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20 Maggio 2019 – nota economica giornaliera

GIAPPONE – Il PIL del 1° trimestre sorprende verso l’alto con una variazione di 0,5% t/t (consenso: -0,1% t/t). La variazione trimestrale annualizzata è di 2,1%.
Il risultato migliore delle attese deriva da una contrazione più contenuta degli investimenti fissi (-0,3% t/t), e da contributi positivi di scorte ed esportazioni nette (per via di un crollo dell’import).
Le altre voci della domanda finale domestica sono circa in linea con le aspettative: consumi in calo di -0,1% t/t, investimenti residenziali in aumento di 1,1% t/t, spesa pubblica in rialzo di 0,2% t/t grazie a investimenti solidi.

STATI UNITI – La fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a maggio (prel.) balza a 102,4 (da 97,2 di aprile) e tocca il massimo da gennaio 2004.
Le condizioni correnti sono circa stabili a 112,4, mentre le aspettative salgono a 96 (da 87,4) sui massimi da gennaio 2004.
La maggiore fiducia dei consumatori in parte è da ascrivere ai segnali di crescita più forte delle attese a inizio anno e al buon andamento del mercato del lavoro, nonostante i timori per l’aumento delle tensioni commerciali.
Un’altra sorpresa dell’indagine viene dai dati sulle aspettative di inflazione, salite da 2,5% a 2,8% sull’orizzonte a 1 anno e da 2,3% a 2,6% su quello a 5-10 anni.
I dati sono segnali positivi sia per i consumi sia per l’inflazione e dovrebbero essere letti favorevolmente dal FOMC, recentemente preoccupato dalla correzione delle aspettative di inflazione in una fase di rallentamento della dinamica dei prezzi.

 

COMMENTI:

AREA EURO – Da giovedì 23 a domenica 26 si terranno le elezioni per il Parlamento Europeo dalle quali si attende un forte calo dei due maggiori gruppi moderati, PPE e S&D, che però sarebbero in grado di formare una maggioranza con i liberali di ALDE.
Le maggiori implicazioni sono attese a livello nazionale, con il collasso del partito conservatore nel Regno Unito e possibili conseguenze sul governo italiano nel caso in cui la forbice fra Lega e Movimento Cinquestelle si allargasse molto.

AUSTRIA – Sul fronte politico, segnaliamo la crisi di governo sulla scia di registrazioni del 2017 che hanno rivelato la disponibilità del leader del partito di destra FPÖ, oggi al governo con i popolari, a scambiare favori politici illegali in cambio di finanziamenti, anche proveniente da riciclaggio di denaro sporco. Si profilano elezioni anticipate in settembre.

BREXIT – Il leader del Labour Party, Corbyn, ha interrotto i negoziati con il governo per un accordo sul recesso dall’UE, dichiarando che “non è stato possibile colmare importanti differenze politiche”.
A questo punto, il governo proporrà un voto parlamentare sul Withdrawal Agreement Bill fra il 3 e il 7 giugno.
In caso di bocciatura, secondo il sotto-segretario Barclay, il Parlamento potrebbe essere chiamato a scegliere fra il ritiro della domanda di recesso o un’uscita senza accordo.
In ogni caso, dopo il voto la premier May annuncerà la data delle proprie dimissioni, consentendo al partito di nominare un successore senza passare attraverso nuove elezioni.
Tale nomina, che quasi certamente sposterà il governo su posizioni più favorevoli a una no-deal exit, potrebbe però occupare gran parte dei mesi estivi, con l’effetto di prolungare ancora l’incertezza e impedire adeguati preparativi.

