi scesa ulteriormente da -0,6% precedente a -1,2%.
Nel mese, la flessione è dovuta soprattutto ai beni di consumo (-0,7% m/m dopo il +1,2% m/m di maggio, con i durevoli in calo di -1,2% dopo il +3,5% precedente) e ai beni intermedi (-0,6% m/m).
L’unico tra i macro-settori a mostrare un aumento è stata l’energia (+2,4% dopo il -2% m/m di maggio), pertanto la flessione dell’output sarebbe stata di entità superiore al netto del volatile comparto energetico (il calo nel solo manifatturiero è stato pari a -0,4% m/m e -1,7% a/a).
La performance migliore a livello settoriale è quella del farmaceutico (+3,1% m/m), mentre all’estremo opposto troviamo i mezzi di trasporto (-7,6% a/a, con le auto a -17,7%).
Il dato è circa in linea con le attese e non cambia di molto lo scenario prospettico, ma conferma che l’industria è colpita da uno shock idiosincratico, in Italia come altrove (anzi la debolezza del settore è ancora più accentuata in Germania). Per ora, l’espansione nei servizi ha compensato la contrazione nell’industria, consentendo al PIL di evitare un segno negativo nel trimestre appena concluso.
Tuttavia, più a lungo si protrae la debolezza nel manifatturiero, più alto è il rischio che essa possa estendersi al resto dell’economia. La produzione industriale ha chiuso il trimestre primaverile con un calo di -0,7% t/t, dopo il +1% t/t dei tre mesi precedenti. Ciò è coerente con un contributo negativo dell’industria in senso stretto al valore aggiunto nel trimestre (stimiamo di -0,1% t/t), come già comunicato dall’Istat nella stima preliminare del PIL nel 2° trimestre.
Per il trimestre in corso, l’effetto di trascinamento dai tre mesi precedenti è positivo (grazie soprattutto al robusto incremento di maggio): in caso di stagnazione in ciascuno dei mesi estivi, l’output rimbalzerebbe di +0,2% t/t.
Ciò significa che l’industria potrebbe se non altro non frenare l’attività economica, consentendo un ritorno a una crescita marginale del PIL (+0,1% t/t). Tuttavia, i rischi su tale scenario restano verso il basso, perché le indagini nel settore ancora non mostrano una svolta, e il nuovo aumento dei dazi americani contro le importazioni cinesi peggiora le prospettive di breve termine.
Le vendite al dettaglio sono tornate ad aumentare a giugno, di ben +1,9% m/m in valore e di +2% m/m in volume (dopo il calo di -0,6% e -0,7% m/m rispettivamente a maggio). È l’incremento congiunturale più ampio da gennaio 2017. La variazione tendenziale è anch’essa tornata in positivo, a +1,3% da -1,8% precedente in valore.
Le imprese operanti su piccole superfici tuttavia restano in stagnazione rispetto a un anno prima, mentre la grande distribuzione è in crescita di +1,7% e il commercio elettronico di +15,4%.
In particolare, accelerano le dotazioni per l’informatica, telecomunicazioni e telefonia (+7,2%) e virano in positivo le calzature, articoli in cuoio e da viaggio (+4,7%), mentre resta in decisa flessione il gruppo della cartoleria, libri, giornali e riviste (-2,8%).
Assieme ai recenti segnali di ripresa della fiducia dei consumatori, delle imprese al dettaglio e delle aziende manifatturiere produttrici di beni di consumo, il dato suggerisce che i consumi delle famiglie potrebbero accelerare nel trimestre in corso, dopo il ritmo moderato visto nella prima metà dell’anno.

AREA EURO
Le vendite al dettaglio sono balzate di ben +1,1% m/m a giugno, dopo la flessione di -0,6% m/m a maggio. È l’incremento congiunturale più ampio da novembre 2017. Il dato, più forte delle attese, è dovuto soprattutto alla Germania (+3,5% dopo il -1,7% m/m precedente) e all’abbigliamento (+3,5% da -1,1% m/m a maggio). La variazione annua è salita a +2,6% da +1% precedente.
Vista l’ottima chiusura di trimestre, le vendite sono in rotta per una accelerazione a 0,6% t/t in estate, dopo lo 0,4% t/t primaverile (la metà del ritmo visto in inverno), il che suggerisce la possibilità di un marginale recupero per il PIL, a 0,3% dopo lo 0,2% t/t del 2° trimestre.
I prezzi alla produzione sono calati di -0,6% m/m a giugno, dopo la flessione di un decimo a maggio. Su base annua i prezzi sono rallentati da 1,6% a 0,7%: si tratta di un minimo dal novembre del 2016. Il dato ha sorpreso al ribasso. La flessione è dovuta però soprattutto all’energia (-2,2% m/m, -0,1% a/a), al netto della quale il PPI risulta stabile sul mese e in rallentamento più moderato sull’anno (a 0,8% da 1% precedente). Il dato conferma le pressioni deflazionistiche a monte della catena produttiva.

