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20 dicembre 2018 – nota economica giornaliera

STATI UNITI – Le vendite di case esistenti a novembre sorprendono con un rialzo inatteso, salendo a 5,32 mln di unità ann. da 5,22 mln di ottobre.
Le vendite nel comparto delle case unifamiliari, aumentano di 1,9% m/m e si riportano sui livelli di agosto, ma restano sempre in netto calo rispetto a un anno fa (-7% a/a).
Anche le unità multifamiliari crescono su base mensile (+1,7% m/m, -9% a/a). Le scorte di case invendute calano ancora (3,9 mesi da 4,3 degli ultimi mesi) e continuano a giustificare i prezzi elevati.
Il trend delle vendite dovrebbe però restare debole nei prossimi trimestri.

 

COMMENTI:

ITALIA – La Commissione Europea ha deciso formalmente di non aprire una procedura di deficit eccessivo per l’Italia, dopo che il Governo ha presentato misure correttive aggiuntive (rispetto alla versione della manovra già approvata alla Camera) per 10,2 miliardi nel 2019, che salgono a 12,2 miliardi nel 2020 e 16 mld. nel 2021.
Di conseguenza, l‘esecutivo ha rivisto il deficit programmatico non solo per l’anno prossimo (a 2,04% dal 2,4% iniziale), ma anche per gli anni successivi (a 1,8% da 2,1% per il 2020 e a 1,5% da 1,8% per il 2021).
Inoltre, è stata confermata anche la limatura delle stime sul PIL, visto ora crescere dell’1% l’anno prossimo, rispetto all’1,5% contenuto nel quadro programmatico originario.
Il calo del debito sarà però meno accentuato: dopo il 131,7% di quest’anno, è visto calare di un punto l’anno prossimo e arrivare al 129,2% nel 2020 e al 128,2% nel 2021.
Conte ha aggiunto che il Governo ha ottenuto dall’UE una flessibilità pari allo 0,2% del PIL per un piano di investimenti finalizzati a contrastare il dissesto idrogeologico.
Nella nuova versione, la manovra lorda vale 31 miliardi (dai 38 della versione iniziale).
Le principali misure aggiuntive che verranno inserite nel maxi-emendamento alla legge di bilancio sono:
• le nuove stime sul costo del “reddito di cittadinanza” e “quota 100” implicano risparmi per 4,6 miliardi;
• un più ampio ricorso alle cosiddette “clausole di salvaguardia”: dei 12,2 miliardi di misure aggiuntive per il 2020, ben 9,4mld. verrebbero da ulteriori clausole sull’IVA; inoltre, il governo ha accettato di “accantonare” 2 miliardi per il 2019 dalle spese della P.A. centrale;
• confermato l’atteso blocco dell’indicizzazione sulle pensioni più elevate e il contributo di solidarietà sulle cosiddette “pensioni d’oro” (in tutto circa 300 milioni di extra-gettito, di cui solo 76 dalle pensioni elevate);
• verrà introdotta la web tax sugli operatori digitali al di sopra di determinate soglie di ricavi (150 milioni il primo anno, 600 dal secondo);
• la novità sono altre misure di carattere fiscale come l’abrogazione di alcuni crediti d’imposta (sulle deduzioni forfettarie IRAP e per investimenti in beni strumentali) e dell’aliquota ridotta IRES in favore degli enti non commerciali (in tutto 435 milioni);
• un pacchetto di misure implicanti un aumento del prelievo sul gioco (che vale 450 milioni);
• inattesi anche nuovi tagli alla spesa centrale derivanti dal rinvio delle assunzioni nel pubblico impiego (100 milioni) e soprattutto dalla riduzione delle dotazioni di alcuni fondi, compresi il fondo per la coesione territoriale, i trasferimenti a FS e la quota nazionale per il finanziamento delle politiche comunitarie (con risparmi totali pari a 2,3 miliardi);
•  infine, un’accelerazione nel processo di dismissioni immobiliari aiuterà a raggiungere i target sul debito (950 milioni nel 2019, 150 nel 2020-21).

