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24 Luglio 2019 – nota economica giornaliera

AREA EURO – Dopo nove trimestri consecutivi di marginale allentamento delle condizioni creditizie applicate alle imprese, l’indagine BCE sul credito mostra una modesta restrizione: il saldo passa da -1,3 a +4,8.
La restrizione ha interessato soprattutto le piccole imprese e più le erogazioni a lungo termine che quelle a breve termine. Rispetto a tre mesi fa, le banche dichiarano di aver applicato condizioni meno favorevoli a causa della maggiore rischiosità del contesto economico (generale e specifico all’impresa).
La restrizione ha interessato soprattutto gli spread e le garanzie richieste.
Le condizioni applicate sui mutui sono state marginalmente allentate, mentre si è osservato il secondo trimestre di fila di lieve restrizione delle condizioni sul credito al consumo.
Per quanto riguarda la domanda di credito, rispetto a tre mesi fa le banche europee segnalano una crescita più diffusa per quella proveniente dalle imprese.

FRANCIA – L’indice di fiducia delle aziende manifatturiere elaborato dall’INSEE è calato a sorpresa a luglio a 101 da 102.
La produzione industriale aveva registrato un balzo a maggio, a cui pensiamo seguirà un calo a giugno. Da luglio il comparto manifatturiero dovrebbe però tornare crescere. Prevediamo un andamento positivo dell’industria per il 3° trimestre.

STATI UNITILe vendite di case esistenti a giugno calano a 5,27 mln di unità ann. (-1,7% m/m), sulla scia di contrazioni negli stati occidentali e meridionali, nonostante indicazioni positive dei contratti di compravendita. Le vendite di case sono state molto volatili negli ultimi trimestri, nonostante il calo dei tassi sui mutui e la solidità del mercato del lavoro.

GIAPPONE – Lieve miglioramento del PMI manifatturiero in luglio, da 49,3 a 49,6. Anche la stima flash per i servizi è in aumento, da 51,9 a 52,3.

 

COMMENTI:

Fondo Monetario Internazionale – Nell’aggiornamento del World Economic Outlook, il FMI ha tagliato di un decimo, rispetto all’aprile scorso, la stima di crescita per l’economia mondiale, a 3,2% per il 2019 e 3,5% per il 2020. La revisione è motivata soprattutto dalle incertezze ancora gravanti sul commercio internazionale, nonostante la tregua tra Stati Uniti e Cina.
La crescita è confermata sui ritmi di tre mesi fa per le economie avanzate.
Per gli Usa c’è una revisione al rialzo di tre decimi sulla previsione per quest’anno (a 2,6%), ma è confermato il rallentamento a 1,9% l’anno prossimo.
Per l’eurozona, si attende una crescita di 1,3% quest’anno (stabile rispetto a tre mesi fa) e di 1,6% il prossimo (un decimo in più di quanto stimato ad aprile).
Per la Germania, c’è una ulteriore revisione al ribasso del PIL 2019 (di un decimo, a 0,7%), ma un maggiore ottimismo per l’anno prossimo (stima rivista al rialzo di tre decimi, a 1,7%).
Per l’Italia, il Fondo ha confermato la crescita poco più che stagnante quest’anno (0,1%), e rivisto al ribasso di appena un decimo la previsione per il 2020, a 0,8%; c’è da osservare però che la stima per l’anno prossimo (in linea con quella di Banca d’Italia) è soggetta all’ipotesi che non venga attivato l’aumento dell’IVA previsto dalla legislazione vigente, né misure restrittive della stessa entità.

SPAGNA – Il Parlamento ha bocciato il governo Sánchez per 170 voti a 124, con 52 astensioni. Podemos richiede concessioni dal PSOE per far votare i suoi 42 deputati a favore del governo.
Un nuovo voto si terrà domani, giovedì 25: in tale occasione, sarà sufficiente una maggioranza dei votanti per far partire il governo Sánchez. Ma se anche il secondo tentativo fallirà, sarebbero inevitabili elezioni anticipate a settembre.

