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02 Settembre 2019 – nota economica giornaliera

ITALIA
– I conti nazionali del secondo trimestre 2019 confermano la stima flash di 0,0% t/t per la crescita del PIL, ma la variazione tendenziale arrotonda ora a -0,1% a/a. La variazione “acquisita” (cioè la variazione media annua che si avrebbe con variazioni congiunturali nulle nel terzo e quarto trimestre) è pari a zero. Il dettaglio delle componenti conferma la ripresa dei flussi di import/export, che ha prodotto un contributo nullo del commercio estero alla crescita. Il contributo della domanda finale interna sale a +0,3%, ed è dovuto interamente agli investimenti fissi. La crescita è stata azzerata dal processo di riduzione delle scorte.
A livello di macro-settori produttivi, il valore aggiunto cresce soltanto nei servizi (+0,1% t/t), mentre cala nell’agricoltura (-1,2%) e nell’industria (-0,4%). La stima media annua per il 2019 si colloca fra 0,1 e 0,2%, ipotizzando però una riaccelerazione congiunturale nel terzo e nel quarto trimestre della quale al momento non ci sono segnali convincenti.
– In luglio, l’occupazione ha registrato una flessione congiunturale di -0,1% m/m, mentre risulta ancora in crescita rispetto a 12 mesi prima (+0,8% a/a).
Si riduce in particolare l’impiego dipendente permanente (-44 mila), a fronte di un incremento del lavoro autonomo (+29 mila).
Considerando il calo degli inattivi, i disoccupati sono aumentati di 28mila unità, il che riduce il calo tendenziale a -121 mila e porta il tasso di disoccupazione a 9,9%. Il calo dell’occupazione ha interessato la sola fascia 35-49 anni.
– In agosto, il tasso di inflazione armonizzato è salito a 0,5%; l’indice dei prezzi al consumo è rimasto invariato rispetto a luglio.

AREA EURO – La stima flash dell’inflazione nel mese di agosto è di 1,0% a/a, lo stesso livello di luglio. L’indice che esclude l’energia accelera da 1,1 a 1,2%, mentre escludendo energia ed alimentari freschi è stabile a 1,1%; tuttavia, la tenuta della misura sottostante è dovuta al tabacco, senza il quale l’inflazione è ferma a 0,9% a/a. La dinamica inflattiva è drasticamente frenata dall’energia, che cala di -0,6% a/a. Ci attendiamo che l’inflazione non vari significativamente fino a novembre, mentre l’indice che esclude l’energia potrebbe salire verso 1,5% per effetti di confronto statistico.
– Il tasso di disoccupazione è stabile in luglio a 7,5%, il livello più basso dal luglio 2008. La dinamica calante dovrebbe ora arrestarsi come conseguenza del rallentamento dell’attività economica.

