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21 gennaio 2019 – nota economica giornaliera

CINA – La crescita del PIL è lievemente rallentata nel 4° trimestre a 1,5% t/t (da 1,6% t/t nel 3°) e ciò ha portato la crescita tendenziale a 6,4% a/a (da 6,5%), e la crescita del 2018 in linea con l’obiettivo governativo (a 6,6%).
La riaccelerazione del settore industriale (da 5,3% a 5,8% a/a) non è riuscita a compensare il rallentamento del settore agricolo e soprattutto dei servizi (da 7,9% a/a a 7,4% a/a).
Maggiori dettagli sulla scomposizione del PIL saranno disponibili da domani.
Alcuni dati mensili hanno comunque registrato un miglioramento in dicembre.
La produzione industriale è aumentata del 5,7% a/a (rispetto al 5,4% registrato in novembre), verosimilmente spinta dalla produzione delle imprese private.
Le vendite al dettaglio sono salite dell’8,2%, (leggermente al di sopra dell’8,1% in novembre), sostenute da diverse categorie di spesa (elettronica, alimentari, medicinali) che hanno in parte bilanciato il calo delle vendite di automobili (-13% a/a).
Gli investimenti fissi sono saliti del 5,9% a/a nel 2018, in rallentamento però rispetto al 7,2% del 2017, con un tasso di crescita cumulato stabile tra novembre e dicembre e una crescita tendenziale (che non viene pubblicata) che potrebbe essere rallentata, frenata dagli investimenti in edilizia residenziale e del settore manifatturiero.
La dinamica dello stock di credito bancario è migliorata salendo da 13,1% a/a in novembre a 13,5% a/a in dicembre, ma quella dell’aggregato della finanza sociale o AFRE (Aggregate Financing to the Real Economy) ha registrato un altro lieve rallentamento toccando un minimo a 9,8% a/a (da 9,9% di novembre) a causa del continuo calo dei prestiti in valuta estera e delle altre categorie di finanziamenti non bancari. L’impulso del credito è stato ancora in calo e negativo nel 4° trimestre, ma gli stimoli monetari e fiscali annunciati a cavallo d’anno dovrebbero favorire una moderata ripresa nella seconda metà del 2019.
La fiducia dei consumatori rilevata dal NBS ha registrato il 4° aumento consecutivo dopo la stabilizzazione dei mesi estivi mentre; quella rilevata da Unionpay, al contrario, ha registrato nello stesso periodo una dinamica in calo. Nonostante il lieve miglioramento dei dati mensili di dicembre, le prospettive rimangono in generale di rallentamento.

ITALIA – La produzione nelle costruzioni è salita solo in misura modesta a novembre (+0,2% m/m), dopo l’ampia flessione registrata a ottobre (-1,7% m/m). Su base annua l’output è rimasto in territorio lievemente negativo, a -0,1% da -0,8% precedente. Nel trimestre autunnale la produzione è in rotta per una contrazione di -1,2% t/t dopo l’aumento di 0,5% t/t visto in primavera e estate. Pertanto, anche le costruzioni, come l’industria in senso stretto, dovrebbero aver dato un contributo negativo alla crescita del valore aggiunto nel trimestre finale del 2018: c’è il rischio di una recessione “tecnica”, ovvero di una seconda contrazione su base congiunturale del PIL dopo il -0,1% t/t visto nel 3° trimestre.

