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04 Marzo 2021 – nota economica giornaliera

ITALIA – Il dato sul PIL del 4° trimestre è stato rivisto al rialzo di un decimo, a -1,9% t/t, a fronte di una revisione al ribasso sul dato dei tre mesi precedenti. La variazione annua del PIL a fine 2020 è stata confermata a -6,6%.
Nell’insieme del 2020, il PIL si è contratto di -8,9%.
Il dettaglio mostra, come previsto, che il principale contributo negativo è venuto dai consumi, in calo di -2,7% t/t (-9,9% a/a), affossati soprattutto dai servizi (-6,1% t/t, -18% a/a). Gli investimenti sono risultati poco variati, per via di una caduta nelle costruzioni compensata da un progresso delle altre tipologie (in particolare la spesa in mezzi di trasporto ha fatto segnare un +13,1% t/t).
La domanda estera netta ha sottratto un punto alla crescita, per via di un aumento dell’import molto più marcato di quello dell’export (+5,4% vs +1,3% t/t). Le scorte hanno aggiunto tre decimi al PIL.
Dal lato dell’offerta, si è avuta una quasi stabilità nell’industria in senso stretto, a fronte di un’ampia contrazione (superiore ai due punti percentuali) per agricoltura, costruzioni e servizi (all’interno dei quali, spicca il -8,5% delle attività artistiche, di intrattenimento e altri servizi e il -5,3% di commercio, trasporto, alloggio e ristorazione).
Nel trimestre, le ore lavorate sono diminuite dell’1,5%, mentre in lieve risalita sono risultate sia le posizioni lavorative (+0,3%) sia i redditi pro-capite (+0,1%).
In prospettiva, vediamo un PIL circa piatto nel primo semestre di quest’anno, con una variazione marginalmente negativa nei primi tre mesi e moderatamente positiva nel secondo trimestre.

AREA EURO
 – Il dato finale del PMI servizi è stato rivisto al rialzo di un punto rispetto alla stima flash, a 45,7 da 45,4 di gennaio. L’indice resta ancorato in territorio recessivo.
Nel terziario, i nuovi affari mostrano ancora una contrazione, pur restando su livelli superiori a quelli visti a novembre e nei mesi primaverili; le aspettative rimangono su valori alti (66,0), grazie anche alle buone notizie sull’efficacia dei vaccini.
Il PMI composito, rivisto al rialzo di sette decimi dalla stima flash e di un punto dal dato di gennaio, a 48,8, è coerente con una contrazione dell’attività economica dell’Eurozona meno pesante rispetto al mese precedente.
In sostanza, l’indice rimane per il quarto mese in territorio recessivo ma, comunque, lontano dai minimi dei mesi primaverili: di fatto, l’impatto della “seconda ondata” è stato molto meno severo della “prima ondata”.
Non vi è evidenza di marcate pressioni inflattive, infatti, aggregando manifatturiero e servizi emerge una forte tendenza all’aumento dei prezzi pagati (58,7) ed una quasi stagnazione dei prezzi ricevuti (50,3).
Lo spaccato per Paese ha visto il PMI servizi della Francia collocarsi due punti sopra il dato preliminare (a 45,6 da 47,3di gennaio). L’indice composito, rivisto da 45,2 a 47,0, è stabile in territorio recessivo: le indicazioni riflettono l’effetto dell’incertezza legata all’aumento dei contagi.
In Germania, il PMI dei servizi è stato rivisto al ribasso di due decimi(45,7 punti), e rimane al di sotto del valore registrato in gennaio (46,7). L’indice composito è stato rivisto anch’esso al ribasso di due decimi, a 51,1 (da 50,8 di gennaio): il dato è coerente con un’espansione dell’economia solamente marginale.
La prima lettura del PMI servizi per l’Italia ha segnato un balzo a 48,8 da 44,7 precedente. Il miglioramento è guidato dalle aspettative (71,4) e dai nuovi affari (50,2 da 45,4 precedente). I prezzi dei servizi sono visti ancora in contrazione. L’indice composito passa in territorio espansivo (a 51,4 da 47,2 precedente) dopo quattro mesi sotto la soglia di invarianza di 50 punti.
Il PMI servizi risale anche in Spagna (da 41,7 a 43,1), anche se il terziario continua a registrare una contrazione più forte rispetto alla media dei paesi dell’area.
Le indagini congiunturali di febbraio hanno mostrato ancora una volta un’economia a doppia velocità: da un lato, il manifatturiero ha registrato la crescita più forte degli ultimi quattro mesi, sulla scia della ripresa della domanda e, dall’altro, continua la contrazione del settore dei servizi, soprattutto nei paesi dove le restrizioni sono state più rigide.
– I prezzi alla produzione hanno registrato in gennaio una crescita diffusa, per quanto di intensità ancora molto modesta. La variazione tendenziale è di +0,2% a/a, mentre l’incremento mensile è stato di 1,4%m/m.
Tutte le categorie di beni sono rincarate rispetto a dicembre, trainate dal +3,5% m/m dell’energia; l’aumento è stato relativamente forte anche per beni di investimento e beni durevoli di consumo (0,4% m/m), che però vengono da mesi di stazionarietà dei prezzi.
Rispetto al gennaio 2020, la crescita dei prezzi alla produzione supera l’1% soltanto per i beni durevoli di consumo (1,2%); resta ancora negativa per i beni non durevoli di consumo (-0,5%) e l’energia (-1,6%).

