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28 Febbraio 2019 – nota economica giornaliera

ITALIA – La fiducia delle famiglie, che aveva recuperato marginalmente a gennaio, è tornata a calare a febbraio, da 113,9 a 112,4 (un minimo da 18 mesi).
Le flessioni più consistenti riguardano il clima economico e quello corrente, mentre cali più moderati caratterizzano il clima personale e quello futuro. Nessuno spiraglio presso le imprese, che si dichiarano più pessimiste con l’indice composito ISTAT in calo per l’ottavo mese consecutivo, a 98,3 (si tratta di un minimo da agosto del 2016).
Il morale è calato solo lievemente nel manifatturiero (da 102 a 101,7), per effetto di un peggioramento delle attese di produzione e di un aumento delle scorte a fronte di ordinativi stabili; il calo è avvenuto anche nei servizi (a 98,3), e in misura più consistente nelle costruzioni (dopo però il balzo del mese precedente).
In controtendenza il commercio al dettaglio, dove l’indice è aumentato nel mese.
Ad oggi, vi è poco spazio per sperare in una significativa riaccelerazione dell’attività economica italiana nel breve termine.

GIAPPONE – La produzione industriale a gennaio (prel.) cala bruscamente, segnando una variazione di -3,7% m/m, dopo -0,1% m/m a dicembre. Nei primi mesi dell’anno i dati di attività e ordini nel manifatturiero sono tipicamente influenzati dal capodanno cinese, tuttavia il dato di gennaio è particolarmente negativo e molto al di sotto delle proiezioni delle imprese dei mesi precedenti. Le nuove proiezioni raccolte dal METI puntano a una ripresa a febbraio (+5% m/m), seguita da un calo a marzo (-1,6% m/m). Considerando che le proiezioni tipicamente sono successivamente riviste verso il basso, la variazione attesa per la produzione industriale nel 1° trimestre è di calo intorno a -3,5% t/t rispetto all’autunno 2018, con indicazioni di indebolimento della crescita del PIL a inizio 2019.

CINA – Il PMI manifatturiero rilevato dal NBS è sceso da 49,5 in gennaio a 49,2 in febbraio, segnando il terzo mese consecutivo al di sotto di 50 e il minimo degli ultimi tre anni. Il calo è stato esteso a tutte le componenti ad eccezione di quella degli ordini interni, risalita a 50,6 dopo essere stata al di sotto di 50 in dicembre e gennaio, e quella dei prezzi degli input, balzata in alto di 5,6 punti.
La componente degli ordini esteri è invece calata ulteriormente portandosi a 45,2, segnalando la debolezza della domanda estera.
Il PMI del settore non manifatturiero, dopo essere salito nell’ultima parte del 2018 fino a toccare 54,7 in gennaio è sceso a 53,4 in febbraio riportandosi sui livelli di novembre, trainato al ribasso soprattutto dal settore costruzioni. Il PMI del settore costruzioni è infatti sceso ulteriormente in febbraio portandosi a 59,2, poco al di sotto di novembre, a causa di un netto rallentamento dei nuovi ordini, che rimangono comunque al di sopra di 50, mentre le aspettative sono risalite.
Il calo del PMI dei servizi è stato lieve, da 53,6 in gennaio a 53,5 in febbraio, e verosimilmente guidato dal rallentamento degli ordini esteri. Quelli interni sono infatti saliti così come le aspettative. Il dato segnala nel complesso una stabilizzazione del settore dei servizi e un ulteriore rallentamento del settore manifatturiero e delle costruzioni.
L’aumento delle aspettative e il marginale miglioramento degli ordini interni di servizi e manifatturiero restano comunque segnali positivi rispetto all’entità del rallentamento. Più significativi saranno i PMI rilevati da Caixin- Markit che saranno pubblicati domani.

