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30 Maggio 2019 – nota economica giornaliera

ITALIA – In maggio, l’indice Istat di fiducia delle imprese sale da 98,8 a 100,2 in maggio. L’andamento è stato migliore delle previsioni. A livello settoriale, la fiducia è aumentata in modo generalizzato:
• Manifatturiero: aumento da 100,8 a 102,0, più marcato per i produttori di beni intermedi.
• Servizi: lieve incremento da 99,1 a 99,3
• Commercio: incremento da 101,3 a 102,6
• Costruzioni: aumento da 141,2 a 144,3
• Famiglie: la fiducia migliora da 110,6 a 111,8
Per quanto riguarda le imprese manifatturiere, il miglioramento si riscontra soprattutto nelle attese sulla produzione futura (salite da +3,6 a +5,9), ma anche il giudizio sul livello corrente degli ordini, sebbene ancora negativo, è un po’ migliorato (-11,3 da -11,7). Sarebbe interessante capire se le risposte sono state raccolte prima o dopo le notizie sulla nuova escalation della guerra commerciale fra Stati Uniti e Cina, che ha nuovamente peggiorato le prospettive. Comunque, il miglioramento degli ordinativi riguarda soltanto quelli domestici, non quelli esteri. Anche l’indagine congiunturale della Commissione Europea pubblicata ieri segnalava un miglioramento del clima di fiducia in Italia rispetto ai minimi di aprile.
La migliorata fiducia delle famiglie non riflette né un giudizio più positivo sulla situazione economica personale, che invece peggiora verso un nuovo minimo (-24,0), né le attese sull’andamento futuro della situazione familiare (pressoché stabili a -6,7). Il miglioramento dipende invece da una valutazione meno pessimistica della situazione economica generale del Paese, che passa da -66,7 a -57,4.
Il valore medio dell’indice composito di fiducia delle imprese nel 2019T2 risale da 98,7 a 99,5. L’indicazione è coerente con il PMI composito, che i dati fin qui disponibili danno pure in lieve ripresa, sebbene su livelli teoricamente ancora non coerenti con una crescita positiva. Invece, nell’indagine della Commissione Europea il T2 ha per ora una media ancora inferiore al T1. Tirando le somme, le indagini congiunturali sembrano segnalare che il punto di minimo è stato raggiunto. Tuttavia, l’andamento del PIL nel primo trimestre è stato più forte di quanto gli indici di fiducia avrebbero suggerito, e nel trimestre corrente l’andamento congiunturale sarà penalizzato dall’inversione di alcuni fattori transitori che hanno agito positivamente nel periodo precedente. Quindi, un’accelerazione della crescita del PIL sembra più probabile nel terzo trimestre che nel secondo, ed è comunque condizionata a una gestione cauta del processo che porterà alla prossima manovra di bilancio e a un miglioramento della congiuntura economica anche nel resto del continente.

FRANCIA – La stima preliminare indica che a maggio i prezzi al consumo sono aumentati di 0,2 m/m su entrambe le misure (da 0,3% m/m precedente sull’indice nazionale e 0,4% m/m sull’armonizzato). L’inflazione annua rallenta a 1,0% da 1,3% sull’indice nazionale e a 1,1% da 1,5% su quello armonizzato: il contributo negativo principale è venuto dall’indice sottostante, che ha rallentato nel mese a 0,2% da 0,4%, un minimo da marzo 2017; anche il comparto energetico ha però contribuito al rallentamento (da 4,8% a 3,4%). Nei prossimi mesi l’inflazione francese è vista in marginale risalita verso l’1,2%.
La spesa per consumi sorprende invece al rialzo ad aprile, rimbalzando nel mese di 0,8% m/m da -0,3% m/m. Nonostante il calo di vendite di auto (-0,4 m/m da 2,5% m/m) i consumi sono avanzati per effetto dall’aumento delle vendite di mobili e beni durevoli in genere, oltre a un rimbalzo della spesa per alimenti (+0,8% m/m da -0,8% m/m). La variazione annua torna in territorio positivo (a +1,2% da -2,2%).
Sempre ieri, l’indagine di fiducia dei consumatori di maggio ha evidenziato un miglioramento del morale delle famiglie superiore alle attese: tra maggio e giugno ci aspettiamo quindi un’accelerazione dei consumi.
Infine, la stima finale conferma che nel 1° trimestre il PIL è avanzato di 0,3% t/t, stesso ritmo registrato a fine 2018. La variazione annua viene rivista al rialzo di un decimo all’1,2%. In media annua il PIL è atteso in crescita dell’1,4% (dall’1,6% del 2018).