STATI UNITI – La produzione industriale a dicembre aumenta di 0,3% m/m (4% a/a), in linea con le attese.
Dietro la variazione dell’aggregato totale c’è un’ampia correzione delle utility (-6,3% m/m) legata al clima particolarmente mite, ma anche un balzo di 1,1% m/m del manifatturiero, dopo due mesi relativamente deboli (+0,1% e -0,2% m/m a novembre e ottobre, rispettivamente) e di 1,5% m/m dell’estrattivo.
Il manifatturiero è trainato al rialzo dalle auto (+4,8% m/m), in ripresa dopo due mesi deboli: questa semi-stagnazione fa prevedere che nei prossimi mesi il trend nel comparto debba rallentare.
Tuttavia, l’output del manifatturiero (escluso le auto) ha segnato un ampio incremento (+0,8% m/m), dando indicazioni comunque positive, pur in presenza di moderato rallentamento come segnalato dalle indagini.
Per quanto riguarda l’estrattivo, la correzione del prezzo del petrolio sta già determinando un calo delle trivelle in attività e fa prevedere moderazione dell’output nei prossimi trimestri.
Nel complesso i dati sono comunque positivi e moderano i timori di indebolimento preoccupante dell’attività a inizio anno: sarà poi da vedere quanto incideranno gli effetti di un ulteriore prolungamento della chiusura degli uffici federali.

STATI UNITI – La fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a gennaio (preliminare) crolla a 90,7 da 98,3 di dicembre, con ampie correzioni sia della componente attuale (a 110 da 116,1) sia delle aspettative (a 78,3 da 87). La fiducia torna sui livelli di fine 2016.
I consumatori sono preoccupati da un insieme di fattori negativi: dazi, chiusura degli uffici federali, volatilità dei mercati, incertezza sulla politica monetaria e indebolimento della crescita mondiale.
Più della metà dei partecipanti all’indagine ritiene che questi elementi impediranno al Presidente Trump di occuparsi della crescita economica. Probabilmente il fattore preponderante nel risultato dell’indagine è ora lo shutdown e il conflitto politico in corso. Le famiglie intendono aumentare il loro risparmio precauzionale per fare fronte a un eventuale peggioramento congiunturale.
Le aspettative di inflazione a 12 mesi sono invariate e quelle a 5-10 anni sono in rialzo marginale, tale da non destare alcuna preoccupazione alla Fed.

 

COMMENTI:

ITALIA – Nel Bollettino Economico di inizio anno, la Banca d’Italia ha rivisto al ribasso le stime di crescita per l’economia italiana, a 0,6% per il 2019 (da 1% precedente), e a 0,9% (da 1,2%) per il 2020.
La revisione per l’anno in corso deriva tra l’altro da una chiusura debole del 2018, quando il PIL potrebbe essersi contratto per il secondo trimestre consecutivo (di -0,1% t/t) nel 4° trimestre.
Secondo Bankitalia, i rischi sulle stime di crescita sono verso il basso, e derivano dall’eventualità di un nuovo rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato, di un più rapido deterioramento delle condizioni di finanziamento del settore privato e di un ulteriore rallentamento della propensione a investire delle imprese.

Nel Regno Unito, la premier May è attesa in Parlamento per una dichiarazione su come intende gestire il processo della Brexit dopo la bocciatura dell’accordo con l’UE. La stampa anticipa che non sarà presentato un vero ‘piano’, ma soltanto una riproposizione dell’accordo già sottoscritto come unica alternativa a una no-deal Brexit, più una promessa di chiedere modifiche al backstop per il confine irlandese. In seguito, i membri del Parlamento potrebbero presentare mozioni potenzialmente molto importanti per gli sviluppi futuri – fra le quali, se approvata, consentirebbe a una diversificata minoranza di richiedere voti indicativi su scenari specifici di rinegoziazione dell’accordo o anche su un nuovo referendum, e un’altra che consentirebbe al Parlamento di esprimersi per un’estensione del periodo negoziale (che dovrebbe però essere approvata anche dagli altri 27 Stati membri).

STATI UNITIBrainard (Board Fed) ha sottolineato i rischi derivanti dall’aumento dell’incertezza politica che, a suo avviso, potrebbero pesare sulla fiducia e sulla crescita, nonostante l’andamento estremamente solido del mercato del lavoro. Secondo Brainard c’è un insieme di rischi che potrebbe risolversi “in modo molto positivo”, ma che, se resterà irrisolto a lungo, potrebbe tradursi in un rallentamento dell’attività.