REGNO UNITO – Come ampiamente atteso, il partito conservatore ha nominato Boris Johnson quale nuovo leader del partito.
Johnson, che dovrebbe essere nominato primo ministro nella giornata di oggi, ha promesso durante la campagna di far uscire il Regno Unito dall’UE il 31 ottobre con o senza accordo di recesso. Johnson può contare su una maggioranza di appena 2 seggi, che potrebbe scendere a 1 se i conservatori perderanno l’elezione suppletiva prevista l’1 agosto in una circoscrizione gallese.
Domani si terrà l’ultima seduta del Parlamento, in occasione della quale il leader dell’opposizione potrebbe lanciare una mozione di sfiducia.

STATI UNITI – L’accordo raggiunto dai leader repubblicani e democratici, insieme al segretario del Tesoro, sul limite del debito e sulle le leggi di spesa, contribuirà a rimuovere due importanti fonti di incertezza per lo scenario USA. L’accordo stabilisce che le leggi di spesa, in scadenza il 30 settembre, vengano rinnovate, con un aumento di 3,5% (44 mld) nell’a.f. 2020, di 0,8% nell’a.f. 2021 e una sospensione del limite del debito fino a luglio 2021. Il livello della spesa discrezionale prevista con questo compromesso sarebbe circa 320 mld di dollari sopra i limiti imposti dal Budget Control Act del 2011, in linea con l’ultimo biennio che già aveva visto una elusione di tali vincoli.
L’intesa prevede una copertura solo parziale dell’incremento di spesa, limitata a 77 mld di dollari.
Il Budget Control Act (BCA) prevedeva un controllo sulla spesa discrezionale solo fino al 2021, ma i limiti imposti saranno superati per quattro anni di seguito (su un totale di dieci), confermando il chiaro trend verso deficit federali crescenti, ormai accettato indistintamente da repubblicani e democratici.
Il deficit 2019 è previsto dall’Office of Management and Budget a circa 1 tln di dollari e dal Congressional Budget Office a 896 mld (4,2% del PIL).
La tabella di marcia per l’attuazione dell’accordo è definita dai tempi della chiusura estiva del Congresso: l’obiettivo dei leader dei partiti è quindi un voto sui livelli di spesa e sulla sospensione del limite del debito entro il 26 luglio, quando inizia la chiusura della Camera (il Senato chiude dal 2 agosto). Successivamente, con la riapertura del Congresso, saranno necessarie l’approvazione delle singole leggi di spesa e la firma del presidente per rendere operativi gli impegni concordati. Il rischio di un blocco da parte di Trump è limitato dall’approssimarsi della scadenza elettorale, ma non è del tutto azzerato.
La posta in gioco questa volta è molto maggiore rispetto a dicembre 2018, non solo per via delle elezioni in arrivo ma anche per la possibilità di una crisi del debito.
Riteniamo perciò che l’accordo sarà probabilmente approvato in Congresso e firmato dal presidente.

 

L’indice del dollaro si è ulteriormente rafforzato ieri, sulla scia dell’accordo sul limite del debito e sui limiti di spesa per il biennio 2020-21.

Il movimento è stato relativamente più ampio contro euro, che ha toccato ieri quota 1,1143 dollari (sui minimi di aprile).
Sorprese negative sui dati europei in uscita oggi (IFO, PMI) potrebbero ulteriormente indebolire la moneta unica, alimentando aspettative di mosse aggressive da parte della banca centrale. Tuttavia, se il consenso avesse ragione ad attendersi soltanto modifiche preliminari, domani pomeriggio il cambio rimbalzerebbe.