GERMANIA – La disoccupazione è aumentata per la prima volta dal 2013. Dopo due mesi al 4,9%, un minimo assoluto, il tasso di disoccupazione è salito di un decimo al 5,0%. Si tratta del primo aumento dal 2013, quando iniziò il trend discendente che ha permesso alla Germania di arrivare al pieno impiego. Il numero dei disoccupati è cresciuto nel mese di 60 mila unità. Pensiamo si tratti un episodio sporadico e non l’inizio di un nuovo trend. L’economia tedesca è ancora solida e le imprese fino a poco tempo fa indicavano che la mancanza di lavoro qualificato come un limite per la produzione e l’attività. Ci aspettavamo che il rallentamento in atto dall’estate dello scorso anno potesse avere ripercussioni sulla dinamica occupazionale e che cali del tasso di disoccupazione fossero pressoché impossibili. Le indagini di fiducia indicano una stabilizzazione delle intenzioni ad assumere su livelli coerenti con una crescita degli occupati di 0,9% a/a circa in linea con il PIL.

 

COMMENTI:

ITALIA – La Commissione Europea ha trasmesso all’Italia la lettera di avvertimento in previsione della possibile raccomandazione di avviare una procedura di infrazione per deficit eccessivo in relazione all’andamento del debito pubblico nel 2018. La Commissione rileva che non sono stati compiuti progressi sufficienti per il rispetto del criterio del debito. Il governo risponderà entro venerdì sera, segnalando eventuali fattori rilevanti che potrebbero giustificare la deviazione dagli obiettivi. In seguito, la Commissione predisporrà il rapporto per l’avvio della procedura e una proposta di raccomandazione, atteso il 5 giugno, che sarà prima discusso a livello tecnico, e poi a livello politico dal Consiglio. La raccomandazione (che potrebbe essere approvata già a metà giugno, ma più probabilmente a luglio, ipotizzando qualche settimana di negoziato con il governo italiano), fisserà anche un cronoprogramma per la correzione, inclusivo di target nominali e strutturali per il deficit e basato sulle previsioni della Commissione Europea stessa.

AREA EURORehn, governatore della banca centrale finlandese, ha dichiarato che la BCE esaminerà ancora una volta se il rallentamento segnalato dai dati è temporaneo o più persistente.
Se non fosse un soft patch la BCE sarebbe pronta ad intervenire. Rehn si è espresso a favore di un’interpretazione più flessibile del mandato di stabilità dei prezzi indicando che secondo lui il limite del 2% non deve escludere deviazioni al di sopra o al di sotto di tale soglia. Rehn ha anche indicato che le condizioni del programma TLTRO III saranno discusse dal Consiglio alla riunione di giugno. La Financial Stability Review pubblicata ieri dalla BCE segnala che stanno crescendo le minacce alla stabilità finanziaria nell’Eurozona: rischi al ribasso sulla crescita, ritorno della caccia al rendimento, ridotta redditività del sistema bancario, aumento della leva finanziaria delle imprese. In particolare, un prolungato periodo di bassa crescita “potrebbe mettere a nudo preoccupazioni per la sostenibilità del debito”; “alcuni paesi potrebbero fronteggiare problemi di rifinanziamento, se gli operatori di mercato modificassero la propria valutazione del rischio sovrano”. A sua volta, “un violento incremento degli spread sovrani potrebbe avere impatti avversi su banche, assicurazioni e altre istituzioni finanziarie con elevata esposizione sovrana”, sicché la BCE incoraggia gli intermediari ad aumentare la diversificazione geografica dei propri attivi.

STATI UNITI – Le affermazioni di Trump sullo stato dei negoziati con la Cina hanno intimorito i mercati, con la ripresa di una fase di risk-off che ha portato il rendimento dei Treasury decennali ai minimi da ottobre 2017 a 2,24%, con il mercato che comincia a ritenere possibile dalla Fed un taglio dei tassi entro l’anno. L’impatto sui mercati valutari è stato comunque modesto.