STATI UNITI
– Il Beige Book preparato per la riunione del FOMC di marzo registra “modesta” espansione dell’attività fra gennaio e metà febbraio, con indicazioni ottimistiche da parte delle imprese per lo scenario a 6-12 mesi, grazie all’attesa diffusione dei vaccini.
Nel manifatturiero si segnala che, nonostante le strozzature dal lato dell’offerta, l’attività è in crescita moderata. Nei servizi, la valutazione della crescita è “mista”, con la maggior parte dei settori in “modesto” miglioramento.
L’occupazione è in rialzo “lento”, con segnali di persistente difficoltà nel reperire non solo manodopera qualificata, ma anche lavoratori disponibili nei segmenti che richiedono poche qualifiche.
Le prospettive occupazionali sono di “modesto” aumento, con “modeste” pressioni verso l’alto sui salari.
I prezzi degli input sono riportati in aumento “moderato”, con alcuni comparti maggiormente influenzati da rialzo della domanda (legname, acciaio).
In generale i rialzi dei costi sono collegati alle difficoltà registrate nella catena produttiva. In termini di pricing power, alcune imprese riportano trasferimento dei costi sui prezzi finali, ma in molti casi si segnala l’impossibilità di aumentare i prezzi di vendita.
Le indicazioni in molti distretti sono di aumenti “modesti” dei prezzi sull’orizzonte dei prossimi mesi.
Nel complesso, il rapporto dà un quadro più moderato dello scenario di attività e prezzi rispetto a quanto registrato dalle indagini di settore, con indicazioni più tranquillizzanti in termini di dinamica inflazionistica attesa.
– La stima ADP degli occupati non agricoli privati a febbraio registra una variazione di 117mila, dopo 195 mila a gennaio, con rialzi moderati in tutte le categorie di imprese.
I dati mostrano un calo di -14 mila nell’industria, con flessioni di -14 mila nel manifatturiero, -3 mila nelle costruzioni e un incremento di 3 mila nell’estrattivo.
Nei servizi, la variazione è di 131 mila, diffusa a commercio e trasporti (+48 mila), servizi alle imprese (+22 mila), sanità e istruzione (+35 mila), ospitalità e tempo libero (+26 mila), una correzione di -3 mila nell’informazione e una variazione nulla nella finanza.
La dinamica occupazionale a febbraio risulta relativamente debole, considerando la riapertura delle attività in molti stati in seguito al miglioramento del quadro sanitario.
Tuttavia, i dati di febbraio risentono di due elementi di freno, uno temporaneo, l’altro più persistente.
Il primo elemento riguarda gli effetti del maltempo della parte centrale di febbraio rappresenta un fattore transitorio; il secondo invece, legato al manifatturiero, potrebbe essere il risultato dei crescenti colli di bottiglia dal lato dell’offerta causati dalla scarsità di parti (semiconduttori in primis, ma non solo).
I dati puntano a una variazione moderata dei payroll di febbraio, con l’aspettativa di una riaccelerazione da marzo in poi.
– L’ISM dei servizi a febbraio scende a 55,3 (da 58,7 di gennaio).
Lo spaccato dell’indagine segnala moderazione della crescita, con correzioni delle principali componenti: attività da 59,5 a 55,5, ordini da 61,8 a 51,9, occupazione da 55,2 a 52,7. Sono invece in rialzo gli ordini dall’estero (da 47 a 57,6).
Come per le indagini del manifatturiero, anche nei servizi si rileva un aumento dei tempi di consegna (da 57,8 a 69) e degli ordini inevasi (da 50,9 a 55,2), ma soprattutto un nuovo ampio rialzo dei prezzi, da 64,2 a 71,8, sui massimi dal 2008, con indicazioni di potenziali pressioni inflazionistiche.

