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Ambiente, rifiuti, energia. I pregiudizi oppositivi riguardano pure l’ampliamento degli impianti

Cons. Stato, Sez. V 13 marzo 2014, n. 1259

T.A.R. Toscana, Sez. II 11 novembre 2013, n. 1543

In linea di sostanziale continuità, verrebbe da dire ad esaminare attentamente le vicende recate nelle sentenze in commento, che continuano a non trovar pace, non solo i nuovi impianti da realizzare per lo smaltimento dei rifiuti bensì anche gli impianti esistenti. È una riflessione che si trae dalle pronunce di cui trattasi le quali, nella sterminata proliferazione di posizioni che, a vario titolo, trattano le vaste materie nei settori in questione, con i connessi profili ambientali e territoriali, mettono in evidenza [sulla scia, peraltro, di precedenti nello stesso senso] il fatto che, laddove ricorra la necessità di smaltire rifiuti in eccesso, sarebbe preferibile potenziare discariche già esistenti, ampliandole, piuttosto che costruirne di nuove occupando territorio ancora vergine.

Bene,direbbe più di qualcuno, ma una tale affermazione, logica e condivisibile in linea di principio, non è immune tuttavia da sempre più ricorrenti opposizioni pregiudiziali da parte di chi, a motivo della vicinanza più o meno reale all’impianto [la c.d. vicinitas, o «stabile collegamento» con la zona], ma non solo per tale ragione, sottolinea, le incidenze negative dell’esistenza di qualsiasi impianto sulle matrici ambientali e sull’uomo, anche laddove ad essere attinta, secondo le previsioni contenute nella strumentazione programmatica relativa alla gestione dei rifiuti, è una porzione di territorio già in buona parte sfruttata ai medesimi fini antropici.

Nello specifico, tuttavia, se è vero da un lato, che il problema dello smaltimento dei rifiuti costituisce, a livello planetario, una esigenza primaria per ogni Governo, nessuno ignora, dall’altro lato, che lo sfruttamento del territorio, debba trovare dei limiti attraverso una regolamentazione accurata e un coinvolgimento sinergico di tutte le istituzioni coinvolte, elementi questi imprescindibili nella gestione delle risorse ambientali. E ciò anche quando, a dirla con un termine di moda, si fa il restyling di un qualcosa che già esiste e ha già inciso, a volte non poco, sull’ambiente.

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Piero Tamburini