La sterlina è sempre debole contro dollaro, ma contro euro è rimasta poco variata attorno a 0,8960. Durante l’estate la sterlina è vista rimanere debole e a rischio di scivoloni per effetto della retorica di Johnson che sfrutterà l’estate per iniziare a impostare la linea del nuovo governo con particolare enfasi sul dossier Brexit.

Yen sempre sopra 108,00 grazie anche alle borse americane positive.

Il franco svizzero rimane appena al di sopra del supporto 1,10 contro euro, dopo che ieri aveva toccato un minimo di 1,0977. L’allentamento annunciato dalla BCE mette in difficoltà i piccoli Paesi circostanti l’eurozona, che si trovano a fronteggiare indesiderate pressioni al rialzo sulle proprie valute.

 

PREVISIONI:

GERMANIA – A seguito della sorpresa negativa del sondaggio ZEW, l’indice di fiducia IFO dovrebbe registrare un ulteriore calo, passando da 97,4 punti in giugno a 96,8 punti in luglio.
Pensiamo che il calo dei nuovi ordini del mese scorso possa avere un impatto sulla componente delle condizioni attuali; dopo la stabilizzazione di giugno, prevediamo una flessione di 1,3 punti a 99,5 punti. Per quanto riguarda la componente delle attese, dopo il calo dei due mesi precedenti, vediamo per ora solo una moderata diminuzione rispetto a 94,2 punti in giugno.

BELGIO – L’indice di fiducia economica elaborato dalla Banca del Belgio a luglio è visto recuperare dopo il calo di maggio, spinto dalla risalita del comparto manifatturiero dopo tre mesi di cali.
In media nel 2° trimestre l’indice aveva segnalato un peggioramento diffuso del morale degli operatori economici. Per il 3° trimestre ci aspettiamo un miglioramento solo marginale.

AREA EURO
– La stima flash del PMI manifatturiero è prevista in marginale flessione a luglio. Negli ultimi due mesi si è osservata una dinamica più debole dei nuovi ordini, che spiega la nostra previsione in calo.
La probabilità che l’indice sorprenda positivamente è però significativa, quasi del 40%.
Il PMI servizi dovrebbe restare stabile ma su livelli elevati (53,4).
Infine, circa stabile anche il PMI composito che stimiamo a 52,1.
Per la Germania, ci aspettiamo una lieve flessione dell’indice PMI manifatturiero da 45,0 di giugno, riflettendo principalmente un forte calo dei nuovi ordini, che hanno cancellato tutta la crescita accumulata a marzo e aprile. L’attività industriale sembra comunque normalizzarsi dopo l’aprile estremamente debole e dovrebbe in parte controbilanciare la recente debolezza dei nuovi ordini. L’indice dei servizi, nonostante la cancellazione di parte della crescita precedente, dovrebbe rimanere comodamente in territorio espansivo a 55,5, contro i 55,8 di giugno. Di conseguenza, l’indice composito dovrebbe diminuire di tre decimi a 52,3 punti.
– Da tempo la domanda di moneta è divenuta molto instabile e il legame con il PIL nominale e l’inflazione è sostanzialmente scomparso.
Tuttavia ci attendiamo M3 in rallentamento a 4,6% in giugno, risultante da un’espansione ancora vigorosa di M1 (7,1% a/a), marginalmente positiva per M2-M1, e negativa per M3-M2. Fra le contropartite di M3, dovrebbe confermarsi il rallentamento del credito al settore pubblico, ma potrebbe rallentare anche quello al settore privato, per motivi di domanda e non di condizioni del credito.

STATI UNITI – Le vendite di case nuove a giugno sono previste in rialzo dopo l’ampio calo di maggio (626mila), in parte dovuto anche al clima avverso. La fiducia dei costruttori di case è su un trend positivo da inizio anno, dopo le correzioni del 2° semestre 2018. Il mercato immobiliare residenziale dovrebbe essere sostenuto dal calo dei tassi, dal mercato del lavoro solido e dall’aumento di nuove unità familiari.