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26 Marzo 2019 – nota economica giornaliera

GERMANIA – L’indice IFO recupera quota dopo sei mesi di cali consecutivi tornando a 99,6 (da 98,7). Le attese per i prossimi mesi sono migliorate da 94 a 95,6 ma rimangono al di sotto della media a lungo termine; per ora, la valutazione delle condizioni economiche correnti è poco variata a 103,8.
Lo spaccato settoriale è meno incoraggiante dell’indice generale: in particolare, il quadro nel manifatturiero è ancora in netto peggioramento da 9,1 a 6,6 (con le attese calate ancora a da -9,4 -12,2); la fiducia, però, è migliorata nei servizi, nel commercio e nelle costruzioni.
Pertanto, il sondaggio IFO conferma il messaggio del PMI dello scorso venerdì che segnalava un peggioramento della contrazione nel manifatturiero sul calo di domanda estera, ma la tenuta di servizi e costruzioni fanno sperare in una crescita del 1,0% nel 2019.
Tuttavia i rischi sono ancora verso il basso come segnalato dall’istituto IFO ieri che indicava una crescita di 0,6%.

 

COMMENTI:

BREXIT – La Camera dei Comuni ha approvato con 329 voti a 302 un emendamento bipartisan che introduce il meccanismo dei voti indicativi nel dibattito sulla Brexit.
Il governo aveva imposto alla maggioranza di respingere l’emendamento, ma diversi deputati conservatori hanno votato a favore, e alcuni ministri si sono dimessi per sostenerlo.
In precedenza, la premier Theresa May aveva ammesso di non aver i voti per far approvare l’accordo con l’UE, ma non aveva presentato alcuna proposta alternativa. La svolta di ieri non garantisce un esito positivo: il governo ha minacciato di non riconoscere l’eventuale risultato finale del processo; se l’esito richiedesse nuovi negoziati con l’UE o una lunga estensione, la collaborazione del governo sarebbe però necessaria per implementare la decisione.
Inoltre, non è affatto sicuro che nella Camera dei Comuni esista una maggioranza a favore di soluzioni alternative.

STATI UNITI – Continua il flusso di discorsi dalla Fed, con indicazioni omogenee per il 2019, e segnali misti per il 2020. Harker (Philadelphia Fed) ha detto che la Fed potrebbe alzare i tassi più avanti nell’anno, anche se i rischi sono aumentati, lo scenario USA resta positivo e la sua previsione per ora include, dopo una fase di pausa, un possibile rialzo quest’anno e uno nel 2020.
Rosengren (Boston Fed) ha detto la crescita USA dovrebbe essere fra 2% e 2,5% nei prossimi tre trimestri, soggetta a incertezze di origine esogena, fra cui il rallentamento della crescita in Cina ed Europa. A suo avviso, se l’economia crescerà come atteso, la curva dei rendimenti dovrebbe risalire.
Secondo Rosengren sarebbe opportuno accorciare la durata dei titoli in portafoglio in modo da avere maggiore flessibilità in caso di recessione. Aumentando la quota di T-bills e spostando gli acquisti su titoli più breve permetterebbe in caso di necessità di operare con operazioni tipo “twist”, che hanno effetti sui rendimenti a lungo termine senza bisogno di aumentare la dimensione del bilancio.
Evans (Chicago Fed) ha detto che attualmente i rischi verso il basso sono maggiori di quelli verso l’alto: in caso di indebolimento della crescita e/o delle aspettative di inflazione, la Fed potrebbe restare in pausa a lungo, o addirittura considerare un taglio dei tassi.
La sua previsione è che i tassi restino fermi fino all’autunno 2020. Secondo Evans, se la crescita soddisferà le previsioni, un eventuale ulteriore rialzo dipenderà dall’evoluzione dell’inflazione.

 

Il dollaro è stato ancora caratterizzato da volatilità limitata ieri sui principali cross, ma ancora con tensioni nei confronti di alcune divise emergenti (Real brasiliano, Lira Turca e secondariamente Rublo). Riteniamo inoltre che il mercato sia troppo negativo sui tassi Fed.

Scarso anche il movimento dell’euro nonostante la risalita dell’indice IFO. Tuttavia con il disturbo di Brexit, occorrerà un po’ di tempo.

La sterlina si è mantenuta ieri fra 1,317 e 1,3223 USD, in attesa degli sviluppi parlamentari con il voto di ieri che potrebbe rappresentare un passo verso una Brexit più soft.

CHF stabile dopo il forte apprezzamento registrato giovedì e venerdì contro euro (circa 1%) sulla scia dei dati macroeconomici deboli dell’eurozona: il cross ha corretto fino a 1,125 (poi tornato verso 1,1225) e ora sta accennando a una nuova modesta ripresa.

 

MARKET MOVERs:

FRANCIA – L’indice di fiducia delle imprese manifatturiere elaborato dall’INSEE è atteso in aumento a marzo a 104 da 103 precedente. Il morale sta tornando più ottimista dopo la correzione a cavallo d’anno.

STATI UNITI
– I nuovi cantieri residenziali a febbraio sono previsti in calo a causa del clima avverso: come indicato dai dati di occupazione nel settore, le informazioni recenti dal settore immobiliare sono di moderato miglioramento, dopo un 2018 negativo. Nel 2° trimestre si dovrebbe registrare anche l’influenza positiva del calo dei tassi sui mutui. Infine, le licenze edilizie dovrebbero essere poco variate.
– La fiducia dei consumatori rilevata dal Conference Board a marzo è attesa in aumento con una stabilizzazione delle aspettative e un modesto incremento della situazione corrente, grazie al miglioramento del mercato azionario e al flusso positivo dei rimborsi fiscali.