STATI UNITI
– La spesa personale a luglio aumenta di 0,5% m/m, dopo 0,3% m/m di giugno, dando supporto alla previsione di crescita dei consumi solida anche in estate, pur dopo un 2° trimestre straordinariamente forte (+4,7% t/t ann.).
Il reddito personale invece rallenta, con un incremento di 0,1% m/m, dopo +0,5% m/m di giugno (rivisto da 0,4% m/m). Le retribuzioni sono in rialzo di 0,2% m/m, dopo 0,5% m/m. Il reddito disponibile cresce di 0,1% m/m in termini reali e il tasso di risparmio scende a 7,8%, dopo essere stato al di sopra dell’8% da dicembre 2018.
Il deflatore core aumenta di 0,2% m/m per la terza volta negli ultimi quattro mesi e la variazione annua resta invariata a 1,6%, come a giugno.
I dati non sorprendono, perché in linea con informazioni solide delle vendite al dettaglio di luglio, e confermano il trend solido della spesa. Le indicazioni della fiducia dei consumatori finora sono state molto positive, ma nell’ultimo mese le indagini del Conference Board e del Michigan hanno dato segnali contrastanti che comunque non sono tali da far presupporre un’inversione di trend.
L’incertezza sugli effetti dei dazi resta meno rilevante del sostegno del mercato del lavoro.
– La fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan ad agosto (finale) corregge ancora, scendendo a 89,8 (da 92,1 della lettura preliminare, già in flessione rispetto a luglio (-6,3 punti, da 98,4)).
La fiducia registra il calo più ampio da dicembre 2012, quando era in corso il rischio di fiscal cliff, con la possibilità di ampi rialzi delle imposte.
L’indagine segnala crescenti timori per gli effetti dei dazi, menzionati autonomamente da circa un terzo degli intervistati, che riportano anche aspettative di inflazione in aumento.
L’indice complessivo risente di variazioni negative sia della componente coincidente (a 105,3 da 110,7 di luglio), sia delle aspettative (a 79,9 da 90,5). Recentemente l’indice del Conference Board ha avuto un andamento più solido rispetto a quello dell’Univ. of Michigan: nel primo, il peso relativo del mercato del lavoro è maggiore che nel secondo, a sua volta influenzato maggiormente dalla performance del mercato azionario. Nell’indagine del Conference Board i timori per la guerra dei dazi erano risultati molto più marginali rispetto a quelli riportati dall’indagine dell’Univ. of Michigan.
Tutte le misure della fiducia dei consumatori (incluso il Bloomberg Comfort Index) sono comunque su livelli storicamente elevati, in linea con continua espansione dei consumi. Le aspettative di inflazione a 5-10 anni si stabilizzano a 2,6% per l’orizzonte a 5-10 anni e a 2,7% per quello a 12 mesi.

CINA
Il PMI manifatturiero rilevato dal NBS è sceso da 49,7 in luglio a 49,5 in agosto, portandosi poco al di sopra del livello registrato in maggio e giugno (49,4). Il sotto-indice della produzione scende lievemente da 52,1 a 51,9 mentre quelli degli ordini, sia interni sia esteri, e quello dell’occupazione restano in contrazione. La suddivisione per tipologia d’impresa evidenzia condizioni ancora di difficoltà per le piccole e medie imprese.
Il PMI del settore non manifatturiero è lievemente migliorato portandosi a 53,8 in agosto da 53,7 in luglio, grazie al rimbalzo dell’indice del settore costruzioni, salito a 61,2 dopo aver toccato 58,2 in luglio, il valore più basso negli ultimi 17 mesi. L’indice dei servizi, pur mantenendosi in territorio espansivo, è invece sceso a 52,5 in agosto da 52,9 in luglio, toccando il minimo da inizio anno.
Il PMI composito, che rimane stabilmente in territorio espansivo, è lievemente sceso da 53,1 a 53.
– A differenza di quello rilevato dal NBS, il PMI manifatturiero rilevato dal Caixin-Markit è salito a 50,4 in agosto da 49,9 in luglio, riportandosi dopo due mesi in territorio di espansione a un livello di poco superiore a giugno (50,2). L’aumento è spiegato dal rimbalzo del sotto-indice delle scorte, salito di due punti, della produzione e dell’occupazione, la quale rimane comunque in territorio di contrazione. Gli ordini esteri registrano un peggioramento e restano in calo (l’indice è sceso per il terzo mese consecutivo toccando 48,2) a differenza di quelli domestici che restano in marginale espansione.

 

COMMENTI:

ITALIA – Il presidente incaricato Conte ha comunicato che si attende di sciogliere positivamente la riserva entro martedì o al massimo mercoledì, il che consentirebbe la formazione del nuovo esecutivo entro la settimana: il giuramento potrebbe avvenire giovedì, seguito dal voto di fiducia alle camere venerdì.
Domani è attesa la consultazione degli iscritti al Movimento 5 Stelle sulla piattaforma Rousseau.
Tra oggi e domani è possibile una nuova direzione del PD per varare definitivamente l’accordo.
Non si esclude anche, nelle prossime ore, un nuovo vertice a tre Conte-Di Maio-Zingaretti.
Intanto dal PD è giunta la proposta di non prevedere nel nuovo esecutivo la figura dei vicepresidenti del Consiglio, il che potrebbe favorire lo sblocco della trattativa.

