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02 Agosto 2019 – nota economica giornaliera

AREA EURO – Il PMI manifatturiero di luglio è stato rivisto al rialzo di un decimo a 46,5 dalla stima flash. L’indice resta comunque in sensibile calo rispetto al 47,6 di giugno e ai minimi dal 2012.
Anche l’indice tedesco è stato rivisto al rialzo di un decimo a 43,2 (in calo da 45 di giugno e ai minimi da 7 anni), mentre l’indice francese è stato corretto al ribasso a 49,7 (ai minimi da tre anni) da 51,9 del mese precedente. La prima lettura dell’indice per Italia e Spagna mostra un marginale miglioramento.
Il livello degli indici PMI resta coerente con una crescita del PIL eurozona di circa 0,2% t/t, in linea con quanto registrato nel 2° trimestre. Ciò segnala rischi al ribasso sull’ipotesi di accelerazione già dal trimestre in corso.

STATI UNITI – L’ISM manifatturiero a luglio corregge a 51,2 (da 51,7 di giugno). La componente ordini aumenta a 50,8 da 50; invece, la produzione cala a 50,8 da 54,1 e l’indice occupazione scende a 51,7 (-3,3 punti).
I dati di luglio segnalano un rallentamento dell’attività per il quarto mese consecutivo, ma un miglioramento della domanda.
Le imprese riportano una riduzione dei timori per le prospettive degli scambi USA-Cina, ma restano preoccupate per le prospettive del commercio e indicano modifiche alla global value chain collegate allo spostamento di produzione al di fuori della Cina.
In alcuni settori si riporta che i dazi vengono trasferiti completamente sui prezzi al consumo finale. Secondo l’ISM, sulla base della correlazione fra indice aggregato e crescita, i dati di luglio sono coerenti con una crescita di circa 2,5% t/t ann.

 

COMMENTI:

REGNO UNITO – Come ampiamente scontato, la Banca d’Inghilterra ha lasciato invariato il costo del denaro al tasso di riferimento dello 0,75%, con voto unanime.
La Bank of England ha però tagliato le previsioni di crescita sull’economia, a 1,3% per il 2019 e il 2020, in calo dall’1,5% e 1,6% rispettivamente ipotizzati tre mesi fa. Le ragioni dell’espansione al di sotto del potenziale vanno ricercate sia nell’incertezza su Brexit, che frena gli investimenti delle imprese, sia nell’indebolimento del commercio mondiale.
La BoE ammette che i rischi di una uscita senza accordo dalla Ue sono aumentati.

STATI UNITI – Il presidente Trump ha annunciato che a partire dal 1° settembre verranno alzati al 10% i dazi su 300 mld di dollari di importazioni dalla Cina.
I prodotti che saranno colpiti dai nuovi dazi sono per lo più beni di consumo (telefoni cellulari, computer, giocattoli, abbigliamento).
Trump ha indicato la volontà di arrivare a un accordo, e la minaccia di introdurre nuovi dazi fra due mesi potrebbe essere solo una strategia negoziale. Nel caso in cui i dazi entrassero in vigore a settembre, l’effetto diretto sulla crescita americana potrebbe essere di circa -0,1 pp nel 2020, con riflessi più ampi sulla Cina e sul resto del mondo.
Tuttavia, l’annuncio dei nuovi dazi fa aumentare nuovamente i rischi per la crescita sia domestica, sia globale e le ricadute indirette del clima di incertezza sugli investimenti e sulla fiducia delle famiglie.
La posizione della Fed nel “gioco” delle politiche economiche è ora di follower rispetto a Trump. Paradossalmente, l’impegno del FOMC ad agire per contrastare i rischi sulla crescita globale può contribuire a un aumento di aggressività da parte della Casa Bianca nelle trattative con la Cina in vista di un possibile accordo commerciale.

 

PREVISIONI:

ITALIA – La produzione industriale è attesa stabile a giugno, dopo l’incremento superiore alle attese di maggio (+0,9% m/m). Su base annua, l’output dovrebbe restare in territorio negativo, a -1,4% corretto per gli effetti di calendario (da -0,7% precedente).
Anche la variazione nel trimestre risulterebbe negativa (-0,6% t/t, da +1% t/t del 1° trimestre). Le indagini presso le imprese segnalano la prosecuzione di una tendenza all’incirca stagnante.

STATI UNITI
– Gli occupati non-agricoli a luglio sono previsti in aumento di 170 mila, dopo 224 mila di giugno, in linea con la media degli ultimi tre mesi. Sulla base delle indicazioni delle indagini regionali e del Beige Book, l’occupazione ha continuato a crescere a luglio, ma è frenata dalla difficoltà a reperire manodopera.
I dati dovrebbero mostrare variazioni positive diffuse a tutti i settori, con crescita sempre solida per sanità, ricreazione, servizi alle imprese, solo marginalmente positiva nel manifatturiero, debole nell’estrattivo e in rallentamento nel settore pubblico, che a giugno aveva segnato un’inusuale accelerazione.
La forza lavoro potrebbe crescere a un ritmo più contenuto a luglio rispetto a giugno (+335 mila), determinando una possibile correzione di un decimo del tasso di partecipazione a 62,8%, e del tasso di disoccupazione a 3,6%.
I salari orari sono attesi in rialzo di 0,2% m/m, con una stabilizzazione della dinamica annua sempre al di sopra del 3% a/a, e ampiamente positiva in termini reali. I dati dovrebbero quindi restare coerenti con un mercato del lavoro al pieno impiego, con una dinamica occupazionale e salariale solida, in linea con una continua espansione dei consumi.
– La bilancia commerciale a giugno dovrebbe registrare un deficit in moderata chiusura rispetto a -55,5 mld di maggio.