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2 Agosto 2023 – nota economica giornaliera

ITALIA
 – Ieri i dati sull’occupazione di giugno hanno registrato un calo del tasso di disoccupazione al 7,4% da un precedente 7,5%, un minimo da aprile 2009.
Gli occupati sono cresciuti per il settimo mese (+82 mila, +0,3% m/m) mentre sono calate ancora le persone in cerca di occupazione (-44 mila, -2,3%) e gli inattivi (-43 mila, -0,3%).
I tassi di occupazione e di partecipazione stazionano sui massimi da almeno il 2004 rispettivamente a 61,5% e 66,5%.
Di norma il mercato del lavoro è un indicatore ritardato del ciclo e le intenzioni di assunzione delle imprese stanno iniziando a mostrare minor vigore: la disoccupazione potrebbe tornare a salire nei prossimi mesi anche per via una ulteriore salita della partecipazione ma ci aspettiamo un incremento tutto sommato contenuto.
– Da segnalare in Italia anche l’avanzo di 16 mld di euro per il fabbisogno del settore statale in luglio, che si confronta con 8,4 mld del luglio 2022 e riduce l’ampio divario creatosi nel primo semestre.

AREA EURO
 – Nel complesso dell’Eurozona il tasso di disoccupazione si è stabilizzato al 6,4%, un nuovo minimo storico, dopo che i dati dei mesi precedenti sono stati rivisti al ribasso di un decimo.
Ci aspettiamo un aumento solo modesto della disoccupazione nei prossimi mesi, il mercato del lavoro dovrebbe rimanere compatibile con un ulteriore aumento dei salari.
In Germania, a luglio, il tasso dei senza-lavoro è infine calato di un decimo a 5,6% tornando sui livelli dello scorso maggio.
– Le stime finali dei PMI manifatturieri di luglio hanno confermato le indicazioni negative già emerse dalle letture flash.
Le prime stime hanno evidenziato un accentuarsi della contrazione anche in Spagna (47,8 da 48, un minimo da dicembre 2022) mentre in Italia si è registrato un lieve incremento a 44,5 da 43,8. L’indagine italiana ha mostrato una modesta attenuazione del ritmo di contrazione degli ordinativi, che restano però su livelli ampiamente recessivi, a fronte di un’accelerazione al ribasso per la produzione (sui minimi dal 2011 escludendo il 1° lockdown).

STATI UNITI
 – Ieri l’ISM manufatturiero a luglio ha registrato una leggera crescita, a 46,4 da 46 del mese precedente, trainato dai progressi rilevati negli ordini (47,3 da 45,6), nella produzione (48,3 da 46,7) e nelle scorte (46,1 da 44).
Particolarmente preoccupante è l’indice di occupazione, in calo a 44,4 (un minimo da luglio 2020), con aziende che riportano rallentamenti delle assunzioni e riduzioni-sospensioni del personale.
Rimane sostanzialmente stabile, invece, l’indicatore dei prezzi pagati, a 42,6, su un livello coerente con un raffreddamento delle pressioni inflazionistiche.
Le componenti più prospettiche dell’indagine anticipano un possibile modesto miglioramento dell’industria nei prossimi mesi ma la produzione rimarrà fortemente condizionata da una domanda che non manifesta ancora segnali di ripresa.
– La spesa in costruzioni a giugno è aumentata dello 0,5% m/m, in rallentamento rispetto all’1,1% di maggio (rivisto verso l’alto da 0,9% precedente).
La spesa privata ha segnato un rialzo di 0,5% m/m, spiegato dalla variazione positiva della componente residenziale (+0,9% m/m) a fronte di una stagnazione di quella non residenziale.
La spesa pubblica ha invece registrato un’espansione marginale, di +0,3% m/m.
Le costruzioni potrebbero rallentare ancora nei prossimi mesi, condizionate dalla restrizione monetaria e dalle limitazioni dell’offerta.

MONDO – La stima finale del PMI manifatturiero globale di luglio ha confermato il rialzo a 49 da 46,3 di giugno.
Ordini, produzione e occupazione hanno registrato solidi miglioramenti ma l’indagine segnala una sostanziale stagnazione dell’industria ad inizio 2° semestre.