AREA EURO
– L’indice di fiducia economica elaborato dalla Commissione UE è calato ancora a febbraio a 106,1 (da un precedente 106,3). Si tratta del minimo da metà 2016 e un livello coerente con una crescita del PIL tra 0,0% e 0,2% t/t in termini congiunturali.
Indice della Commissione UE e PMI composito lasciano pochi dubbi: per ora il rallentamento non si ferma. A soffrire è in particolare il comparto industriale dove la fiducia è calata ancora e si avvicina alla media di lungo termine (-5,5): la discesa è guidata dai Paesi core, in particolare Germania (da +3,1 a -1,6) e Francia (da -3,8 a -6,2).
Il dato positivo che emerge dall’indagine di febbraio è che la fiducia è tornata a salire nei servizi (da 11 a 12,1), nel commercio la dettaglio (da -2,1 a -1,6) e presso le famiglie (da -7,9 a -7,4).
Le attese di prezzo sono calate nell’industria, servizi, commercio e costruzioni.
Anche le intenzioni ad assumere sono peggiorate anche se da livelli elevati in tutti settori fatta eccezione per i servizi.
– La dinamica di M3 è rallentata a sorpresa a 3,8% a/a a gennaio da un precedente 4,1% a/a.
Anche la dinamica dei prestiti al settore privato è rallentata a gennaio al 2,8% a/a da un precedente 3,1% a/a.
L’ultima indagine sul credito della BCE indicava condizioni al credito circa neutrali nei primi mesi del 2019, eccezion fatta per l’Italia, dove si rilevava un restringimento delle condizioni creditizie.

 

COMMENTI:

ITALIA – Come anticipato nei giorni scorsi, il country report della Commissione europea non è lusinghiero per l’Italia, che è ritenuta, assieme a Grecia e Cipro, uno dei Paesi che continuano a evidenziare un eccessivo squilibrio economico. Il documento sottolinea i punti deboli della legge di bilancio 2019, che avrà un impatto minimo sulla crescita (vista dalla Commissione allo 0,2% quest’anno) e evidenzia la mancanza delle riforme strutturali nell’agenda di governo. I progressi nell’implementazione delle raccomandazioni della Commissione sono giudicati limitati. Il commissario Moscovici ha sottolineato che quando l’espansione economica rallenta sono inevitabili ricadute sui conti pubblici, pur non esprimendosi esplicitamente sull’eventuale necessità di una manovra correttiva in corso d’anno. Nel frattempo, ieri è arrivato dal Senato il primo sì al decreto su reddito di cittadinanza e quota 100, e il ministro Tria si è pubblicamente espresso a favore di una abrogazione della normativa sul bail in.

BCEWeidmann è stato confermato per un secondo mandato come Presidente della Bundesbank.
La nomina, quindi, indica che saranno altri i candidati alla presidenza della Commissione UE. La riconferma di Weidmann non esclude però che il suo nome possa essere riconsiderato alla guida della BCE. Weidmann parlando di politica monetaria ha dichiarato che la normalizzazione delle misure straordinarie richiederà tempo.

REGNO UNITO – La Camera dei Comuni ha approvato, con il sostegno del governo, un emendamento che riprende la promessa di Theresa May di chiedere un’estensione del periodo negoziale. Approvato anche l’emendamento bipartisan che chiede al governo di implementare la parte dell’accordo di recesso relativa ai diritti dei cittadini alla prima opportunità, indipendentemente dall’esito dei negoziati. Questa nuova apertura del governo, sponsorizzata anche dagli euroscettici, è finalizzata a raccogliere voti fra i laburisti pro-Brexit in occasione del voto che avverrà entro metà marzo.

STATI UNITI
R. Lighthizer, US Trade Representative alla guida dei negoziati con la Cina, ha detto che per ora viene sospeso il rialzo al 25% dei dazi su 200 mld di dollari di importazioni cinesi fino a nuove comunicazioni. La svolta deriva dal fatto che sembra essere stato trovato un accordo su come monitorare il rispetto degli impegni negoziati durante le trattative. In caso di violazione degli impegni, verrebbero attuati rialzi dei dazi, dopo consultazioni fra le parti. Lighthizer ha specificato che si sta anche negoziando un accordo valutario, che richiederebbe alla Cina di non attuare svalutazioni competitive e di comunicare con chiarezza eventuali interventi sul mercato.
Per ora un accordo generale (che dovrebbe includere i temi della proprietà intellettuale, del trasferimento di tecnologia e di sussidi alle imprese statali cinesi) non è ancora stato raggiunto, e dovrebbe essere concluso nella forma di un “accordo esecutivo” che, in base alla legislazione vigente, non richiederebbe un voto in Congresso per eventuali modifiche ai dazi.
Powell (presidente Fed) nella sua audizione alla Camera ha ribadito le posizioni emerse nell’audizione in Senato del giorno precedente, sottolineando la fase di pazienza sui tassi e indicando che probabilmente la riduzione del portafoglio titoli della Fed si concluderà entro quest’anno.