 

COMMENTI:

GERMANIAIl governo federale ha prorogato fino al 28 marzo le misure di confinamento, ma con alcuni allentamenti progressivi, condizionati al livello dei nuovi casi:
(1) da lunedì riapriranno alcuni piccoli segmenti della distribuzione commerciale (librerie, fiorai, giardinaggio);
(2) il raggiungimento di un’incidenza settimanale di nuovi casi <100 (per 100.000 abitanti) consentirà alla regione di riaprire musei, gallerie d’arte, monumenti, zoo, giardini botanici e negozi, ma su prenotazione;
(3) il calo dell’incidenza settimanale sotto quota 50,consentirà ulteriori allentamenti dei vincoli, inclusa la piena riapertura della distribuzione commerciale;
(4) se le riaperture non condurranno a un peggioramento dell’incidenza nei 14 giorni successivi, le regioni potranno quindi riaprire ristoranti all’aperto, cinema, teatri, sale da concerto, sport al chiuso e sport di contatto all’aperto.
Tuttavia, 3 giorni di incidenza sopra le soglie implicheranno un ritorno ai livelli di restrizione superiore.
In base all’ultimo rapporto del RKI, tutte le regioni tranne la Thuringia (2,1 milioni di abitanti) presentano attualmente un’incidenza inferiore ai 100 casi, mentre soltanto 2 delle altre 15 (Rhineland-Palatinate, Schleswig-Holstein, per un totale di circa 7 milioni di abitanti) sono sotto quota 50.
Quindi, la grande maggioranza della popolazione(81milioni di persone)dovrebbe beneficiare dalla prossima settimana di una parziale riapertura delle attività commerciali e culturali.
Il governo ha anche annunciato che entro aprile le vaccinazioni contro il coronavirus saranno somministrate anche dai medici di base e dagli specialisti, e che dalla prossima settimana tutti gli abitanti avranno accesso a un test rapido gratuito a settimana.

STATI UNITI
 – La Camera modificherà le misure relative ai trasferimenti di 1400 dollari/persona previsti dall’American Rescue Plan, introducendo limiti più stringenti sul livello di reddito degli individui che potranno ricevere gli assegni (fino a 75 mila dollari per individuo e 150 mila per coppia, anziché 100 mila e 200mila come nella versione approvata in precedenza, per l’assegno intero, e con riduzioni per redditi fino a 80 mila dollari), con una decisione mirata a costruire il consenso fra i senatori democratici moderati, che sembra sia assicurato.
Durante la discussione in Senato prevista entro fine settimana, i repubblicani intendono adottare alcune tattiche dilatorie, senza però poter usare l’ostruzionismo dato che il voto sarà condotto con la procedura di reconciliation e dovrebbe concludersi in settimana.
Poi la Camera dovrà deliberare i cambiamenti e, con questa tabella di marcia, la legge potrebbe essere pronta per la firma di Biden entro la prossima settimana.
Evans (Chicago Fed) ha reiterato la view espressa da molti suoi colleghi del FOMC nei giorni scorsi, affermando di non essere preoccupato per il recente rialzo dei rendimenti a lungo termine.
Secondo Evans, i rendimenti stanno reagendo a “fattori reali” positivi collegati alla diffusione dei vaccini e all’aspettativa di accelerazione della crescita.
Evans non ritiene che i rendimenti, su questi livelli, rappresentino un freno rilevante alla crescita e nota che sono ancora inferiori ai livelli pre-pandemia, quando l’economia era in piena espansione.
Evans prevede una crescita forte nel 2021 e un ulteriore calo del tasso di disoccupazione dall’attuale 6,3% a livelli vicini al 5% entro fine anno.
Sull’inflazione, secondo Evans non ci sono rischi di una ripresa su livelli indesiderati, anche se a suo avviso non ci sarebbero problemi se la dinamica dei prezzi si attestasse temporaneamente intorno al 3%.

