Seguci su twitter

Categorie

1 Agosto 2023 – nota economica giornaliera

ITALIA – Ieri il PIL ha sorpreso al ribasso con un calo di -0,3% t/t (0,6% a/a) frenato dalla pesante flessione di manifattura e costruzioni a fronte di un’espansione solo lieve per i servizi.
Dal lato della domanda il comunicato stampa Istat suggerisce che la componente nazionale al lordo delle scorte ha contribuito negativamente (probabilmente appesantita dal calo degli investimenti) mentre l’apporto delle esportazioni nette è risultato nullo.
Ci aspettiamo un rimbalzo nel trimestre in corso ma non vediamo una significativa riaccelerazione del ciclo nei prossimi trimestri quando gli effetti ritardati della restrizione monetaria si manifesteranno con più forza sulla domanda interna mentre il rallentamento del ciclo globale frenerà l’export.

ITALIA – L’inflazione è scesa nuovamente a luglio, a 6% a/a da 6,4% sull’indice nazionale e a 6,4% da 6,7% sull’armonizzato; il dato è circa in linea con le nostre attese.
Nel mese i prezzi sono cresciuti di +0,1% m/m sul CPI e calati di -1,5% m/m sull’IPCA, per effetto dei saldi estivi.
L’inflazione al netto di energetici e alimentari freschi è calata a 5,2% da 5,6% a/a (sul NIC).
Nelle nostre stime, l’inflazione potrebbe attestarsi al 2,5% (sul CPI) a fine anno, e tornare al 2% solo a dicembre 2024.
La traiettoria discendente dell’indice core dovrebbe essere ancora più graduale, grazie alla tenuta dei prezzi di alimentari e servizi: l’indice al netto di alimentari freschi ed energia è stimato al 3,4% a fine 2023 e al 2% a dicembre 2024.

AREA EURO
– In Eurozona il PIL ha registrato un rimbalzo di 0,3% t/t (0,6% a/a), in linea con le nostre previsioni, dopo la stagnazione di inizio anno.
Al netto del volatile dato irlandese però il ritmo di crescita rallenta a 0,1% t/t da un precedente 0,2% ed è probabile che nella seconda metà dell’anno il PIL risulti poco più che stagnante compatibilmente con una crescita annua a 0,6% nel 2023.
– I dati di luglio sui prezzi al consumo hanno registrato un rallentamento dell’inflazione in Eurozona in linea con le nostre attese a 5,3% (-0,1% m/m) da 5,5% di giugno.
L’indice core BCE (al netto di energia e alimentari freschi) registra il quarto calo consecutivo, a 6,6% (con prezzi stabili sul mese) da 6,8% precedente.
Risulta invece stabile a 5,5% (-0,1% m/m) l’indice al netto di alimentari ed energia.
Nelle nostre stime, l’inflazione generale potrebbe attestarsi al 2,6% a fine anno, e scendere temporaneamente al 2,2% ad aprile 2024; successivamente, effetti base sfavorevoli sull’energia potrebbero riportare l’inflazione al 2,6% a fine 2024.
La discesa sarà anche più lenta per l’indice core BCE (al netto di alimentari freschi ed energia), che è stimato al 3,9% a fine 2023 e al 2,4% a dicembre 2024.

CINA – L’indice PMI manifatturiero Caixin è sceso da 50,5 in giugno a 49,2 in luglio, oltre le attese di consenso (Bloomberg 50,1), spinto al ribasso soprattutto dal calo delle componenti degli ordini totali e, in particolare, esteri, che sono entrambe ritornate in territorio di contrazione.
Il calo degli ordini ha trainato al ribasso anche la componente della produzione, scesa da 51 in giugno a 49,2 in luglio, per la prima volta sotto 50 da gennaio, e indotto le imprese a ridurre le quantità di acquisti di materie prime e gli occupati, sebbene, questi ultimi, ad un ritmo inferiore al mese precedente.
Le scorte sono marginalmente aumentate mentre i prezzi di acquisto e di vendita hanno continuato a scendere, anche se a un ritmo inferiore rispetto a giugno.