Negli USA, Trump ha presentato una proposta di compromesso sull’immigrazione mirata a interrompere lo shutdown. In una conferenza stampa, il Presidente ha delineato un insieme di misure che a suo avviso dovrebbero trovare l’accordo dei democratici: le proposte ricalcano un disegno di legge presentato da un gruppo di repubblicani nella primavera 2018 e mai approvato. I punti salienti del piano di Trump sono: estensione per tre anni della protezione per i “Dreamers” (individui entrati illegalmente negli USA da adolescenti) e per gli individui con necessità di protezione da eventi catastrofici nel loro paese (programma Temporary Protection), 800 mln per assistenza umanitaria, 805 mln per tecnologia anti-droga, 2750 nuovi agenti per il controllo al confine, aumento di giudici per casi di immigrazione, istituzione di una procedura di richiesta di asilo per i minorenni dai paesi dell’America centrale. Il team della Casa Bianca che ha elaborato il piano, guidato da Kushner e Pence, ritiene che un accordo sui termini proposti sarebbe la base per una discussione più ampia sull’immigrazione dopo la riapertura degli uffici federali. La Presidente della Camera, Pelosi, ha reagito negativamente alla proposta, affermando che ricalca un piano già bocciato per la mancanza di una soluzione permanente per i Dreamers. Il presidente del Senato Mc Connell ha in programma di mettere al voto la proposta del Presidente questa settimana. I democratici voteranno alla Camera questa settimana disegni di legge per finanziare le agenzie chiuse e aumentare i fondi per la sicurezza dei confini con misure analoghe a quelle di Trump (a parte il muro) e propongono di aprire un dibattito sull’immigrazione dopo la riapertura degli uffici. Il terreno per i negoziati è ora aperto e concentrato, ma il risultato resta difficile da ottenere. La chiusura degli uffici federali è entrata nel 30° giorno e pesa in misura crescente sullo scenario di crescita del 1° trimestre. Al contrario di quanto ha affermato Trump, i sondaggi mostrano una crescente disapprovazione del Presidente, con il 55,2% degli intervistati che disapprova l’operato di Trump (in costante aumento da 52,4% del 20 dicembre), contro il 40% che lo approva (media corretta per l’affidabilità delle principali indagini calcolata da FiveThirtyEight).

 

La settimana si è chiusa con un abbassamento della volatilità rispetto alla media degli ultimi dieci giorni, con l’indice del dollaro in marginale correzione.

EURUSD continua a trovare buon supporto poco sotto 1,1400 con rischi di ulteriore calo che potrebbero materializzarsi principalmente nel caso la BCE declassasse le prospettive di crescita per il 2019.

La sterlina sta reagendo alla saga di Brexit cedendo lo 0,8% sia contro USD, dopo il rafforzamento di metà della scorsa settimana, sia contro euro (scambiando ora a 0,8840).

Lo yen rimane anch’esso stabile contro dollaro attorno a 109,50.

 

MARKET MOVERs:

Nella zona euro il focus settimanale sarà sulla riunione BCE che potrebbe introdurre qualche novità sulle operazioni a medio lungo termine. Inoltre è probabile che il Consiglio si soffermi sul rallentamento in atto e che sottolinei i crescenti rischi verso il basso. Intanto oggi, la riunione dell’Eurogruppo esaminerà le raccomandazioni della Commissione UE sulla politica economica.

La pubblicazione dei dati economici degli Stati Uniti è sempre più offuscata dal perdurare della chiusura parziale degli uffici federali. Tuttavia non è sicuro che vengano pubblicati i dati sulle vendite di case esistenti di dicembre e gli ordini di beni durevoli. In ogni caso sono mancanti i dati corrispondenti del mese precedente, che dovevano essere pubblicati a fine dicembre.

Negli USA i mercati saranno chiusi oggi per la festività del Martin Luther King Day.