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24 gennaio 2019 – nota economica giornaliera

FRANCIA – A gennaio l’indice di fiducia presso le imprese manifatturiere elaborato dall’INSEE è rimasto stabile.
L’indagine evidenzia che il rallentamento del comparto manifatturiero a cavallo d’anno è attribuibile in ampia misura alla frenata degli ordini esteri.
Il livello del morale è andato rallentando progressivamente da febbraio 2018 e si trova ora sui livelli d’inizio 2017. Nei prossimi mesi prevediamo un modesto recupero del morale delle aziende.

 

COMMENTI:

REGNO UNITO – Il Partito Laburista potrebbe appoggiare un emendamento alla mozione del governo su Brexit che implicherebbe l’obbligo di richiedere un’estensione dell’art. 50 nel caso in cui l’accordo non sia stato approvato in tempo.
Tale emendamento gode del sostegno in tutti i partiti e quindi sembra avere una buona possibilità di essere approvata.
I mercati hanno interpretato questa novità come una prova che l’uscita del Regno Unito non avverrà il 29 marzo.
Tuttavia, dalla Commissione Europea, Barnier ha ricordato che non basta richiedere un’estensione; è anche necessario che si formi una maggioranza parlamentare a favore di un’altra opzione.

STATI UNITI – In relazione alla chiusura degli uffici federali, oggi verranno votate due proposte di soluzione.
Quella della Camera, senza i fondi per il muro, mira a finanziare il governo per un periodo breve, fino all’8 febbraio, per proseguire i negoziati sulla sicurezza dei confini e l’immigrazione. Il disegno di legge in Senato ricalca la proposta di Trump, con i fondi per il muro e protezione temporanea per i “dreamers”.
Al momento è molto probabile che nessuna delle due alternative abbia i voti necessari per l’approvazione e che gli spiragli per una riapertura degli uffici in tempi stretti siano ancora minimi.
Il CEA ha rivisto verso l’alto la stima del costo dello shutdown, raddoppiandolo da una stima precedente.
Ieri il presidente del Council of Economic Advisers (CEA) ha detto che il proseguimento dello shutdown per tutto il 1° trimestre, potrebbe portare a una crescita “molto bassa o molto vicina a zero” nei primi tre mesi del 2019, pur generando poi un “enorme” rimbalzo nel trimestre successivo.

 

L’indice del dollaro è rimasto pressoché stabile (-0,2%).

Anche l’euro non ha registrato variazioni apprezzabili contro USD, in attesa dei dati di oggi sui PMI e, soprattutto, della BCE.

La giornata di ieri ha visto un livello moderato della volatilità, che si è soprattutto concentrata sulla sterlina.
I mercati hanno interpretato il dibattito parlamentare sulla Brexit come una prova che l’uscita del Regno Unito non avverrà il 29 marzo, permettendo alla sterlina di salire dello 0,9% contro USD a 1,3060 e contro euro a 0,8711 (+0,7%).

Sul fronte commodity currency, il CAD ha repentinamente interrotto un tentativo di apprezzamento contro USD perdendo tutto il terreno guadagnato una volta usciti ieri i dati sui consumi peggiori delle attese.

Infine, oggi è attesa la riunione della Norges Bank che dovrebbe lasciare il tasso sui depositi invariato. Nel mentre la Corona Norvegese si sta lievemente apprezzando contro euro (+0,3%) e scambia ora a 9,75.

 

MARKET MOVERs:

AREA EURO – La stima preliminare dovrebbe mostrare il PMI composito in recupero a gennaio dopo il tonfo di dicembre spiegato dal netto peggioramento del morale in Francia probabilmente sulla scia delle proteste dei gilet gialli.
Anche l’indice per i servizi è visto risalire trainato per lo più dalla Germania dove pure, inspiegabilmente, a dicembre si era visto un peggioramento; in Francia, invece, il PMI servizi è visto stabile.
L’indice per il manifatturiero è atteso poco variato.

Nell’eurozona, il focus del giorno sarà la prossima riunione della BCE che potrebbe introdurre alcune novità rispetto a dicembre scorso sullo scenario macro e sulle operazioni di rifinanziamento a lungo termine.
La valutazione dei rischi potrebbe essere ancora bilanciata ma è assai probabile che il Consiglio voglia segnalare i crescenti rischi verso il basso.
Infatti già durante l’intervento al Parlamento europeo, in occasione del 20 anniversario della moneta unica, Draghi aveva sottolineato come i fondamentali per consumi e investimenti fossero ancora solidi e che il mercato del lavoro continuava a migliorare.
Tuttavia, con un trend di fondo più debole delle attese, la politica monetaria dovrebbe rimanere ancora accomodante. Draghi aveva inoltre rassicurato che il rallentamento in atto non avrebbe condotto ad una recessione nella zona euro.
Ci aspettiamo che la BCE aprirà ad un‘altra operazione di rifinanziamento a medio lungo termine per allungare la vita residua dei fondi assegnati con le TLTRO II del 2016.