 

COMMENTI:     

STATI UNITIFitch ha tagliato il rating sovrano degli Stati Uniti da AAA a AA+.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro è tornato a rafforzarsi ieri in giornata nonostante l’ISM manifatturiero abbia mostrato un aumento inferiore alle attese e la componente occupazionale abbia deluso.
A supportare il biglietto verde contribuisce la probabilità attesa di mercato, poco sopra il 30%, di un altro rialzo dei tassi Fed a settembre e l’avvicinarsi alla chiusura dei cicli restrittivi anche da parte delle altre principali banche centrali (BCE in primis).
Il dollaro ha poi ceduto in serata sull’annuncio di Fitch, che ha tagliato il rating sovrano degli Stati Uniti da AAA ad AA+, ma questa mattina ha già in parte recuperato.
Potrebbe però tornare a scendere sui dati degli occupati ADP, attesi in ampio rallentamento.
Quanto al downgrade di Fitch, non dovrebbe avere conseguenze negative sul dollaro, se non in misura modesta e probabilmente anche limitata nel tempo.
Fitch, infatti, motiva il downgrade con un probabile deterioramento fiscale nei prossimi tre anni e un costante deterioramento degli standard di governance a seguito dell’ultima crisi sul limite del debito.
Si tratta tuttavia di criticità non nuove all’economia USA, la cui trattazione si estende ben oltre il breve termine e non dovrebbe pertanto minare la credibilità degli Stati Uniti agli occhi degli investitori soprattutto nel confronto a più ampio raggio e complessivo con le altre principali economie.
Inoltre, l’aumento della risk aversion che ne deriva può favorire temporaneamente uno spostamento dall’azionario all’obbligazionario USA (flight-to-quality) minimizzando l’eventuale impatto negativo sulla valuta.
Al di là del breve, la chiusura del ciclo di rialzi Fed e l’attesa per l’inversione di rotta (avvio del ciclo di tagli dei tassi l’anno prossimo) restano il principale driver di una nuova fase di indebolimento del dollaro, soprattutto dopo il recupero della seconda metà di luglio, ma anche in tal caso l’indebolimento atteso potrebbe rivelarsi contenuto nella prospettiva che le altre principali banche centrali (BCE in primis), seppure con tempistiche non coincidenti, seguano un sentiero analogo.

EURL’euro invece si mantiene in calo tra 1,10 e 1,09 EUR/USD, nonostante un effimero ma limitato recupero dopo il downgrade USA di Fitch.
In assenza di novità dai dati dell’area, sull’euro pesa il ridimensionamento della probabilità attesa di mercato di un rialzo dei tassi BCE a settembre, che si colloca appena sopra il 55%, accorciando la distanza rispetto alle attese sui tassi Fed.
Oggi, intanto, i driver saranno ancora quelli USA: a meno di sorprese positive dagli occupati ADP, l’euro potrebbe riuscire a recuperare almeno riaffacciandosi a 1,10 EUR/USD.

GBPAnche la sterlina si è indebolita ieri contro dollaro sul rafforzamento di quest’ultimo da 1,28 a 1,27 GBP/USD, estendendo la debolezza anche contro euro da 0,85 a 0,86 EUR/GBP, perché la prospettiva di maggiori rialzi dei tassi BoE non favorisce la valuta britannica per le implicazioni negative sulla già debole crescita.
Domani il quadro dovrebbe chiarirsi con la riunione BoE.
Le attese sono per un rialzo dei tassi di 25 pb, con rischi verso l’alto (di un’altra mossa di 50 pb).
Cruciali saranno le nuove previsioni di crescita e inflazione e in particolare se la proiezione di inflazione a due anni dovesse essere rivista vero l‘alto, verso il target, la sterlina potrebbe leggermente beneficiarne perché porterebbe a rinviare nel tempo l’avvio atteso del successivo ciclo di tagli dei tassi.

JPYLo yen si è indebolito ieri contro dollaro da 142 a 143 USD/JPY sul generalizzato rafforzamento di quest’ultimo ma sta recuperando oggi aiutato dalla salita dei rendimenti a lunga giapponesi.
Il recupero dovrebbe proseguire a meno di sorprese verso l’alto dagli occupati ADP.
Analoga la dinamica contro euro tra 156 e 157 EUR/JPY.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI – Verrà pubblicato il rapporto ADP di luglio, atteso registrare un rallentamento della crescita dei nuovi occupati non agricoli privati dopo il forte rialzo del mese precedente.