CANADA – Da segnalare l’annuncio di politica monetaria della Bank of Canada. In questa occasione non sono attese modifiche ai tassi ufficiali. Come per la Fed, anche per la Bank of Canada i mercati scontano la possibilità di un taglio dei tassi entro fine anno, ma soltanto uno e al 50%. I dati sono stati nel complesso positivi, mentre la rimozione dei dazi punitivi su acciaio e alluminio migliora le prospettive sul fronte del commercio estero. Quindi, il comunicato non dovrebbe concedere molto spazio alle attese di taglio.

 

Indice del dollaro in moderata risalita ieri con i tassi dei Treasury decennali che stanno testando il supporto di 2,22% e nonostante i mercati azionari negativi dopo che la Cina ieri aveva ventilato l’ipotesi di usare i suoi giacimenti di terre rare come possibile strumento di rappresaglia contro i dazi americani.

L’euro ha ceduto ieri lo 0,3% contro il biglietto verde e scambia ora a 1,1130 sulla scia dell’aumento a sorpresa della disoccupazione in Germania di un decimo a 5,0% (sebbene il dato sia per lo più spiegato da un processo di riclassificazione statistica).
Anche l’annuncio da parte della Commissione Europea nei confronti dell’Italia ha intimorito i mercati, pur non avendo ripercussioni significative sugli spread sovrani.

La sterlina ha ceduto ieri lo 0,2% contro dollaro a 1,2630 ed è rimasta circa stabile contro euro a 0,8810: GBP nelle fasi di attesa tra un flusso di notizie su Brexit e l’altro rimane totalmente al traino di USD e EUR. Le elezioni europee hanno polarizzato il panorama politico inglese, rendendo ora un accordo più difficile tra gli avversi schieramenti. La vittoria di un candidato conservatore pro-Brexit aumenterebbe le probabilità di una uscita senza accordo e di conseguenza un ulteriore cedimento della sterlina.

Lo yen ha inaspettatamente ceduto lo 0,5% contro USD e scambia ora sulla resistenza di 109,70 in un contesto di risk-off che avrebbe dovuto favorirlo.

Il dollaro canadese ha ceduto lo 0,2% contro dollaro a 1,3500 dopo che la BoC ha lasciato ieri i tassi invariati come atteso. Gli ultimi dati suggeriscono infatti che il rallentamento economico sarebbe solo temporaneo. Il CAD nel medio periodo è visto riallinearsi alla media di lungo termine verso 1,3200.

La corona svedese ha esteso il rialzo avviato a metà maggio, sostenuta dal dato del PIL del 2019(T1) (+0,6% t/t) meglio delle attese e che peraltro segue un 2018(T4) già molto forte. La sorpresa positiva è venuta dalle esportazioni nette, a fronte di una dinamica della domanda interna debole. Il cambio EURSEK si è assestato a 10,63.

 

PREVISIONI:

SPAGNA – L’inflazione è attesa tornare indietro a maggio all’1,3% da un precedente 1,5% sulla misura nazionale e  da 1,6% all’1,4% sull’indice armonizzato. I prezzi al consumo nel mese dovrebbero essere sostenuti dal rialzo del capitolo energia e da un modesto aumento dei prezzi interni. Pensiamo che l’inflazione possa risalire gradualmente nei prossimi mesi, su un’accelerazione dei prezzi core. Confermiamo la nostra stima di inflazione media all’1,5% nel 2019.

STATI UNITI
– La seconda stima del PIL del 1° trimestre dovrebbe registrare una variazione di 3,3% t/t ann. da 3,2% t/t ann. della stima advance, con un maggiore contributo delle scorte, e aumenti invariati per le componenti della domanda domestica finale.
La dinamica complessiva del 2° trimestre dovrebbe essere decisamente più debole, +1,5% t/t ann., per via della correzione di scorte e canale estero.
Tuttavia, si dovrebbe registrare una netta riaccelerazione dei consumi, attesi in rialzo di 3,2% t/t ann. (da 1,2% t/t ann.) del 1° trimestre. La stima nowcasting della Cleveland Fed attualmente è di 1,2%t/t ann.
– La stima preliminare del deficit della bilancia commerciale di aprile potrebbe registrare un allargamento a -73,5 mld di dollari, da -71,4 mld di marzo. I dati di aprile non dovrebbero risentire del peggioramento delle tensioni USA-Cina. Ad aprile si dovrebbe registrare un aumento modesto delle importazioni a fronte di un calo dell’export, spinto anche dalla componente trasporti (Boeing).