 

L’indice del dollaro è rimasto poco variato ieri, con EURUSD che procede nella sua fase di consolidamento attorno alla fascia 1,1300-1,1500. Con il nuovo corso della politica monetaria della Fed già incorporato (il mercato sconta già come prossima mossa un taglio dei tassi nel 2020), ulteriori indebolimenti del biglietto verde giustificati dalla rilassatezza della politica monetaria non sono probabili.

La sterlina si è apprezzata su dollaro di un altro 0,4% portandosi ora sopra 1,3400. Contro euro il guadagno è stato similare (+0,4%) in area 0,8560. Le quotazioni di mercato ora incorporano un rinvio limitato della Brexit, ma per vedere ulteriori apprezzamenti pensiamo sarà necessario avere passi avanti come un secondo referendum o un rinvio dell’uscita più ampio in termini temporali.

Lo yen ha recuperato nella notte (+0,3%) parte del calo sperimentato nel corso della giornata di ieri (-0,4%) dopo che il vertice tra Trump e Kim Jong Ung si è concluso inaspettatamente e apparentemente con uno stallo dei negoziati sul processo di disarmo nucleare.

Tra le commodity currency, l’AUD ha ceduto lo 0,4% contro USD nonostante dati soddisfacenti sul fronte della spesa per investimenti nel quarto trimestre.

 

MARKET MOVERs:

GERMANIA – La stima preliminare dai Länder potrebbe indicare che a febbraio i prezzi al consumo sono cresciuti in parte su spinta di una stagionalità positiva, in parte per effetto del rialzo della componente energia. L’inflazione è attesa risalire di un decimo, all’1,5% sulla misura nazionale, ma è vista in discesa all’1,6% sull’indice armonizzato (da un precedente 1,7%). L’inflazione core potrebbe muovere verso l’1,7-1,8% a/a, dall’1,4% di dicembre.
Ci aspettiamo che, in assenza di un’accelerazione della componente energetica, l’inflazione è attesa frenare nella parte centrale dell’anno.

FRANCIA
– La spesa per consumi a gennaio è vista risalire dopo il crollo di -1,5% m/m, in particolare grazie al contributo delle vendite di auto: stando ai dati mensili sulle immatricolazioni, a gennaio si è registrato un rimbalzo che potrebbe aver compensato il crollo di dicembre. Se confermato, la variazione annua sarebbe nulla a gennaio da -2,3% di dicembre, impostando i consumi per una contrazione nel trimestre in corso e in linea con quella vista a fine anno (-0,7% t/t). La dinamica dei consumi rimarrà debole nel primo trimestre per l’effetto trascinamento di fine 2018 per poi ritornare positiva dalla primavera.
– La seconda lettura del PIL per il 4° trimestre dovrebbe confermare una crescita di 0,3%t/t (0,9% a/a). Dai dettagli dovrebbe essere confermato il contributo positivo della domanda interna supportato dall’impulso della spesa pubblica, così come positivo dovrebbe essere stato il contributo delle esportazioni nette grazie al balzo dell’export dopo un terzo trimestre di debolezza. Per il trimestre in corso potremmo vedere un rallentamento della crescita.
– La stima flash potrebbe indicare che a febbraio i prezzi al consumo sono risaliti da -0,4% m/m sull’indice nazionale e da -0,6% m/m su quello armonizzato, principalmente su spinta dell’energia e della componente manifatturiera. L’inflazione dovrebbe quindi accelerare di tre decimi all’1,5% dall’1,2% sull’indice nazionale e all’1,7% dall’1,4% su quello armonizzato. Nei prossimi mesi è in vista un marginale rallentamento attorno all’1,5%.