Il vice-presidente della Commissione UE Dombrovskis ha definito non ideale” l’accordo raggiunto, visto che lo sforzo strutturale dell’Italia risulta nullo nel 2019 mentre la Commissione avrebbe preferito un miglioramento anche piccolo (la richiesta iniziale era di un aggiustamento pari allo 0,6% del PIL). Dombrovskis ha aggiunto che la UE monitorerà il percorso parlamentare della manovra: in caso di mancata implementazione, la Commissione è pronta a riprendere azioni disciplinari nei primi mesi del 2019.  L’accordo aiuta a ridurre la tensione sui mercati, in vista del pesante calendario di emissioni 2019.
A nostro avviso, la maggiore criticità risiede nel fatto il percorso programmatico di finanza pubblica poggia ancora una  volta  su clausole di salvaguardia, la cui credibilità come presidio dei conti pubblici si è dimostrata nel recente passato molto bassa. In totale, gli aumenti IVA e accise sarebbero pari a 23,1 mld sul 2020 e 28,8 mld dal 2021: la legge di bilancio 2020 partirà con una zavorra addirittura doppia rispetto al quella 2019!

STATI UNITI – La riunione del FOMC si è conclusa con il previsto rialzo dei tassi dei fed funds di 25pb, fra  2,25% e 2,5% e con diverse novità, sia nel testo del comunicato, sia nel grafico a punti. I principali messaggi del Comitato sono stati, a nostro avviso, i seguenti:
1. Il sentiero dei tassi è più incerto e meno ripido rispetto alle proiezioni di settembre, ma per ora resta verso l’alto. I rialzi probabilmente non saranno più con cadenza trimestrale, ma il giudizio del Comitato è che ci voglia ancora qualche intervento.
2. Le proiezioni di crescita, inflazione e tassi sono riviste verso il basso ma lo scenario resta positivo. Pertanto, sulla base delle proiezioni di dicembre, appare appropriato portare i tassi in territorio marginalmente restrittivo nel 2019.
3. La Fed riconosce che l’incertezza è in aumento e per questo in futuro saranno i dati a dettare la risposta del FOMC, che è pronto ad adattare la propria risposta all’evoluzione dello scenario.
Con quali strumenti sono stati comunicati questi punti?
Il testo è praticamente invariato nella parte relativa alla valutazione macroeconomica.
Nel paragrafo dedicato al sentiero futuro dei tassi, il testo ora afferma che “il Comitato giudica che alcuni ulteriori graduali aumenti“ saranno coerenti con il mandato della banca centrale.
In secondo luogo, il Comitato “giudica” i rischi circa bilanciati, ma si aggiunge  che “continuerà a monitorare gli sviluppi globali economici e finanziarie a valutare le loro implicazioni per lo scenario economico”.
Scenario macro sempre positivo, pur con qualche revisione verso il basso.
Le proiezioni di crescita per il 2019-20 sono limate verso il basso, ma si mantengono sopra la crescita potenziale (rivista verso l’alto di 1 decimo a 1,9%), e sono accompagnate da modeste revisioni verso l’alto del tasso di disoccupazione nel 2020-21, con il NAIRU più basso di 1 decimo a 4,4%.
Quale sentiero dei tassi?
Con il quadro macro sempre espansivo, il consenso resta favorevole a graduali rialzi, anche se si qualifica con l’aggettivo “alcuni” per limitare il trend. La mediana vede due rialzi nel 2019, quindi uno in meno rispetto a settembre, con un intervento nel 2020 e lasciando i tassi nel 2020-21 marginalmente al di sopra della nuova stima del tasso neutrale (2,8% da 3%).
Il grafico a punti comunque mostra un significativo spostamento verso il basso delle opinioni dei partecipanti: 11 partecipanti su 17 (a settembre erano 7 su 16) prevedono due rialzi nel 2019, 6 vedono al massimo un rialzo. È evidente che i segnali recenti di debolezza della crescita mondiale hanno influenzato in modo diffuso le opinioni del Comitato.
Tassi dipendenti dai dati e dalle condizioni globali (anche finanziarie).
Powell
ha segnalato che quando lo scenario macro si è evoluto in linea con le attese, così hanno fatto anche i tassi. Tuttavia, il Comitato è aperto ad aggiustarsi di fronte a evoluzioni diverse dalle attese.
Il presidente Powell ha citato le modifiche alle proiezioni macro e al sentiero atteso dei tassi come un esempio di reattività della Fed agli sviluppi rilevanti, includendo esplicitamente fra i fattori da seguire anche la correzione dei mercati azionari e il rialzo degli spread sui corporate bond, ma ha anche detto che dal punto di vista macroeconomico “nessun mercato è l’unico indicatore dominante”.
In  conclusione, il FOMC ribadisce la propria visione positiva del ciclo e per ora ritiene prevalenti i rischi di surriscaldamento che possono venire dall’eccesso di domanda sul mercato del lavoro.
Per ora il mercato mantiene una posizione nettamente contraria a quella del FOMC e continua a non includere neppure un rialzo nel 2019.

