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4 Aprile 2023 – nota economica giornaliera

AREA EURO – Ieri la stima finale del PMI manifatturiero di marzo nell’Eurozona ha visto una revisione al rialzo di due decimi a 47,3, comunque in calo rispetto al dato di febbraio (48,5), e al di sotto della soglia d’invarianza per il nono mese consecutivo.
La domanda rimane molto debole, e la stabilità della produzione negli ultimi due mesi appare dovuta agli ordini arretrati, in un contesto di maggiore disponibilità di input produttivi e marcata riduzione dei tempi di consegna.
Si è registrata una revisione al ribasso per l’indice in Francia (a 47,3 da 47,7 preliminare) e viceversa una rilettura al rialzo in Germania (44,7 da 44,4), entrambi comunque in diminuzione rispetto al mese di febbraio.
Sulla base della relazione storica con il PIL, i PMI (considerando gli indici compositi) sarebbero coerenti con una crescita per l’Eurozona intorno a 0,3% t/t tra 1° e 2° trimestre dell’anno, suggerendo rischi al rialzo sul profilo da noi atteso.

ITALIA – Il PMI manifatturiero, dopo aver toccato a febbraio un massimo da aprile dell’anno scorso (a 52), è arretrato ma è rimasto in territorio espansivo (a 51,1): produzione e occupazione hanno mantenuto i livelli elevati del mese scorso, gli ordini dall’estero sono tornati sopra il valore-soglia dopo quasi un anno, i tempi di consegna si sono ridotti drasticamente (a un record dal 2009), e i prezzi sia pagati che ricevuti sono scesi sotto 50 (non accadeva dai mesi del primo lockdown nella primavera 2020).

SPAGNA – Il PMI manifatturiero è salito a sorpresa a 51,3 da 50,7 di febbraio, trainato da una forte espansione di produzione, nuovi ordini (ai massimi da oltre un anno) e occupazione, oltre che da un accorciamento dei tempi di consegna e da un calo dei prezzi degli input (ai minimi da luglio 2020).

GERMANIA – Poco fa i dati sul commercio estero di febbraio hanno mostrato un rimbalzo dell’import (+4,6% m/m) ed un ulteriore aumento per l’export (+4% m/m), lasciando il saldo commerciale destagionalizzato stabile a 16 miliardi.

STATI UNITI – Ieri, l’ISM manifatturiero di marzo è calato più delle attese, scendendo a 46,3, minimo da maggio 2020, da 47,7 di febbraio e segnalando contrazione dell’attività per il quarto mese consecutivo.
La correzione di ordini, occupazione e prezzi accelera, con flessioni a 44,3, 46,9 e 49,2, rispettivamente.
La produzione, a 47,8, migliora solo marginalmente da 47,3 di febbraio.
Le imprese riportano rallentamento degli ordini, con la produzione in calo in risposta all’indebolimento della domanda.
Per ora non vengono segnalate ricadute evidenti dalla crisi bancaria.
Nella prima metà dell’anno, la debolezza del manifatturiero dovrebbe essere più che compensata dalla continua espansione dei servizi.

 

COMMENTI:

STATI UNITI – Dalla Fed, Bullard (St Louis Fed) ha detto che la banca centrale ha gli strumenti macroprudenziali per controllare lo stress finanziario e la politica monetaria per combattere l’inflazione e potrà continuare a fare entrambe le cose, purché lo stress non si trasformi in una crisi conclamata.
A suo avviso, c’è una probabilità dell’80% che lo stress bancario si riduca.
Bullard ha ripetuto che la sua previsione è di tassi “un po’ al di sopra” della proiezione mediana del FOMC.

AUSTRALIA – Oggi, dopo 10 rialzi consecutivi, la Reserve Bank of Australia ha lasciato invariato al 3,6% il tasso di riferimento, dichiarando l’intenzione di prendere tempo per valutare l’impatto dei passati aumenti dei tassi, dato che il ciclo sta mostrando un rallentamento e l’inflazione sembra aver raggiunto il picco.
La RBA ha avvertito comunque che un ulteriore inasprimento della politica monetariapotrebbe essere necessario” per garantire che l’inflazione ritorni alla fascia target del 2-3%.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – A parte la salita ieri nella notte sull’annuncio dei tagli alla produzione di petrolio OPEC+, il dollaro ha aperto la settimana in calo, in linea con il calo dei rendimenti sull’ISM manifatturiero che ha deluso scendendo più del previsto, ed è in calo anche oggi.
In assenza di spunti di rilievo potrebbe mantenersi sulla difensiva in attesa che la Fed chiuda il ciclo di rialzi dei tassi.
Da seguire comunque l’evoluzione della risk aversion, che favorirebbe il dollaro se tornasse a salire.

EUR – A parte il calo iniziale sull’annuncio OPEC+, l’euro ha aperto la settimana al rialzo da 1,07 a 1,09 EUR/USD, perlopiù di riflesso al calo del dollaro.
In assenza di spunti importanti oggi potrebbe riuscire a consolidare, restando però a rischio di parziale cedimento nel breve in caso di sorprese positive dai dati USA o di un aumento della risk aversion.
La tendenza di fondo dovrebbe invece confermarsi rialzista.

GBP – Anche la sterlina, a parte il calo iniziale ieri post-annuncio OPEC+, ha aperto la settimana al rialzo contro dollaro da 1,22 a 1,24 GBP/USD (dove oggi sta rivedendo livelli abbandonati a giugno), principalmente di riflesso alla discesa post-ISM del dollaro.
Oggi saranno da seguire i discorsi di Tenreyro e Pill per cercare di caprie se a maggio effettivamente la BoE alzerà ancora i assi. Indicazioni in tal senso offrirebbero supporto alla sterlina.
La sterlina si è rafforzata anche contro euro da 0,88 a 0,87 EUR/GBP, ma al di là del breve la tendenza dovrebbe essere in leggero ribasso contro euro, per via dei maggiori rialzi dei tassi attesi da parte della BCE rispetto alla BoE.

JPY – Anche lo yen ha aperto la settimana al rialzo contro dollaro da 133 a 132 USD/JPY sul calo dei rendimenti a lunga USA, ma può tornare a indebolirsi se questi risalgono temporaneamente, come sta già in parte facendo oggi.
Al di là del breve la tendenza dovrebbe però restare al rialzo.
Lo yen si è rafforzato anche contro euro ieri da 144 a 143 EUR/JPY mentre è in calo oggi.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – Oggi il PPI dovrebbe calare per il secondo mese a febbraio, stimiamo di -0,4% m/m dopo il -2,8% di gennaio (13,4% a/a da 15%); come nel mese precedente, il calo dovrebbe essere dovuto quasi esclusivamente a energia e beni intermedi.