STATI UNITI – L’employment report a luglio conferma che il mercato del lavoro resta in ottima forma. Gli occupati non agricoli aumentano di 164 mila, dopo 193 mila a giugno. La variazione mensile media dei primi sette mesi del 2019 (165 mila) segnala una dinamica occupazionale in rallentamento rispetto al 2018 (media mensile: +224 mila), ma sempre al di sopra della crescita media della forza lavoro.
Disaggregando per settori, la crescita è diffusa non solo ai servizi (soprattutto sanità, istruzione, finanza) ma anche all’industria (con un sorprendente +16 mila nel manifatturiero).
L’indagine presso le famiglie rileva un incremento di occupazione di 283 mila. La forza lavoro è in rialzo di 370 mila, con il tasso di partecipazione in risalita a 63%. Il tasso di disoccupazione è stabile a 3,7% e si mantiene in un intervallo circoscritto fra 3,6 e 3,8% da febbraio, sempre al di sotto del tasso di più lungo termine stimato dal FOMC a 4,2%.
I salari orari sono in aumento di 0,3% m/m (3,2% a/a), con una variazione solida anche in termini reali sia su base mensile sia su base annua.
Nel complesso, i dati confermano la prosecuzione di un quadro positivo del mercato del lavoro, con un sostegno solido per i fondamentali dei consumi. Dopo la nuova svolta aggressiva di Trump sul fronte dei dazi, tuttavia, i dati passano di nuovo in secondo piano. A nostro avviso, l’employment report di luglio non modifica in modo sostanziale il quadro congiunturale né la probabilità di un ulteriore taglio dei tassi a settembre.

CINAIl PMI dei servizi rilevato da Caixin Markit è sceso più delle attese a luglio a 51,6 (da 52.0 in giugno), principalmente a causa del lieve calo della componente dei nuovi ordini che rimane comunque stabilmente in territorio espansivo (a 53,2); la componente dell’occupazione è invece marginalmente aumentata. Il calo del PMI dei servizi è stato bilanciato dall’aumento di quello del settore manifatturiero, determinando un miglioramento del PMI composito a 50,9 in luglio da 50,6 in giugno, ancora coerente con una lieve espansione dell’attività economica a luglio.

GIAPPONE – Il PMI dei servizi è quasi invariato a 51,8. L’indice oscilla nella banda 51,7-52,0 da marzo.

 

COMMENTI:

CINA
Hong Kong ha vissuto un fine settimana di proteste e manifestazioni non autorizzate nonostante l’arresto di otto attivisti, apparentemente incluso Andy Chan, fondatore del Partito per l’Indipendenza (Hong Kong National Party), e degli avvertimenti della Cina.
La giornata di lunedì si è inoltre aperta con uno sciopero generale, a cui, secondo notizie di stampa hanno aderito anche circa 400 dipendenti di 34 istituti finanziari, il sindacato degli insegnanti e la Federazione degli assistenti di volo, provocando la cancellazione di molti voli e paralizzando gran parte del trasporto pubblico.
La presidente Carry Lam ha condannato duramente le proteste, accusando i manifestanti di aver portato Hong Kong sull’orlo di una “situazione molto pericolosa”.
La Presidente dichiarato inoltre che le forze di polizia terranno dei briefing giornalieri sull’evoluzione delle proteste ma ha ignorato le richieste dei manifestanti di una maggiore trasparenza, incluse quelle di un’indagine indipendente sulle violenze della polizia. Richieste portate avanti non solo dai manifestanti ma sostenute anche da molta parte della società civile e dalla comunità imprenditoriale. La Presidente ha inoltre escluso le sue dimissioni.
Il comandante della guarnigione militare dell’esercito popolare cinese (People’s Liberation Army, PLA) di stanza a Hong Kong, Chen Daoxinag, ha parlato per la prima volta dall’inizio delle proteste ieri, avvertendo che ogni tipo di violenza èassolutamente inammissibile” e assicurando di essere determinato a “proteggere la sovranità nazionale, la sicurezza, la stabilità e la prosperità di Hong Kong”.
Inoltre, l’Esercito ha reso pubblico un video di un’esercitazione anti-sommossa che è stato letto come una minaccia indiretta ai manifestanti.
Nonostante la situazione si stia avvicinando a livelli critici, in quanto il principio di “un paese, due sistemi” è irrinunciabile per la Madrepatria, come ribadito nuovamente e con enfasi nel White Paper sulla Difesa Nazionale in una Nuova Era pubblicato a luglio, è difficile ritenere che la Cina intenda reprimere le proteste con la forza, richiamando alla memoria il massacro di Tiananmen, rischiando così forti critiche a livello internazionale – in un momento in cui invece sta cercando consensi – e contemporaneamente alimentando possibili proteste interne.
Il cambio USDCNY, dopo circa tre mesi di stabilità nell’intervallo 6.85-6.93, ha sfondato quota 7.0 contro dollaro, toccando 7.03 in mattinata.
Il cambio ha reagito in ritardo ai movimenti di apprezzamento del dollaro delle scorse settimane e potrebbe aver incorporato una maggiore disponibilità al deprezzamento da parte della Autorità, in risposta all’imposizione di ulteriori dazi da parte dell’Amministrazione americana da settembre su tutte le importazioni dalla Cina, annunciata a sorpresa venerdì dal presidente Trump. Data l’impasse nelle negoziazioni, il rallentamento dell’economia e le rinnovate tensioni a Hong Kong, il cambio potrebbe entrare nel range 7.05-7-10 nel breve termine.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – La stima finale dovrebbe confermare il PMI servizi di luglio in calo da 56,6. La prima lettura per l’Italia dovrebbe mostrare una ripresa dal 50,5 di giugno.
Il PMI composito eurozona potrebbe essere rivisto al rialzo di un decimo a 51,7 da 51,6 per effetto della revisione al rialzo del PMI manifatturiero a 46,5. Il livello rimane coerente con una crescita del PIL eurozona di 0,2% t/t nel trimestre in corso.

STATI UNITI – L’ISM non manifatturiero a luglio dovrebbe essere poco variato da 55,1 di giugno, con indicazioni positive per la continua espansione del settore. Le indagini regionali (Philadelphia Fed Non Manufacturing Business Outlook e Business Leaders Survey della NY Fed) a luglio hanno registrato incrementi, sia per gli indici coincidenti sia per quelli anticipatori, in linea con continuo aumento dell’attività.