Sempre negli USA, il Presidente del Senato Mc Connell dovrebbe presentare un’estensione fino all’9 febbraio delle leggi di spesa in scadenza il 21 dicembre, evitando così rischi di parziale chiusura degli uffici federali. I disegni di legge dovrebbero passare velocemente alla Camera e andare alla firma di Trump entro venerdì.

GIAPPONE – La riunione della Bank of Japan si è conclusa con politiche invariate su tassi (lasciando invariati i suoi tassi di riferimento (rispettivamente a -0,10 il tasso overnight e a zero il decennale) e acquisti di titoli. La  valutazione dell’economia resta positiva, anche se vengono sottolineati rischi prevalentemente verso il basso (politica commerciale USA, Brexit, crescita  globale).
Le politiche in vigore verranno mantenute in vigore “fino a quando necessario” per raggiungere stabilmente l’obiettivo del 2%. Nella conferenza stampa, Kuroda ha affermato che non sarebbe un problema se i rendimenti scendessero nella parte negativa dell’intervallo obiettivo. Per ora, la BoJ ritiene che non sia necessario cambiare le misure in atto per via dei loro effetti collaterali sui mercati. Prevediamo che, la BoJ mantenga la politica monetaria invariata fino almeno a metà 2020, quando si potranno valutare le conseguenze del rialzo dell’imposta sui consumi di ottobre 2019.

 

La riunione del FOMC ho portato a una correzione ulteriore dei mercati azionari globali e di conseguenza  anche dell’indice del dollaro, che ha ceduto lo 0,3%.

L’euro, complice anche l’accordo raggiunto dall’Italia con la Commissione Europea, dopo un’iniziale discesa (-0,6%) ha recuperato tutto il terreno perso e scambia ora a 1,1418. Per ora l’euro non sembra intenzionato ad uscire dal canale 1,1270-11450.

La sterlina ha seguito un percorso simile e, dopo una prima correzione contro USD, ha recuperato rimanendo ora in area 1,2660, in attesa della Bank of England. Una volta chiarito lo scenario sul fronte Brexit, e assorbito l’eventuale impatto di breve periodo, ci aspettiamo che la BoE proceda per ulteriori rialzi. Contro euro ha ceduto lo 0,3% e scambia ora a 0,9016.

Lo yen sembra aver reagito soprattutto alla lettura negativa del FOMC dei mercati, apprezzandosi dello 0,7% contro USD e rompendo un primo supporto a 112,24 con un trend rialzista per la valuta nipponica.

 

MARKET MOVERs:

Negli Stati Uniti, oggi sarà diffuso l’indice della Philadelphia Fed a dicembre: il settore manifatturiero dovrebbe restare in espansione, pur in presenza di diversi freni; il calo del prezzo del petrolio potrebbe quindi aver rallentato gli investimenti nell’estrattivo, mentre i dazi già attuati e quelli annunciati e l’indebolimento della crescita globale potrebbero frenare la domanda. Già l’indagine di Philadelphia del mese scorso era stata caratterizzata da diffusa debolezza.
Il dato si aggiunge così al Beige  Book che riporta attività in modesto aumento, ma frenata dalla carenza di manodopera, e ottimismo per le condizioni economiche sull’orizzonte a sei mesi, mentre l’ISM ha registrato miglioramenti a novembre per le principali componenti.

REGNO UNITO – La riunione della Bank of England oggi dovrebbe essere del tutto interlocutoria: non ci sono attese di variazione del quadro di politica monetaria.

SVEZIA – I mercati si aspettano che la Riksbank mantenga i tassi invariati a -0,5%, anche se il rischio di un rialzo a -0,25% (il primo dal 2011) è presente. In caso di rialzo, però, la guidance  sul futuro resterà molto tranquillizzante, con i tassi a fine 2021 probabilmente previsti a 1,0-1,25%. L’annuncio avverrà a breve. Se non rialzerà oggi, la Riksbank dovrebbe comunque farlo a febbraio.