GERMANIACDU e SPD hanno vinto le elezioni regionali rispettivamente in Sassonia e Brandeburgo, ma perdendo consensi e ottenendo le percentuali più basse dall’unificazione ad oggi. Forte avanzata del partito AfD.

STATI UNITIIeri sono entrati in vigore i nuovi dazi annunciati da USA e Cina.
Negli Stati Uniti, dal 1°settembre sono soggetti a dazi del 15% circa 112 mld di dollari di importazioni dalla Cina, per lo più beni di consumo nei settori dell’abbigliamento e delle calzature e, in misura più contenuta, in altri settori come l’elettronica.
La Cina ha alzato da ieri, come ritorsione per la decisione USA, i dazi su circa 25 mld di importazioni dagli USA (fra cui soia, prodotti farmaceutici e petrolio).
Il 1° ottobre, i dazi imposti in primavera su circa 250 mld di importazioni dalla Cina, saliranno al 30%. Infine, il 15 dicembre dovrebbero entrare in vigore altri nuovi dazi USA del 15%, su circa 160 mld di importazioni dalla Cina, concentrati nei settori dell’elettronica, dei giocattoli e di altri beni di consumo. Con quest’ultimo round di misure, saranno soggetti a nuovi dazi circa il 96,8% delle importazioni USA dalla Cina.
Sempre il 15 dicembre, la Cina dovrebbe attuare un aumento dei dazi su circa 50 mld di import dagli USA, coprendo circa 2/3 delle importazioni dagli USA con nuovi dazi.
L’escalation della guerra dei dazi difficilmente si invertirà, anche se i due paesi programmano di riprendere i negoziati commerciali nelle prossime settimane.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha chiuso la settimana passata al rialzo, per lo più capitalizzando sui fattori di debolezza dell’euro. Dai dati USA sono giunte comunque indicazioni moderatamente favorevoli; contestualmente, sono tornate a ridimensionarsi le preoccupazioni circa le relazioni commerciali USA-Cina, con entrambe le parti che hanno dato nuovi segnali di voler giungere a un accordo.
Il quadro per il dollaro però non è ancora ben definito. La settimana entrante offrirà un primo banco di prova per valutare la capacità del biglietto verde di mantenere i nuovi guadagni.
Oltre ai dati in uscita, vi saranno infatti vari discorsi Fed, a partire da domani (Powell parlerà venerdì). Dai dati, comunque complessivamente buoni, dovrebbero emergere indicazioni di rallentamento rispetto alla prima metà dell’anno. A meno di sorprese positive, il dollaro potrebbe pertanto stabilizzarsi piuttosto che rafforzarsi ulteriormente. Tuttavia in questa fase i segnali che giungeranno dai discorsi Fed potrebbero avere sul biglietto verde un effetto maggiore rispetto ai dati.

EURL’euro ha chiuso la settimana al ribasso portandosi sotto quota 1,10 EUR/USD per toccare un minimo a 1,0961 EUR/USD, rivedendo così livelli abbandonati nel 2017. L’accelerazione ribassista è avvenuta venerdì, per effetto di una combinazione di quadro tecnico già debole, aggiustamenti di portafoglio di fine mese e confronto sfavorevole tra economia USA e dell’area euro.
Il movimento è stato inoltre successivo ad alcune dichiarazioni del Presidente Trump, che aveva rilevato come la moneta unica stesse scendendo significativamente rispetto al dollaro, accusando la Fed di non fare nulla in merito e spiegando che dovrebbe invece tagliare i tassi.
Precedentemente Christine Lagarde, che subentrerà a Mario Draghi alla guida della BCE il prossimo 1 novembre, aveva dichiarato che la BCE ha ancora spazio per tagliare i tassi se necessario.
La settimana entrante propone alcuni discorsi BCE, mercoledì e giovedì, e sul fronte dati, le letture finali dei PMI oggi e mercoledì, e la stima finale del Pil dell’area venerdì. Il quadro economico dovrebbe confermare i segnali di debolezza che con elevata probabilità spingeranno infatti la BCE a elargire nuovo stimolo monetario questo mese. L’euro potrebbe pertanto restare ancora sotto pressione. Il supporto chiave da monitorare diventa ora 1,0890-95 EUR/USD.

