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23 gennaio 2019 – nota economica giornaliera

AREA EURO – L’indagine BCE sul credito relativa al 4° trimestre 2018 mostra condizioni per le imprese circa invariate rispetto al trimestre precedente ed ancora lievemente espansive; con delle differenze all’interno dell’area e con un miglioramento in Germania e Olanda, stabili in Francia e Spagna e sono diventate più restrittive in Italia per effetto di un aumento dei fattori di rischio.
Per i prossimi mesi le banche si aspettano un leggero restringimento delle condizioni al credito.
La domanda di credito da parte delle imprese è aumentata ancora anche se meno rispetto al trimestre precedente. Per le imprese tedesche, olandesi e spagnole la spesa per investimenti è il principale motivo per la domanda di prestiti.
Per quanto concerne il credito alle famiglie, le condizioni restano ancora marginalmente espansive e il livello rimane al di sotto della media storica.
Come per il credito alle imprese, le attese sono di marginale restringimento delle condizioni al credito nei prossimi mesi. Nel complesso, quindi, il credito dovrebbe continuare a sostenere la spesa di aziende e famiglie.

GERMANIA – Gli analisti ZEW a sorpresa si dichiarano moderatamente più ottimisti sui prossimi mesi con l’indice in aumento a -15 (da un precedente -17,5).
Il consenso degli analisti era per un ulteriore calo, ma il rimbalzino della componente attese è solo in parte rincuorante, visto il netto peggioramento dell’indice sulla situazione corrente che è calato a 27,6 (da un precedente 45,3), ma ancora al di sopra della media di lungo termine.
L’indice ZEW potrebbe suggerire un calo anche dell’indice IFO (dati in uscita venerdì), per effetto di un peggioramento della situazione corrente.

FRANCIA – L’indice di fiducia presso le imprese manifatturiere elaborato dall’INSEE è rimasto stabile a 103 a gennaio. Secondo le indagini di Banque de France, l’attività nell’industria dovrebbe essere in recupero a dicembre, dopo il crollo di novembre, per poi rallentare nuovamente a gennaio.
I dati di produzione industriale a cavallo d’anno saranno cruciali per valutare come l’output evolverà nel 2019.

STATI UNITI – Le vendite di case esistenti a dicembre segnano un crollo a 4,99 mln di unità ann., (da 5,33 mln di novembre), toccando il minimo da novembre 2015. Il calo riguarda sia le unità monofamiliari (-5,5% m7m), sia quelle multifamiliari (-12,2% m/m).
Nonostante la frenata delle vendite, le scorte scendono a 3,7 mesi e i prezzi sono poco variati (prezzo medio in aumento nel segmento multifamiliare), confermando che la debolezza dell’attività è in larga misura determinata dalla scarsità di immobili con prezzi accessibili alle fasce di reddito medio-basse.

GIAPPONE – La riunione della Bank of Japan si è conclusa con politiche invariate: tasso overnight a -0,1%, rendimento a 10 anni “intorno a zero” e acquisti di JGB attuati in modo “flessibile” per raggiungere una variazione annua di circa 80 tln di yen.
La Banca Centrale probabilmente manterrà la politica monetaria invariata fino a gran parte del prossimo anno, avendo scarsi margini di manovra per aumentare lo stimolo monetario pur continuando a mancare l’obiettivo di inflazione.
Difficilmente i tassi possono essere ridotti ulteriormente, mentre gli acquisti effettivi di JGB sono già ridotti a circa la metà dell’obiettivo, per via della scarsità di offerta.

 

COMMENTI:

STATI UNITIWilliams (NY Fed) ha ribadito che l’economia è sempre “forte”, e lo scenario è “sano”. Secondo Williams, la priorità è preservare questo quadro positivo usando “prudenza, pazienza e buon giudizio”, sotto la guida della dipendenza dai dati. Williams ha anche ripetuto che i tassi non hanno un sentiero predefinito e “se lo scenario si deteriora in modo significativo, siamo pronti a mettere in atto tutti i nostri strumenti di politica monetaria, come appropriato, a supporto dell’economia”. Al momento il presidente della NY Fed resta fiducioso negli sviluppi positivi, ma ha riconosciuto che lo shutdown in corso avrà effetti crescenti se durerà ancora e limiterà la capacità di previsione della Fed bloccando la pubblicazione di dati rilevanti.

STATI UNITI – Lo shutdown è entrato nel 32° giorno. Domani verranno votati i due disegni di legge presentati dai democratici (voto alla Camera) e dal Presidente (al Senato), con una probabilità quasi nulla di ottenere la maggioranza richiesta in entrambi i rami del Congresso. Il presidente del Senato McConnell finora ha rifiutato di mettere al voto le proposte della Camera che non hanno l’approvazione del Presidente. Tuttavia, la proposta democratica, che riaprirebbe gli uffici fino all’8 febbraio con l’obiettivo di proseguire nei negoziati e riportando il governo alla normalità, potrebbe raccogliere consensi anche tra un gruppo di repubblicani moderati al Senato, anche alla luce dei crescenti costi dello shutdown.

In Giappone, l’aggiornamento dell’Outlook for Activity and Prices della BoJ contiene, come atteso, modifiche alle previsioni di inflazione e crescita. In particolare, le previsioni per l’inflazione sono riviste verso il basso: per il 2018 da 0,9% a 0,8%, per il 2019 da 1,6% a 1,1% e per il 2020 da 1,6% a 1,5%. Per la crescita, le previsioni sono più base nel 2018 (a 0,9% da 1,4%), per via degli effetti dei disastri naturali dell’estate scorsa, mentre per gli anni successivi ci sono marginali revisioni verso l’alto (2019 a +0,9%, 2020 a 1%). La BoJ mantiene la previsione di graduale ritorno dell’inflazione verso il 2%, nonostante l’interruzione prevista per il 2019 e causata in gran parte dalla correzione dei prezzi energetici. Nella conferenza stampa, Kuroda ha affermato che l’effetto disinflazionistico del calo del prezzo del petrolio dovrebbe essere transitorio. Secondo Kuroda i mercati stanno ritrovando la calma e non ci sono cambiamenti dei fondamentali che inducano modifiche dello scenario, anche se la BoJ resta pronta a intervenire, se necessario, dopo aver esaminato i rischi per l’economia.

Con l’indice del dollaro praticamente invariato, EURUSD è rimasto poco mosso ieri, attorno a 1,1370.

L’euro sta attraversando una fase di debolezza legata ai timori di una crescita in rallentamento più del previsto nel 2019.

La sterlina sta traendo profitto dalle attese di rinvio della Brexit recuperando lo 0,6% sia contro dollaro sia contro euro, rispettivamente a 1,2960 e a 0,8770.

Lo yen dopo la revisione al ribasso delle previsioni di inflazione si è indebolito contro dollaro (-0,5%) a109,70.

Tra le commodity currency, il CAD continua la sua fase di relativa debolezza contro USD (-0,2%) in un contesto ancora caratterizzato da forte correlazione con il prezzo del petrolio

 

MARKET MOVERs:

AREA EURO – La fiducia delle famiglie potrebbe recuperare a gennaio dopo cinque mesi di cali consecutivi. La fiducia rimane in ogni caso al di sopra della media di lungo periodo, ma il minor ottimismo delle famiglie è spiegato dal peggioramento del quadro economico generale, laddove però il miglioramento del mercato del lavoro dovrebbe sostenere la fiducia.

Negli Stati Uniti non c’è nessun dato di rilievo in agenda.