STATI UNITI
– L’amministrazione Trump, alla luce dello stallo dei negoziati con la Cina e a fronte dell’escalation che continua a manifestarsi sul fronte sino-americano (Huawei su black list),ha impresso una svolta alle trattative sugli altri fronti aperti della politica commerciale americana, cioè il nuovo NAFTA e i trattati bilaterali con Giappone e UE.
Per quanto riguarda Giappone e UE, come annunciato alla fine della settimana scorsa, l’amministrazione ha deciso di rinviare di 6 mesi qualsiasi decisione su eventuali misure restrittive sul settore auto indicate dal rapporto preparato dall’US Trade Representative. Il rapporto ha concluso che il settore auto è “vitale per la sicurezza nazionale”, dando il via libera a possibili dazi e/o quote sulle importazioni, con una penalizzazione concentrata su Giappone, Germania, Canada, Messico e Corea del Sud. Tuttavia, l’amministrazione ha anche dichiarato che per tutelare la sicurezza nazionale prima di ricorrere a dazi sul settore, si concentrerà sui negoziati (con Giappone e UE, ora nelle fasi iniziali) e con altri paesi eventualmente individuati dall’US Trade Representative.
Sul fronte del nuovo NAFTA, che langue ancora in Congresso da più di sei mesi, c’è stata una svolta che potrebbe portare a un’approvazione del trattato. L’amministrazione Trump ha annunciato che è stato raggiunto un accordo con Canada e Messico, in base al quale gli USA aboliscono i dazi su alluminio (al 10%) e acciaio (al 25%) verso i due paesi, che a loro volta eliminano i dazi che avevano istituito su circa 15 mld di importazioni dagli USA. L’eliminazione dei dazi su acciaio e alluminio dovrebbe ridurre l’opposizione democratica al nuovo trattato, accelerando una possibile approvazione se si aggiungerà anche qualche ulteriore misura di garanzia per i posti di lavoro americani.
Le svolte di questi giorni segnalano che in mancanza di un risultato nelle trattative con la Cina, l’amministrazione sta cercando di modificare la rotta, concentrandosi sulle trattative con gli “alleati storici” (Canada, Messico, Giappone, UE) e mantenendo alta invece la conflittualità con la Cina, probabilmente anche in ottica pre-elettorale. L’incertezza sui dazi rimane comunque elevata e influenzerà ancora le decisioni di investimento delle imprese.
Da segnalare anche l’aumento della tensione nel Golfo Persico fra Stati Uniti ed Iran.
Harker (Philadelphia Fed) ha preso una posizione più moderata sui tassi, dicendo che c’è molta incertezza sullo scenario e che non prevede in questo momento un rialzo dei tassi quest’anno. Poche settimane fa, Harker aveva indicato una previsione di al massimo un rialzo dei tassi quest’anno e, forse, al massimo un rialzo l’anno prossimo. A suo avviso i tassi sono marginalmente al di sotto della neutralità.

 

USD – L’indice di cambio effettivo si è rafforzato ancora, venerdì; nei confronti del CNY, continua la flessione della valuta cinese: il cambio con il dollaro ha chiuso la settimana a 6,918, con un deprezzamento cumulato di 1,4% su base settimanale e 3,2% su base mensile.

EUR – La flessione della moneta unica contro dollaro si è ulteriormente estesa venerdì fino a 1,1155, portando la variazione cumulata sulla settimana a -0,7%. Il calo è continuato nelle ultime ore.

GPB – Nell’arco della settimana, la sterlina ha ceduto il 2,1% contro dollaro e l’1,4% contro euro.

 

MARKET MOVERs:

EUROZONA
– Il focus settimanale sarà sui verbali della riunione BCE di aprile in cerca di indizi sulle modalità operative delle TLTRO III.
– Sul fronte dei dati gli indici IFO, INSEE e PMI potrebbero segnalare un lieve miglioramento del manifatturiero in Eurozona dopo mesi di continua debolezza, in particolare in Germania.
– Da giovedì 23 a domenica 26 si terranno anche le elezioni per il Parlamento Europeo, che potrebbero essere più rilevanti per le dinamiche politiche nazionali in alcuni paesi che per quelle dell’Unione.

STATI UNITI
– La settimana ha pochi dati in uscita negli Stati Uniti e il focus sarà sulla pubblicazione dei verbali della riunione del FOMC di maggio. I verbali dovrebbero indicare consenso unanime per la fase attuale di “pazienza”.
– I principali dati della settimana saranno gli ordini di beni durevoli, che ad aprile potrebbero essere deboli non solo per la componente trasporti ma anche per le altre voci.
– Le vendite di case nuove ed esistenti di aprile dovrebbero dare segnali positivi, e confermare un moderato trend verso l’alto, spinto anche dal calo dei tassi sui mutui.