 

COMMENTI:     

STATI UNITI – Ieri Goolsbee (Chicago Fed) ha ribadito che tutte le alternative sono ancora sul tavolo per la riunione di settembre e sarà l’andamento dei dati ad indicare se un ulteriore rialzo sarà necessario.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ieri si è pressoché stabilizzato e oggi apre al rialzo.
L’ISM manifatturiero è atteso in aumento ma ancora sotto quota 50 (ovvero in area recessiva).
Eventuali sorprese verso l’alto favorirebbero il dollaro, mentre delusioni lo penalizzerebbero.
I giochi si riapriranno comunque con l’ISM non-manifatturiero giovedì e l’employment report venerdì.

EURL’euro resta in calo da 1,10 a 1,09 EUR/USD, penalizzato dal ridimensionarsi della probabilità attesa di mercato (scesa al 60%) di un rialzo dei tassi a settembre.
I giochi però non sono ancora chiusi, perché ci sono dati importanti da verificare prima di allora.
In questi giorni l’euro reagirà perlopiù di riflesso al dollaro sui dati USA, mantenendosi perlopiù nel range 1,09-1,11 EUR/USD.

GBPLa sterlina si è perlopiù stabilizzata sia contro dollaro, mantenendosi però lievemente sulla difensiva in area 1,28 GBP/USD, sia contro euro, dove appare un po’ più resiliente in area 0,85 EUR/GBP, in attesa della riunione BoE che si apre domani e terminerà giovedì.
A parte l’atteso rialzo dei tassi, se la BoE rivedrà al rialzo, magari a target, l’inflazione attesa a due anni, la sterlina dovrebbe beneficiarne, seppure moderatamente perché il quadro di crescita resta critico.

JPY – Anche lo yen rimane sulla difensiva sia contro dollaro da 140 a 142 USD/JPY sia contro euro da 155 a 157 EUR/JPY nonostante i rendimenti a lunga giapponesi stiano salendo dopo la flessibilità introdotta dalla BoJ venerdì.
Il punto è che si tratta di una mossa ancora non sufficiente soprattutto finché permane il dubbio che la Fed possa fare ancora un altro rialzo dei tassi.
Eventuali sorprese positive dai dati USA in questi giorni indebolirebbero quindi ancora lo yen.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
 – Oggi in Eurozona il tasso di disoccupazione dovrebbe essere rimasto invariato al 6,5% a giugno.
Le indagini di fiducia iniziano però a mostrare segnali di rallentamento delle assunzioni nei servizi mentre nella manifattura le imprese hanno già iniziato a riportare una riduzione degli organici.
Il tasso dei senza lavoro potrebbe tornare a salire durante l’estate ma l’incremento potrebbe risultare contenuto.
In Italia, la disoccupazione è vista al 7,7% dal 7,6% di maggio (che aveva rappresentato un minimo dal 2009 se si esclude il mese di aprile 2020), mentre in Germania è attesa invariata al 5,7% a luglio.
– In calendario anche le stime finali dei PMI manifatturieri di luglio che hanno registrato una accentuazione della recessione manifatturiera in Germania e Francia superiore a quanto registrato dall’indice relativo al complesso dell’Eurozona.
È perciò probabile che le prime stime mostrino un lieve attenuamento del ritmo di contrazione in Italia (stimiamo a 44,1 da 43,8) e Spagna (48,3 da 48).

STATI UNITI
– Oggi l’ISM manifatturiero a luglio è previsto a 48,4 da 46 di giugno, con indicazioni di lieve ripresa in linea con le altre indagini del settore.
Gli ordini potrebbero rilevare un ulteriore miglioramento, dopo quello registrato nel mese precedente, rimanendo comunque in territorio restrittivo mentre l’occupazione potrebbe tornare sopra la soglia di 50, dopo il forte calo di giugno.
Seppur in miglioramento rispetto ai dati della prima parte dell’anno, l’indagine potrebbe segnalare, comunque, una sostanziale stagnazione dell’industria all’inizio del 2° semestre.
In calendario anche la stima finale dell’S&P Global PMI manufatturiero di luglio che dovrebbe confermare il rialzo a 49 da 46,3 di giugno.
– La spesa in costruzioni a giugno dovrebbe aumentare di 0,4% m/m, in rallentamento dallo 0,9% m/m di maggio.
Le costruzioni industriali e commerciali dovrebbero continuare ad esercitare una crescente pressione verso il basso mentre l’edilizia residenziale potrebbe mostrare i primi segnali di rallentamento.