GBPAnche la sterlina ha chiuso la settimana al ribasso contro dollaro in area 1,21 GBP/USD, indebolita dall’incertezza politica dopo la decisione del premier Johnson di sospendere i lavori del parlamento per cinque settimane prima dell’uscita programmata dall’UE. I dati, d’altro canto, non hanno aiutato, con il credito al consumo venerdì che ha deluso mostrando un calo più ampio delle attese.
Contro euro invece la sterlina ha chiuso moderatamente al rialzo in area 0,90 EUR/GBP, ma per via della correzione della moneta unica. La settimana entrante vedrà probabilmente un acuirsi delle tensioni politiche alla riapertura domani del parlamento dopo la pausa estiva. L’opposizione cercherà di ostacolare i piani di Johnson al fine di prevenire un’hard Brexit, e non si esclude una mozione di sfiducia al governo, che però potrebbe rivelarsi inefficace. La sterlina rimane pertanto a rischio di ulteriore debolezza. I supporti chiave, ma più labili, contro dollaro sono i minimi di agosto in area 1,20 GBP/USD. Contro euro invece le resistenze in area 0,93 EUR/GBP dovrebbero essere più solide. Sul fronte dei dati oggi uscirà il PMI manifatturiero, atteso in leggero aumento, e mercoledì quello sui servizi, atteso invece in lieve calo. Venerdì ci sarà un discorso di Tenreyro (BoE).

JPYLo yen ha chiuso la settimana in moderato ribasso contro dollaro da 105 a 106 USD/JPY, per via del ridimensionarsi della risk aversion e contestuale rafforzamento del biglietto verde.
Contro euro invece si è riportato sui livelli di apertura da 117 a 116 EUR/JPY, per via della correzione della moneta unica. L’avversione al rischio rimane il driver principale del cambio, per cui, a meno di un nuovo deterioramento di sentiment, potrebbe mantenersi al di sotto dei massimi della settimana scorsa contro dollaro. L’area chiave di resistenza si colloca a 106,65-107,05 USD/JPY.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
– La seconda stima del PIL dell’Eurozona dovrebbe confermare il dato preliminare di 0,2% t/t.
– La seconda stima dovrebbe confermare che il PMI manifatturiero è migliorato a 47,0 da 46,5 precedente, quello dei servizi a 53,4 (da 53,2) e il composito a 51,8 (da 51,5).
Il dato tedesco è visto confermato al rialzo a 43,6 da 43,2 e quello francese a 51,0 da 49,7. Il livello medio del PMI manifatturiero è in stabilizzazione nel trimestre in corso ma rimane al di sotto del livello di 50 che indica espansione.
– Infine, le vendite al dettaglio dell’Eurozona sono attese contrarsi a luglio di 0,4% m/m da 1,1%m/m.

STATI UNITI – Oggi mercati chiusi per festività (Labor Day).
Nei prossimi giorni usciranno i principali dati di agosto: l’employment report dovrebbe essere sempre positivo, ma dovrebbe anche confermare il graduale rallentamento della dinamica occupazionale, pur in presenza di un tasso di disoccupazione sui minimi da fine 1969.
Gli indici ISM dovrebbero dare indicazioni di espansione dell’attività in rallentamento nella parte finale dell’anno.
Il Beige Book dovrebbe dare un quadro di crescita moderata, e sottolineare i timori delle imprese per gli sviluppi sul fronte dei dazi.
Fra i dati di luglio, la spesa in costruzioni dovrebbe rimbalzare modestamente dopo due mesi deboli e il deficit della bilancia commerciale dovrebbe essere marginalmente inferiore a quello di giugno.