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Mercati valutari: dove sta andando l’euro/dollaro?

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a cura di Guido Valerio Ceoloni


ABSTRACT

Il mercato resta relativamente lungo di dollaro contro euro, anche se il cambio si è mosso abbastanza poco negli ultimi mesi.
Nel breve termine, il flusso di notizie comporta qualche rischio per l’euro (possibile annuncio di una nuova operazione di rifinanziamento a lungo termine da parte di BCE, Brexit, rischio di guerra commerciale con gli Stati Uniti).
Tuttavia, a più lungo termine i fondamentali (in particolare, l’avanzo di partite correnti e i differenziali di tasso) sono favorevoli e potrebbero riportare il cambio EUR/USD verso 1,20.
Da inizio anno ad oggi l’indice del dollaro è stato caratterizzato da bassa volatilità e movimenti molto contenuti nel confronto storico. L’indice del cambio è cresciuto appena dello 0,8%, mentre sull’euro il biglietto verde si è apprezzato dell’1,1%, arrivando fino a un massimo a febbraio di 1,1260.
Da gennaio l’EUR/USD (che vede scambi giornalieri per un controvalore stimato in 1,25 trilioni di dollari) ha oscillato quotidianamente in una banda media di appena 3,4 centesimi di dollaro all’interno del canale 1,1234-1,1570.
A questo punto, per capire quale potrebbe essere nei prossimi mesi il profilo dell’EUR/USD, dobbiamo isolare alcuni fattori determinanti, valutandone il loro impatto nel breve termine:
• sul fronte americano, sicuramente l’elemento più importante è stata la virata inattesa e superdovish del FOMC nella riunione di fine gennaio.
• Inoltre, sul fronte del commercio estero statunitense, il marginale allargamento del deficit di parte corrente visto nel 2018 (dal 2,3% del PIL del 2017 al 2,4% nel 2018) è atteso quest’anno proseguire a un ritmo simile o inferiore, nonostante gli aumenti dei dazi all’importazione. L’aumento del disavanzo di parte corrente, che non è comunque su livelli elevati, sarebbe coerente con un deprezzamento del dollaro.
• Sul fronte europeo, i dati hanno iniziato a sorprendere in negativo ben prima e ben di più che negli Stati Uniti. La BCE sta prendendo tempo per valutare meglio lo stato congiunturale dell’Eurozona: rispetto a gennaio lo scenario centrale rimane altamente incerto.
• L’avversione al rischio e gli indicatori di sorpresa economica per Stati Uniti ed Eurozona da metà 2018 sembrano poco correlati con l’andamento dell’EUR/USD.
• L’appuntamento cruciale con Brexit questo mese e le elezioni europee a maggio costituiscono concreti fattori politici d’incertezza che stanno pesando sulla moneta unica, specialmente sull’orizzonte a brevissimo.
I trend di lungo termine evidenziano una sopravvalutazione sia del dollaro, sia dell’euro. Volendo estendere l’analisi ai trend strutturali di lungo periodo, il cambio è sempre stato significativamente correlato al differenziale tassi a 2 anni tra dollaro ed euro, che rimane tra i migliori indicatori del trend dell’EUR/USD.
Applicando un modello di parità dei tassi d’interesse (IRP) al cross euro/dollaro, il fair value calcolato sulla base dei livelli dei tassi dal 2003 in poi suggerirebbe un livello di equilibrio intorno a 1,1270.
Alla luce di questi fattori e dal loro esame congiunto, pensiamo che lo scenario stia progressivamente divenendo meno favorevole al dollaro rispetto al 2018.

 


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