STATI UNITI-Covid19 – I nuovi casi giornalieri si stanno assestando su una media giornaliera intorno a 65-70 mila, ancora in calo rispetto alle due settimane precedenti, ma con segnali di stabilizzazione.
In alcuni stati (per esempio, il Texas) si stanno eliminando le misure restrittive in atto, con rischi di possibile ripresa dei nuovi casi, alla luce della crescente diffusione delle varianti più contagiose, con effetti già visibili negli stati nordorientali.
I dati stanno confermando la previsione del CDC che la variante inglesediventerà dominante entro marzo, anche se l’attività di ricerca delle varianti è inadeguata in USA, secondo il CDC.
Sul fronte delle vaccinazioni, il ritmo sta aumentando e la media settimanale di dosi iniettate al giorno ha raggiunto i 2 mln e dovrebbe crescere ulteriormente con l’intervento logistico e organizzativo del governo federale a supporto degli stati.
A questo ritmo, il 70% della popolazione sarebbe vaccinato entro metà agosto.
Al momento il 16% della popolazione ha ricevuto almeno una dose e l’8,1% è pienamente immunizzato con due dosi.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha vissuto una giornata movimentata ieri, chiudendo al rialzo supportato dal vantaggio in termini di rendimenti e da un aumento della risk aversion sul calo delle borse, ma mantenendosi al di sotto dei massimi di martedì.
I dati (occupati ADP e ISM non-manifatturiero) sono stati più deboli delle attese, anche se principalmente a causa di fattori esogeni e temporanei (condizioni climatiche avverse), e oggi l’attenzione sarà sui sussidi di disoccupazione.
La maggior difficoltà del mercato del lavoro pur in fase di ripresa è uno dei fattori principali che spinge la Fed a mantenere un approccio di policy ancora molto cauto.
Questo non dovrebbe compromettere il trend positivo di fondo del dollaro, favorito dall’ampio vantaggio USA in termini di crescita, ma può generare discontinuità e rallentarlo.
Da seguire in proposito oggi il discorso di Powell.

EURL’euro aveva aperto al rialzo ieri in area 1,21 EUR/USD ma poi ha chiuso in calo di nuovo in area 1,20 EUR/USD, a conferma dell’ipotesi che l’upside sia compresso in un contesto di netto vantaggio dell’economia USA rispetto all’area euro in termini di ripresa.
Le premesse per ulteriore debolezza rimangono, ma affinché si concretizzino appare necessario che i segnali positivi dai dati USA diventino più convincenti e omogenei.

GBPLa sterlina ieri è salita riportandosi brevemente da 1,39 a 1,40 GBP/USD ma poi ha ritrattato chiudendo sui livelli di apertura, mentre contro euro si è rafforzata ma restando in area 0,86 EUR/GBP.
Le nuove misure di stimolo fiscale annunciate nel budget presentato ieri dal Cancelliere dello Scacchiere Sunak supportano ulteriormente uno scenario di buona ripresa dell’economia domestica a partire dal 2° trimestre, ma la performance negativa del 1° potrebbe rallentare l’ascesa della sterlina dopo l’accelerazione recente.
Importanti inoltre sono nel frattempo le indicazioni che giungono dalla BoE. Ieri Tenreyro si è espressa a favore dell’opzione di tassi negativi qualora si rendesse necessario.

JPY – Lo yen è sceso ancora inaugurando nuovi minimi contro dollaro da 106 a 107 USD/JPY e arretrando da 128 a 129 EUR/JPY contro euro.
I differenziali di rendimento sfavorevoli predispongono lo yen a ulteriore debolezza anche più avanti in corso d’anno.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
– La disoccupazione è prevista in crescita di un decimo a gennaio, all’8,4%. Il dato resterebbe, comunque, ben al di sotto delle aspettative di inizio pandemia, grazie all’estensione delle misure a sostegno del mercato del lavoro.
– Le vendite al dettaglio sono attese mostrare una decrescita (-4,0% m/m), dopo la risalita di +2,0% m/m registrata a dicembre.
A febbraio, le vendite caleranno nuovamente: i consumi dovrebbero aver risentito delle misure di contenimento in diversi Paesi dell’area.